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Capitolo V

LA PERFEZIONE DELLA VITA D'AMORE NELLA PERFEZIONE DELL'INCESSANTE ATTO D'AMORE

1. Premessa. Questa premessa è necessaria, affinché le anime desiderose di seguire suor Consolata, nell'apprendere la perfezione altissima a cui ella fu chiamata da Dio nella via d'amore, non si spaventino. Occorre osservare, in primo luogo, che non deve meravigliare che Gesù chiami un, anima alla più alta perfezione, avendo nel Vangelo Egli lasciato detto: Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48). Va sottolineato, in secondo luogo, che l'aver Gesù proposto a suor Consolata un'altezza così sublime, non vuole dire che ella l'abbia conseguita in modo assoluto e definitivo, da non rimanerle più nulla da fare. Suor Consolata, durante tutta la sua vita, non depose mai l'impegno, il che sta a provare che non ritenne mai raggiunta la suprema vetta, anche se fu eccelsa quella a cui pervenne. Da ciò si deduce - ed è la terza osservazione - che presso Dio conta non tanto il successo, il quale dipende unicamente da Lui, quanto lo sforzo della creatura che vuole seriamente migliorarsi e che efficacemente lavora se stessa, senza stancarsi, sempre, s’intende, sostenuta dalla grazia divina, che non le può mancare. Tale grazia, poi, non è concessa a tutti in egual misura, ma secondo i disegni misericordiosi di Dio. Ora, essendo stata suor Consolata scelta da Dio per indicare al mondo la via dell'incessante atto d'amore, e dovendola percorrere lei per prima, si comprende come Dio l'abbia favorita di grazie straordinarie in ordine alla sua vocazione e missione, al fine di poterla così presentare quale modello a tutte le anime chiamate a seguirla. È dunque chiaro che le esigenze divine nei riguardi di suor Consolata, non sono rivolte nella stessa misura a tutte le anime, anche se chiamate a seguire la stessa via. Per loro è sufficiente tenere lo sguardo fisso all'esempio offerto da Dio in suor Consolata e cercare, con generosa corrispondenza alla grazia, di imitarla il più possibile, sempre ricordando che Dio premia, non la riuscita, ma lo sforzo.

3. La continuità d'amore nell'incessante atto d'amore. La perfezione dell'amore - oltre che nella sua purezza, per cui si ama Dio per Se stesso - sta anzitutto nella sua continuità effettiva: amore attuale, non solo abituale. A questo, pertanto, deve tendere l'anima desiderosa di perfezionarsi sempre più nella vita d'amore. Ma come attuare tale continuità? Gesù, attraverso suor Consolata, ne addita il mezzo pratico e accessibile a tutte le anime di buona volontà: l'incessante atto d'amore. 

Già negli insegnamenti precedenti, dove Gesù parla a suor Consolata dell'intimità d'amore con Lui, si riferisce sempre all'atto d'amore. Glielo diceva poi chiaramente (22 agosto 1935): In questo continuo contatto con Me, prodotto dall'atto d'amore, scorgerai i piccoli nèi che vorrebbero distoglierti da questa unione divina e li allontanerai, e la giornata diverrà così un continuo palpito d'amore, da quando ti alzi a quando ti addormenti, anzi continuerà eternamente. Altra volta, riferendosi al fatto che suor Consolata godeva della presenza sensibile di Gesù nel proprio cuore (lo vedeva intellettualmente sotto figura del Sacro Cuore o Crocifisso), le diceva (29 ottobre 1935): Non solo la tua cella è per te il tabernacolo, dove Gesù - o il suo Divin Cuore o Crocifisso - lo trovi sempre, ma tu stessa sii il tabernacolo, ovunque ti trovi, E come nella tua cella non vuoi lasciar entrare che l'atto d'amore continuo, così dovunque ti trovi, in qualsiasi lavoro occupata, non lasciar entrare che l'atto d'a-more continuo. Anche le norme che le aveva suggerite riguardo al silenzio non avevano altro scopo che quello di ottenere da lei la continuità dell'atto d'amore. Parlandole della ricreazione, le diceva (12 novembre 1935): Vedi, Consolata, finché tu stai in Me col continuo atto d'amore, tu vivi una vita meravigliosa, divina. Oh, allora tutto l'avvenire rivelatoti, tu lo credi, nessun dubbio sfiora la tua anima. Ma se a ricreazione tu mi lasci e t'immergi nei discorsi con le creature, allora ti senti anche tu solo più povera creatura e, terminata la ricreazione, nella tua anima vi è un dubbio: Non sarà tutto illusione ciò che sento in me, di così grande? Quindi non mi lasciare più mai per la creatura, neppure per venti minuti. Parla, meglio rispondi, ma in quel mentre col cuore ama. 

Si potrà qui domandare: a qual punto suor Consolata portò la continuità dell'atto d'amore? Rispondiamo che la continuità effettiva e assoluta non è possibile ad umana creatura, senza un privilegio di Dio. Questo privilegio, l'ebbe certamente Maria Santissima e forse anche san Giuseppe, benché in diverso grado di intensità. Per quanto riguarda suor Consolata diremo che, come Gesù non si stancò mai di chiederle l'incessante atto d'amore, così ella mai omise sforzo alcuno per corrispondere il più perfettamente possibile alle divine richieste. 

