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DIO E LE ANIME. ATTO DI
OFFERTA.
Di fronte al cielo ed alla terra, di fronte a tutti i Cori degli
Angeli, di fronte alla SS.ma Vergine Maria, di fronte a tutte le
Potenze celesti, dichiaro a Dio, Uno e Trino, che oggi in unione con
Gesù Cristo, Redentore delle anime, faccio volontariamente l'offerta di
me stessa per la conversione dei peccatori e specialmente per le anime
che hanno perso la speranza nella Misericordia Divina. Detta offerta
consiste in questo, che prendo, con totale sottomissione alla volontà
di Dio, tutte le sofferenze, i timori e le paure da cui sono tormentati
i peccatori ed in cambio cedo loro tutte le consolazioni che ho
nell'anima, che provengono dal rapporto intimo con Dio. In una parola
offro per loro tutto: le sante Messe, le sante Comunioni, le penitenze,
le mortificazioni, le preghiere. Non temo i colpi, i colpi della
giustizia di Dio, perché sono unita a Gesù. O mio Dio, desidero in tal
modo ripagarTi per le anime che non hanno fiducia nella Tua bontà.
Confido contro ogni speranza nell'oceano della Tua Misericordia. O
Signore e Dio mio, porzione, mia porzione per l'eternità, non formulo
questo atto di offerta basandomi sulle mie forze, ma sulla potenza che
deriva dai meriti di Gesù Cristo. Ripeterò ogni giorno questo atto di
offerta con la seguente preghiera, che Tu stesso mi hai insegnato, o
Gesù: O Sangue e Acqua che scaturisti dal Cuore di Gesù, come sorgente
di Misericordia per noi, confido in Te. Sr. M. Faustina del Santissimo
Sacramento.
Giovedi Santo durante la
Santa Messa, giorno 29 anno 1934.
« Ti do una piccola
parte nella Redenzione del genere umano. Tu sei il refrigerio nel
momento della Mia agonia ». Ottenuto il permesso dal mio
confessore di fare questo atto di offerta, conobbi che tale atto era
gradito a Dio, infatti cominciai subito a sentirne le conseguenze. In
un attimo la mia anima divenne come una roccia: arida, piena di
tormenti e d'inquietudine. Diverse bestemmie ed imprecazioni
rintronavano nelle mie orecchie. La diffidenza e la disperazione
albergarono nel mio cuore. Ecco qual era la condizione dei miseri, che
avevo preso su di me. In un primo momento mi spaventai molto per questi
orrori, ma con la prima confessione che feci, fui tranquillizzata.
+ Una volta che andai a confessarmi fuori del convento, capitai che il
mio confessore stava celebrando la santa Messa. Dopo un momento vidi
sull'altare Gesù Bambino che allungava soavemente e con gioia le sue
manine verso di lui. Ma quel sacerdote, un momento dopo, prese quel bel
Bambino nelle mani, lo spezzò e lo mangiò vivo. In un primo momento
provai avversione per quel sacerdote, a causa di un tale comportamento
nei confronti di Gesù, ma ben presto venni illuminata in questa
questione e capii che quel sacerdote era molto caro al Signore.
+ Una volta che andai dal pittore che stava dipingendo l'immagine e
m'accorsi che non era così bella come è Gesù, mi rattristai molto per
questo, ma lo nascosi nel profondo del cuore. Quando uscimmo da casa
del pittore, la Madre Superiora rimase in città a sbrigare varie
faccende ed io tornai a casa da sola. Andai subito in cappella e mi
sfogai piangendo a dirotto. Dissi al Signore: « Chi può dipingerTi bello come
sei? ». All'improvviso udii queste parole: « Non nella bellezza dei colori né
del pennello sta la grandezza di questa immagine, ma nella Mia grazia
».
+ Una volta che ero andata nell'orto di pomeriggio, l'Angelo Custode mi
disse: « Prega per gli
agonizzanti ». Incominciai subito il rosario per gli
agonizzanti assieme alle ragazze addette all'orto. Terminato il
rosario, recitammo diverse invocazioni per gli agonizzanti. Finite le
preghiere, le educande si misero a chiacchierare allegramente fra loro.
