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CAPITOLO 14

 

L'Altissimo manifestò agli angeli il tempo stabilito per la concezione di Maria santissima e scelse alcuni di loro per custodirla.

 

189. Nel tribunale della volontà divina, come principio inevitabile e causa universale di tutto il creato, si decretano tutte le cose che devono essere, con le loro condizioni e circostanze, senza che alcuna sia dimenticata, né possa, una volta stabilita, essere ostacolata dalle potenze create. Il mondo con i suoi abitanti dipende da questo ineffabile governo che concorre con le cause naturali, senza che sia mai mancato o possa mancare niente a ciò che è necessario. Tutto fece Dio e tutto sostiene col suo volere; è lui che fa sussistere tutte le cose o le annienta, facendole tornare al nulla da cui le ha tratte. Le creò per la gloria sua e del Verbo incarnato, così che fin dal principio della creazione aprì i sentieri e dispose le vie attraverso le quali lo stesso Verbo sarebbe sceso a prendere forma umana e a vivere con gli uomini, affinché questi salissero a Dio, lo conoscessero, temessero, cercassero, servissero ed amassero per poi lodarlo e fruirlo eternamente.

190. Il suo nome fu ammirabile su tutta la terra ed esaltato nella piena comunione dei santi con cui costituì un popolo gradito, del quale il Verbo incarnato fosse capo. E quando già tutto era disposto secondo la volontà della sua provvidenza ed era giunto il tempo prestabilito per la creazione della donna meravigliosa vestita di sole, che era apparsa nel cielo e che doveva rallegrare ed arricchire la terra, la santissima Trinità stabilì quello che io, pur nella limitatezza della mia comprensione e delle mie parole, cercherò di manifestare.

191. Ho già detto che per Dio non esiste né passato nè futuro, perché lui ha presente tutto nella sua mente divina e infinita e conosce con un solo e semplicissimo atto della sua volontà. Noi, riducendo tutto ciò secondo il nostro limitato modo di parlare e di intendere, consideriamo che sua Maestà guardò ai decreti che stabilivano di creare una madre confacente e degna perché il Verbo si facesse carne. L'adempimento delle sue leggi è inevitabile. Per questa ragione, essendo ormai giunto il tempo favorevole e stabilito, le tre divine Persone dissero fra loro: «E' ormai tempo che diamo inizio all'opera del nostro beneplacito, creando quella pura creatura ed anima che deve trovare grazia ai nostri occhi al di sopra di tutte le altre. Dotiamola di ricchi doni e deponiamo in lei sola i più grandi tesori della nostra grazia. Tutte le altre, alle quali demmo vita, furono ingrate e ribelli al nostro volere opponendosi al nostro intento di conservarle nel felice stato originale di quando creammo i primi uomini, cosa che impedirono per loro colpa. Non essendo conveniente che la nostra volontà resti bloccata, creiamo in tutta santità e perfezione questa creatura nella quale non abbia parte alcuna il disordine del primo peccato. Creiamo un'anima secondo i nostri desideri, un frutto dei nostri attributi, un prodigio del nostro infinito potere, che non venga toccata dalla macchia del peccato di Adamo. Facciamo un'opera che sia un oggetto degno della nostra onnipotenza e un esemplare della perfezione che prepariamo per i nostri figli, e sia il fine del disegno che pensammo nella creazione. E poiché hanno tutti trasgredito nella libera volontà e decisione del primo uomo, sia questa sola creatura quella in cui restauriamo ed eseguiamo ciò che perdettero allontanandosi dal nostro volere. Sia ella unica immagine e similitudine della nostra divinità, sia compimento del nostro beneplacito, al nostro cospetto, per tutta l'eternità. In lei depositeremo tutte le prerogative e le grazie che nella nostra prima e condizionata volontà avevamo destinate agli angeli e agli uomini se si fossero mantenuti nello stato originale. Avendole essi perdute rinnoviamole in questa creatura, aggiungendo a questi molti altri doni, affinché il decreto che facemmo non resti del tutto senza effetto, ma migliorato in questa nostra eletta ed unica. Noi avevamo stabilito ciò che era più santo e preparato ciò che era migliore, perfetto e lodevole per le creature, ma esse lo perdettero; liberiamo allora la corrente della nostra bontà a favore di questa diletta esentandola dalla legge comune a tutti i mortali, affinché in lei non sia seminato il cattivo seme del serpente. Io voglio scendere dal cielo nelle sue viscere e in esse rivestirmi, mediante la sua stessa sostanza, della natura umana.

