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Capitolo VI

L'INCESSANTE ATTO D'AMORE NELLA VITA SPIRITUALE DI SUOR CONSOLATA

1. L'atto d'amore e le preghiere vocali. Suor Consolata era un'anima di preghiera. Ella stessa, nei suoi scritti, dice di continuo il bisogno immenso della sua anima di immergersi o, meglio, di stare immersa nella preghiera. La sua vita è un esempio pratico del come un anima possa realizzare l'insegnamento evangelico: sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai (Lc 18,1). La sua santità è una prova concreta dell'onnipotenza della preghiera umile, fiduciosa, costante. I primi venerdì del mese, ad esempio, nei quali era concesso di passare anche otto ore in adorazione davanti al Santissimo Sacramento solennemente esposto, erano i suoi grandi giorni di festa. Del resto, era stato Gesù stesso a dirle (31 marzo 1934): La preghiera sarà la tua fortezza. Era perciò attaccatissima alle pratiche di pietà in comune e ciò anche per amore di regolarità, osservanza e buon esempio. Aveva ben compreso, e se l'era bene impresso in cuore, l'ammonimento che un giorno Gesù le aveva dato: Tutto ciò che ti distrae dalle pratiche di pietà   S. Messa, Comunione, Divino Uffccio, meditazione - non è buono, non viene da Me. Tuttavia, all'infuori di quelle di Comunità e della Via Crucis (ch'ella faceva tutte le mattine giungendo fra le prime in Coro e talvolta anche alla sera, in cella), non ne usava altre o quasi. La preghiera vocale era per il suo spirito quasi un tormento. L'anima sua aveva bisogno di una cosa sola: amare; e, nell'incessante atto d'amore, ella trovava tutto ciò che è contenuto in altre formule di preghiere. Anche Gesù nel Vangelo ammonisce: Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole (Mt 6,7). E suor Consolata scriveva al Padre Spirituale: « . . .La frase evangelica: Chi mangia la mia Carne dimora in Me... vivrà per Me (Cv 6,57-58), mi dà una gioia senza confini, nella soave realtà che io, con il mio atto d'amore, vivo e palpito nel Cuore Divino e ci vivrò eternamente. E sento di vivere in Lui e che quest'atto d'amore mi fissa perennemente in Lui, sorvolando tutto il resto: me stessa e ciò che mi circonda. Ma la gioia che mi proviene da quest’intimità, mi è sovente contesa dalle preghiere vocali. Allora la mia piccola anima è crivellata dalle distrazioni... Come vede, Padre, l'amore ha semplificato ogni cosa e l'anima, pur attivissima per l'atto incessante d'amore, gode un riposo assoluto » L'esperienza personale di suor Consolata è quella di tutte le anime pervenute a un alto grado di amore unitivo. Non c'è quindi da stupire che proponesse: « No, non devo interrompere l'atto d'amore per formulare preghiere; Gesù sa ormai tutte le mie intenzioni». Sbagliava od era nel vero? Gli insegnamenti divini confermano che la via era giusta. Un giorno (6 ottobre 1935), forse timorosa che l'accennata impotenza a formulare preghiere fosse causata da accidia o da altro, se ne lamentò con Gesù: « Gesù, non so pregare! ». E Gesù a tranquillizzarla: Dimmi, che preghiera più bella vuoi farmi? "Gesù, Maria, vi amo, salvate anime": amore e anime! Che cosa vuoi di più bello? ». Un'altra volta la Madre Abbadessa, essendosi accorta del troppo prodigarsi di suor Consolata nel lavoro, a scapito della salute, ritenne opportuno dispensarla da alcune incombenze, dicendole che così avrebbe potuto pregare di più. La buona religiosa, volendo obbedire e, d'altra parte, sentendosi incapace di pregare di più, nel senso di preghiere vocali, se ne andò ai piedi del Maestro Divino: « Gesù, insegnami a pregare! ». Ed ecco la risposta divina (17 novembre 1935): Non sai pregare?... E quale preghiera più bella e a Me più accetta dell'atto d'amore? Settembre 1937. Sai che cosa fa Gesù nel tabernacolo? Egli ama il Padre e le anime, ecco tutto. Non strepito di parole, nulla: silenzio e amore. E tu fa lo stesso. No, cara, non aggiungere preghiere in più, no, no, no! Guarda il tabernacolo e ama così. Sempre in riferimento alle preghiere vocali in più della Regola, le diceva ancora (12 dicembre 1935): Preferisco un tuo atto d'amore a tutte le tue preghiere! Le spiegava inoltre che l'invocazione in favore delle anime, contenuta nella formula dell'incessante atto d'amore, si estende a tutte le anime (20 giugno 1940): « Gesù, Maria, Vi amo, salvate anime », comprende tutto: le anime del Purgatorio come quelle della Chiesa militante; l'anima innocente e quella colpevole; i moribondi, gli atei ecc..