Nel diario, in data 16 settembre 1935, sempre in riferimento alla continuità dell'atto d'amore, troviamo la seguente affermazione di Gesù: Vedi, dal giorno della Vestizione, che te lo chiesi, tu non sei giunta ancora a darmelo sempre, qualche giorno sì, ma pochi. Dal che si vede che già a quell'epoca (dalla Vestizione erano trascorsi cinque anni) suor Consolata era giunta, almeno in qualche giorno, a dare effettivamente incessante l'atto d'amore. Se nella maggior parte dei giorni c'erano ancora dei vuoti, questi erano di brevissima durata e quasi mai pienamente volontari. Tuttavia dovevano anch'essi scomparire, perciò Gesù le suggeriva ancora: Ora, per darmi quest'atto d'amore continuo, che cosa ti è necessario? Il duplice silenzio, di pensieri e parole con tutti, e vedermi e trattarmi in tutti. Io penserò attraverso di te,,Io parlerò attraverso di te, Io scriverò attraverso di te, e tu preoccupati solo di amarmi, ma di amarmi sempre, e questo sia l'unico tuo pensiero da quando ti alzi il mattino, a quando ti addormenti la sera. Insistendo più in particolare sulla verginità di mente, necessaria per l'esercizio dell'incessante atto d'amore, le spiegava (23 novembre 1933): L'atto d'amore è come un treno diretto che corre sulle rotaie, ma se i binari sono ingombri da pensieri inutili, il treno non può più correre, ma è costretto a fermarsi. Vedi quanto ti è necessaria la verginità di mente! Non più un pensiero, non uno. Ma quanta pace, non è vero, Consolata? Io solo nella tua mente. L'anima che si è consacrata all'Amore attraverso l'incessante atto d'amore deve pertanto esercitarsi, senza scrupoli ma con generosità e fermezza, in questo silenzio esterno e interno, tenendo sempre presente la preziosità di un atto d'amore e come rivolte a sé le seguenti parole di Gesù a suor Consolata (13 settembre 1933): Consolata, il tempo che ti rimane a vivere Io l'ho consacrato tutto in un atto d'amore. Ora se tu interrompi di amare per seguire un pensiero, per pronunziare una frase non strettamente necessaria, tu fai un furto all'Amore. Una continuità d'amore così perfetta viene a stabilire 1’anima in uno stato di continua immolazione. Gesù non lo nascondeva a suor Consolata (15 novèmbre 1935): Consolata, Gesù prese la croce sulle spalle e si avviò al Calvario. Sai quale è la tua croce? Non perdere un atto d'amore. Questo sarà d'ora in poi l'unico tuo programma. Non che l'atto d'amore sia una croce, ma non perderne uno, in qualunque condizione ti trovi, questo è croce, però ti aiuta a portare tutte le altre croci.  Ti dono la croce: non perdere un « Gesù, Maria, vi amo, salvate anime », ma ti dono anche la grazia di portarla, questa croce, fedelmente sino all'ultimo respiro. Ti amo, Consolata, e questa croce che poso sulle tue spalle, annienta tutto in te, mentre ti porta all'osservanza scrupolosa di ogni minimo punto di Regola, Costituzioni, Direttorio. Il giorno seguente, ritornando sullo stesso punto, aggiunse: Ti piace la croce che ti ho donata? Sei contenta?. .. E’ fecondissima, sai! La croce d'amore è fecondissima più di ogni altra croce, per Me e per le anime. Ed è precisamente attraverso questa silenziosa, ma incessante, immolazione d'amore, che suor Consolata attuò il suo stato di vittima d'amore. 

L'offerta di sé in qualità di vittima fu compiuta da suor Consolata dietro richiesta divina, nel giorno della sua professione solenne (8 aprile 1934), ma la consacrazione ufficiale della vittima da parte di Gesù non si effettuò che nel primo venerdì di dicembre 1935. Come avvenne? Quali gli impegni? Gesù la confermò solennemente nella continuità d'amore ed ella vi diede il suo assenso. La sera antecedente il primo venerdì, durante l'Ora Santa, preparando suor Consolata al nuovo atto consacratorio, Gesù le diceva: Consolata, la sete d'amore di Gesù, la sua richiesta di riparazione per i tuoi Fratelli e Sorelle non ti dice tutto? Si, Io ho dato tutto a te, ora tu dona tutto a Me: tutto d tuo amore, tutti i palpiti del tuo cuore nell'incessante atto d'amore. Nient'altro Io voglio, perché solo in quest'incessante atto d'amore tu mi dai tutto, tutto, per te e per i tuoi Fratelli. Ecco ove Io voglio che tu mi dimostri la tua fedeltà e generosità: nella rinunzia completa di ogni pensiero, di ogni parola, per non interrompere mai il tuo atto d'amore: sempre amare, accettando tutte le conseguenze, senza interrompere mai! Lo so, esso dolcemente consuma, uccide la mia Consolata... ecco la vittima d'amore! Poi, in risposta alla naturale perplessità della vittima, sempre timorosa di non corrispondere pienamente ai divini disegni e in pena per le piccole involontarie infedeltà d'amore, proseguiva con tenerezza divina: No, Consolata, no; la mia onnipotenza è grande e ciò che ti chiede, ti concede altresì la grazia di potermelo dare (cf Dt 30,11.14). Vuoi la mia benedizione che affranchi la tua volontà, che ti renda tenace per perseverare finalmente, senza interrompere più quest'atto di amore con un pensiero o con una parola? Ebbene, sì, ti benedico e non lo interromperai più: ecco il mio dono per te, del primo venerdì di dicembre. il mattino seguente Gesù compiva la preannunziata consacrazione; tutto però si svolgeva