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CAPITOLO 1

Il nostro salvatore Gesù resta seduto alla destra dell'eterno Padre, mentre Maria santissima scende dal cielo sulla terra perché la nuova Chiesa si stabilisca con la sua assistenza e i suoi insegnamenti.

 

l. Ho terminato la seconda parte di questa Storia lasciando la nostra grande Regina nel cenacolo e al tempo stesso alla destra del suo unigenito e Dio immenso. Era presente in entrambi i luoghi per il miracolo di cui ho parlato, concessole dal braccio onnipotente, dato che sua Maestà, per rendere più mirabile la propria ascensione, la condusse con sé allo scopo di darle il possesso degli ineffabili premi che ella aveva guadagnato fino ad allora e di assegnarle la sede che, per essi e per gli altri che si sarebbe ancora procurata, teneva preparata per lei da sempre. Ho detto anche che le fu fatto decidere liberamente se tornare a consolare e rinsaldare i primi credenti oppure rimanere in quello stato felicissimo senza privarsi di quanto le era stato elargito. La volontà delle tre Persone divine, benché sotto questa condizione, era incline per il loro affetto verso di lei a tenerla in tale abisso di gloria e a non rimandarla fra gli esuli discendenti di Eva. Da una parte sembra che ciò fosse richiesto dalla giustizia, poiché 1'umanità era già stata riscattata con la passione di Gesù ed ella aveva cooperato con ogni pienezza e perfezione. La morte non aveva più alcun diritto su di lei, non solo per come ne aveva provato i dolori al momento di quella del Redentore, ma anche perché non era mai stata debitrice né ad essa, né al demonio, né al peccato, per cui la legge stabilita per la posterità di Adamo non la riguardava. Il sommo sovrano desiderava che non decedesse quaggiù colei che non aveva commesso niente per meritarlo, e passasse con un altro transito dalla condizione di viatrice e mortale a quella di beata e immortale; del resto, poteva trasferirla facilmente dall'una all'altra anche lì.

2. Dalla parte opposta non c'era alcun motivo se non la carità ed umiltà della soavissima Signora, che la muovevano a soccorrere i suoi piccoli e a fare in modo che il nome dell'Altissimo fosse manifestato ed esaltato nella comunità edificata sul Vangelo. Ella aspirava inoltre a condurre molti a professare la fede con la sua sollecitazione e intercessione, e ad imitare i suoi figli e fratelli nel morire come loro, pur non dovendo pagare tale tributo perché non aveva colpe. Con la sua magnifica sapienza e mirabile prudenza ponderava quanto fosse più stimabile guadagnare la ricompensa e la corona che goderla per un po' di tempo, benché si trattasse del gaudio perenne. Questa avveduta modestia non rimase senza pronta remunerazione, perché l'Eterno rese noto a tutti gli abitanti della sua corte ciò che egli bramava e ciò che la Vergine sceglieva per il bene della Chiesa militante e il soccorso dei suoi membri. Tutti intesero quello che ora è giusto che sia appreso anche tra noi, cioè che, se il Padre amò tanto il mondo da dare il suo Unigenito per salvarlo, lo amò di nuovo tanto da dare anche sua figlia Maria, inviandola a piantare la Chiesa che Cristo, suo artefice, aveva fondato. A tal fine, lo stesso Figlio offrì la sua diletta Madre e lo Spirito Santo la sua dolcissima sposa. Questo beneficio ebbe poi un'altra qualità che lo portò al culmine: venne fatto successivamente alle ingiurie subite dal Maestro nei suoi tormenti e nella sua ignominiosa crocifissione, con la quale ne eravamo divenuti ancora più indegni. Oh, infinita benignità! Oh, sconfinata carità! Oh, come è chiaro che le molte acque dei nostri misfatti non ti possono spegnere!

3. Dopo aver trascorso in cielo tre giorni interi esultando in anima e corpo alla destra del Signore, essendo stato accettato il suo volere di rientrare a Gerusalemme la Regina partì con la benedizione della Trinità. L'Onnipotente ordinò ad un'innumerevole moltitudine di angeli di accompagnarla, eleggendone alcuni da ogni coro, soprattutto tra i supremi serafini, i più vicini a lui. La accolse subito una nube o sfera di luce abbagliante mossa da questi stessi, come preziosa lettiga o reliquiario: nella carne peritura il nostro pensiero non può comprendere lo splendore con cui ella faceva ritorno. Certamente nessun uomo l'avrebbe potuta scorgere in maniera naturale senza perdere la vita, per cui fu necessario che il suo fulgore fosse celato a quelli che la osservavano, finché non si fosse moderato. Solo a Giovanni fu concesso di contemplarla nel vigore e nell'abbondanza che ridondavano dalla gioia di cui aveva fatto esperienza. Si immagina senza difficoltà quale dovesse essere la sua maestà e bellezza nel venire giù dal trono divino, se si considera che Mosè aveva il volto tanto raggiante per aver conversato con Dio sul monte Sinai, dove aveva ricevuto i comandamenti, che gli israeliti non riuscivano a fissarvi lo sguardo. Non siamo neppure certi che egli abbia avuto la visione chiara di lui e, posto che ciò sia accaduto, essa non poté raggiungere neanche il minimo grado di quella della donna stessa che lo aveva generato.

