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CAPITOLO 25

 

Il viaggio di Maria santissima dalla casa di Zaccaria a Nazaret.

 

314. Per far ritorno dalla città di Giuda a quella di Nazaret, Maria santissima, vivo tabernacolo del Dio vero, camminò per le montagne della Giudea in compagnia del suo fedelissimo sposo san Giuseppe. Sebbene gli evangelisti non narrino la premura con cui fece questo viaggio, come san Luca disse del primo, a causa del mistero singolare che quella fretta nascondeva, anche in questo viaggio di ritorno a Nazaret la Principessa del cielo camminò con grande agilità, in vista di ciò che l'attendeva a casa sua. Tutti i pellegrinaggi di questa umilissima Signora furono una mistica dimostrazione dei suoi progressi spirituali. Infatti ella, vero tabernacolo del Signore, non si arrestava mai nel pellegrinaggio della vita mortale; anzi, procedendo ogni giorno da uno stato molto alto di sapienza e grazia ad un altro superiore e più sublime, proseguiva senza sosta in questo cammino verso la terra promessa, portando sempre con sé il vero trono della grazia, dal quale, con l'aumento dei doni e dei favori personali, otteneva incessantemente per noi la salvezza.

315. Il viaggio di ritorno della celeste Regina e di san Giuseppe durò, come all'andata, quattro giorni, e si svolse nei modi già indicati in quella circostanza. Nelle ordinarie contese che avvenivano tra loro nell'esercizio dell'umiltà, sempre vinceva la nostra Regina, salvo quando il suo santo sposo interveniva con un comando, dato che sottomettersi ubbidendo era maggiore umiltà. Poiché era già incinta di tre mesi, camminava con più cautela, ma non perché le fosse di peso la sua gravidanza, che, anzi, le recava un soavissimo sollievo. La prudente e coscienziosa madre si prendeva grande cura del suo tesoro, perché lo contemplava con gli aumenti di grazia e i progressi naturali, che ogni giorno il corpo santissimo del suo Figlio riceveva nel suo grembo verginale. Anche se la gravidanza non le causava dei disturbi, talvolta la fatica del cammino e il caldo la indebolivano, ma, anziché valersi del privilegio di Regina e signora delle creature per non avere fastidi, si esponeva ai disagi ed alla stanchezza, per essere in tutto maestra di perfezione e unica copia del suo Figlio santissimo.

316. Poiché la sua gravidanza divina era perfetta anche in ordine alla natura, e la sua persona tanto sensibile e delicata, e il tutto senza difetto alcuno, ovviamente le proporzioni del suo grembo aumentavano. La saggia sposa si rendeva conto che sarebbe stato impossibile nascondere ancora a lungo il suo stato al suo castissimo e fedelissimo sposo. Considerata la situazione, lo guardava già con maggiore tenerezza e compassione, per la sorpresa che da vicino lo minacciava, dalla quale ella avrebbe desiderato liberarlo, se fosse stata certa che tale era la volontà divina. Il Signore lasciò queste sue preoccupazioni senza risposta, perché disponeva il corso degli eventi nei modi più opportuni per la sua gloria e per il merito di san Giuseppe e della sua vergine Madre. Tuttavia, nel segreto del suo cuore, la gran Signora chiedeva a sua Maestà che preparasse il cuore del suo santo sposo con la pazienza e la sapienza di cui aveva bisogno e che l'assistesse con la sua grazia, perché, in ciò che lo aspettava, egli operasse col beneplacito della volontà divina, essendo convinta che il vederla incinta gli avrebbe dato un grande dolore.

