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CAPITOLO 6

Si narra come gli apostoli uscirono a predicare alla molti­tudine accorsa al cenacolo e cominciarono a parlare in va­rie lingue, convertendo circa tremila persone, nonché ciò che in tale occasione operò Maria santissima.

 

73. Di fronte ai segni tanto manifesti che accompa­gnarono la discesa del Paràclito, ci fu agitazione in tutta Gerusalemme per la meraviglia davanti a un evento così straordinario e, appena si fu sparsa la notizia di quanto si era osservato sul cenacolo, la folla si radunò per informarsi dell'accaduto. In quel giorno si celebrava una delle feste degli ebrei e, sia per questo motivo sia per una speciale decisione celeste, c'erano numerosi forestieri e stranieri di tutte le nazioni, ai quali l'Altissimo voleva rivelare quel pro­digio e l'inizio dell'annuncio della legge evangelica, che il Verbo incarnato, nostro maestro, aveva disposto per la sal­vezza dell'umanità.

74. Gli apostoli, che con la pienezza dei doni dello Spi­rito Santo erano infiammati di carità, sapendo che la città accorreva alle porte della casa dove si trovavano doman­darono licenza alla loro Regina di uscire a predicare, per­ché tanta grazia non poteva rimanere oziosa nemmeno per un istante senza ridondare a beneficio delle anime e a nuo­va gloria del suo Autore. Apparsi dinanzi alla moltitudine, incominciarono a proclamare i misteri della fede e della vi­ta eterna con inaspettato coraggio e con parole simili a rag­gi di luce e di fuoco, che penetravano gli ascoltatori, i qua­li restarono tutti sorpresi e come attoniti poiché sino ad al­lora erano stati timidi e ritirati. Questi si guardavano e si dicevano gli uni gli altri: «Cos'è ciò che vediamo? Costoro non sono forse tutti galilei? Come dunque li sentiamo cia­scuno esprimersi nella nostra lingua nativa? Siamo giudei e proseliti, romani, latini, greci, cretesi, arabi, parti, medi e di ogni regione del mondo, e tutti li intendiamo. Oh, gran­dezza del Signore! Quanto è mirabile nelle opere sue! ».

75. Il fatto che gente proveniente dai luoghi più di­sparati udisse Pietro e gli altri nel proprio idioma fu cau­sa di singolare stupore, insieme alla dottrina che era pre­sentata; ma essi, sebbene con l'effusione della scienza e delle elargizioni superne avessero ricevuto la capacità di comunicare in tutti i linguaggi, che era loro necessaria per portare ovunque la lieta novella, in tale occasione impie­garono esclusivamente l'aramaico. Il sommo sovrano compì questo portento affinché fossero meglio capiti, per la ra­gione che non traducevano quello che asserivano poiché altrimenti avrebbero avuto bisogno di ripetersi almeno di­ciassette volte, per le altrettante popolazioni che secondo Luca erano lì, con enorme dispendio di tempo e immensa confusione e molestia.

76. Se il testo narra che i Dodici si misero a parlare in varie lingue, è perché in un momento le compresero tutte e poi le utilizzarono e perché furono percepite dagli astan­ti, con effetti differenti in base ai sentimenti contrari che le diverse disposizioni provocarono in questi. Chi era ani­mato da pietà afferrava molto riguardo a Dio e alla re­denzione, di cui essi trattavano con sublimità e fervore: era acceso e mosso dalla forza dei loro discorsi a vivi deside­ri di conoscere la verità, nonché rischiarato e spinto a com­punzione dall'illuminazione divina per piangere le proprie colpe e chiedere clemenza, implorando perciò tra le lacri­me di essere istruito su che cosa avrebbe dovuto fare. Chi era duro di cuore, invece, si sdegnava privandosi delle ricchezze che venivano dischiuse e, piuttosto che prestar lo­ro attenzione, li definiva fautori di novità e falsi devoti. Pa­recchi dei più empi, nella loro perfidia e invidia, li biasi­mavano con maggiore asprezza sostenendo che erano ubriachi e fuori di senno; ed alcuni di loro erano tra quel­li che avevano ripreso l'uso dei sensi dopo essere caduti al rombo di tuono, perché si erano rialzati addirittura più ostinati e ribelli.