nell'intimo di suor Consolata, senza nulla di straordinario all'esterno: Oggi ti consacro vittima d'amore. Non ti ferisco con un dardo, ma t'infiammo nel silenzio e, anche quando lo volessi interrompere il tuo atto d'amore, non lo potrai più. Il tempo che ti rimane a vivere, da oggi all'ultima ora, noi lo congiungiamo con quest'incessante atto di amore. Credi, in esso mi dai tutto. Sì, Consolata, disprezzeremo, calpesteremo ogni ostacolo e ameremo sempre, incessantemente, sino all'ultimo respiro... Ebbene, si, mi prendo Io di ciò la responsabilità. La responsabilità che Gesù si è presa della continuità d'amore in suor Consolata non significa possesso pacifico da parte dell'anima. Ciò non sarà mai. Tuttavia, investita dalla consacratoria fiamma d'amore, ella si sentirà d'ora in poi anche più forte nell'olocausto d'amore. Comunque, già nel giugno 1936 per la festa del Sacro Cuore, suor Consolata si sentiva pronta ad emettere il voto dell'incessante atto d'amore. Era stato Gesù a volerlo ed essa vi si preparò con una fervorosa novena, meditando ogni giorno una delle conferenze del P. Matteo Crawley alle Religiose. Un voto di tal fatta non è certamente cosa da prendersi alla leggera e ben lo sapeva lei, che quotidianamente sperimentava quanto costasse alla natura il non perdere nella giornata un atto d'amore. Scriveva infatti all'inizio della novena (10 giugno 1936): « . . In laboratorio stamani ero sola però mi sentivo unita al Cuor di Gesù. Pur bramando di legarmi a Lui ufficialmente (dopo il permesso del Padre Spirituale) col voto di non perdere un atto d'amore, la natura, insofferente di questo voto che la crocifigge interamente, tentava resistere. Incomincio a comprendere che l'atto incessante d'amore dà tutto a Dio, perché a Lui immola e pensieri e parole e fantasia, ecc. E la morte della natura!» Ci troviamo davanti, dunque, non ad un effimero entusiasmo, ma alla consapevolezza di un voto crocifiggente, cosa di cui ebbe conferma da Gesù stesso. il 13 giugno, in una delle dette conferenze, il suo spirito restò colpito da questa frase: « Siate valorose come  Maria Santissima; imparate a cantare specialmente quando siete crocifisse con Gesù ». Ed ecco Gesù sussurrarle nel cuore: Così ti voglio ed è per questo che venerdì, quando l’Amore t'immolerà in pieno, tu ti leghi a Me col voto di non perdere un atto d'amore. Ti voglio così, sempre così. La sera del 18 giugno, vigilia della festa, ella emetteva l'arduo voto. « .. Stasera, in Coro, Gesù era esposto. Pensai che i doni si offrono alla vigilia delle feste. Domani è la sua festa, del suo Cuore... 

La meditazione parlava di un Cuore che ha tanto amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudini. La mia anima, lo confesso, non era pronta a emettere il voto d'amore richiestomi. Mi umiliai, confessai al Cuore Divino le colpe che non avevo potuto deporre ai piedi del suo Ministro, ne provai dolore... La lotta cedeva a una pace profonda. Implorai l'aiuto dei miei santi Protettori e poi a Dio Trinità adorabile, con l'intercessione della Mamma mia Immacolata e di san Giuseppe, nella totale fiducia nel Cuore di Gesù, emisi il voto dell'incessante atto d'amore, senza mai un sollievo né a mensa né sul lavoro né a ricreazione... La gioia intima e tranquilla, la confidenza che mi sarà concesso di perseverare e tanti altri doni inondarono l'anima mia. Gesù, confido in Te!» Non passa inosservata l'estensione data da suor Consolata al suo voto: rendere così incessante l'atto d'amore, da non permettersi mai alcun sollievo, in nessun tempo della giornata. Ci vuole certo una chiamata particolare di Dio, che è appunto la vocazione d'amore, e anche una grazia altrettanto particolare. il Signore, d'altronde, non la negava a quest'anima da Lui scelta per indicare al mondo la dottrina e la pratica dell'incessante atto d'amore. Ciò non toglie che il voto da lei emesso fosse qualcosa di più che portare semplicemente la croce: era rimanere in croce, per ivi consumare l'olocausto d'amore. «Oggi - così ella scrive nel diario (23 maggio 1936) - sentii continuamente la sete della sofferenza e stasera, mettendomi a riposo, intesi: Oh, se conoscessi la preziosità di un atto d'amore!... E compresi che sarà questo continuo atto d'amore che mi consumerà, portando tutto a compimento ». Infatti Gesù, dopo l'emissione del voto, glielo dirà chiaramente (8 luglio 1936): Ora non più portare la croce, ma vivere in croce, perseverare in croce coll'incessante atto d'amore. Coraggio, Consolata! Tutto ciò richiede eroismo, ma suor Consolata era tale da non temere le vette. « E eroica - si domandava (16 settembre 1936) - la mia fedeltà all'atto incessante d'amore? No. E perché lo diventi che cosa devo fare? » La risposta divina fu: Bisogna volere, fortemente volere, sempre volere! Fu il vero programma di vita spirituale di suor Consolata, programma ch'ella compendiava in queste parole: « il vero amarti, o Gesù, è piuttosto morire anziché lasciar entrare un pensiero inutile; è piuttosto morire che pronunciare una frase non richiesta o strettamente necessaria; è piuttosto morire che interrompere l'atto d'amore ». Ed era profondamente sincera in ciò che diceva o scriveva.