192. È' giusto e doveroso che la Divinità, bontà infinita, si depositi e si celi in una materia purissima, limpida e non macchiata da colpa. Alla nostra giustizia e provvidenza non sarebbe conveniente tralasciare ciò che è più decoroso, perfetto e santo, per compiere qualcosa di meno perfetto, dal momento che nulla può resistere alla nostra volontà. Il Verbo che si deve incarnare, essendo redentore e maestro degli uomini, deve porre le fondamenta della perfettissima legge di grazia per insegnare loro ad obbedire e ad onorare il padre e la madre, come cause seconde del loro essere naturale. Si vuole che questa legge sia praticata innanzitutto dal Verbo divino, onorando colei che egli si elesse per madre, rendendola degna di sé con braccio potente e favorendola con quanto vi è di più ammirabile, santo ed eccellente in fatto di grazie e doni. Tra questi l'onore e il beneficio più singolare sarà il non assoggettarla ai nostri nemici, né alla loro malizia; così sarà libera dalla morte della colpa.

193. Sulla terra il Verbo deve avere una madre, ma non un padre, come nel cielo ha un padre senza una madre. Come c'è giusta corrispondenza, proporzione e consonanza nel chiamare egli Dio Padre e questa donna Madre, così vogliamo che ci sia la stessa corrispondenza ed uguaglianza possibile tra Dio e la creatura, affinché mai il drago possa gloriarsi di essere stato superiore alla donna, alla quale obbedì Dio come a vera madre. La dignità di essere esente dalla colpa è dovuta e conveniente a colei che sarà la Madre del Verbo; per lei è una grazia maggiormente stimabile e più vantaggiosa, poiché l'essere santa è un bene più grande che l'essere semplicemente madre, nonostante che all'essere Madre di Dio spetti tutta la santità e la perfezione. Davvero la carne umana dalla quale il Verbo dovrà prendere forma, dev'essere libera dal peccato, poiché egli, dovendo redimere i peccatori, non deve riscattare la sua stessa carne, redentrice essa stessa per la sua unione con la divinità. È quindi anticipatamente preservata perché noi abbiamo già previsto e accettato gli infiniti meriti del Verbo in questa stessa carne e natura. Anzi vogliamo che questo tempio, questa gloriosa abitazione della sua umanità, sia per il Verbo incarnato un motivo di gloria per tutta l'eternità.

194. La madre sarà figlia del primo uomo, ma, quanto alla grazia, singolare, libera ed immune dalla colpa di lui. Riguardo alle doti naturali deve essere perfettissima e ammaestrata con speciale provvidenza. Dovendo poi il Verbo incarnato essere maestro d'umiltà e santità attraverso le tribolazioni che dovrà patire - scelte da lui in eredità come, agli occhi nostri, il più apprezzabile tesoro per confondere la vanità e l'ingannevole falsità dei mortali - così vogliamo che questa parte tocchi anche a colei che sarà sua Madre. Ella sarà unica e singolare nella pazienza, ammirabile nel soffrire e col suo Unigenito offrirà un sacrificio di dolore tanto accetto alla nostra volontà e di maggiore gloria per lei».