 2. L'atto d'amore e la meditazione. Alla meditazione o preghiera mentale, intesa come esercizio di Comunità, suor Consolata fu sempre fedelissima; ma non riusciva a meditare secondo un metodo fisso, come del resto non ci riescono altre anime portate di preferenza all'orazione di semplicità. « I piccoli delle api - scrive san Francesco di Sales - si chiamano ninfe o larve fino a che non facciano il miele; da allora si chiamano api: allo stesso modo, l'orazione si chiama meditazione fino a che non abbia prodotto il miele della devozione; da allora si muta in contemplazione... Il desiderio di ottenere l'amore divino ci fa meditare, ma l'amore ottenuto ci fa contemplare ». Ora, suor Consolata era giunta precisamente a quest'unione affettuosa e incessante con Dio e si comprende come tutto ciò che i libri possono dire, la lasciasse per lo più indifferente, le fosse anzi talora più di ostacolo che di aiuto. E lei a testimoniarlo: ... il tralcio da solo non porta frutto, ma se unito alla vite sì. Ora quest'unione con la vite (Gesù) me la favorisce l'atto incessante d'amore. Gesù ora da me non richiede più prolungate meditazioni, letture ecc.; sarebbe per l'anima mia una perdita di tempo. L'importante per me è che fruttifichi molto e quindi amare molto, amare incessantemente ». Gesù non la istruiva diversamente. Un giorno ella gli domandò perché non riuscisse a fare meditazione, ossia a trovare luce, cibo, calore nei libri che sentiva di leggere. E Gesù le spiegò « che non a tutte le costituzioni confaceva lo stesso cibo, che uno stomaco delicato non avrebbe digerito i cibi comuni che facilmente passano in un altro robusto; a lei Egli aveva assegnato il Vangelo». Infatti, altro è il cibo spirituale di cui hanno bisogno le anime incipienti, altro quello delle anime proficienti, altro quello delle anime già pervenute alla vita unitiva. 

Un giorno che, a meditazione, si sforzava di concentrare la mente sul punto udito, senza però riuscirvi, Gesù le fece intendere: Non ho bisogno che tu pensi, ma ho bisogno che tu ami. Lo stesso avviso le dava la Santissima Vergine, durante la meditazione, in un giorno della novena dell'Immacolata Concezione (1935): Non hai bisogno di meditarmi, già mi conosci; amami solo. Dopo una meditazione sulla fine dell'uomo, suor Consolata si tormentava interiormente nella ricerca del come e dove orientare le intenzioni della propria vita, e Gesù a lei (settembre 1935): Sei troppo piccola per mettere le intenzioni, le metto Io le intenzioni sulla tua vita e tu amami continuamente, non interrompere il tuo atto d'amore. Un'altra volta, ancora per tranquillizzarla su questo punto del non poter meditare, Gesù le diceva (3 aprile 1936): Non è più l'ora di meditare o leggere, ma l'ora di amarmi, di vedermi e trattarmi in tutte e di soffrire con gioia e col ringraziamento. Qualunque poi fosse l'argomento della meditazione, sempre la voce e la luce divina richiamavano il suo spirito all'esercizio dell'incessante atto d'amore. Un giorno (10 ottobre 1935), non avendo ella potuto ascoltare il punto della meditazione, cercò di supplirvi col Vangelo. L'aprì e lesse: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi stano diritti, i luoghi impervi spianati (Lc 3,4-6). La meditazione era fatta, poiché Gesù subito le fece intendere: L'atto d'amore in un'anima fa tutto questo: riempie ogni lacuna e abbassa ogni superbia. Lo stesso accadde ancora (25 luglio 1936), quando la meditazione era sulle parole del Vangelo: Vegliate e pregate (Mt 26,41). Gesù le disse: Non temere, veglio Io in te, prego Io in