Nonostante il chiasso che facevano, udii nel mio intimo queste parole:
« Prega per me ». Dato che non avevo potuto capire bene quelle parole,
mi allontanai di qualche passo dalle educande, riflettendo su chi
poteva essere che mi ordinava di pregare. D'un tratto udìi queste
parole: « Sono Suor... ». Questa suora stava a Varsavia, mentre io
allora ero a Wilno. « Prega per me fino a quando ti dirò di smettere.
Sto agonizzando ». Cominciai subito a pregare con fervore per lei il
Cuore agonizzante di Gesù e, senza darmi respiro, pregai così dalle tre
alle cinque del pomeriggio. Alle cinque udii questa parola: « Grazie ».
Compresi che era già morta. Tuttavia il giorno dopo, durante la santa
Messa, pregai fervorosamente per la sua anima. Nel pomeriggio giunse
una cartolina che annunciava che Suor... alla tale ora era morta. Mi
resi conto che era la stessa ora, nella quale mi aveva detto: « Prega
per me! ».
+ O Madre di Dio, la Tua anima è stata immersa in un mare di amarezze:
guarda alla Tua bambina ed insegnale a soffrire e ad amare nella
sofferenza. Fortifica la mia anima, in modo che il dolore non la
spezzi. O Madre della grazia, insegnami a vivere con Dio. Una volta mi
venne a trovare la Madonna. Era triste, aveva gli occhi abbassati verso
il suolo, mi fece capire che aveva qualche cosa da dirmi, ma nello
stesso tempo si comportava come se non volesse parlarmene. Quando lo
compresi, cominciai a pregare la Madonna che me lo dicesse e volgesse
lo sguardo verso di me. In un attimo Maria si rivolse a me sorridendo
cordialmente e disse: « Dovrai
soffrire a causa di una malattia e dei medici. Inoltre avrai sofferenze
per quell'immagine. Ma non aver paura di nulla». Il giorno
dopo mi ammalai e soffrii molto, proprio come mi aveva detto la
Madonna, ma la mia anima è preparata alle sofferenze. La sofferenza è
la compagna costante della mia vita. O mio Dio, mia unica speranza, in
Te ho posto tutta la mia fiducia e so che non rimarrò delusa. Talvolta,
dopo la santa Comunione, sento la presenza di Dio in modo particolare,
sensibile. Sento che c'è Iddio nel mio cuore. Ed il fatto che sento Dio
nell'anima, non m'impedisce affatto di compiere i miei doveri, anche
quando sbrigo le più importanti questioni, che richiedono attenzione,
non perdo la presenza di Dio nell'anima e resto strettamente unita a
Lui. Con Lui vado al lavoro, con Lui vado a ricreazione, con Lui
soffro, con Lui gioisco, vivo in Lui ed Egli in me. Non sono mai sola,
poiché Egli è il mio compagno stabile; in ogni momento sono consapevole
della Sua presenza. La nostra familiarità è stretta a causa dell'unione
del sangue e della vita...
9.VIII.1934. Adorazione
notturna del giovedì. Ho fatto l'adorazione dalle undici alle dodici.
Questa adorazione l'ho fatta per la conversione dei peccatori induriti,
ma specialmente per quelli che hanno perduto la speranza nella
Misericordia di Dio. Ho considerato quanto ha sofferto Dio e quanto è
grande l'amore che ci ha dimostrato e noi non crediamo che Dio ci ama
cosi. O Gesù, chi comprende questo? Che dolore per il nostro Salvatore
e con che cosa può convincerci del suo amore, se la Sua stessa morte
non riesce a convincerci? Ho pregato tutto il cielo ad unirsi a me per
compensare il Signore dell'ingratitudine di certe anime. Gesù mi ha
fatto conoscere quanto Gli è gradita la preghiera riparatrice. Mi ha
detto: « La preghiera di
un'anima umile ed amante placa l'ira del Padre Mio ed attira un mare di
benedizioni ». Finita l'adorazione, a metà strada verso la
cella, fui circondata da un gran branco di cani neri, alti, che
saltavano ed ululavano, mostrando chiaramente l'intenzione di
sbranarmi. M'accorsi però che non erano cani, ma demoni. Uno di loro
disse con rabbiosa malvagità: « Dato che questa notte ci hai portato
via tante anime, ora noi ti facciamo a pezzi ». Risposi: « Se questa è la volontà di Dio
misericordiosissimo, fatemi pure a pezzi, poiché l'ho giustamente
meritato, essendo la più misera delle peccatrici, ma Dio è sempre
santo, giusto ed infinitamente misericordioso ». A queste
parole risposero tutti insieme i demoni: « Fuggiamo, perché non è sola,
ma c'è con lei l'Onnipotente ». E scomparvero come la polvere, come un
rumore che giunge dalla strada, mentre io tranquillamente, continuando
il Te Deum, andai in cella riflettendo sull'infinita ed insondabile
Misericordia divina.