77. Per combattere una simile bestemmia, il capo del­la comunità ecclesiale dichiarò a voce elevata: «Uomini di Giudea e voi tutti che siete in Gerusalemme, vi sia ben no­to che questi al mio fianco non sono ebbri di vino come immaginate, non essendo passato il mezzogiorno, ora in cui generalmente si commette tale disordine. In essi si è adempiuto ciò che l'Altissimo assicurò per mezzo di Gioè­le: "In futuro riverserò il mio Spirito su ogni persona: i vo­stri figli e le vostre figlie profeteranno, i giovani e i vecchi avranno visioni e sogni; anche ai miei servi e alle mie ser­ve lo donerò, realizzerò meraviglie nel cielo e segni sulla terra prima che giunga il giorno della mia manifestazione, e chiunque mi invocherà sarà salvo". Considerate quanto affermo: voi avete ucciso per mano di iniqui Gesù di Na­zaret, mentre egli era perfetto, accreditato dal Padre con, gli ammirevoli miracoli dei quali siete consapevoli e testi­moni; tuttavia è stato risuscitato come aveva predetto Da­vide, che evidentemente non si riferì a se stesso, giacché il suo sepolcro è ancora fra voi, ma appunto a lui. Noi at­testiamo di averlo incontrato risorto e di averlo osservato quando veniva innalzato per sedersi alla destra dell'Eter­no. Apprendano gli increduli quello che la loro malizia pre­tende di negare, malizia a cui si opporranno i prodigi che opererà in noi, suoi ministri».

78. «Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israe­le che quel Gesù che voi avete crocifisso è stato costituito Signore e Cristo». Tanti si sentirono trafiggere dalle sue parole e tra i gemiti domandarono come avrebbero potu­to avere rimedio. Quindi, egli proseguì: «Pentitevi e fatevi battezzare nel suo nome per la remissione dei vostri pec­cati; dopo discenderà su di voi lo Spirito Santo, perché ta­le promessa è per voi, per i vostri figli e per tutti coloro che sono lontani e che l'Onnipotente chiamerà a sé. Ap­profittate di ciò che vi è offerto e separatevi da questa ge­nerazione perversa». Gli apostoli continuarono a diffonde­re il loro annuncio: i più malvagi e diffidenti furono scon­certati e, non trovando nulla da replicare, se ne andarono; quelli, però, che abbracciarono la fede e si unirono a loro furono quasi tremila, con profondo timore e spavento del­l'intera città.

79. Questi ultimi erano di ogni nazione allora lì pre­sente, affinché il frutto della redenzione arrivasse subito a tutte le genti, da tutte si formasse un'unica Chiesa univer­sale e a tutte si estendesse l'effusione della grazia, senza l'esclusione di nessuno. Molti erano tra quanti avevano se­guito con compassione il nostro Maestro e avevano riflet­tuto sulle sue sofferenze e sulla sua morte. Aderirono al Vangelo pure alcuni che avevano collaborato ad essa, po­chi solo poiché pochi si disposero, dal momento che al­trimenti tutti sarebbero stati perdonati. Alla sera Pietro e i suoi compagni si ritirarono al cenacolo con gran parte dei nuovi discepoli per rendere conto dell'accaduto alla Re­gina della misericordia e perché questi la conoscessero e venerassero.

