[ Ritorna al sito Gesu confido in Te! - Torna all'indice ]
A
A
A
A
A
A Cosenza - L'inizio via Revocati - Palazzo Caselli (1928)
«
Ritornata a Montalto comunicò a Suor Gigia la sistemazione della casa e
di comune accordo decisero di ritornare a Cosenza, verso la fine
dell'anno. Difatti, dopo la festa di Natale, si trovarono nel capoluogo
e presero possesso della casa. « La sera del Capodanno, benché avessero
avuto molti inviti da famiglie conoscenti, vollero ritirarsi in casa;
essendo sprovviste di tutto, andarono a riposare, dopo aver consumato
un pezzo di pane dolce (mostacciolo) sopra un mezzo giornale.
«
Dopo qualche giorno decisero di ritornare in famiglia per sistemare
definitivamente ogni cosa e fornirsi di quanto era necessario per
arredare la casa.
« Il 17 dello stesso mese, dopo aver preparato
tutto su di un carro trainato, di mattina, prestissimo, senza
preavvisare nessuno, poiché sapeva che avevano progettato di non farla
partire da Montalto, Suor Elena lasciava il suo paese natio decisa di
seguire la volontà di Dio raggiungendo Cosenza.
« La prima
visita, entrando in città, la fece all'immagine di S. Teresina nella
Chiesa di S. Nicola, ascoltandovi la S. Messa e partecipandovi con la
Comunione.
« Nell'uscire dalla Chiesa s'incontrò col Decano
Mauro che era venuto appositamente da Montalto per cercare di
persuadere Suor Elena a ritornare in famiglia.
« Suor Elena, risoluta, rispondeva: "Se mi troverò bene continuerò, altrimenti ritornerò in famiglia".
«
Il 28 dello stesso mese Suor Gigia, lasciando di nuovo i suoi vecchi
genitori, raggiungeva Suor Elena a Cosenza ed il 29 gennaio, solennità
di S. Francesco di Sales, iniziarono il loro lavoro di apostolato per
attuare quanto da loro il Signore desiderava.
« Il primo lavoro
fu dedicato per l'educazione dei figli del popolo, tanto necessario in
quel quartiere un po' trascurato. Ne furono raccolti un centinaio, che
vennero istruiti, educati nell'asilo e nella scuola di ricamo e
preparati per la prima Comunione.
« Animate da un ardente
desiderio di portare dovunque il beneficio della loro azione vollero
recarsi nel difficile quartiere di Panebianco, dove i protestanti
avevano iniziato un'azione di propaganda. Le due Suore raccoglievano
per le case i bambini e le giovanette nella Chiesa della Madonna di
Loreto istruendoli nelle verità religiose e preparandoli alla prima
Comunione. Molte volte Suor Elena si recava nella sala dei protestanti
nell'ora dell'adunata e dinnanzi al Pastore chiamava quella povera
gente per recarsi nella Chiesa Cattolica.
« Furono fatti molti matrimoni di gente che viveva in peccato, Comunioni tardive e parecchi bambini furono anche battezzati.
«
Un giovanotto di 14 anni chiamato volgarmente Ciccio il ladro, che era
il terrore di tutto il quartiere per le sue ladronerie notturne per
tutte le campagne, fu avvicinato dalle due Suore e convinto a recarsi
alla loro chiesa per frequentare le lezioni di Catechismo. Fedele alla
parola data si recò puntualmente alla Chiesa per quindici giorni e fu
ben preparato per la Prima Comunione. Nello stesso giorno della prima
Comunione ricevette anche il Sacro Crisma con molta fede e fervore
religioso da meravigliare tutti coloro che l'avevano conosciuto.
«
Ed in quel fervore spirituale, dopo otto giorni appena dalla prima
Comunione, con una broncopolmonite il Signore lo chiamava a Sé al
premio eterno del Cielo.
« Durante quei primi mesi dell'anno
1928 l'azione delle due Suore fu cosí rapida nel suo sviluppo da essere
costrette a cercare subito un'altra casa piú adatta alle nuove esigenze.