3. Verginità d'amore nella verginità dell'atto d'amore. E’ stato già detto come l'esercizio dell'incessante atto d'amore non possa attuarsi senza un rigoroso silenzio di pensieri e di parole da parte dell'anima. Ora va aggiunto che l'incessante atto d'amore è, a sua volta, di aiuto grandissimo (indispensabile anche per la maggior parte delle anime) al fine di mantenersi sia nella verginità di mente, servendo a non lasciarla divagare; sia nella verginità di cuore, non lasciandolo posare su alcuna cosa terrena; quindi ancora nella verginità di lingua, mantenendo l'anima in un continuo e virtuoso silenzio. Anche qui gli insegnamenti divini a suor Consolata sono molto chiari. Per quanto riguarda la vergmità di mente e di lingua, le diceva (16 settembre 1936): Bisogna che tu abbia una padronanza tale sui tuoi pensieri e sulle tue parole, che il demonio non possa più nulla contro di te, e questa padronanza te la favorisce l'atto d'amore. E riguardo alla verginità di cuore (1 dicembre 1935): Solo la continuità dell'atto d'amore assicura la verginità al tuo cuore. Tuttavia, non solo Gesù chiedeva a suor Consolata la continuità dell'atto d'amore, bensì pure la verginità dell'atto d'amore: non solo, quindi, non perdere nella giornata un atto d'amore (col cuore), ma anche non distrarre mai la mente dal medesimo. E la vera e perfetta verginità d'amore.

Già il 17 ottobre 1935, mettendo suor Consolata in guardia contro i tranelli del nemico riguardo alla continuità dell'atto d'amore, le diceva: Vedi, il nemico ciò che vuole impedirti è l'atto d'amore continuo. Ecco il perché di tutta questa assillante lotta di pensieri. Qualunque pensiero, anche buono, purché tu non ami, a lui basta. Passando poi a spiegarle più chiaramente in che consiste la verginità d'amore, le diceva (6 dicembre 1935): Sai in che consiste la purezza del tuo atto d'amore? Nel non frammischiarvi un pensiero, perché tu puoi nello stesso tempo amare col cuore e con la mente pensare ad altro. No, la purezza dell'atto d'amore esclude ogni pensiero, esige la verginità della mente, hai capito? Così Io voglio da te l'atto d'amore. Ma non temere, ti aiuto a darmelo in tutta la sua - purezza e così, ammettendo nulla di te, mi dai, amandomi, tutto! Le spiegava, inoltre, come avviene che i pensieri estranei all'amore possano offuscare la purezza dell'atto d'amore (6 dicembre 1935): Vedi, nei pensieri anche buoni che s'infiltrano in te, qualcosa di amor proprio, di compiacenza, vi entra sempre e si capisce che deturpano l'atto d'amore. Ma se tu, fidandoti ciecamente che Io penso e penserò a tutto, non ne lasci entrare neppur uno, l'atto tuo d'amore avrà una purezza verginale. E rispondendo ad una formale promessa da parte di suor Consolata di voler essere fedele alla verginità d'amore, così la incoraggiava (8 dicembre 1935): Tu mi prometti verginità d'amore ed Io, in cambio, ti prometto l'osservanza scrupolosa di essa. Più tardi, anzi, Gesù la confermerà in grazia nella continuità e verginità d'amore e, tuttavia, nemmeno un favore tanto singolare l'affrancherà dalla lotta o la dispenserà dall'impegnare a fondo tutte le sue energie spirituali (15 dicembre 1935): Se ti confermo in grazia riguardo alla verginità d'amore e al tuo incessante atto d'amore, non credere che l'amarmi non ti costi più sforzi. Oh no, la mia conferma in grazia non esclude la lotta e lo sforzo. Ora, la lotta è sofferenza, e per suor Consolata sarà sofferenza continua, come continua sarà la lotta. Ma ecco il prezioso frutto della verginità d'amore: la verginità di sofferenza! L'anima, così stabilita in un incessante atto d'amore verginale, è atta a far giungere a Dio tutto il profumo delle sue sofferenze, senza disperderlo in sterili lamentele o in pericolosi ripiegamenti su se stessa, senza assumere all'esterno alcuna posa di vittima, nessuno di quegli atteggiamenti voluti o studiati che sono propri delle vittime in figura e non in realtà. Tutto ciò Gesù glielo confermava dicendole (9 dicembre 1935):  Vedi, la verginità dell'amore va parallelamente con la verginità della mente. Quando un'anima si stabilisce in questa verginità d'amore, più nulla riesce a turbarla, sarà come confermata in pace. Mira la Santissima Vergine ai piedi della Croce: soffre, sì, ma quale dignità nel suo soffrire! La vedi?... In un mare di dolori, non un lamento; non si accascia, non si abbatte, nulla, nulla... Accetta, soffre, offre sino al consummatum est, con calma e fortezza. Così ti voglio nei giorni di dolore e la verginità d'amore ti aiuterà ad esserlo.