te, tu amami solo. Come si vede, tutto doveva portarla, e tutto infatti la portava, all'incessante atto d'amore. Dopo una meditazione sulla parabola del figliol prodigo, annotava nel diario: « Sì, Gesù donò a me la veste più bella: l'amore; mise nel mio dito l'anello di fedeltà e ai miei piedi i calzari della confidenza. E, in cambio, a me il buon Dio non chiede che l'incessante atto d'amore ». E dopo una meditazione sulle parole di Gesù a san Pietro: Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? (Mc 14, 37): « Ricordare questa divina frase lungo il giorno per dare a Gesù ore intere di amore ». E ancora (20 agosto 1936): « A meditazione compresi che il mio atto d'amore è simile al tesoro nascosto nel campo, alla perla descritta nella parabola evangelica, e per possedere questo tesoro devo vendere tutto. Che cosa mi rimaneva ancora da vendere? Alcune frasi che sfuggono a ricreazione. Mi proposi di voler essere fedele; volli e mantenni, e mi trovai, dopo la vittoria, più forte nell'esercizio della virtù. Dunque, suor Consolata non trascurava la meditazione, ma per lei questa, più che un esercizio discorsivo della mente, era un tranquillo riposo del cuore nell'amore: amare, amare incessantemente, togliendo tutti gli ostacoli che si pongono alla perfetta continuità e verginità d'amore. Ciò può essere utile per coloro che già, nella vita spirituale, godono della preghiera unitiva, oppure per quanti attraversano periodi di aridità interiore: l'anima può sempre amare e ogni atto d'amore, anche se fatto con sforzo di volontà, ha sempre un grande valore di merito e di santificazione.

3. L'atto d'amore e le letture spirituali. Come per la meditazione, così avviene per le letture spirituali in genere, le quali, per altro, sono di grandissima utilità alla maggior parte delle anime. All'infuori della lettura imposta dalla Regola, che mai ometteva, suor Consolata non ne faceva altre. In via ordinaria non sentiva bisogno di chiedere luce ai libri. Riferendosi ai primi anni di vita cappuccina, scrive: « Non ho mai letto libri ascetici e non leggo libri. Tutti i libri a mia disposizione   oltre la Regola, Costituzione e Direttorio - sono l'Imitazione di Cristo e il santo Vangelo. Per lettura spirituale adopero Storia di un 'anima e mi servirà... per tutta la vita! Non le servì per tutta la vita, perché Gesù le fece poi deporre anche quello. A parte il fatto che Gesù la istruiva direttamente, va ripetuto che lo scopo di tali libri è quello di portare l'anima all'amore di Dio e del prossimo. Ora, la vita spirituale di suor Consolata era gia praticamente un atto incessante d'amore, un « si» a tutti, un « sì» a tutto. Che cosa di meglio potevano insegnarle i libri? « Un libro - così ella annotava - una pagina per bella e santa che sia, mi fa troncare l'atto d'amore. Gesù il mio amore lo vuole totale e ininterrotto». Anche quando la voce divina si spense nella sua anima, non cambiò parere. Una Consorella le aveva imprestato un libro dal titolo: Sola con Gesù! Suor Consolata lo tenne presso di sé alcuni mesi, poi glielo riportò di nascosto, per non dover confessare di non averlo letto. Ed ecco il motivo che adduce: « Un giorno, nelle ore di tenebre, cercai luce in Sola con Gesù! e ben presto fui avvolta dai dubbi e non capii più nulla. Buon per me che il Padre Spirituale, con lo scritto e con la parola, rimise la barchetta in viaggio. La lezione mi ha servito; rinuncio all'unico libro che mi rimaneva e il santo Vangelo sarà ormai la sola refezione di Consolata nel restante di sua vita. Non lasciò mai il santo Vangelo. 