«
Le sofferenze di Suor Elena nel marzo del 1928 si ripetevano
regolarmente come negli anni precedenti, ma Suor Gigia la chiuse in una
soffitta per sottrarla completamente alla ansiosa aspettativa di tutte
le Autorità e di tanti conoscenti.
« Alle molte persone che si
recavano a chiedere notizie, Suor Gigia rispondeva che Elena si era
ritirata in un luogo nascosto lontano da Cosenza. La famiglia Fusaro,
avendo avuto assicurazione dal padre di Suor Elena, il quale era andato
a Cosenza per vedere la sua figliuola che si trovava sofferente in
casa, subito si recò in via Revocati per osservare il fenomeno, ma Suor
Gigia mantenne la promessa data all'Autorità Ecclesiastica, di non fare
entrare nessuno. Anche la Questura fece molte insistenze finanche
presso l'Arcivescovo ma nulla potette ottenere.
« Durante i mesi
estivi la Signora Abate nel trattare con Suor Elena per il corredo di
una sua figliuola, suggerí alle due Suore di potersi trasferire al
palazzo Caselli in via Giostra Vecchia perché molto piú adatto per
l'ampiezza dei locali allo scopo della loro missione.
« Fu fatto il compromesso con l'avv. Nicola Vaccaro, legale della famiglia Caselli: e l'ebbero in fitto per lire 450 mensili.
«
In settembre i fratelli di Suor Gigia, trovandosi in famiglia, si
recarono al palazzo Caselli e prepararono l'impianto elettrico per
tutta la casa. Suor Elena e Suor Gigia per preparare il pranzo
frugalissimo, era tanta la povertà della casa, dovettero adattare a
tavola da pranzo un vecchio banchetto che reggevasi appena in piedi;
era l'unico mobile del palazzo!
« Negli ampi locali fu poi
aperto un laboratorio di ricamo molto frequentato da numerose
giovanette delle piú distinte famiglie di Cosenza.
« Elena
intanto pensava quale opera di beneficenza dovesse iniziare. Ne parlò a
Suor Gigia e a tale scopo il 4 dicembre fecero celebrare dal P.
Giovanni Corrao, O.F.M., una Messa al Sacro Cuore di Gesú nella vicina
Chiesa di S. Francesco d'Assisi.
« Nello stesso giorno, alle ore
12, si presentò il Signor Giovanni Zeni, Capitano di Vascello, mandato
dall'Arcivescovo con una bambina a nome Rita Panno, orfana, residente
in Portapiana. « Detto Signore, accompagnato da Mons. Sironi, nel
consegnare la bambina, in memoria della moglie promise lire cinquanta
mensili per il sostentamento della bambina; consegnò inoltre una spilla
di brillanti, che Suor Elena vendé per lire settemila, e con queste
procurò un bel corredino, per la piccola Rita.
« Dopo qualche
giorno, Suor Elena ebbe in sogno una visione: mentre usciva di casa per
accompagnare due ragazze di Rossano (alloggiate nel palazzo Caselli
momentaneamente) al Liceo, presso la Cartoleria Grillo, dove c'è una
cancellata di ferro con una cassetta postale, vide un uomo vestito di
nero con tre bambine che andava in cerca della Suora che non conosceva.
«
Nel vedere Suor Elena subito le chiese di ricoverare le tre bambine
perché la madre era morta e le tre orfanelle soffrivano molto perché la
zia le portava quasi tutti i giorni al fiume.
« Suor Elena
esprimeva tutta la sua preoccupazione per le tre bambine sofferenti, ma
l'uomo rispondeva insistendo di fidare nella Provvidenza.
«
Svegliatasi, raccontò a Suor Gigia la visione avuta nel sogno. La
stessa mattina, mentre realmente si recava ad accompagnare le due
ragazze al Liceo, al punto sognato trovò l'uomo con le tre bambine che
ripeteva le parole su riportate.
« Suor Elena, con l'animo
commosso, abbracciava le tre bambine e le accoglieva nella sua casa. Le
tre sorelle erano: Lillina Rende, di anni sette, Ernestina di anni
quattro e Sandrina di anni tre.