12.VIII.1934.
Svenimento improvviso. Sofferenze preagoniche. Non era la morte, cioè
il passaggio alla vera vita, ma un pregustarne le sofferenze. Pur
donandoci la vita eterna, la morte è spaventosa. Mi sentii
improvvisamente male: mancanza di respiro, buio davanti agli occhi,
sensazione di mancamento nelle membra. Questo soffocamento è atroce. Un
istante di tale soffocamento è infinitamente lungo... Nonostante la
fiducia, sopravviene pure uno strano senso di paura. Desiderai ricevere
gli ultimi S. Sacramenti. Ma, in quello stato la santa Confessione
riesce assai difficoltosa, malgrado il desiderio di confessarsi. Non si
sa quel che si dice: si comincia una cosa, senza finire l'altra. Iddio
preservi ciascun anima dal rinviare la confessione all'ultima ora. Ho
sperimentato la potenza delle parole del sacerdote, che scendono
benefiche sull'anima dell'ammalato. Quando chiesi al Padre spirituale
se ero pronta a presentarmi davanti a Dio e se potevo stare tranquilla,
ottenni questa risposta: « Può essere pienamente tranquilla, non solo
adesso, ma dopo ogni confessione settimanale ». La grazia di Dio che
accompagna queste parole del sacerdote è grande. L'anima sente la forza
ed il coraggio per la battaglia. O Congregazione, o madre mia, come è
dolce vivere sotto le tue ali, ma è ancora meglio morirvi! Ricevuti gli
ultimi S. Sacramenti, sopravvenne un miglioramento totale. Rimasi sola.
Il miglioramento durò circa mezz'ora, poi si ripeté l'attacco, ma non
più cosi violento, perché le cure mediche lo contrastavano. Unii le mie
sofferenze a quelle di Gesù e le offrii per me e per la conversione
delle anime che non credono nella bontà di Dio. All'improvviso la mia
cella si riempi di ceffi neri pieni di malvagità e di odio contro di
me.
Uno di essi disse: « Maledetta tu e Colui che è in te, perché già
cominci a tormentarci nell'inferno ». Appena dissi: « Ed il Verbo si
fece carne ed abitò in mezzo a noi », subito quei ceffi scomparvero
rumorosamente. L'indomani mi sentivo debolissima, ma non provavo più
nessuna sofferenza. Dopo la santa Comunione vidi Gesù nell'aspetto che
avevo già visto durante un'ora di adorazione. Lo sguardo del Signore
trapassò la mia anima da parte a parte e nemmeno il più minuscolo
pulviscolo sfugge alla Sua attenzione. E dissi a Gesù: « Pensavo che mi prendessi ».
E Gesù mi rispose: « Ancora
non si è adempiuta completamente la Mia volontà in te; rimarrai ancora
sulla terra, ma non per molto tempo. Mi piace molto la tua fiducia, ma
l'amore sia più ardente. Un amore puro dà forza all'anima nell'agonia
stessa. Quando agonizzavo sulla croce non pensavo a Me, ma ai poveri
peccatori e pregavo il Padre per loro. Voglio che anche i tuoi ultimi
momenti siano completamente simili ai Miei sulla croce. Uno solo è il
prezzo col quale si riscattano le anime e questo prezzo è la sofferenza
unita alla Mia sofferenza sulla croce. L'amore puro comprende queste
parole; l'amore carnale non le comprenderà mai ».
Anno 1934.