80. Ella non era all'oscuro di niente, avendo inteso tut­to dal suo oratorio e avendo penetrato fino ai minimi pensieri e sentimenti degli ascoltatori. Era stata ininterrotta­mente con il viso nella polvere, impetrando nel pianto che si convertissero quelli che difatti lo fecero e che i rima­nenti cooperassero con gli aiuti superni. Per sostenere i Dodici e gli astanti, aveva invitato parecchi dei suoi cu­stodi ad assistere gli uni e gli altri con buone ispirazioni e ad infervorare e incoraggiare la predicazione; i suoi co­mandi erano stati eseguiti ed aveva agito con il suo pote­re e la sua eccellenza, nella misura appropriata a una si­mile occasione, nonché alla causa e alla materia di cui si trattava. Allorché entrò al suo cospetto quella copiosa pri­mizia, accolse tutti con gioia inesprimibile e con la dol­cezza di una tenera madre.

81. Il vicario di sua Maestà proclamò: «Fratelli miei e servi dell'Altissimo, ecco colei che ha generato il nostro Salvatore, che confessate vero Dio e vero uomo: gli ha da­to la forma umana concependolo nel suo grembo ed è re­stata vergine durante il parto e dopo il parto come lo era prima del parto. Ricevetela come madre, protettrice e me­diatrice, e grazie a lei noi e voi riceveremo luce, consola­zione e rifugio dalle nostre colpe e dalle nostre miserie». Questa esortazione e la vista di Maria purissima produs­sero in essi mirabili effetti, perché il privilegio di procu­rare benefici interiori e di illuminare in modo particolare chi la contemplava con ossequio e riverenza le era stato rinnovato e accresciuto quando era stata nell'empireo ac­canto al suo Unigenito. Tutti, avendo avuto tale favore, si prostrarono ai suoi piedi e tra le lacrime la implorarono di stendere la mano e di impartire loro la benedizione; però ella, nella sua umiltà, si schermiva poiché c'erano i sacri ministri e addirittura il loro capo, che dovette sollecitarla: «Signora, non privateli di ciò che la loro pietà richiede per il loro conforto». Obbedì e accondiscese con serenità.

82. L 'amore che li infiammava li muoveva a bramare che tenesse loro un discorso, mentre il rispetto e la soggezione li trattenevano dal supplicarla, ma avendo ponderato la sua docilità nei confronti del principe degli apostoli ri­corsero a lui, affinché la pregasse di non licenziarli senza aver rivolto loro qualche parola che li animasse maggior­mente. Egli, pur ritenendo opportuno rafforzare tutti co­storo, che erano appena rinati in Cristo, sapendo bene che la nostra prudentissima sovrana non ignorava che cosa fos­se conveniente fare, non ardì dire altro che questo: «Si­gnora, prestate attenzione alle attese dei vostri devoti». Im­mediatamente ella affermò: «Carissimi, ringraziate di cuo­re l'Onnipotente perché fra tutti ha attratto e chiamato voi alla via della vita con l'annuncio della fede. Siate saldi in essa, professandola e credendo tutto quello che contiene la legge evangelica, come la ordinò Gesù, e stando sottomes­si a questi sacerdoti, che vi istruiranno; poi, per mezzo del battesimo sarete contrassegnati con l'impronta e con il ca­rattere di figli dell'Eterno. Io mi offro come vostra ancella per soccorrervi in ogni vostro bisogno e intercederò per voi presso il Redentore, domandandogli che vi guardi con cle­menza, vi manifesti lo splendore del suo volto nell'autenti­co gaudio e fin d'ora vi comunichi la sua grazia».