4. La Principessa arrivò alla casa in cui dimorava, per sostituire Gesù tra i credenti. Era così traboccante delle elargizioni che aveva avuto per il suo compito da provocare ulteriore ammirazione negli esseri spirituali e nei santi, perché era un vivo ritratto del nostro Redentore. Scesa dalla nube di luce e senza essere ravvisata da quelli che erano lì, restò nel suo stato consueto, cessando di trovarsi anche altrove. Immediatamente, vero modello di umiltà, si abbassò al suolo e, stringendo la polvere, esclamò: «Immenso sovrano, sono un vile verme, so che sono stata formata dalla terra e che dal niente sono venuta all'esistenza per la vostra liberalissima misericordia. Riconosco che la vostra ineffabile bontà mi ha sollevato alla dignità di madre del vostro Unigenito, senza mio merito. Lodo ed esalto con tutto il cuore la vostra enorme generosità per tanti favori. In segno di gratitudine mi consegno per faticare ancora tra i mortali in tutto quello che mi chiederete, come fedele ancella vostra e dei figli del la Chiesa. Li affido alla vostra incommensurabile benevolenza e vi imploro di guardarli come Padre clementissimo, supplicandovi dal profondo del mio intimo. Presento per loro come sacrificio l'essermi privata della vostra gloria e del riposo in voi per servirli e l'avere scelto con tutta la volontà le tribolazioni, abbandonando il mio gaudio e la vostra visione chiara per esercitarmi in ciò che vi è tanto gradito».

5. I ministri che l'avevano scortata dall'empireo si licenziarono per risalirvi, felicitandosi nuovamente con il mondo perché la lasciavano ad abitare in esso. Avverto che, poiché nel nominarla non avevo usato molto frequentemente l'appellativo di Regina e signora degli angeli, mentre scrivevo questo essi mi invitarono a non dimenticarmi di farlo almeno in seguito, per la grande contentezza che ne deriva loro; per compiacerli, da adesso in poi la chiamerò spesso così. Riprendendo la Storia , nei primi tre giorni che passò nel cenacolo ella fu completamente astratta da ogni cosa materiale, godendo della ridondanza del giubilo e delle mirabili conseguenze di quanto le era stato dato. In quel momento fra tutti gli uomini solo l'Evangelista penetrò tale mistero, perché gli fu rivelato che la Vergine era ascesa con Cristo ed egli la distinse anche mentre tornava con lo splendore e le grazie con cui veniva per arricchire i devoti. Per la meraviglia, rimase per due giorni come intontito e fuori di sé; sapendo che era stata nelle altezze ambiva parlarle, eppure non osava.

6. Il discepolo prediletto combatté con se stesso tra gli stimoli dell'amore e le renitenze dell'umiltà per quasi un'intera giornata. Alla fine, vinto dall'affetto filiale, determinò di recarsi da lei, ma dopo essersi incamminato si trattenne dicendo: «Come avrò l'ardire di soddisfare la mia aspirazione senza essere informato di che cosa bramino l'Onnipotente e la mia Maestra? Il mio Salvatore, però, me l'ha donata come madre e con il titolo di figlio, di cui mi ha onorato, mi ha obbligato a darle ossequio. Dunque, mio ufficio è esserle soggetto e assisterla; le è ben noto il mio ardente anelito e non lo disprezzerà, ma, indulgente e benigna com'è, mi perdonerà. Orsù, voglio prostrarmi ai suoi piedi». Con queste riflessioni si decise ad entrare dove ella stava in orazione con gli altri. Appena ebbe posato gli occhi su di lei, sperimentò effetti simili a quelli che egli stesso e i suoi due compagni avevano provato sul Tabor quando sua Maestà si era trasfigurato davanti a loro; il fulgore del suo volto, infatti, era molto somigliante a quello che allora aveva contemplato in lui. Inoltre, poiché continuava ad avere in sé le specie della visione in cui l'aveva osservata discendere dal cielo, fu oppresso con maggiore forza nella sua debolezza naturale e cadde. A causa dello stupore e della gioia, per circa un'ora fu incapace di rialzarsi, venerando sentitamente colei che aveva generato il suo stesso Autore. Nessuno poté sorprendersi di ciò perché tutti, ad imitazione di Gesù e per l'esempio e l'esortazione di Maria beatissima, nel periodo in cui stettero in attesa dello Spirito trascorrevano buona parte del tempo della loro preghiera distesi a forma di croce.