« Nello stesso mese vennero
ricoverate Assunta Ruffolo di 8 anni e Anna Miranda di anni 4. « Il 19
dicembre Mons. Trussoni incaricava il suo Vicario di benedire la
Cappella accompagnando una bambina deficiente a nome Gina Martino,
figlia di una profuga della guerra (1915-18). Mons. Vicario si
compiaceva dell'attività delle due Suore e benediceva a nome
dell'Arcivescovo il loro lavoro e tutte le ardenti aspirazioni di bene.
La casa fu dedicata a S. Teresa del Bambino Gesú.
« L'Opera,
benedetta da Dio e incoraggiata dalle Autorità ecclesiastiche, ebbe il
plauso di tutta la città di Cosenza che non mancò d'incoraggiarla e
sostenerla con la cooperazione della carità cristiana. Dopo un anno
erano già ricoverate 24 bambine ».
Da rilevare l'interessamento affettuoso dei fratelli Mazza.
In
secondo luogo, risalta la viva fede che animò tutta la vita di Suor
Elena. Era in lei radicata, era persuasione la sentenza di Paolo: « Dio
fa convergere tutte le cose al bene di coloro che lo amano » (Rom. 8,
28); la piena fiducia nella Provvidenza divina: « Non temere, o piccolo
gregge, perché è piaciuto al Padre vostro, di darvi il regno. Vendete i
vostri averi e fatene elemosina; formatevi dei tesori che non
invecchiano, che non vengono meno in cielo, dove non giunge ladro, né
tignola consuma; perché dov'è il vostro tesoro, lí è anche il vostro
cuore » (Lc. 12, 32 ss.); e le parole affini del Discorso del Monte: «
Non vi affannate per la vostra vita di quel che mangerete di quel che
berrete... guardate gli uccelli dell'aria... guardate i gigli dei
campi... se Iddio riveste cosí l'erba dei campi... quanto piú vestirà
voi, o gente di poca fede...; il vostro Padre celeste sa che di tutto
questo voi avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua
giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in piú. Non vi affannate
dunque per il domani, perché il domani avrà anch'esso il suo affanno:
basta a ciascun giorno il suo travaglio » (Mt. 5, 25-34).
E cosí
che, fidando nella Provvidenza, Elena inizia dal nulla l'opera
chiestale dal Signore; e con la piú grande tranquillità, baderà giorno
per giorno, a compiere i suoi doveri di religiosa e di Superiora, nei
confronti delle piccole e della comunità; lei che aveva atteso con
calma, per determinare la natura dell'opera e per iniziarla,
l'indicazione dall'alto.
Dove l'uomo, privo della fede, vede il
caso; l'anima pervasa della presenza di Dio, unita a Lui, assidua nella
preghiera di conoscere la sua volontà per adempierla, riconosce, umile
e grata, la precisa manifestazione della divina provvidenza. Tutta la
vita di Elena fu una continua dimostrazione di questa fede ardente, di
questa quiete inalterabile dell'animo che proviene dall'abbandono
completo a Dio, onnipotente e (se fosse possibile) anche piú paterno e
misericordioso verso di noi. Fede operosa, e continuamente irrobustita
dall'esercizio della carità di Cristo.
Un grande scrittore russo
ben esprime questa verità quando scrive: « Cercate di sentire per il
vostro prossimo un amore attivo e continuo. Man mano che andrete avanti
in questa via d'amore, vi persuaderete sempre piú dell'esistenza di Dio
e dell'immortalità della vostra anima. Se giungerete poi alla piena
abnegazione per l'amore del prossimo, acquisterete infallibilmente la
fede integra, e nessun dubbio potrà piú penetrare nella vostra anima.
E' sperimentato, è proprio cosí ».
Carità soprannaturale che si
esercitava ora verso queste piccole abbandonate: oggetto peculiare
della divina Provvidenza. Suor Elena amava richiamare spesso il brano
evangelico, in cui Gesú benedice i fanciulli: « Gli furono condotti dei
bimbi, perché imponesse loro le mani e pregasse per essi. I discepoli
li sgridarono; ma Gesú disse loro: " Lasciate fare ai bimbi, e non
impedite che vengano a me, poiché di quelli che sono come loro è il
regno dei cieli". E impose loro le mani... » (Mt. 19, 13 ss.).