195. Fu questo il decreto che le tre divine Persone manifestarono agli angeli santi esaltando la gloria e la venerazione dei loro profondi e impenetrabili giudizi. Dio fece agli angeli questa nuova rivelazione della sua grandezza, per consentire loro di scoprire l'ordine ammirabile e l'accordo meraviglioso delle sue opere, poiché la sua divinità è uno specchio che nella stessa visione beatifica manifesta, quando a lui piace, nuovi misteri ai beati. Tutto questo non è altro che la conseguenza di ciò che nei capitoli precedenti ho scritto riguardo alla creazione degli angeli, cioè che Dio aveva detto loro di venerare e riconoscere superiori il Verbo incarnato e la sua santissima Madre. Essendo ora giunto il tempo destinato alla formazione di questa grande Regina, era necessario che il Signore non lo tenesse nascosto, egli che tutto dispone con peso e misura. È' inevitabile che, da parole umane e così limitate quali sono quelle che io riesco a trovare, resti velata la conoscenza di così segreti misteri che mi ha dato l'Altissimo. Ad ogni modo, secondo la mia capacità, dirò quello che potrò riguardo a quanto il Signore manifestò agli angeli in questa occasione.

196. Sua Maestà disse: «È ormai giunto il tempo stabilito dalla nostra provvidenza per far nascere la creatura più gradita e accetta ai nostri occhi, la restauratrice della prima colpa del genere umano, colei che deve schiacciare la testa al serpente, colei di cui era figura quella singolare donna che, come grande segno, apparve alla nostra presenza, colei che deve rivestire di carne umana il Verbo eterno. S'avvicina già l'ora così felice per gli uomini in cui distribuiremo i tesori della nostra divinità per aprire loro le porte del cielo. Si attenui ormai la severità della nostra giustizia nel castigare, che fino ad ora è stata usata per gli uomini, e si conosca l'attributo della nostra misericordia, arricchendo le creature con i tesori della grazia e dell'eterna gloria che il Verbo incarnato ha meritato.

197. Abbia, infine, il genere umano un riparatore, un maestro, un mediatore, un fratello e un amico che sia vita per i morti, salute per gli infermi, consolazione per chi è nella tristezza, sollievo per gli afflitti, riposo e compagno per i tribolati. Si compiano ormai le profezie dei nostri servi, e si adempiano le promesse di inviare un Salvatore. Allo scopo di eseguire tutto secondo il nostro beneplacito, dando inizio al mistero nascosto fin dalla costituzione del mondo, scegliamo per la formazione della nostra diletta Maria il grembo della nostra serva Anna, affinché in esso sia concepita e creata la sua anima beatissima. Sebbene il suo concepimento e la sua formazione debbano seguire l'ordine comune della procreazione naturale, tuttavia, per quanto riguarda la grazia, si segue un ordine diverso, disposto giustamente dal nostro immenso potere.

198. Già sapete come l'antico serpente, dopo quel grande segno che vide di questa meravigliosa donna, tenda continuamente insidie a tutte le donne, cominciando dalla prima che creammo, e perseguiti con astuzia e frodi quelle che conosce più perfette nella loro vita e nelle loro opere, nella speranza di trovare, tra tutte, quella che gli deve calpestare e schiacciare la testa. Quando, rivolto a questa creatura purissima e senza colpa, la riconoscerà santa, porrà tutti i suoi sforzi nel perseguitarla secondo l'idea che si farà di lei. La superbia di questo drago sarà più grande della sua forza; è nostro volere, però, che voi di questa nostra città santa e di tale tabernacolo del Verbo incarnato abbiate speciale cura e protezione custodendola, assistendola, difendendola dai nostri nemici per illuminarla, confortarla e consolarla con degna cura e riverenza, finché sarà viatrice».

199. A questa proposta dell'Altissimo, i santi angeli, con umiltà profonda e prostrati dinanzi al trono regale della santissima Trinità, si mostrarono sottomessi e pronti al divino mandato. Ciascuno di essi, gareggiando santamente con gli altri, desiderava essere inviato, offrendosi per un così felice ministero. Tutti poi innalzarono all'Altissimo inni di lode e un cantico nuovo, perché stava per giungere l'ora in cui avrebbero visto il compimento di ciò che con ardentissimo desiderio avevano per molti secoli supplicato di vedere. Io conobbi in quest'occasione che, dopo la grande battaglia nel cielo di san Michele col drago e i suoi alleati, nella quale questi ultimi furono precipitati nelle tenebre sempiterne lasciando gli eserciti di san Michele vittoriosi e confermati nella grazia, questi santi spiriti cominciarono subito a chiedere che si compissero i misteri riguardanti l'incarnazione del Verbo, che allora conobbero. Perseverarono in queste ripetute richieste fino al momento in cui Dio manifestò loro il compimento di ciò che desideravano.