Nelle ore buie per lo spirito, ricorreva ad esso e sempre trovava la luce di cui aveva bisogno. « il santo Vangelo - scrive - Gesù me lo fa capire benissimo. Aprendolo a caso, mi capita sovente di fermare lo sguardo sulle parole di santa Eiisabetta: Beata tu che hai creduto! Oh, anche Consolata vuol credere, e tanto, al buon Dio!». Si, credere al buon Dio con l’incessante atto d'amore verginale: Gesù le faceva capire così il Vangelo. « Ho trovato nel Vangelo tanta luce: chi rimane in Me e Io in lui, fa molto frutto (Gv 15,5). il mio grande desiderio di essere fruttuosa è quindi appagato. Non solo, ma rimanendo in Gesù coll'incessante atto d'amore, anche le mie preghiere saranno esaudite, poiché è parola evangelica: Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato (Gv 15,7). Mio Dio, Tu hai superato le mie aspettative! Non mi rimane che da osservare fedelmente i tuoi comandamenti e sarò sicura di perseverare nel tuo amore. E per ciò ottenere: Gesù, Maria, vi amo, salvate anime. E ancora: « Nel mio spirito risuona il fate quello che vi dirà della Vergine alle nozze di Cana (Gv 2, 5). E poiché il Padre Spirituale mi ha detto di non rubare a Gesù un solo atto d'amore, questo cerco di fare. Tutta qui sta racchiusa ormai la mia vita: che è divenuta, attuando questo, di una semplicità meravigliosa. Più nulla e più nessuno, e quindi libero il volo della verginità d'amore ». Si è parlato in particolare del santo Vangelo, ma è tutta la Sacra Scrittura che ella amava e gustava. « Sono ignorante quanto mai - scrive - eppure nella recita del Divino Ufficio ricevo sovente tanta luce sulle parole che proferisco, sì che le comprendo e gusto meglio che se fossero scritte in italiano ». Una citazione tra tante: « ... Se ora Gesù tace, il Padre che è nei Cieli non trascura tuttavia di provvedere direttamente il becchime al suo povero uccellino, e mi pasce abbondantemente e di grano eletto, facendomelo trovare, anzi porgendomelo Egli stesso attraverso la Sacra Scrittura. E a Mattutino, stanotte, il pensiero restò, nelle prime Lezioni, dal: Qui ergo nos separabit a cantate Christi. No, coll'apostolo ripeto felice che nessuna creatura ormai potrà separarmi dal mio incessante atto d'amore!

4. L'atto d'amore e l'esame particolare. Mezzo indispensabile per mantenere e accrescere il fervore spirituale è l'esame particolare di coscienza. Di esso scriveva suor Consolata: ... Bisogna che mi convinca una volta per sempre che fare l'esame particolare su altri punti, che non sia  l'incessante atto d'amore verginale, per l'anima mia è una vera perdita di tempo e di energie; è un deviare dalla strada che Dio vuole che percorra». Quindi il mio esame particolare sarà solo e sempre sull'incessante atto d'amore, nella verginità di mente... Ho compreso che è meglio adoperare tutte le energie per questo e non disperderle in tanti propositi. E poi Gesù mi ha giurato, se sarò fedele all'atto incessante d'amore, l'osservanza di tutti i miei propositi». Come si vede, aveva semplificato, anche a questo riguardo, la sua vita spirituale. Ciò non vuol dire che suor Consolata non apprezzasse convenientemente l'utilità dell'esame particolare; al contrario questo occupò nella sua vita spirituale un'importanza di primo ordine. Non lo limitava, infatti, ai pochi minuti fissati dall'orario, ma in certo senso lo prolungava tutto il giorno. Come Gesù le aveva insegnato a rinnovare, ad ogni ora del giorno, il proposito dell'incessante atto d'amore verginale, così ella vi aggiungeva un rapido esame sull'ora trascorsa. A tale fine, su appositi taccuini che portava sempre con sé, segnava le eventuali infedeltà: sia nella continuità, sia nella verginità d'amore, cosicché alla sera, nell'esame riassuntivo della giornata, aveva chiaro e preciso davanti a sé lo stato della sua anima. Chiedeva perdono, baciava il Crocifisso, poi riprendeva calma e fiduciosa il suo canto d'amore. Per suor Consolata, assetata di corrispondenza alla grazia, tale metodo era una necessità. L'esercizio dell'incessante atto d'amore verginale richiede infatti all'anima una estrema vigilanza su se stessa e questa non è possibile senza controllo, senza rinnovarsi nel fervore il più frequentemente possibile. D'altra parte, l'esame particolare condotto e continuato sempre su di un punto facilitava la pratica; mentre le divine promesse sull'incessante atto d'amore la rendevano certa di conseguire, attraverso di esso, tutto il resto, cioè la perfezione di tutte le virtù.