Il giorno dell'Assunzione della SS.ma Vergine, non andai alla santa
Messa, la dottoressa non me lo permise, ma pregai fervorosamente in
cella. Dopo poco vidi la Madonna, che era di una bellezza
indescrivibile e che mi disse: « Figlia Mia, voglio da te preghiera,
preghiera e ancora una volta preghiera per il mondo e specialmente per
la tua Patria. Fa' la comunione riparatrice per nove giorni, unisciti
strettamente al sacrificio della Santa Messa. Per questi nove giorni
starai davanti a Dio come vittima, ovunque, continuamente, in ogni
luogo e in ogni momento giorno e notte; ogni volta che ti svegli, prega
interiormente. Pregare di continuo interiormente è possibile ». Una
volta Gesù mi disse: « Il
Mio sguardo da quest'immagine è tale e quale al Mio sguardo dalla croce».
Una volta il confessore mi chiese come doveva essere collocata la
scritta, dato che non c'era posto sull'immagine. Risposi che avrei
pregato ed avrei dato una risposta la settimana seguente. Mentre mi
allontanavo dal confessionale, passando accanto al SS.mo Sacramento, mi
fu fatto capire interiormente come doveva essere quella scritta. Gesù
mi ricordò quello che mi aveva detto la prima volta e cioè che queste
tre parole dovevano essere messe in evidenza. Le parole sono queste: « Jezu, ufam Tobie ». Gesù,
confido in Te. Capii che Gesù desiderava che venisse messa
questa frase, ma all'infuori di queste parole, non dava altri ordini
precisi. « Porgo agli uomini il recipiente, col quale debbono venire ad
attingere le grazie alla sorgente della Misericordia. Il recipiente è
quest'immagine con la scritta: Gesù, confido in Te». O Amore purissimo,
regna totalmente nel mio cuore ed aiutami a compiere nella maniera più
fedele la Tua santa volontà.
Verso la fine di un ritiro spirituale di tre giorni, mi accorsi che
camminavo lungo una strada accidentata ed inciampavo ogni momento e
vedevo che dietro di me veniva un altra figura che mi sosteneva
continuamente e io non ero contenta di questo e chiesi che quella
figura si scostasse da me, perché volevo camminare da sola. Tuttavia
quella figura, che non riuscii a riconoscere, non mi abbandonò nemmeno
per un istante. La cosa m'innervosì e mi rivoltai contro di lei e la
respinsi da me. In quel momento conobbi che quella figura era la Madre
Superiora e nello stesso momento vidi che non era più la Madre
Superiora ma Gesù, che m'inviò uno sguardo profondo e mi fece conoscere
quanto Gli sarebbe dispiaciuto se, anche nella più piccola cosa, non
avessi cercato di fare la volontà della Superiora « che è la Mia
volontà». Chiesi vivamente perdono al Signore e presi seriamente a
cuore quell'avvertimento.
+ Una volta il confessore mi chiese di pregare secondo la sua
intenzione e cominciai una novena alla Madonna. Questa novena
consisteva nel recitare nove volte la « Salve Regina ». Verso la fine
della novena vidi la Madonna col Bambino Gesù in braccio e vidi anche
il mio confessore che era inginocchiato ai Suoi piedi e parlava con
Lei. Non compresi di che cosa parlasse con la Madonna, poiché ero
impegnata a parlare col Bambino Gesù, che era sceso dalle braccia della
Madonna e si era avvicinato a me. Non mi stancavo di ammirare la Sua
bellezza. Sentii alcune parole che gli diceva la Madonna, ma non sentii
tutto. Le parole sono queste: « Io
sono non solo la Regina del Cielo, ma anche la Madre della Misericordia
e la Madre tua ». In quel momento stese la mano destra con
cui reggeva il mantello e copri con esso quel sacerdote. In
quell'istante la visione scomparve. Oh! che grazia grande è quella di
avere un direttore spirituale! Si progredisce più in fretta nelle
virtù, si conosce più chiaramente la volontà di Dio, la si adempie più
fedelmente, si procede su una strada certa e sicura. Il direttore
spirituale sa evitare gli scogli contro i quali essa potrebbe andare in
frantumi. Iddio mi ha dato questa grazia piuttosto tardi, ma sono molto
lieta vedendo come Iddio accondiscende ai desideri del direttore