200. Per tale ragione essi, sollecitati da questa nuova rivelazione, giubilarono e glorificarono il Signore dicendo: «Altissimo e incomprensibile Dio e Signore nostro, tu sei degno di ogni adorazione, lode e gloria in eterno; noi siamo solo creature create per tua divina volontà. Mandaci, ti supplichiamo, o potentissimo Signore, ad eseguire le tue meravigliose e misteriose opere, affinché si compia in tutto il tuo giustissimo beneplacito». I celesti principi si riconoscevano, con queste manifestazioni, inferiori alla grande donna; desideravano, se fosse stato possibile, essere più puri e perfetti per poter essere più degni di custodirla e servirla.

201. Immediatamente l'Altissimo stabilì coloro che dovevano occuparsi di così nobile incarico; ne elesse quindi cento da ciascuno dei nove cori, per un totale di novecento. Ne scelse altri dodici, i quali, in forma umana visibile ma con simboli della redenzione sulle loro vesti, la potessero assistere nelle cose più ordinarie. Questi sono i dodici angeli che custodivano le porte della città di Gerusalemme, come è descritto nel libro dell'Apocalisse al capitolo ventunesimo. Di questi parlerò in un capitolo successivo. Il Signore, poi, ne destinò altri diciotto di livello superiore perché ascendessero e discendessero dalla scala mistica di Giacobbe con i messaggi della Regina a sua Altezza e di lui a lei. Infatti molte volte la Regina li inviava all'eterno Padre per essere guidata in tutte le sue azioni dallo Spirito Santo, per non fare nulla senza il beneplacito divino a cui si preoccupava di fare riferimento anche nelle cose più piccole. Quando non era informata da illuminazioni particolari, mandava questi santi spiriti a presentare al Signore i suoi dubbi e i suoi desideri per compiere quello che era più gradito alla sua santissima volontà, chiedendo di sapere ciò che le comandava, come dirò poi nel corso di questa Storia.

202. Oltre a tutti questi santi angeli, il Signore assegnò e nominò altri settanta serafini dei più eccelsi e più vicini al trono della Divinità, affinché comunicassero con la Principessa del cielo nello stesso modo in cui comunicano e parlano tra loro e i superiori illuminano gli inferiori. Questo beneficio fu concesso alla Madre di Dio - sebbene fosse superiore per dignità e per grazia a tutti i serafini - perché era viatrice e inferiore agli angeli nella natura. Quando il Signore, a volte, si allontanava o si nascondeva, come vedremo più avanti, i settanta serafini la illuminavano e consolavano. Ella conferiva con loro sui suoi ardenti sentimenti d'amore e sulle sue ansie per quel tesoro nascosto che aveva in sé. Furono scelti per questo beneficio in numero di settanta come corrispondenti agli anni di lei, i quali furono appunto settanta, e non sessanta, come diremo a suo tempo. In questo numero sono compresi quei sessanta prodi che, secondo il terzo capitolo del Cantico dei Cantici, custodivano il talamo di Salomone; erano scelti tra i più valorosi d'Israele, addestrati alla guerra e muniti di spade per i pericoli della notte.

203. La ragione per cui questi principi e valorosi capitani vennero scelti dai supremi ordini gerarchici per custodire la Regina del cielo fu che in quell'antica battaglia tra gli spiriti umili e il superbo drago, essi furono eletti cavalieri nell'esercito del supremo Re, affinché con la spada della sua virtù e della parola divina combattessero e vincessero Lucifero con tutti i suoi seguaci. Questi sommi serafini, in quella battaglia vittoriosa, si distinsero per lo zelo dell'onore dell'Altissimo, come capitani coraggiosi ed esperti nell'amore divino. Queste armi della grazia furono donate a loro per virtù del Verbo incarnato, che riconobbero capo e Signore, difendendo il suo onore insieme a quello della sua santissima Madre. Per questo motivo viene detto che custodivano il talamo di Salomone e gli facevano da scorta, con le spade ai fianchi ad indicare la generazione umana e in essa l'umanità di Cristo Signore nostro, concepita nel talamo verginale di Maria dal suo purissimo sangue e dalla sua sostanza.