Le forniva inoltre il motivo per il quale la verginità d'amore stabilisce l'anima in una pace così perfetta e stabile (10 dicembre 1935): « In verità, in veriià vi dico: chiunque commette il peccato, è schiavo del peccato » (Gv 8,3). Così tu, se lasci entrare un pensiero, se pronunci una frase non richiesta, rimani serva della tua infedeltà. La serva è schiava, la schiavitù pesa. Ecco perché, dopo un'infedeltà, senti la tua anima avvolta da tristezza e non sai sollevarti, se non ricorrendo a Gesù. Viceversa, se resisti. alla tentazione, se sei fedele, ti senti libera e forte e pronta a qualunque sofferenza. Hai capito, Consolata? Ricordalo! Insieme con la fortezza nella sofferenza, la verginità d'amore assicura all'anima la vera gioia, che nessuno e niente può rapirle; essa è come confermata nella gioia, allo stesso modo che nella pace (13 dicembre 1935): Consolata, vedi il candore della neve che ti circonda?... Ebbene, rimani così, nella verginità di mente, lingua e cuore, e la sofferenza ti sarà sempre dolce, perché è solo l'infedeltà che ti fa soffrire, il resto no, perché soffrire per amore di Gesù e delle anime è gioia. Il richiamo di Gesù al candore della neve esprime assai bene un altro frutto della verginità d'amore, che è di portare l'anima a un'estrema purezza. Purezza anzitutto di mente (2 dicembre 1935): Vedi, mentre tu ami, il demonio non può far entrare in te un pensiero cattivo, perché tutte le tue facoltà sono assorbite dall'amore; ma se tu cessi di amare, sì che lo può. Perciò tu ama sempre. Poi anche purezza di anima e di corpo (11 giugno 1936): Quest'incessante atto d'amore ti dona la triplice verginità: cuore, corpo, spirito. E ciò perché Gesù, fedele alle sue promesse, trasfonde nell'anima che gli è così intimamente unita, la sua stessa purezza verginale (25 novembre 1935): Consolata, verginità di mente: sì, Io solo!... Verginità di cuore: sì, Io solo!... Verginità di sofferenza: per Me solo!... Verginità di lingua: parla a Me solo!... Verginità di corpo: la trasfondo Io in te! In verità, quale sarà la purezza di un'anima che dal mattino alla sera, incessantemente, tiene fisse tutte le sue facoltà in un atto d'amore continuo e verginale! Come si avvera ciò che Gesù diceva a suor Consolata che è per tutte le anime (30 novembre 1935): La verginità di mente ti rende bella e immacolata, l'atto d'amore continuo (ti rende) ardente come ti voglio! Con tali insegnamenti sulla verginità d'amore, Gesù andava preparando suor Consolata al voto d'amore verginale. Stralciamo dal diario (6 agosto 1936): «...Ho compreso questo: Gesù ha sete d'amore. Ora dissetarlo con acqua sudicia è un oltraggio che non può sopportare un cuore di sposa; quindi il mio atto d'amore, che serve a dissetare Gesù, deve giungere a purezza tale, da non permettersi miscellanza alcuna di pensieri estranei, anche buoni: nulla, assolutamente nulla lasciar entrare, ma per ogni preoccupazione lasciare che ci pensi Gesù... Egli mi ha fatto intendere di avermi preparata in questi giorni per il voto dell'atto incessante d'amore verginale: che esdude ogni pensiero anche se buono e ogni frase non strettamente richiesta. Compresi essere suo desiderio che emettessi questo voto stasera e io lo emisi dentro il suo Cuore stesso. Mi chiese che cosa desideravo in cambio e gli risposi: - La fedeltà per osservarlo sino alla morte. - Intesi che si assumeva Lui la responsabilità di farmelo osservare ». Come si vede, si tratta di due voti quanto mai ardui e di perfezione altissima. Non è più solo alla continuità dell'atto d'amore, ma è alla purezza verginale del medesimo che ella dovrà rivolgere i propri sforzi, senza rallentare mai nel dono totale di sé, in nessun tempo della giornata. Ecco la vittima d'amore! « Ciò che Gesù è per me - scriveva suor Consolata (1 gennaio 1936) - anch'io voglio essere per Lui: una piccola candida ostia nella triplice verginità di mente, lingua, cuore! » Ora, ella lo è, e Gesù glielo conferma (19 luglio 1936): Ormai sei un'ostia consacrata all’Amore per l’Amore infinito!