Carità
soprannaturale che ci fa amare, per amore di Gesú, chi ha bisogno di
noi; amare: ed Elena faceva da madre a quelle piccole, spesso ignare
dei propri genitori, educandole insieme alla vita soprannaturale. Al
mattino, bisognava pulire, lavare, vestire, le piú piccole, e
assisterle per l'intero giorno; provvedere alla loro istruzione, al
loro sostentamento, alla loro formazione. Non si può abbracciare con
slancio una tale missione se non si ha il cuore ardente di carità
soprannaturale: se non si ama Gesú e per lui quanti Egli ci affida.
Carità
soprannaturale che fa compiere con piena responsabilità la missione
intrapresa, vigile su se stessa, per impedire e spegnere sul nascere
qualsiasi « veduta » umana o « sensibilità », che finirebbe a poco a
poco nel trasformare un atto meritorio di carità, in semplice atto di
simpatia umana, e peggio. Sempre memori delle parole di Gesú, in
risposta ai discepoli che gli chiedevano: « Chi dunque è il piú grande
nel regno dei Cieli? »: « Ed Egli, chiamato a sé un fanciullo, lo pose
in mezzo a loro e disse: " In verità vi dico, che se non vi muterete e
non vi farete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Chi
dunque si farà piccino come questo fanciullo, quegli sarà il piú grande
nel regno dei cieli. E chi accoglierà un fanciullo come questo nel nome
mio, accoglie me; chi invece avesse a scandalizzare uno di questi
piccini che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa
una macina da somaro al collo, e fosse sommerso nel profondo del mare"
». (Mt. 18, 1-6).
« Non c'è arte piú grande - scrive S. Giovanni
Crisostomo nella omelia, a questo capitolo 18 di Mt. - di questa che si
volge alla formazione e alla direzione della mente e del carattere del
fanciullo. Chi è dotato di tale facoltà deve impegnarsi con maggiore
impegno di qualsiasi pittore o scultore; ché non c'è cosa piú preziosa
dell'anima ».
E lo scrittore russo, già citato, ha
sull'argomento delle osservazioni davvero pertinenti: « Ogni giorno,
ogni ora e ogni momento osserva che il tuo aspetto sia dignitoso. Ecco,
sei passato accanto a un bambino: eri pieno d'ira, con una cattiva
parola sulle labbra, con la collera nell'anima; tu non ti sei accorto
del bambino, ma il bambino si è accorto di te, ti ha notato, e la tua
immagine cosí brutta e cattiva è forse rimasta improntata nel suo cuore
senza difesa.
« A tua insaputa, è possibile che tu abbia gettato
un seme cattivo nell'anima sua, e quel grano cattivo forse vi crescerà,
solo perché non ti sei dominato davanti al bimbo, perché non hai saputo
educare in te l'amore vigile e attivo.
« L'amore è un maestro,
ma bisogna saperlo acquistare, perché si acquista con difficoltà, si
compra ad alto prezzo, ché non si deve amare per un momento solo, per
caso, ma occorre amare per tutta la vita ».
Suor Elena era già
preparata a questa vita di sacrificio e di amore soprannaturale; la
fede ardente, acquisita fin dall'infanzia, la virtú della carità,
affinata dalle sofferenze, consolidata e irrobustita dall'esercizio,
nell'assistenza agli ammalati, ai moribondi, accompagnata dalla piú
viva preghiera per la salvezza delle loro anime, le permisero di dare
alla sua opera fin dall'inizio quella intonazione e quell'ambiente
soprannaturali, quella direttrice sicura e perfetta che ne
assicurarono, con il costante sviluppo, i feraci risultati che tutti
han potuto costatare e celebrare ammirati.
E a tale missione,
ebbe cura di formare, fin dagl'inizi, le giovani che incominciarono ben
presto a porsi sotto la sua direzione, per dedicarsi al Signore,
nell'opera appena iniziata.
Ecco perché Elena scelse a
distintivo di essa la carità di S. Francesco di Paola, con le insegne
della Passione di N. Signore Gesú, e a nome del suo istituto: Suore
Minime della Passione di N.S. Nome e distintivo che erano già un
programma in atto, e che indicavano nettamente alle giovani vocazioni
la natura e lo scopo dell'istituzione.