5. L'atto d'amore e il ritiro spirituale. I giorni di ritiro mensile furono sempre per suor Consolata giorni di rifornimento spirituale. Li faceva, perciò, con scrupolosa fedeltà e somma diligenza. Poiché le Cappuccine sono libere di scegliere, ciascuna per proprio conto, il giorno più adatto allo scopo, ella s'era fissato il primo venerdì del mese. Incominciava la preparazione fin dalla sera precedente, nell'Ora Santa che faceva in Coro, dalle undici a mezzanotte. Ciò che scrive: « Nei giorni di ritiro mensile Gesù cibava, ammaestrava la mia anima con un pensiero che me lo scolpiva nel cuore», va appunto riferito a quest'Ora da lei trascorsa ai piedi del Divin Maestro. Cita anche alcuni di questi pensieri, per esempio: Non son venuto per essere servito ma per servire (cf Mt 20,28), oppure: Gesù spogliò se stesso assumendo la forma di servo (Fil 2,7). « Quanta luce e propositi in queste frasi! », commenta. Ma anche qui luce e propositi erano sempre in relazione alla sua particolare vocazione d'amore, cioè all'incessante atto d'amore. Al termine del ritiro mensile, o la domenica seguente, - conforme a ciò che il Padre Spirituale le aveva ingiunto e Gesù approvato - ella gli inviava una dettagliata relazione sullo stato della sua anima. il testo che segue, del primo venerdì di settembre 1942, a quattro anni di distanza dalla morte di suor Consolata, quando già la sua salute era molto scossa, ne offre un'idea: « . . Eccomi stasera a deporre la mia povera anima ai suoi piedi e a ricevere in spirito l'assoluzione e la paterna benedizione, onde prendere lena e proseguire usque ad fineni! « L'ultima sua è stata il mio cibo quotidiano di tutto il mese. Grazie di cuore. Agosto è stato, mi sembra, più intenso di amore, anche se debbo ancora confessare due ore di perdita. Lo sforzo incessante a vivere il momento presente, mentre mi aiuta a fermare l'attenzione sull'atto incessante d'amore, mantiene il mio spirito in pace, liberandolo da tutte le preoccupazioni del domani o dell'azione seguente. Due volte mi soffermai in pensieri inutili (in un mese!); cinque volte in frasi inutili; due volte non ho sofferto con gioia. La giornata d'amore incessante, di suor Consolata, era di 17 ore. L'aver perso due ore in un mese non è molto; tuttavia va rilevato che questi vuoti non erano volontari, ma causati per lo più da circostanze esterne di lavoro o altro. La carità mi sembra bene. Se mi sfugge un rimprovero, una frase un po' risentita ecc., immediatamente chiedo scusa, non badando a nulla, purché la pace regni sempre in chi mi circonda nell'impiego, in ogni cuore ». « In cucina continua la lotta dell'annientamento, ma ora tutto passa fra Gesù e Consolata: "per dirTi che Ti amo!". Riguardo alla Comunità mi sforzo a pensarmi già morta, così tutto mi diventa indifferente e resto in pace. Gesù però mi aiuta». « In questi giorni ho tanto bisogno di pregare per mantenermi sulle vette; mi sento stanca... Mi ottenga un po' di generosità, che mi aiuti a vincere la natura egoista e a slanciarmi generosa nella via del sacrifìcio quotidiano...».