4. L'intensità d'amore nell'intensità dell'atto d'amore. E’ questo il terzo requisito per la perfezione dell'amore: dare al nostro amore la massima intensità possibile: Ama il Signore tuo Dio... con tutta la tua forza (cf Mc 12,30). Se già dobbiamo amare il prossimo come Gesù ha amato noi, tanto più dello stesso amore dobbiamo amare Lui stesso per corrispondere al suo amore. L'unica misura nell'amore di Dio - dice san Bernardo - è di amarlo senza misura. Quel voler amare Gesù « come nessuno lo ha amato mai», che è di tutti i Santi, dovrebbe essere di tutte le anime, almeno nel desiderio e nello sforzo.  Per ciò che riguarda suor Consolata, va detto che Gesù l'amò di un amore di predilezione intensissimo, al quale ella corrispose con intensissimo amore. Non crediamo di esagerare, se diciamo che non è tanto facile trovare, nell'agiografia cristiana, un'anima che più di suor Consolata abbia amato Gesù con amore così incessante, verginale e intenso. Ci limitiamo a poche e brevi citazioni, in stretta relazione con l'argomento trattato: l'incessante atto d'amore. Le diceva, dunque, Gesù (10 novembre 1936): Consolata, non dobbiamo più solo pensare ad evitare difetti, ma il nostro sforzo deve tendere ad amare Gesù alla follia. Io voglio essere amato da te alla follia. Amare Gesù alla follia! Può un anima giungere a tanto? Si, con la grazia di Dio, e questa appunto Gesù prometteva a suor Consolata (11 novembre 1935): Confida, Consolata, Io sono l'Onnipotente e ti amo alla follia e anche tu mi amerai alla follia, te lo prometto. E quale il mezzo per giungere a tanto intenso amore? L'atto incessante d'amore. Un giorno (22 luglio 1936) Gesù faceva sentire a suor Consolata il suo pressante invito: Amami, Consolata, amami tanto! E alla domanda di lei su come fare per amarlo tanto, rispondeva: Con l'atto d'amore incessante mi si ama tanto. Poi ancora qualche giorno dopo (2 agosto): Con l'atto incessante d'amore tu mi amerai alla follia! Il segreto sta nell'imprimere a quest'atto continuo d'amore la massima intensità. Così infatti la Santissima Vergine istruiva suor Consolata, come risulta dal diario (14 luglio 1936): « ... A ricreazione era stato detto che chi fa più sacrifici ama Gesù di più. Pensando a queste parole stasera a meditazione ero un po' mesta, perché io non faccio sacrifici grandi per Gesù, eppure il desiderio di amarlo alla follia è così intenso! Non ero dunque una povera illusa?... Alzai lo sguardo, a me di fronte v'era la statua della Vergine Santa e mentre la guardavo, un pensiero confortante penetrò in me: la Madonna che cosa mai di grande aveva fatto durante i suoi anni mortali, a Nazaret? Eppure nessuna creatura mai la sorpasserà nell'amore verso Dio. Mentre pensavo a Lei, promettendomi di imitarla, intesi: Per amare Gesù tanto, tutto consiste nel dare al tuo incessante atto d'amore tutta l'intensità d'amore possibde! ». Che poi suor Consolata, attraverso l'incessante atto d'amore, amasse il più intensamente possibile, lo si può desumere dal fatto che Dio stesso doveva intervenire a frenarla nei suoi impeti amorosi. Le diceva infatti il Divin Padre (29 novembre 1935): Anche nel tuo atto d'amore, calma; perché se non procedi con calma, se tu fai violenza al cuore con gli impeti, questo, sfinito, non potrà più proseguire il suo canto. Non credere ché sia meno ardente, se è più calmo, né assicura la continuità, hai capito? L'amore di per sé è fioco, lascia che consumi tranquillamente la mia piccola ostia. Ama con pace, lascia che l'amore consumi dolcemente, non con impeto, con veemenza, che ti prostra e t'impedisce poi di rallegrarmi col tuo canto. A riguardo la esortava un'altra volta Gesù: Vedi, Consolata, se tu continui ad amarmi con calma, puoi darmi quest'atto incessante, se tu, all'opposto, vuoi forzare il tuo cuore ad amarmi impetuosamente, sarai costretta a fermate, non avendo più forze a proseguirlo. Bisognerebbe, del resto, riportare gran parte delle sue lettere, nonché gli appunti intimi di diario, per comprendere il fuoco d'amore che andò man mano accumulandosi nel cuore di questa vittima generosa attraverso l'incessante atto d'amore. E, comunque, un fatto che il suo povero cuore, troppo piccolo per contenere tanto incendio d'amore, ne soffriva anche fisicamente. Una sola citazione (4 luglio 1936): « Stasera potei sostare un po' davanti al santo tabernacolo (il mio povero cuore incomincia a consumare e non può ritenere i desideri, gli slanci d'amore). Mi sentìi pervasa dal bisogno infinito d'amare Gesù, che mi ama alla follia, con amore di pari follia, e sentii che a ripetere a Gesù i desideri infiniti di amarlo, vi era un altro cuore nel mio: il Cuore Divino! Questo poteva slanciarsi nell'infinito senza abbattere la natura!