spirituale. Cito un solo fatto fra le migliaia che mi capitano. Come al
solito una sera avevo pregato il Signore di darmi i punti per la
meditazione del giorno dopo. Ricevetti questa risposta: « Medita sul
profeta Giona e sulla sua missione ». Ringraziai il Signore, ma dentro
di me cominciai a pensare: che meditazione diversa dalle altre! Ciò
nonostante, con tutta l'applicazione possibile, m'impegnai a riflettere
e in quel profeta scoprii me stessa, nel senso che anch'io spesso mi
rifiuto davanti a Dio, dicendo che qualcun altro potrebbe compiere
meglio la santa volontà di Dio, non comprendendo che Dio può tutto e
tanto più si rivela la Sua potenza, quanto più è misero lo strumento
che adopera. Dio mi ha fatto capire questo. Nel pomeriggio ci fu la
confessione della comunità. Quando feci presente al direttore
spirituale il timore che mi attanaglia l'anima a causa di questa
missione, per la quale Dio mi usa come strumento non idoneo, il padre
spirituale mi rispose che, volenti o nolenti, dobbiamo compiere la
volontà di Dio e mi fece l'esempio del profeta Giona. Finita la
confessione pensavo tra me, come mai il confessore sapesse ché Dio mi
aveva ordinato di fare la meditazione su Giona; io non gliene avevo
parlato. Ad un tratto udii queste parole: « Il sacerdote, quando Mi
sostituisce, non è lui che opera, ma sono io per suo tramite. I suoi
desideri sono i Miei desideri ». Vedo come Gesù difende i Suoi
sostituti. Egli stesso entra nel loro operare.
+ Giovedì. Quando
ho cominciato l'ora santa, avrei voluto immergermi nell'agonia di Gesù
nell'Orto degli Ulivi. Ad un tratto sentii nel mio intimo una voce: «
Medita i misteri dell'Incarnazione ». Ed all'improvviso mi apparve il
Bambino Gesù di una splendente bellezza. Mi disse quanto era gradita a
Dio la semplicità dell'anima. « Sebbene
la Mia grandezza sia inconcepibile, ho rapporti di intimità soltanto
con i piccoli. Voglio da te l'infanzia dello spirito ».
Ora vedo chiaramente come Iddio opera attraverso il confessore e come è
fedele nelle sue promesse. Due settimane fa il confessore mi aveva
ordinato di riflettere sull'infanzia dello spirito. Sulle prime la cosa
m'era riuscita un po' difficile, ma il confessore, non badando alle mie
difficoltà, aveva insistito perché meditassi sull'infanzia dello
spirito. « In pratica quest'infanzia si manifesta così: un bambino non
si preoccupa né del passato né del futuro, ma approfitta dei momento
presente. In lei, sorella, desidero che emerga questa infanzia dello
spinto ed attribuisco a ciò una grande importanza ».
Vedo come il Signore si presti ad accogliere i desideri del confessore,
dato che in questo periodo non mi si mostra come Maestro nel pieno
delle forze e della sua matura umanità, ma mi appare come un Bambino.
Questo Dio infinito si abbassa fino a me nelle sembianze di un
Bambinello. Ma lo sguardo della mia anima non si ferma alla superficie.
Benché tu prenda le sembianze di un Bambinello, io vedo in Te
l'Immortale, l'infinito Signore dei signori, che i puri spiriti adorano
giorno e notte, per il quale ardono i cuori dei Serafini col fuoco
dell'amore più puro. O Cristo, o Gesù, io desidero superarli nell'amore
verso di Te. Vi chiedo perdono, o puri spiriti, per aver osato
paragonarmi a Voi. Io sono un abisso di miseria, una voragine di
miseria, ma Tu, o Dio, che sei un abisso insondabile di Misericordia,
assorbimi come l'ardore del sole assorbe una goccia di rugiada. Un Tuo
sguardo amorevole conferisce lo stesso livello ad ogni abisso. Sono
immensamente felice per la grandezza di Dio. Nel modo più assoluto mi
basta vedere la grandezza di Dio, per essere felice per tutta
l'eternità. Una volta che vidi Gesù sotto l'aspetto di un Bambino,
domandai: « Come mai,
Gesù, ora tratti intimamente con me prendendo l'aspetto di un Bambino?
Del resto io in Te, anche se sei così, vedo Dio infinito, il mio
Creatore e Signore ». Gesù mi rispose che fino a quando
non avessi imparato la semplicità e l'umiltà, avrebbe trattato con me
come un bimbo.
+ 1934.