6. L'atto d'amore nelle diverse condizioni di spirito. L'atto incessante d'amore fu veramente tutta la vita di suor Consolata, come tutta la sua vita fu un incessante atto d'amore. Ciò perché ella, dietro le divine lezioni, ebbe fede nell’atto d'amore e nel suo valore, che è innanzitutto intrinseco: « Non posso comunicarmi continuamente come ne Sento il bisogno, ma ho compreso praticamente che un atto d'amore porta Gesù all'anima, ossia ne aumenta la grazia ed è come una Comunione » Poi va considerato il suo valore al fine della propria vocazione e missione: « La volontà di Dio, la mia vocazione, l'attuazione della santità è un continuo Gesù, Maria, vi amo, salvate anime... Turto, tutto lo sforzo, le energie e attività dell'anima a non interrompere l'atto di amore; nient'altro, solo questo: perché questa è la mia via, la via assegnatami da Gesù». Era efficace inoltre per eliminare nella vita spirituale l'agitarsi "per molte cose" (cf I,c 10,41) di tante povere Marte: « Spiritualmente Gesù mi chiede un silenzio assoluto di pensieri e di parole, e col cuore un incessante Gesù, Maria, vi amo, salvate anime. Più sono fedele a questa piccola via d'amore e più l'anima mia è inondata di gioia, di pace vera, che niente riesce a turbare, neppure le continue cadute che, portate a Gesù, me le fa riparare con atti di umiltà, che alla loro volta aumentano la pace e la gioia del cuore ». Infine, include un tesoro di eternità: « Come mi deve rendere lieta, attiva e vigilante la certezza che ogni mio atto d'amore dura in eterno! » Di qui viene una sola e costante fiduciosa preghiera: « Gesù, che io viva interamente nascosta in Te, in un totale annientamento, affinché tu possa fare di me quello che ti piace, sempre. Tu solo rimani e un incessante Gesù, Maria, vi amo, salvate anime! Che nelle diciassette ore della giornata io non ne perda uno! Gesù onnipotente, confido in Te! » 

Possiamo anche aggiungere che l'atto d'amore fu la sua unica arma contro il nemico. Non si deve infatti credere che il Maligno lasciasse in pace questa valorosa atleta della santità, o impunito l'atto d'amore. Fu lotta senza tregua, talvolta aperta, ma da ogni incontro ella ne uscì vittoriosa per mezzo dell'atto d'amore. « L'arma invincibile e sempre vincitrice è l'atto incessante d'amore... (Esso) prepara l'anima alla tentazione, la sostiene nella tentazione, perché l'amore è tutto... Non lasciarmi quindi impressionare dal nemico; bisogna che l'atto d'amore domini la lotta e non che la lotta domini l'atto d'amore». Non si deve credere che suor Consolata parlasse e agisse così solo nei giorni in cui camminava alla luce delle divine attrattive, ma anche quando si trovò a dover camminare per la semplice via di fede, nelle tenebre dello spirito. Scrive: « Uscivo dalla sacrestia; erano le nove di sera e mi trovai sul pianerottolo, al buio perfetto. La scala che dovevo scendere era un po' pericolosa, c'era pericolo di rompermi la testa. Mi aggrappai alla ringhiera e, seguendola, giunsi tranquillamente all'ultimo gradino. E mentre scendevo le scale, pensavo che proprio così era per l'anima mia: buio perfetto; ma, aggrappata all'atto incessante d'amore, giungerò tranquillamente all'ultimo respiro... Si, l'atto d'amore è veramente tutto: luce, forza a proseguire. Guai se la mia anima non avesse quest'àncora di salvezza a cui avvinghiarsi in certe ore! Non posso misurare l'abisso di disperazione nel quale cadrei! ». Come nell'aridità, così era in ogni altra sofferenza. Suor Consolata, per la quale la vetta d'amore non fu mai disgiunta da quella del dolore, poté sperimentarlo, e tuttavia attesta: « L'atto incessante di amore tiene l'anima sempre in pace; credo che sulla sofferenza abbia un forte ascendente, aiutandola a soffrire con gioia... L'atto incessante d'amore è più forte di qualsiasi dolore... Sento che l'atto incessante d'amore mantiene e manterrà calma la barchetta fra lo sconvolgimento, la noia e il tedio ». 