5. L'amore di abbandono e l'incessante atto d'amore.  E’ la più alta espressione della vita d'amore e logico corollario di quanto detto finora. Affinché, infatti, l'atto d'amore sia così incessante da non perderne volontariamente uno durante la giornata, e così verginale da non frammischiarvi alcun pensiero, è necessario che l'anima porti la sua fede nell'Amore, da darsi in balia dell'Amore, come una piuma è in balia del vento. In altre parole: che si abbandoni così perdutamente all'Amore, da rinunziare non solo ad ogni pensiero di creature, ma anche a ogni pensiero di sé. E il dimenticarsi, il morire a se stessa, cosa difficile, poco compresa dalla maggior parte delle anime, ma non per questo meno necessaria, se si vuole che Gesù possa agire liberamente nell'anima stessa. Già si è detto che il dimenticarsi e l'abbandonarsi in Dio non significa che l'anima debba trascurare la propria formazione spirituale, adagiandosi in un riprovevole indifferentismo, bensì che deve evitare di procedere di proprio capriccio, seguendo i propri gusti, invece di seguire semplicemente e docilmente l'azione di Gesù in lei. La parola d'ordine di Gesù a tutte le anime chiamate ad alta perfezione per la via d'amore è sempre questa: « Lasciami fare! ». Si, lasciar fare a Gesù. E perché no? A nessuno più che a Lui sta a cuore la santificazione dell'anima; nessuno, eccetto Lui, può santificarla; nessuno, al par di lui, ne conosce i reali bisogni; a Lui solo sono noti i disegni divini su di essa; essendo onnipotente, può tutto; essendo fedelissimo, mantiene tutto... Perché dunque non fidarsi di Lui e lasciargli libero il campo, così che Egli possa agire nell'anima liberamente e incontrastato? Perché non sacrificargli le proprie vedute, pensieri, aspirazioni, desideri, preoccupazioni e solo prestarsi fiduciosamente, momento per momento, alla sua azione che è sempre e solo santificatrice? E questo che Gesù voleva da suor Consolata (22 settembre 1935): Vedi Consolata, la santità è oblio di te stessa in tutto: pensieri; desideri, parole... Lasciami fare; Io faccio tutto e tu, momento per momento, dammi con grande amore ciò che ti chiedo. L'amore di abbandono si risolve, pertanto, nella pratica, in amore di docilità. Parlando alle folle Gesù ricordava loro ciò ch'era stato scritto dai Profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio (Is 54,13; Cv 6,45). Gesù è tale unico Maestro di tutte le anime (cf Mt 23,8): Maestro che possiede la scienza della santità in grado infinito e vuole e può comunicarla all'anima, purché essa si presti ad essere ammaestrata, e corrisponda con prontezza ad ogni divina richiesta, per ogni divina operazione amorosa o dolorosa, per ogni divino volere comunque manifestato. Diceva Egli infatti a suor Consolata (24 settembre 1935): Consolata, Io ho tutti i diritti su dite e tu ne hai uno solo, quello di obbedirmi. Io ho bisogno di una volontà docile che mi lasci fare, che si presti a tutto, che si fidi di Me e che mi serva sempre, in qualunque situazione, con pace e gioia. Gesù è Dio e ciò ch'Egli fa, lo fa da Dio, cioè divinamente bene e, quindi, sempre per il maggior bene dell'anima, anche se non sempre l'anima scorge questo lavorio divino in sé e nei suoi risultati (18 novembre 1935): Lasciami fare e vedrai che faccio tutto bene e tutto Io, e la mia piccola ostia diverrà feconda di amore e di anime. Ma è l'amore e solo l'amore che può portare l'anima a questo totale e fiducioso abbandono. Come potrebbe, infatti, l'anima rinunciare a ogni pensiero, desiderio, preoccupazione personale, se essa non si fida dell'Amore, se non lascia che pensieri e desideri e preoccupazioni siano assorbiti dall'amore? Se Gesù è pronto a fare tutto nell'anima, ciò è appunto perché essa si concentri ad amarlo. Lo confermava Egli stesso a suor Consolata (8 novembre 1935): In un'anima a Me piace fare Io. Cosa vuoi, amo far Io tutto e a quest'anima chiedo solo di amarmi. L'errore in cui cadono molte anime è di credere di essere loro a santificarsi: perciò vogliono far loro, invece di lasciar fare Gesù; scegliere esse la via, il modo, i mezzi ecc., insomma insegnar loro al Maestro. E ne risulta per lo più una santità condotta su idee e vedute personali, la quale, per non essere la santità di Gesù - il solo Santo - non è santità. il santificatore è Lui, e l'anima è da Lui tanto più celermente e compiutamente santificata quanto più è riuscita ad eliminare, nel cammino della santità, l'ingombro di se stessa; quanto più si dimostra docile al tocco del Maestro Divino, che è la caratteristica dell'eserciziò dei doni dello Spirito Santo. Quindi è utile comprendere - e non fraintendere - ciò che Gesù diceva a suor Consolata (22 agosto 1934): Non pensare più a te stessa, alla tua perfezione, santità da raggiungere, ai tuoi difetti, alle tue miserie presenti e future, no, penso Io alla tua santificazione, alla tua santità. Tu pensa solo più a Me e alle anime: a Me per amarmi, alle anime per salvarle. Ciò è precisamente quanto ella faceva attraverso l'incessante atto d'amore verginale: amore e anime, nient'altro. L'atto incessante d'amore è dunque - oltre che mezzo efficacissimo per conseguire la perfezione dell'amore, verginità e intensità d'amore - mezzo sovrano per giungere al perfetto amore di abbandono. Diceva, perciò, Gesù a suor Consolata (15 ottobre 1935): Lasciami fare, lascia che Io solo esista; di tuo non vi rimanga che l'atto continuo d'amore e un estrema docilità a fare semplicemente e sempre ciò che Io voglio direttamente o indirettamente attraverso Superiore e Sorelle. E poiché l'anima, per dare a Gesù l'atto d'amore incessante e verginale, rinuncia a se stessa, fino ai propri pensieri, Gesù