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CAPITOLO 24

 

Gesù giunge alla riva del Giordano dove viene battezzato da san Giovanni, che a sua volta domanda al Signore di essere battezzato da lari.

 

974. Il nostro Salvatore, lasciata Maria nella sua povera abitazione a Nazaret senza alcuna presenza umana e dedita soltanto ad esercizi di infiammato fervore, proseguì il viaggio verso il Giordano, dove il suo precursore Giovanni stava predicando e battezzando vicino a Betania, luogo situato dall'altra parte del fiume, detto anche Betabara. Fin dai primi passi del suo cammino, alzò gli occhi al Padre e con ardore gli offrì tutto ciò che di nuovo incominciava a compiere per gli uomini: le fatiche, le sofferenze, la passione e la morte di croce, che per loro voleva subire abbandonato al beneplacito divino. Gli offrì anche il dolore naturale che sentì come vero figlio obbediente nell'allontanarsi dalla Madre, e nel privarsi della sua dolce compagnia durata ventinove anni. Egli avanzava solo, senza sfarzo e senza seguito: il supremo Re dei re e Signore dei signoriz si muoveva come uno sconosciuto, non ossequiato dai suoi stessi vassalli, che pur dipendevano da lui per il fatto che solo la sua volontà li aveva chiamati all'esistenza e li faceva sussistere. L'estrema povertà unita ai disagi e alle scomodità era il suo solo bagaglio regale.

975. Ora, gli evangelisti passarono sotto silenzio queste opere del Maestro e le relative circostanze tanto degne di attenzione, nonostante si fossero realmente verificate. Inoltre, la nostra rozza dimenticanza si è così male assuefatta che non gradisce neppure quelle che essi ci lasciarono scritte; pertanto, noi non consideriamo affatto l'immensità dei nostri doni, né di quell'amore senza misura che così copiosamente ci arricchì e che con tanti vincoli di squisito affetto ci volle attirare a sé. Oh, carità infinita dell'Unigenito! Quanto poco conosciuto e ancor meno gradito è questo vostro sentimento! Perché, mio dolce diletto, tante tenerezze e pene per chi non soltanto non sente il bisogno di voi, ma nemmeno sente di dover corrispondere o porre attenzione ai vostri favori, come se fossero inganni e burle? Oh, cuore umano, più villano e feroce d'una fiera! Chi ti rende così ostinato? Chi ti trattiene? Chi ti opprime e ti appesantisce a tal punto da impedirti di aprirti con totale gratitudine al tuo benefattore? Oh, incanto ed accecamento deplorabile degli intelletti dei mortali! Quale atroce letargo è questo che voi soffrite? Chi ha cancellato dalla vostra mente verità così infallibili e grazie così memorabili a danno della vostra autentica letizia? Se siamo di carne, e se questa è tanto sensibile, chi ci ha resi insensibili e duri più delle stesse pietre e rocce inanimate? Perché non ci risvegliamo e non recuperiamo i sensi per udire le voci che evocano i benefici del nostro riscatto? Alle parole del Profeta le ossa inaridite tornarono in vita e si mossero; noi invece resistiamo a quelle di colui che a tutto dà vita. Tanto può la nostra fragilità e la nostra negligenza!