Durante la santa Messa, nella quale Gesù venne esposto nel SS.mo
Sacramento, prima della santa Comunione, vidi due raggi che uscivano
dall'Ostia Santissima, così come sono dipinti in questa immagine: uno
rosso e l'altro pallido. Si riflettevano su ciascuna delle Suore e
sulle educande, ma non su tutte allo stesso modo. Su alcune erano
appena tratteggiati. Era il giorno in cui terminavano gli esercizi
spirituali delle figliole.
22.XI.1934.
+ Una volta il padre spirituale mi ordinò di riflettere attentamente su
di me e di indagare per vedere se avevo qualche attaccamento a qualche
oggetto o creatura od a me stessa o se vi era in me una propensione a
chiacchierare inutilmente. « Poiché tutto ciò, mi disse, impedisce al
Signore Gesù di amministrare a suo gradimento la tua anima. Dio è
geloso del nostro cuore e vuole che amiamo Lui solo ». Quando cominciai
a riflettere profondamente su me stessa, non notai di essere attaccata
a qualche cosa. Tuttavia, come in tutte le mie cose, così anche in
questa avevo paura di me stessa e non credevo a me stessa. Stanca per
questa indagine minuziosa, andai davanti al SS.mo Sacramento e pregai
Gesù con tutta la forza della mia anima: «Gesù, mio Sposo, Tesoro del
mio cuore, Tu sai che conosco soltanto Te e non conosco altro amore
tranne Te, ma Gesù, se dovessi affezionarmi a qualunque cosa
all'infuori di Te, Ti prego e Ti scongiuro, Gesù, per la potenza della
Tua Misericordia, fammi morire immediatamente, poiché preferisco mille
volte morire, piuttosto che ingannarTi una sola volta nella più piccola
cosa ».
In quel momento Gesù si presentò all'improvviso davanti a me, non so da
dove, splendente di una bellezza indicibile, in una veste bianca, con
le braccia alzate e mi disse queste parole: « Figlia Mia, il tuo cuore è il Mio
riposo ed il Mio compiacimento. In esso trovo tutto quello che un gran
numero di anime Mi rifiuta. Dillo al Mio sostituto». Ed
all'improvviso non vidi più nulla, ma una gioia immensa entrò nella mia
anima. Ora comprendo che nulla può essermi d'impedimento all'amore che
ho per Te, o Gesù: non la sofferenza, né le contrarietà, né il fuoco,
né la spada, né la morte stessa. Mi sento più forte, al di sopra di
tutto questo. Nulla è paragonabile all'amore. Vedo che le cose più
insignificanti, compiute da un'anima che ama sinceramente Dio, hanno un
valore inestimabile agli occhi dei Suoi santi.
5.XII.1934.
Una mattina, dopo aver aperto la porta del convento per fare uscire i
nostri operai addetti alla distribuzione del pane, entrai un momentino
nella piccola cappellina, per fare una breve visita a Gesù e rinnovare
le intenzioni del giorno. « Ecco, Gesù, oggi tutte le sofferenze, le
mortificazioni, le preghiere, le offro per il Santo Padre, affinché
approvi la festa della Misericordia. Ma Gesù, debbo dirTi ancora una
parola. Sono molto stupita per il fatto che mi ordini di parlare di
questa festa della Misericordia, quando tale festa, a quanto mi dicono,
esiste già. Quindi, perché dovrei parlarne? E Gesù mi rispose: « Chi mai ne è informato tra la
gente? Nessuno. E perfino coloro che debbono proclamare e dare delle
istruzioni alla gente su questa Misericordia, spesso essi stessi non lo
sanno. Per questo desidero che questa immagine venga solennemente
benedetta la prima domenica dopo Pasqua e che riceva culto pubblico, in
modo che tutti possano esserne informati. Fa' una novena secondo
l'intenzione del Santo Padre, che deve essere composta di trentatré
invocazioni, ripetendo cioè altrettante volte la breve preghiera alla