se ne prende tutta la cura: una cura così amorosa, come nessuna madre terrena può avere per il proprio bambino abbandonato in atto d'amore sul suo seno (21 maggio 1936): Seguimi con l'atto incessante d'amore giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, a tutto il resto penserò, provvederò Io. Suor Consolata era di un'attività meravigliosa; la sua santa ambizione era di giungere al termine d'ogni giornata dopo essersi data tutta a tutti. Nè il lavoro le mancava: segretaria, cuciniera o portinaia, ciabattina, e sempre pronta a ogni richiesta di servizio. Succedeva che, per tante svariate incombenze, ella fosse talora assalita da un po' di preoccupazione di non giungere a tutto. Ed ecco Gesù, in una di tali contingenze, ammonirla (8 settembre 1936): Fa' tacere ogni voce. « Gesù, Maria vi amo, salvate anime », nella certezza che Io penso e provvedo a tutto, anche a farti trovare il tempo per aggiustare i sandali. Vedi, è il demonio che cerca di opprimerti col lavoro, che cerca gettarti nelle angustie per le svariate simultanee richieste. No, penso Io a tutto, a farti trovare il tempo necessario per tutto. Negli ultimi anni ella presentiva vicina la morte ed è naturale che, anche suo malgrado, il pensiero talora si soffermasse sulle circostanze che l'avrebbero accompagnata. Ma Gesù (21 marzo 1942): Vivi la vita di perfetto abbandono in Dio. Alla tua morte: giorno, ora, minuto, ci pensa e ti prepara Gesù, la Santissima Vergine e san Giuseppe, tu preoccupati solo di amarmi e di salvarmi anime. Che poi suor Consolata, attraverso l'incessante atto d'amore verginale, sia giunta a un alto grado di abbandono all'Amore, lo sappiamo dalle stesse parole di Gesù già riportate (8 ottobre 1935): Consolata, godo in te, perché posso fare tutto quello che voglio e perché faccio Io tutto. Possiamo tuttavia apprenderlo anche da Lei. Ecco qui alcuni suoi pensieri e propositi che, mentre confermano e illustrano sempre meglio l'importante argomento, mettono in rilievo l'interiore docilità di quest'anima all'azione della grazia. « Dimenticarmi e quindi mai pensare, preoccuparmi di me stessa, mai pretendere che altri ci pensino. Oh, Gesù ci pensa Lui!» « Morire è non esistere più. Ora il pensare a me, l'avere un desiderio anche buono, una preoccupazione, il parlare di me (anche di cose indifferenti) non è morire, ma è conservare la vita a me stessa; e tutto questo non è fidarsi di Gesù come se Lui non pensasse, non provvedesse per Consolata sino ai minimi particolari ». « Ricordarmi che sono, per misericordiosa elezione divina, vittima d'amore. Ora la vittima è un essere separato. Difatti Gesù ha immolato tutto e mi ha lasciato la sua ferita del Costato e l'incessante atto d'amore, nient'altro. La vittima dev'essere morta a tutto e a se stessa, avere un'unica occupazione e preoccupazione: amare solo e sempre. Per tutto il resto, annientamento e indifferenza. Gesù dammi di vivere questa vita di vera vittima d'amore, di amare questo stato e di essere generosa per non riprenderti nulla: né un pensiero, né una parola, né un atto di amor verginale. Gesù, confido in Te! » « Nella luce divina intravvidi che Gesù bramava ch'io portassi la confidenza agli estremi; insomma, che gli abbandonassi la mia anima perdutamente, per non pensarvi più. Possibile che un Dio non basti a Con-olata? Che Consolata non si fidi di un Dio, da abbandonargli perdutamente la propria anima, senza più tornarvi sopra con un pensiero, una preoccupazione? ... Si, lasciarlo fare e vivere in me, senza un pensiero per tempo, per tutto; nulla, nulla, solo e sempre cantare che l'amo: come se non esistessi più e, invece di Consolata, esistesse solo quest'atto incessante d'amore! ». A questa vita di perfetto abbandono suor Consolata, per volere di Dio e col consenso del Padre Spirituale, si legava con voto nella festa del Cuore di Gesù 1937 tramite la seguente formula: « Cuore di Gesù, attraverso il tenero Cuore della nostra Divina Madre, faccio voto a Te di totale abbandono in Te, al tuo volere, certa che Tu penserai a tutto, sino ai minimi particolari; e ti prometto nel totale annientamento di me stessa (pensieri, desiderio, ecc.) di attendere unicamente a darti l'incessante atto d'amore verginale, di vederti e trattarti in tutte e di avere sempre un "sì" per tutto. Gesù, confido in Te! ». L'eroica fedeltà a questo voto le procurò una pace profonda e inalterabile di spirito, pur nella lotta incessante. « Non posso più esprimermi con Gesù - scriveva ella più tardi   che pregandolo si adempia il suo santo volere. Mi sento così indifferente, così estranea a tutto, che oso paragonarmi a un bimbo addormentato sul Cuore Divino. Oh, dal giorno che mi abbandonai a Lui, pregandolo a volersi occupare dell'intera Consolata, godo una pace invidiabile e provo una gioia costante. Gesù pensa a tutto, a tutto, di modo che non posso più avere un desiderio. Al presente, la vita di abbandono mi toglie anche la pena dello scoraggiamento nel vedere che a Dio dò nulla, proprio nulla! ». In realtà, col suo atto d'amore incessante e verginale, col « sì» a tutti e a tutto, ella gli dava tutto. In questo perfetto abbandono all'Amore, in questo anelito incessante per la salvezza di tutte le anime, suor Consolata visse, operò e morì. Ancora sul letto di morte, mentre il corpo dolorava e lo spirito gemeva nelle angustie di fitte tenebre, la vittima generosa non interruppe mai il suo canto d'amore verginale, fino a che, con l'ultimo respiro, il suo « Gesù, Maria, vi amo, salvate anime » penetrò e si perpetuò nel Cielo, conforme a quanto le aveva promesso Gesù (7 novembre 1935): No, il tuo atto d'amore non si spegnerà col tuo morire, ma si eternerà nel Cielo!