976. Accogliete almeno ora questo vile verme, che strisciando per terra viene incontro ai vostri passi leggiadri, mentre lo cercate. Con essi mi innalzate alla certezza di ritrovare in voi verità, via, amorevolezza e salvezza eterna. Non ho, tesoro mio, da darvi altro per contraccambio, se non la vostra bontà, il vostro amore e l'esistenza che ho ricevuto. Nessun'altra cosa che non sia voi stesso può essere il premio di quel bene illimitato che per me avete operato. Assetata del vostro affetto, esco sulla strada e vengo verso di voi: nella vostra benevolenza, vi prego di non distogliere e allontanare la vista da questa povera che voi, sovrano di clemenza, desiderate con premura e sollecitudine. Vita dell'anima mia e anima della mia vita, se non fui così fortunata da essere degna di vedervi di persona in quel secolo felicissimo, sono almeno figlia della vostra Chiesa, sono membro del corpo mistico e di questa congregazione di fedeli. Vivo in un mondo pericoloso, in una carne debole, in tempi di calamità e di tribolazioni, ma grido a voi dal profondo di me stessa e sospiro nell'intimo per i vostri meriti infiniti: che io ne avrò parte, me lo attesta la santa fede, me lo assicura la speranza e me ne dà diritto la carità. Guardate, dunque, questa vostra umile serva, rendetemi grata per tanta generosità, tenera e costante, e tutta conforme a quello che più è gradito alla vostra volontà.

977. Gesù proseguì il suo cammino, moltiplicando in diverse regioni i mirabili prodigi delle sue antiche misericordie con ciò che compì nei corpi e nelle anime di molti bisognosi, ma sempre in modo nascosto; solo con il battesimo, infatti, ebbe inizio la pubblica dimostrazione della sua potenza divina. Prima di presentarsi al Battista, egli irradiò in lui una luce e un'esultanza nuove, tali da rinnovarne ed elevarne lo spirito. Giovanni, ravvisando in sé questi effetti, pieno di stupore affermò: «Che arcano è questo? Quali presagi racchiude del mio bene? A dire il vero, dal momento in cui mi fu manifesta la presenza del mio Signore nel grembo di mia madre, non ho mai più provato nulla di simile. È solo un caso o è forse vicino a me il Salvatore del mondo?». Questo suscitò in lui una visione intellettuale, nella quale gli fu rivelato con maggior chiarezza il mistero dell'unione ipostatica nel Verbo, insieme agli altri concernenti la redenzione umana. Ed in virtù di ciò rese le due testimonianze riportate dall'Evangelista: la prima mentre Cristo si trovava nel deserto e la seconda quando questi ritornò al Giordano; l'una alla domanda dei giudei e l'altra quando disse: «Ecco l'agnello di Dio». All'epoca in cui gli fu ordinato di iniziare il suo ministero, aveva penetrato già grandi segreti, ma fu proprio in questa occasione che intuì che l'Unigenito stava venendo per farsi battezzare.

978. Ed ecco che tra la folla si fece avanti sua Maestà e gli si accostò per essere battezzato come uno qualunque tra gli astanti. Il precursore lo riconobbe e, prostrato ai suoi piedi, trattenendolo lo interrogò: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Come riferisce san Matteo, gli fu risposto: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Sia con questa resistenza sia col chiedergli il battesimo, egli diede ad intendere di aver compreso che costui era il vero Messia. Questo del resto non è smentito da quanto si legge nei testi sacri, cioè che annunciò: «Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio». La ragione per cui non vi è contraddizione tra queste parole e quelle del primo evangelista è che la voce dall'alto si udì allorché Giovanni ebbe la visione cognitiva di cui ho già riferito, mentre fino ad allora non aveva visto il Redentore di persona e perciò aveva detto che non lo conosceva; lo conobbe quando lo incontrò al fiume e, poiché non lo vide solo con gli occhi del corpo, ma anche con la luce della manifestazione interiore, gli si stese innanzi.

979. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: si aprirono i cieli ed egli scorse lo Spirito Santo scendere in forma di colomba sul suo capo, e si sentì la voce dell'Eterno che proclamava: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Ciò fu ascoltato da molti degli astanti, quelli che furono degni di avere una grazia così singolare. Anch'essi scorsero il Paràclito, e tale attestazione fu la più importante che potesse farsi della divinità del nostro Maestro, tanto come atto del Padre che lo riconosceva come figlio, quanto come testimonianza in se stessa, quale piena rivelazione di Cristo come vero Dio uguale a lui nella sostanza e nelle perfezioni infinite. E proprio il sommo sovrano volle essere il primo a rendere tale testimonianza per conferire con questa validità a tutte le altre che successivamente si sarebbero date sulla terra. Ciò fu segno anche di un altro mistero: con una simile dichiarazione egli quasi si disobbligava nei suoi confronti attribuendogli autorità davanti agli uomini, per compensarlo dell'umiliazione di ricevere il battesimo, che serviva per riscattare dalle colpe, da cui il Verbo incarnato essendo senza macchia era esente.