204. Gli altri dieci serafini, che mancano per raggiungere il numero di settanta, furono anch'essi partecipi di quell'ordine superiore: contro l'antico serpente manifestarono grande riverenza alla divinità ed umanità del Verbo, oltre che alla sua santissima Madre. Tutto ciò ebbe luogo in quella battaglia dei santi angeli. A coloro che capeggiavano in questa lotta venne concesso, per onore speciale, di essere le guardie della comune Regina e siguora. Tutti insieme formano una schiera di mille angeli, tra serafini ed altri di ordine inferiore. Questa città di Dio fu sovrabbondantemente presidiata per essere difesa dagli eserciti infernali.

205. A capo di questo invincibile squadrone fu posto il principe della milizia celeste, san Michele, il quale, pur non assistendo sempre la sua Regina, molte volte l'accompagnava e le si manifestava. L'Altissimo lo destinò alla custodia della santissima Madre per alcuni particolari misteri, come speciale messaggero di Cristo nostro Signore. Fu finalmente nominato il santo principe Gabriele, affinché, da parte dell'eterno Padre, scendesse tra le legazioni dei santi angeli per dedicarsi ad altri ministeri riguardanti la Principessa del cielo. Questo fu ordinato dalla santissima Trinità affinché la difendesse e custodisse.

206. Tutte queste nomine furono grazia dell'Altissimo. Io intesi che egli, nel farle, osservò un certo ordine di giustizia distributiva, perché usò equità e provvidenza, considerando le opere e la volontà dei santi angeli che accettarono questi misteri rivelati all'inizio intorno all'incarnazione del Verbo e a sua Madre. Nel mostrarsi obbedienti alla divina volontà alcuni espressero inclinazioni ed attenzioni diverse rispetto ad altri nell'esercizio dei misteri che vennero loro proposti. D'altra parte non furono elargite a tutti le stesse grazie, la stessa volontà e gli stessi sentimenti. Alcuni, venuti a conoscenza dell'unione delle due nature, divina e umana, nella persona del Verbo, nascosta nei limiti di un corpo ed innalzata ad essere capo di tutto il creato, ebbero speciale devozione per questo mistero. Altri poi si stupirono che l'Unigenito del Padre si rendesse passibile per il grande amore verso gli uomini, al punto di offiirsi e morire per loro. Un'ultima parte, infine, si distinse nel lodare Dio per la creazione in Maria di un'anima e di un corpo di così sublime eccellenza, superiore a tutti gli spiriti angelici così ché da lei potesse prendere carne il Creatore di tutti. La distinzione degli angeli, addetti ai vari misteri di Cristo e di sua Madre, fu fatta secondo le inclinazioni di ciascuno e in premio di esse, così come verranno santificati coloro i quali in questa vita si saranno distinti per speciali virtù: Dottori, Vergini, ecc.

207. In corrispondenza di tale distinzione i vari angeli, quando si manifestavano alla Madre di Dio, come dirò più avanti, avevano stemmi diversi che rappresentavano rispettivamente i misteri dell'incarnazione, della passione di Cristo Signore nostro, della grandezza e dignità riservate alla stessa Regina. Ella non venne subito a conoscenza di quest'ultimo mistero perché l'Altissimo ordinò agli angeli di non rivelarle che sarebbe divenuta la Madre del suo Unigenito, fino al tempo stabilito dalla sua sapienza. Tuttavia dovevano parlare con lei dei misteri dell'incarnazione e della redenzione per infervorarla e spingerla a fare le sue richieste. È' impossibile esprimere a parole, e le mie sono limitate, una così alta luce e rivelazione.