317. Strada facendo, la Signora del mondo compì alcune opere ammirabili, benché sempre in modo nascosto. Un giorno giunsero in un luogo poco distante da Gerusalemme, e di notte, nella medesima locanda, arrivò della gente da un villaggio vicino, diretta alla città santa. Con loro c'era una giovane donna inferma, che essi avevano portato là per procurarle qualche rimedio, poiché quello era un posto grande, frequentato da più persone. Benché sapessero che era molto malata, ignoravano i suoi mali e quale ne fosse la causa. Quella donna era stata molto virtuosa, e il nemico comune, conoscendo la sua disposizione naturale e le sue straordinarie virtù, si era rivolto contro di lei - come fa abitualmente con gli amici e i nemici di Dio - perseguitandola e inducendola a cadere in alcune colpe. Per precipitarla da un abisso in un altro, la tentò con false illusioni di diffidenza e di disordinato dolore del suo proprio disonore. Offuscandole il giudizio, questo drago trovò il modo di entrare in quella sventurata, e di possederla con molti altri demoni. Ho già detto nella prima parte che il drago infernale s'infuriò contro tutte le donne virtuose, dopo aver visto nel cielo quella donna vestita di sole, alla cui discendenza appartengono coloro che la seguono, come si legge nel capitolo dodicesimo dell'Apocalisse. In preda a questo sdegno, era pieno di orgoglio e di superbia, perché teneva in suo potere il corpo e l'anima di quella infelice, e la trattava da nemico crudele.

318. La nostra divina Principessa in quell'albergo vide la donna inferma, e intu il suo male che tutti ignoravano. Mossa dalla sua materna misericordia, pregò e chiese al suo Figlio santissimo di concederle la salute del corpo e dell'anima. Sapendo che la volontà divina si inclinava alla clemenza e servendosi del potere che aveva come Regina comandò ai demoni di uscire all'istante da quella donna, di lasciarla libera senza più molestarla, e di tornare nel profondo abisso, cioè nella dimora loro destinata. Questo comando della nostra grande Regina e signora non fu espresso a parole, ma fu mentale o interiore, in modo che gli spiriti immondi potessero intenderlo. Fu però così efficace e potente che Lucifero e i suoi compagni uscirono subito da quel corpo e furono lanciati nelle tenebre dell'inferno. La fortunata donna, liberata dal suo male, era piena di stupore per questo evento inatteso. Con un moto del cuore s'inchinò alla purissima e santissima Signora, la guardò con speciale venerazione ed affetto e, contemplandola, ricevette altri due benefici. Il primo fu che provò un intimo dolore per i suoi peccati; il secondo, che le sparirono gli effetti funesti e i segni che le avevano lasciato nel corpo quegli iniqui possessori, e a causa dei quali aveva sofferto per qualche tempo. Comprese anche che a quella santissima forestiera, incontrata per sua grande fortuna nel viaggio, era dovuto in parte il bene che sentiva e che aveva ricevuto dal cielo. Le parlò, e la nostra Regina, rispondendole nel cuore, la esortò alla perseveranza, ed anche gliela ottenne per il futuro. Anche i parenti che l'accompagnavano compresero il miracolo, ma l'attribuirono al voto che avevano fatto di condurla al tempio di Gerusalemme, portando in offerta delle elemosine. Così fecero lodando Dio, ma ignorando lo strumento di quel beneficio.

319. Lucifero molto s'infuriò e turbò, vedendosi scacciato dalla sola forza di Maria santissima, e privato del possesso di quella donna. Con rabbioso sdegno gridava meravigliato: «Chi è questa donnicciola, che con tanta forza ci comanda ed opprime? Che novità è questa, e come può tollerarla la mia superbia? Conviene che tutti ci pensiamo bene, e facciamo in modo di annientarla». Ritornerò sull'argomento nel capitolo seguente. I nostri umilissimi viandanti giunsero poi ad un altro ostello, del quale era padrone un uomo di indole malvagia e costumi corrotti. Perché questi cominciasse ad essere felice, Dio dispose che ricevesse con animo pietoso e benevolo Maria santissima e Giuseppe suo sposo. Egli tributò loro maggiori accoglienze e servizi di quelli che solitamente rendeva agli altri ospiti. Perché il contraccambio fosse anche più vantaggioso, la grande Regina, che intuì lo stato di perversione della coscienza dell'oste, pregò per lui e, come ricompensa per l'ospitalità, gli donò il frutto della sua preghiera che gli procurò la salvezza dell'anima ed una vita migliore. Da allora in poi, Dio gli moltiplicò anche i beni temporali, in cambio del bene che aveva fatto ai suoi ospiti eminenti. Molte altre meraviglie fece la Madre della grazia in questo viaggio, poiché ciò che procedeva da lei era divino e santificava tutto, quando trovava la giusta disposizione nelle anime. Giunsero infine a Nazaret, dove la Principessa del cielo spazzò e riassettò la sua casa con l'aiuto dei suoi santi angeli che sempre l'assistevano in queste povere e semplici occupazioni, come emuli della sua umiltà, e gelosi della venerazione e del culto che le rendevano. Il santo Giuseppe era dedito al suo consueto lavoro per provvedere alla Regina ed ella non tradiva la speranza del cuore del santo. Cingendosi i fianchi con nuova energia per i misteri che stava attendendo, stendeva la sua mano a cose forti, godendo intimamente della continua vista del tesoro del suo grembo e, con essa, di impareggiabili doni, favori e delizie. Si acquistava così meriti eccelsi e l'incomparabile compiacimento di Dio.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