Misericordia, che ti ho insegnato ». La sofferenza è il
tesoro più grande che ci sia sulla terra. Essa purifica l'anima. Nella
sofferenza conosciamo chi ci è veramente amico. Il vero amore si misura
col termometro della sofferenza. Gesù, Ti ringrazio per le piccole
croci quotidiane, per le contrarietà che incontro nelle mie iniziative,
per il peso della vita comunitaria, per l'interpretazione distorta
delle mie intenzioni, per le umiliazioni che provengono dagli altri,
per il comportamento aspro verso di noi, per i sospetti ingiusti, per
la salute cagionevole e per le forze che vengono meno, per il ripudio
della mia volontà, per l'annientamento del proprio io, per il mancato
riconoscimento in tutto, per gli impedimenti posti a tutti i miei
progetti. Ti ringrazio, Gesù, per le sofferenze interiori, per
l'aridità dello spirito, per le paure, i timori e i dubbi, per il buio
fitto e le tenebre interiori, per le tentazioni e le diverse prove, per
le angosce che è difficile descrivere, e soprattutto per quelle in cui
nessuno ci capisce, per l'ora della morte, per la dura lotta che la
precede e per tutta la sua amarezza. Ti ringrazio, Gesù, che hai bevuto
il calice dell'amarezza, prima di porgerlo a me raddolcito. Ecco, ho
accostato le mie labbra al calice della Tua santa volontà. Avvenga di
me secondo il Tuo volere; avvenga di me ciò che ha stabilito la Tua
sapienza fin dall'eternità. Desidero bere fino all'ultima stilla il
calice della predestinazione, non voglio indagare su questa
predestinazione, nell'amarezza c'è la mia gioia, nella disperazione la
mia fiducia. In Te, o Signore, quello che ci dà il Tuo Cuore paterno è
tutto buono; non preferisco le gioie alle amarezze, né le amarezze alle
gioie, ma Ti ringrazio di tutto, o Gesù. La mia delizia consiste nello
stare a contemplarTi, o Dio incomprensibile. È in un'esistenza
misteriosa che si aggira il mio spirito, poiché è là che sento di
essere a casa mia. Conosco bene la dimora del mio Sposo. Sento che in
me non c'è nemmeno una goccia di sangue che non arda d'amore per Te.
Bellezza eterna, chi Ti conosce una sola volta, non può più amare
nessun'altra cosa. Sento la voragine insondabile della mia anima, e che
niente può colmarla, all'infuori di Dio. Sento che sprofondo in Lui,
come un granellino di sabbia in un oceano senza fondo.
20.XII.1934.
Una sera entrando nella cella, vidi Gesù esposto nell'ostensorio, come
se fosse stato fuori all'aperto. Al piedi di Gesù vidi il mio
confessore e dietro di lui un gran numero di ecclesiastici di altissimo
rango, con indumenti che non avevo mai visto, eccetto allora in
visione. E dietro a loro varie classi di ecclesiastici. Più in là vidi
una folla così vasta di gente che non riuscii ad abbracciarla con lo
sguardo. Vidi che dall'Ostia uscivano due raggi, come sono
nell'immagine, che si unirono strettamente fra di loro, ma non si
confusero e passarono nelle mani del mio confessore e poi nelle mani
degli ecclesiastici e dalle loro mani passarono alla gente e tornarono
nell'Ostia. E in quel momento mi vidi in cella mentre entravo.
22.XII.1934. Quando
mi toccò in settimana d'andare a confessarmi, capitai che il mio
confessore stava celebrando la S. Messa. Nella terza parte della S.
Messa vidi il Bambino Gesù, un po' più piccolo del solito e con la
differenza che aveva una piccola fascia di colore violetto, mentre di
solito l'aveva bianca.
24.XII.1934. Vigilia di
Natale. La mattina durante la S. Messa ho sentito la
vicinanza di Dio; il mio spirito inavvertitamente si è immerso in Lui.