83. Tutti furono sollevati, rischiarati e colmati di am­mirazione e sorpresa per quanto erano giunti a compren­dere della Regina del mondo. Ottenuta ancora la sua be­nedizione, si congedarono da lei migliorati e riempiti di straordinari influssi. I Dodici e i discepoli da allora conti­nuarono senza interruzione a diffondere la lieta novella e a compiere prodigi, e in quell'ottava catechizzarono non solo i tremila che si erano convertiti a Pentecoste, ma pu­re tanti altri che giorno per giorno si univano a loro, av­valendosi della capacità di insegnare a ciascuno nella sua lingua. Sebbene essi l'avessero avuta in grado superiore, questa, per le necessità legate all'enorme numero dei nuo­vi membri della comunità ecclesiale, era stata elargita a tutti i centoventi che si erano trovati con loro nel cenacolo, incluse Maria di Màgdala e le sue compagne. Queste ammaestravano parecchie donne, che andavano a loro do­po avere udito la predicazione, e ne attiravano altre con la fama dei miracoli che anch'esse realizzavano, benché in misura minore; infatti, guarivano tutte le infermità con la semplice imposizione delle mani, facevano vedere i ciechi, parlare i muti, camminare gli storpi e risuscitare molti morti. Nell'intera Gerusalemme c'era grande stupore e non si discorreva di altro che di quello che stava accadendo.

84. La notizia della novità si sparse nella stessa ma­niera fuori dalle sue mura, giacché nessuno vi arrivava con qualche malattia senza tornare libero e sano. Tali meravi­glie furono indispensabili, non soltanto per confermare il messaggio che era divulgato, ma anche perché il desiderio naturale che gli uomini hanno della salute del corpo li sti­molasse a recarsi dai ministri del Signore e così, spinti dal­la ricerca di questa, ascoltassero la loro proclamazione e conseguissero parimenti quella dell'anima, come general­mente avveniva. Si moltiplicavano dunque i cristiani, i qua­li erano ardenti e ferventi al punto che incominciarono tut­ti a imitare la povertà del Salvatore: disprezzavano le ric­chezze e deponevano quanto avevano ai piedi degli apo­stoli, senza riservare niente per sé e facendo parte di ogni cosa a tutti, decisi ad affrancarsi dai rischi del possesso e a vivere nella sobrietà, nell'onestà, nella modestia e nell'o­razione incessante, non preoccupandosi che delle realtà su­perne. Si reputavano fratelli e figli di uno stesso Padre che è nel cielo e, siccome avevano in comune la fede, la spe­ranza, la carità, i sacramenti e la beatitudine cui tendeva­no, giudicavano pericolosa la disuguaglianza tra chi era erede dei tesori divini e confessava le medesime verità. Stimavano una dissonanza che, essendovi tra loro tanta unio­ne in ciò che era principale ed essenziale, vi fossero poi alcuni facoltosi e alcuni nell'indigenza, senza che i beni materiali venissero condivisi come gli altri, dal momento che procedevano entrambi dallo stesso Padre a vantaggio di tutti i suoi figli.

85. Fu il secolo aureo e il felice principio della Chiesa, in cui l'impeto del fiume rallegrò la città di Dio e la cor­rente della grazia e dei doni dello Spirito fertilizzò quel paradiso appena piantato da sua Maestà, in mezzo al qua­le stava l'albero della vita, Maria santissima. La fede era desta, ferma la speranza, infiammata la carità, pura la sin­cerità, schietta l'umiltà e integra la giustizia; i credenti non erano toccati dall'avarizia, non si curavano della vanità, calpestavano il fasto, ignoravano la cupidigia, la superbia e l'ambizione, vizi che successivamente si sono estrema­mente sviluppati fra coloro che si dichiarano seguaci di Gesù e con le azioni lo negano. Noi siamo soliti addurre a nostra discolpa che essi erano meno ed erano i primi frutti del Paràclito, che i tempi erano differenti e che la Signora della sapienza li difendeva e rinvigoriva con la sua vicinanza, la sua preghiera e la sua protezione perché si comportassero eroicamente.