980. L 'Unigenito con la sua obbedienza offrì all'Altissimo questa esperienza vissuta insieme ai rei, sia per confessarsi inferiore a lui nella natura umana comune agli altri discendenti di Adamo, sia per istituire così tale sacramento, che in virtù dei suoi meriti avrebbe lavato i peccati del mondo. Accettando di abbassarsi per primo a ricevere il battesimo, domandò ed ottenne un perdono generale per tutti coloro ai quali esso sarebbe stato impartito, supplicandolo in loro favore affinché fossero liberati dalla schiavitù del demonio, e venissero rigenerati nello Spirito alla vita nuova di figli adottivi dell'Onnipotente e di suoi fratelli. Nella sua prescienza sapeva che le trasgressioni nel corso della storia passata, presente e futura avrebbero impedito questo rimedio così soave e sicuro per la nostra salvezza, ma egli ce lo guadagnò con giustizia, perché fosse gradito all'Eterno e la sua equità fosse adempiuta, anche se conosceva che un gran numero di mortali l'avrebbero reso infruttuoso e che a tantissimi altri non sarebbe stato impartito. Rimosse questi ostacoli, poiché con i suoi meriti soddisfò tutto ciò che gli altri si sarebbero resi indegni di acquisire, umiliandosi fino ad assumere la condizione di peccatore sebbene fosse innocente. Tali arcani erano racchiusi in quello che egli disse a Giovanni: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». La voce del Padre e lo Spirito Santo discesero per accreditarlo e ricompensarlo, approvando il battesimo e gli effetti da esso derivanti. Così il Redentore fu riconosciuto come vero Figlio di Dio, e furono rivelate insieme le tre Persone, nel cui nome doveva celebrarsi il nuovo rito.

981. Il precursore fu colui che allora ebbe la parte migliore di tali meraviglie e delle loro conseguenze, perché non solamente lo battezzò e vide scendere su di lui il Paràclito con un fascio di luce celeste e una moltitudine immensa di angeli, ma anche perché udì e comprese le parole dell'Altissimo e gli furono svelati altri misteri nella visione intellettuale suddetta. Da ultimo, oltre a tutto ciò, ricevette il battesimo dallo stesso Gesù. A tale riguardo il Vangelo, pur riferendo solo che egli lo chiese, non nega che lo ottenne, perché senza dubbio il Maestro gli diede il medesimo che istituì fin d'allora, anche se ordinò successivamente il suo uso comune e lo impose agli apostoli dopo la risurrezione. Mi è stato inoltre manifestato che lo impartì pure a Maria prima della sua promulgazione, in cui ne dichiarò la formula, e che il Battista fu il primogenito del battesimo del Salvatore e della nuova Chiesa da lui fondata a partire da questo grande sacramento. Per mezzo di esso gli fu impresso il carattere di cristiano e fu ricolmo di ogni grazia, benché fosse immune dalla colpa originale, essendo già stato giustificato prima della nascita. E quello che sua Maestà gli rispose non fu un negarglielo, ma solo un rinviarlo ad un secondo momento affinché lo ricevesse per primo, così da adempiere la giustizia; subito dopo infatti lo battezzò e gli diede la sua benedizione, e poi si recò nel deserto.