La continuità d'amore non fu dunque conseguita da suor Consolata a facile prezzo, e neppure fu conseguita in breve tempo. Ma qui sta il suo merito: in questo perseverare nonostante tutto, in questo ricominciare ogni giorno, in questo riprendersi dopo ogni infedeltà; e così per anni e anni, con eroica costanza, non disgiunta dall'umile preghiera; non trascurando alcun mezzo e non lasciando passare alcuna occasione per rinnovarsi nel proposito. Il pigro brama, ma non c nulla per il suo appetito (Prv 13,4). Suor Consolata non fu davvero un'anima pigra, non illuse se stessa con delle velleità. Volle seriamente e fortemente. L'energia di volontà fu una delle più spiccate caratteristiche del suo spirito. La stessa impetuosità di carattere, che le era valso il titolo di « folgore e tempesta», fu da lei impiegata a sostegno della volontà. Quanti la conobbero da vicino, furono sempre ammirati della sua fortezza e fermezza di volontà nel bene. Ciò avvenne soprattutto per l'atto incessante d'amore. Il « voglio » è in ogni suo proposito ed è sempre profondamente sincero. Tale constatazione balza evidente ad ogni pagina dei suoi Scritti: « Con la divina grazia voglio corrispondere e lasciare che quest'atto assorbisca tutta la mia giornata, dal primo all'ultimo segno di croce; e agire in ogni mia azione, per piccola che sia, con tanto e tanto amore!... Tuoni o tempesti o cadano fulmini non interromperò l'atto d'amore... Voglio, fortissimamente voglio un Gesù, Maria vi amo, salvate anime continuo, e vederTi e trattarTi in tutti... O Gesù, col tuo aiuto, voglio non rubarti un atto di amore, non uno! Si Gesù, lo voglio! E questo "voglio", perché sia fedele, lo immergo e lo lascio nel tuo Divin Sangue per sempre!».

7. Sulla vetta dell'eroismo nell'incessante atto d'amore. Dunque, sforzo e buona volontà, una volontà di ferro, tetragona a ogni prova o rinuncia o sacrificio: suor Consolata aborriva la mediocrità, sdegnava i compromessi, voleva le vette, a costo di eroismo. E fu, il suo, un eroismo a getto continuo. Lo svelano queste parole scritte al Padre Spirituale (28 agosto 1938) e che potrebbero dirsi il testamento spirituale di suor Consolata a tutte le anime che vorranno imitarla: .... Padre, attualmente ciò che sento in me - desiderio infinito - è di vivere la piccolissima via ma a prezzo di eroismo. Sento che, se voglio, posso: e perciò, sì, lo voglio con tutte le forze e incomincio! Cosa vuole, Padre mio, io sento imperioso il dovere di vivere in tutta la sua pienezza la mia piccolissima via. Vorrei poterlo gridare in punto di morte alle Piccolissime di tutto il mondo: "Seguitemi!". Lo voglio, sì, lo voglio l'atto incessante d'amore, dallo svegliarmi all'addormentarmi, perché Gesù me l'ha chiesto, e se l'ha chiesto è perché io posso darlo, fidandomi di Lui solo». « Ma la mia debolezza è estrema e le tentazioni non mancano. Bisogna che mi eriga sola contro tutti e proseguire a forza di volontà. No, non voglio vivere un'esistenza vile, voglio vivere eroicamente; lo voglio con tutte le forze del mio cuore e della mia volontà, e proseguire sino alla morte. Gesù, che per amor mio è morto crocifisso, lo merita e io, per suo amore, voglio vivere così eroicamente! » « Ma il vivere su questa vetta altissima costa alla natura, non piace alla natura. Ho bisogno delle sue preghiere, Padre, per perseverare. E non ho pace che in questa vetta, non ho gioia e forza che nel soffrire in questa vetta. Se vivo in questa cima, ove è solo Gesù Crocifisso, allora ho bisogno del sacrificio continuo, come dell'aria che respiro ». « Tutto questo lo vedo, lo sento, lo comprendo. Ecco il perché non mi sento a posto, finché, spezzata ogni viltà, anche sola e contro tutti, io vivrò la piccolissima via che ora amo tanto!... O Padre, preghi perché realizzi il sogno divino e il mio, se no sarei estremamente infelice!... In queste parole c'è tutta suor Consolata: la sua anima e la sua vita.