86. A questa obiezione ribatterò più avanti, quando dal­la narrazione risulterà palese che i suddetti peccati si so­no introdotti per responsabilità dei battezzati, conferendo al demonio un tale potere che nemmeno nella sua traco­tanza e malizia egli immaginava di conquistare. Intanto, affermo unicamente che la forza dello Spirito non si è esau­rita e sarebbe ugualmente efficace in molti sino alla fine come lo fu in pochi all'inizio, se ci fossero disposizioni si­mili. Le situazioni sono effettivamente cambiate; però, il passaggio dalla virtù alla corruzione non dipende dai pia­neti o dagli astri, bensì da quanti hanno abbandonato il retto sentiero e si sono avviati verso la rovina. Non mi ri­ferisco ora ai pagani e agli eretici, che sono impazziti del tutto deviando non solo dalla luce della fede ma anche dal­la ragione; mi riferisco piuttosto a chi si pregia di essere un discepolo mentre di discepolo non ha che il nome, e talvolta ne approfitta per mascherare e nascondere le tra­sgressioni.

87. In questa terza parte non sarà possibile scrivere che qualcuna delle innumerevoli opere mirabili che la nostra Regina compì, ma quello che racconterò e la durata della sua permanenza nel mondo dopo l'ascensione saranno suf­ficienti per dedurre parecchio, perché non si arrestò né si riposò, e non perse mai l'occasione di concedere eccezio­nali benefici alla comunità primitiva nel suo insieme o a qualche suo membro in particolare, sia intercedendo pres­so il suo Unigenito senza che nulla le fosse rifiutato, sia insegnando, ammonendo, consigliando e diffondendo in va­ri modi le elargizioni celesti, delle quali era dispensatrice. Tra gli arcani misteri che mi sono stati svelati, uno è che in quegli anni coloro che si dannavano erano ben rari in confronto a ciò che è avvenuto in seguito.

88. Tale fortuna potrebbe provocare salutare invidia in noi che ci troviamo in un'epoca peggiore se fossero anda­te diminuendo la sua autorità, la sua benevolenza e la sua clemenza. Sicuramente non abbiamo la gioia di vederla, parlarle e udirla corporalmente, ed in questo i cristiani di allora furono senz'altro favoriti rispetto a noi; tuttavia, con­sideriamo che nella sua scienza e nel suo amore fummo già tutti presenti, poiché ci ravvisò uno per uno nell'ordi­ne in cui avremmo avuto in sorte di nascere ed elevò sup­pliche per noi come per loro. E adesso nell'empireo non è meno potente di quanto lo fosse quaggiù ed è madre no­stra come lo fu di quei figli, ma - ahimè - il nostro ardore e la nostra devozione sono assai diversi. Non è mutata, e il suo patrocinio e il suo soccorso non sarebbero mino­ri se anche noi ricorressimo a lei pentiti, umiliati e fer­venti, sollecitando il suo intervento e lasciando il nostro destino nelle sue mani con speranza certa del rimedio; in­fatti, indubbiamente l'intera Chiesa cattolica nel suo decli­nare sperimenterebbe la medesima assistenza che ebbe al suo sorgere.

89. Torniamo alla cura che la tenera Vergine aveva de­gli apostoli e delle persone che si erano appena converti­te, attendendo alla consolazione e ai bisogni di tutti e di ciascuno. Ella animò e incoraggiò i Dodici e gli altri pre­dicatori, ricordando l'attenzione che dovevano prestare al­le dimostrazioni prodigiose con le quali sua Maestà co­minciava a fondare la legge evangelica, la forza che lo Spi­rito Santo aveva comunicato loro per renderli ministri ido­nei e l'aiuto del braccio dell'Altissimo che avevano sempre riscontrato; inoltre, inculcò loro che lo confessassero e ma­gnificassero come autore di tutte quelle meraviglie e che per tutte lo ringraziassero umilmente, e li invitò a conti­nuare con profonda fiducia ad annunciare la buona no­vella, ad esortare i credenti e ad esaltare il Salvatore af­finché fosse lodato, conosciuto e adorato da tutti. Fu la prima a mettere in pratica ciò che raccomandava con ge­nuflessioni, mortificazioni e cantici, con tanta pienezza che per nessuno dei battezzati omise di innalzare intense pre­ghiere e di manifestare gratitudine all'Eterno, perché li te­neva distintamente impressi nella sua mente.