982. Ritorno ora al mio intento e alle opere della nostra Regina. Non appena il Verbo incarnato fu battezzato, ella, pur essendo illuminata su ciascuna delle sue azioni, ebbe notizia di quanto era accaduto al Giordano dai ministri superni che lo assistevano, i quali facevano parte del gruppo di quelli che portavano le insegne della sua passione. L'accortissima Madre, animata da incomparabile gratitudine, compose nuovi inni e cantici di lode e imitò le sue orazioni e i suoi atti di umiltà, facendone molti altri, e accompagnandolo e seguendolo in ognuno di essi. In particolare pregò con fervorosa carità per tutti i credenti, perché approfittassero di tale sacramento e perché questo fosse propagato nel mondo intero. Dopo aver elevato tali suppliche, si diede premura di invitare i messaggeri celesti, affinché l'aiutassero a magnificarlo per essersi così abbassato.

 

Insegnamento della Regina del cielo

983. Carissima, molte volte ti ho ripetuto e palesato quanto Cristo compì per la salvezza del genere umano e quanto io apprezzassi tutto questo e ne fossi riconoscente; dunque, puoi ben capire quanto il sommo sovrano gradisca la tua fedelissima sollecitudine e corrispondenza e quali beni siano nascosti in ciò. Sei povera nella casa del Signore, corrotta e abietta come la polvere, e tuttavia io esigo che tu renda grazie per l'affetto che egli ebbe per i mortali e per la legge santa, immacolata, clemente e perfetta che diede per il loro riscatto. In particolare sii grata per l'istituzione del battesimo, in virtù del quale essi sono liberati dal dominio di satana, rigenerati quali figli dell'Eterno e muniti della grazia che li rende giusti e dona loro la forza di non peccare più. Questo è davvero un obbligo che vale per ciascun essere vivente, ma, poiché viene dimenticato quasi del tutto, io sollecito te, affinché sul mio esempio a nome di tutti ti mostri debitrice come se tu sola lo fossi. Ed in effetti è così, almeno riguardo ad alcune speciali elargizioni dell'Onnipotente, poiché verso nessuno egli è stato generoso come con te. Quando fu fondata la nuova alleanza e furono istituiti i sacramenti, tu eri presente nella sua memoria e nell'amore con il quale ti chiamò ed elesse ad essere membro del corpo mistico, perché come tale tu fossi nutrita con il frutto del suo sangue.

984. L 'Autore della vita, come un saggio e prudente architetto, per fondare la sua santa Chiesa e per porre la prima pietra dell'edificio attraverso il battesimo, si umiliò, pregò, implorò e adempì ogni giustizia, riconoscendo la sua inferiorità al cospetto del Padre. Sebbene fosse vero Dio, non disdegnò in quanto uomo di piegarsi fino al nulla, quel nulla da cui fu creata la sua purissima anima e prese forma la sua umanità. Sino a che punto ti devi mortificare tu che hai commesso delle colpe e vali meno della cenere che si calpesta? Confessa, dunque, che meriti il castigo, lo sdegno e l'ira di tutti. Nessuno che offese sua Maestà potrebbe dire in verità che gli venga recato danno e fatta ingiustizia anche se gli sopravvenissero tutte le tribolazioni e le afflizioni dall'inizio sino alla fine del mondo. Dal momento che tutti peccarono in Adamo, quanto devono sottomettersi pazientemente fino a che non li tocchi la mano dell'Altissimo! E quand'anche tu sopportassi tutte le pene dei cristiani con cuore umile e mettessi in pratica perfettamente le mie ammonizioni e i miei insegnamenti, dovresti considerarti una serva inutile che ha fatto solo il suo dovere. Quanto più allora devi umiliarti dal profondo, ogni qual volta vieni meno al tuo impegno, e ti attardi nel contraccambiare e nel ringraziare? Io desidero che tu lo faccia per te e per tutti gli altri. Prepara dunque a ciò il tuo animo, abbassandoti sino alla polvere, senza opporre resistenza né mai darti per soddisfatta fino a che il Redentore non ti accolga come figlia e ti dichiari come tale alla sua presenza nella visione eterna della celeste e trionfante Gerusalemme.