320. Figlia mia, le anime fedeli che conoscono Dio con la luce della fede e sono figlie della Chiesa, per usare di questa virtù e di quelle che con essa vengono loro infuse, non devono fare differenza di tempi, luoghi, o attività. Dio infatti è presente in tutte le cose, le riempie del suo essere infinito, e la fede ci accompagna in qualsiasi luogo ed occasione per adorarlo e riconoscerlo in spirito e verità. Come alla creazione dell'anima segue la conservazione ed alla vita la respirazione nella quale non ci sono intervalli; come sempre si mangia e si cresce fino al compimento del ciclo vitale, così la creatura razionale, rigenerata per mezzo della fede e della grazia, non dovrebbe mai interrompere la crescita di questa vita spirituale, ma dovrebbe sempre, in ogni tempo e luogo, compiere opere di vita con la fede, la speranza e la carità. A causa però della dimenticanza e trascuratezza che hanno a questo riguardo, gli uomini, e maggiormente i figli della Chiesa, si trovano a vivere la vita di fede come se non l'avessero, perché la lasciano morire perdendo la carità. Essi sono coloro che hanno ricevuto invano il dono di questa rigenerazione, perché, per l'uso che ne fanno, è come se non lo avessero ricevuto.

321. Io voglio, carissima, che la tua vita spirituale proceda senza interruzioni, come quella naturale. Opera sempre con la vita della grazia e con i doni dell'Altissimo, pregando, amando, lodando, credendo, sperando e adorando il Signore in spirito e verità, in ogni tempo, luogo ed occupazione. In tutto egli è presente e vuole essere amato e servito da tutte le creature razionali. Perciò ti incarico, quando verranno a te anime con tale dimenticanza o con altre colpe e che sono vessate dal demonio, di pregare per loro con viva fede e fiducia. Se, infatti, il Signore non opererà sempre come tu vorresti ed esse desiderano, lo farà segretamente e tu otterrai il suo compiacimento impegnandoti come fedele figlia e sposa. Se tu procederai in tutto come egli vuole da te, ti assicuro che per il bene delle anime ti concederà, come sua sposa, molti privilegi. Tieni davanti agli occhi ciò che io facevo quando contemplavo le anime peccatrici e la cura e lo zelo con cui mi adoperavo per tutte, particolarmente per alcune. Per imitarmi e compiacermi, quando l'Altissimo ti manifesterà lo stato di alcune anime, o esse te lo riveleranno, affaticati, prega per tutte e ammoniscile con prudenza, umiltà e moderazione, perché l'Onnipotente non vuole che tu operi con strepito, né che gli effetti del tuo sforzo si palesino, ma che siano nascosti. In questo egli si adatta alla tua naturale timidezza e al tuo desiderio, e vuole ciò che è più sicuro per te. Anche se è necessario che preghi per tutte le anime, devi farlo però più efficacemente per quelle per le quali comprenderai che ciò è più conforme alla volontà divina.