90. Per di più accoglieva, ascoltava e accarezzava tutti con parole di vita. Nei giorni dopo la Pentecoste molti con­versarono con lei in segreto aprendole il proprio intimo, sebbene quanto le palesavano le fosse già noto, giacché scrutava i cuori, i sentimenti e le inclinazioni; con questa sapienza si adattava alle necessità e al temperamento di ognuno, applicandogli la medicina appropriata. In tale maniera accordò grazie così singolari che non si possono in­tendere finché siamo viatori.

91. Nemmeno uno dei fedeli che la nostra Maestra istruì e catechizzò si perse, benché fossero numerosissimi quelli che ebbero un simile privilegio, poiché per tutto il tempo del loro pellegrinaggio fece per essi speciali orazio­ni e furono scritti nel libro della vita. Per obbligare Gesù, gli diceva: «Mio Signore e mio unico bene, per vostra vo­lontà sono ridiscesa sulla terra per occuparmi dei miei fra­telli. Non riesco a sopportare che il vostro preziosissimo sangue risulti privo di frutti in coloro che implorano la mia intercessione, e non è giusto che divengano infelici per essersi avvalsi di questo vile verme per ottenere da voi pietà. Ammetteteli tra gli eletti, vostri amici, per vostra glo­ria». Le fu subito risposto che sarebbe stata esaudita e so­no convinta che lo stesso succeda oggi con quanti si me­ritano la sua mediazione e la cercano con sincerità; inve­ro, se ella si rivolge al suo Unigenito con siffatte doman­de, come le negherà tanto poco colui che le diede tutto il suo essere affinché lo rivestisse della carne e della natura umana, e in questa lo allevasse e alimentasse al suo ca­stissimo petto?

92. Parecchi dei nuovi discepoli, stimandola enorme­mente per averla vista e sentita parlare, le portavano gioiel­li, ricchezze e grandi regali, e particolarmente le donne si spogliavano dei loro più pomposi ornamenti per offrirglie­li. Maria non accettava niente e, qualora fosse stato op­portuno prendere qualcosa, disponeva occultamente gli ani­mi perché i donatori si dirigessero dagli apostoli e perché questi dispensassero il tutto ripartendolo con carità ed equità tra i più poveri, senza comunque tralasciare di es­sere riconoscente come se il beneficio fosse stato ricevuto da lei. Usava ineffabile bontà con gli indigenti e gli infer­mi, che sovente guariva da vecchi mali, e tramite Giovan­ni provvedeva a molteplici mancanze nascoste, non trascurando nulla. Inoltre, poiché i Dodici e gli altri erano impegnati per l'intera giornata nella proclamazione del lie­to messaggio, aveva premura di preparare il cibo per il lo­ro sostentamento, e lo serviva personalmente stando in gi­nocchio e chiedendo con inesprimibile riverenza di bacia­re la mano di ciascuno, anzitutto dei sommi sacerdoti e fondatori della Chiesa; infatti, ponderava la dignità di que­sti ultimi nonché le loro anime confermate in grazia e no­bilitate dall'azione dello Spirito, e a volte li osservava nel radioso splendore che effondevano, accrescendo ulterior­mente la sua venerazione.

 

Insegnamento della Regina del cielo

93. Figlia mia, in quanto hai appreso degli avvenimen­ti riferiti nel presente capitolo troverai contenuto molto ri­guardo al mistero della predestinazione. Considera che la redenzione fu efficace per tutti, perché fu assolutamente sovrabbondante. La dottrina della verità fu proposta a tut­ti quelli che l'udirono direttamente o ne ebbero notizia per gli effetti della venuta di Cristo nel mondo, e per di più l'annuncio esterno del rimedio fu accompagnato da impulsi interiori ed aiuti affinché lo accogliessero e se lo assicu­rassero. Ti meravigli allora che il primo discorso di Pietro abbia convertito solo tremila uomini tra l'immensa folla che vi era in Gerusalemme? Eppure, sarebbe causa di mag­giore stupore il fatto che adesso ben pochi intraprendano il cammino della salvezza, mentre il Vangelo si è ampia­mente diffuso, la predicazione è frequente, i ministri sono numerosi, la luce della fede è più chiara, la penetrazione degli arcani superni più profonda. Ciò nonostante, gli oc­chi sono più ciechi, i cuori più induriti, la superbia è più gonfia, l'avarizia senza alcun velo e ogni vizio senza alcun timore di Dio e senza ritegno.