7. Mentre il modesto e santo Apostolo stava in tale posizione, la compassionevole Principessa si accostò a lui e lo levò su dal suolo. Con la massima spontaneità gli si inginocchiò dinanzi e affermò: «Signore e figlio mio, siete già cosciente di essere restato al posto del mio Unigenito e mio capo per suggerirmi puntualmente come io mi debba comportare. Vi domando ancora di aver cura di farlo, per la consolazione che sento nell'essere sottomessa». Queste parole lo confusero e sconcertarono più di quello che aveva già conosciuto in lei. Le si inchinò un'altra volta davanti, offrendosi come suo servo e implorandola che in cambio ella gli desse ordini e lo dirigesse in tutto. La contesa durò per un po' finché, sconfitto dalia sua umiltà, si piegò al suo volere e stabilì di obbedirle comandandole, come ella desiderava; era per lui la scelta più sicura, e per noi un raro modello che rimprovera la nostra superbia e ci addestra a schiacciarla. Se confessiamo di essere figli di questa Madre e guida alla docilità, è doveroso e giusto che ricalchiamo le sue orme. A Giovanni le immagini dello stato in cui aveva visto la Regina degli angeli rimasero così impresse nell'intelletto e nelle facoltà interiori che vi stettero per sempre; egli fu subito preso da profonda ammirazione e poi nell'Apocalisse, particolarmente nel capitolo ventunesimo, espresse ciò che aveva compreso di lei in questa occasione.

 

Insegnamento della Regina del cielo

8. Carissima, ti ho già ripetuto spesso che ti devi distaccare dalla sfera terrena e che devi morire a te stessa, cioè a quanto hai di vizioso come appartenente alla progenie di Adamo, ammonendoti e istruendoti con gli insegnamenti che ti ho dettato nella prima e seconda parte della mia Storia. Ora, però, ti chiamo con nuova tenerezza di premurosa e pietosa madre e ti invito da parte di Cristo, mia e dei suoi ministri superni, che anch'essi ti sono molto affezionati, a scordarti di tutto il resto e a sollevarti ad un'esistenza più elevata e prossima alla felicità eterna. Allontanandoti completamente da Babilonia, dai tuoi nemici e dalle fallaci vanità con le quali ti assediano, devi avvicinarti alla Gerusalemme celeste ed abitare nei suoi atri, dedicandoti interamente alla mia vera e irreprensibile emulazione. In questo modo, con l'ausilio divino, giungerai all'intima unione con il mio Signore e tuo fedelissimo sposo. Ascolta la mia voce con lieta devozione e sollecitudine, seguimi con ardore, migliora la tua vita conformandola alla mia, che stai raccontando, e fissa l'attenzione su ciò che io feci dopo essere tornata nel mondo dalla destra del mio diletto. Medita a fondo e con tutto l'impegno i miei atti, così che, nella misura della grazia che ti sarà data, tu possa copiare nella tua anima quello che intenderai e narrerai. Se la tua negligenza non se ne renderà immeritevole, non ti verrà meno il favore di Dio, perché egli non lo nega a chiunque dal canto suo fa quanto può e ne ha bisogno per dargli compiacimento. Dilata gli spazi del tuo cuore, infervora la tua volontà, purifica la tua mente e distogliti da ogni pensiero rivolto alle realtà visibili, affinché nessuna di esse ti ostacoli o ti obblighi a commettere neppure una lieve colpa o una mancanza, e l'Onnipotente possa depositare in te la sua occulta sapienza, trovandoti pronta ad operare con solerzia con essa tutto quello che sarà più gradito ai nostri occhi e che noi ti annunceremo.

9. Da adesso la tua deve essere come la vita di chi la riceve risorta, dopo essere morto alla precedente. Colui che accoglie questo beneficio rinasce trasformato e quasi straniero a ciò che antecedentemente amava, con altri aneliti e qualità mutate, e si regola in tutto diversamente; appunto in tale maniera, ed anzi con più perfezione, voglio che tu sia rinnovata, perché devi vivere come se per la prima volta partecipassi delle doti dell'anima, per quanto potrai con la forza dell'Altissimo, che agirà in te. Per conseguire questi effetti assolutamente sublimi, è però necessario che tu ti aiuti e ti disponga restando libera e come una tela assolutamente liscia, dove egli con il suo dito possa scrivere e disegnare come sulla morbida cera, imprimendovi senza incontrare resistenza il sigillo delle mie virtù. Sua Maestà chiede che tu sia nella sua mano vigorosa simile a uno strumento per compiere il suo santo volere; devi comportarti come fa esso, che non si oppone all'artefice e, se ha possibilità di arbitrio, la usa solo per lasciarsi muovere. Su dunque, vieni, vieni dove ti attiro. Considera che, se sempre è cosa naturale al Padre delle misericordie, che è il sommo bene, comunicarsi alle sue creature e soccorrerle, nel secolo presente egli intende manifestare maggiormente la sua grande clemenza verso gli uomini, perché il loro tempo volge al termine e sono pochi quelli che si preparano ad accogliere i doni del suo braccio. Tu non perdere un'occasione così propizia: corri dietro i miei passi e non rattristare lo Spirito trattenendoti quando ti invito a tale letizia, con affetto materno e con esortazioni tanto eccelse.