94. In questa degenerazione e tristissima sorte nessuno ha diritto di recriminare contro l'altissima equità del Signo­re, che a tutti e a ciascuno accordò e accorda la sua pater­na misericordia indicando così la via della vita e della mor­te, ed è rettissimo nei confronti di coloro ai quali permette di essere insensibili. I reprobi piangeranno irreparabilmente su se stessi quando, non esistendo più nel tempo, conosce­ranno quello che avrebbero potuto e dovuto conoscere nel momento appropriato. Se nel breve pellegrinaggio che viene loro dato di compiere per guadagnarsi il gaudio perenne si chiudono a sua Maestà e ascoltano il demonio sottometten­dosi alla sua empissima volontà e non giovandosi della be­nignità divina, che cosa addurranno a loro discolpa? E se non sanno scusare un'ingiuria ma per qualsiasi lieve offesa intentano crudelissime vendette, se per accumulare beni e possessi pervertono l'ordine della ragione e della fratellanza naturale, se per un turpe diletto si dimenticano della pena eterna, e soprattutto non tengono conto degli avvertimenti e dei suggerimenti che sono inviati loro affinché abbiano pau­ra della perdizione e non si abbandonino ad essa, come si lamenteranno del tribunale celeste? Escano dunque dall'in­ganno i peccatori e si persuadano che senza penitenza non vi è assoluzione, senza ravvedimento non vi è remissione, e senza perdono non vi è gloria; questa, però, come non sarà certamente concessa a chi ne è indegno, neppure sarà ne­gata a chi ne è degno, e non è mai mancata né mai man­cherà la clemenza per chi vorrà meritarla.

95. Da tutto ciò, o carissima, bramo che tu raccolga gli ammaestramenti salutari che ti sono utili. Innanzitutto, bi­sogna che tu sia attenta ad ogni santa ispirazione e ad ogni ammonimento e insegnamento che sentirai anche dal più vile sacerdote o da chiunque altro, pensando prudentemen­te che non ti arava a caso e in assenza di un disegno della Provvidenza, giacché indubbiamente tutto è stabilito per­ché tu sia avvisata. Ricevilo pertanto con umile gratitudine e medita intimamente per discernere quale virtù tu possa e debba mettere in pratica con la sollecitazione che ti è stata donata, senza disprezzarla benché ti sembri piccola, poiché con tale opera buona ti prepari per altre di più grande va­lore. In secondo luogo, pondera il danno che procura alle anime la noncuranza di tanti benefici, villania che motiva la giustizia con cui l'Onnipotente lascia molti nell'errore. Se poi il pericolo è terribile in tutti, quanto lo sarebbe in te qualora sprecassi i cospicui favori che ti sono stati elargiti più che a parecchie generazioni? Il mio Unigenito dispone questo a vantaggio tuo e di tutti, e quindi ambisco infine che a mia imitazione nasca in te un cordialissimo desiderio di aiutare come ti sarà possibile i figli della Chiesa e gli al­tri, invocandolo fervorosamente e supplicandolo di guardarli con benevolenza e di salvarli. Affinché essi conseguano una simile fortuna, offriti di patire se sarà necessario, ricordan­doti che sono costati al tuo sposo lo spargimento del pro­prio sangue e il sacrificio della propria vita e a me innu­merevoli travagli. Domanda continuamente il frutto della re­denzione, e io te lo impongo sotto precetto di obbedienza.