Improvvisamente udii queste parole: «
Tu sei una gradevole dimora per Me; in te il Mio Spirito riposa
». Dopo queste parole sentii lo sguardo del Signore nel profondo del
mio cuore e vedendo la mia miseria, mi umiliai in spirito ed ammirai la
grande Misericordia di Dio, considerando che l'altissimo Signore si
accosta ad una tale miseria. Durante la santa Comunione la gioia inondò
la mia anima; sentii che ero strettamente unita alla Divinità; la Sua
onnipotenza assorbì tutto il mio essere. Per tutta la giornata avvertii
in modo particolare la vicinanza di Dio e, sebbene gli impegni non mi
permettessero per tutta la giornata di andare nemmeno per un momento in
cappella, tuttavia non ci fu un solo istante in cui non fossi unita a
Dio. Lo sentii in me in una maniera più sensibile di qualunque altra
volta. Salutai senza posa la Madonna, immedesimandomi nel Suo spirito e
La pregai, affinché m'insegnasse il vero amore di Dio. Ad un tratto
udii queste parole: « Durante
la S. Messa di mezzanotte ti comunicherò il segreto della Mia felicità
». La cena fu prima delle sei; nonostante la letizia ed il chiasso
esterno che c'è quando ci si scambia l'oplatek, durante lo scambio
vicendevole degli auguri non venni privata nemmeno per un istante della
presenza di Dio. Dopo cena ci affrettammo col lavoro ed alle nove potei
andare all'adorazione in cappella. Avevo ottenuto il permesso di non
andare a riposare, ma di attendere la Messa di mezzanotte. Ne gioii
enormemente; dalle nove alle dodici avevo tempo libero. Dalle nove alle
dieci feci l'adorazione per i miei genitori e per tutta la mia
famiglia. Dalle dieci alle undici feci l'adorazione per il mio
direttore spirituale, ringraziando anzitutto Dio, che si era degnato di
darmi qui in terra questo grande aiuto visibile, come mi aveva promesso
e, in secondo luogo, per impetrargli luce, affinché potesse conoscere
la mia anima e guidarmi come piaceva a Dio. Dalle undici alle dodici ho
pregato per la santa Chiesa e per il clero, per i peccatori, per le
missioni, per le nostre case. Le indulgenze le ho offerte per le anime
del purgatorio.
Ore dodici. 25.XII.1934.
Messa di mezzanotte. Appena usci la santa Messa, il raccoglimento
interiore s'impadronì di me, la gioia inondò la mia anima. Durante
l'offertorio vidi Gesù sull'altare; era di una bellezza incomparabile.
Il Bambinello per tutto il tempo guardò verso tutti, tendendo le
manine. Quando ci fu l'elevazione il Bambinello non guardò verso la
cappella, ma verso il cielo; dopo l'elevazione si rivolse di nuovo
verso di noi, ma per poco tempo, poiché come al solito venne spezzato e
mangiato dal sacerdote. La fascia l'aveva bianca. Il giorno dopo vidi
la stessa cosa e lo stesso vidi il terzo giorno. E difficile esprimere
la gioia che avevo nell'anima. Questa visione si ripeté durante tre
sante Messe, esattamente come nelle prime.
Anno 1934.
Primo giovedì dopo Natale. Avevo dimenticato completamente che oggi era
giovedì, perciò non ho fatto l'adorazione. Sono andata assieme alle
consorelle in dormitorio alle ore nove. Stranamente non riuscivo a
dormire. Mi sembrava che avessi ancora qualche cosa da fare. Ripassai
mentalmente i miei impegni, ma non riuscii a ricordarmi niente del
genere; la ricerca andò avanti fino alle dieci. Alle ore dieci vidi il
Volto martoriato di Gesù. Ad un tratto Gesù mi disse queste parole: « Ti ho attesa per dividere con te
le Mie sofferenze; chi infatti comprende le Mie sofferenze meglio della
Mia sposa? ». Chiesi perdono a Gesù per la mia tiepidezza,
piena di rossore e confusa, non osando rivolgere lo sguardo a Gesù, ma
col cuore contrito chiesi a Gesù che si degnasse di darmi una spina
della Sua corona. Gesù mi rispose che mi avrebbe concesso questa
grazia, ma l'indomani, e subito la visione scomparve. Al mattino,
durante la meditazione, sentii una spina dolorosa dalla parte sinistra
del capo; il dolore mi durò per tutto il giorno e pensai continuamente
a come Gesù avesse potuto resistere al dolore di tutte quelle spine che
sono nella Sua corona. Unii le mie sofferenze alla sofferenza di Gesù e
le offrii per i peccatori. Alle quattro, quando sono andata per
l'adorazione, ho visto una delle nostre allieve che offendeva Dio
terribilmente con dei peccati impuri di pensiero. Ho visto pure una
certa persona a causa della quale peccava. Un fremito di spavento ha
attraversato l'anima mia ed ho pregato Dio, per i dolori di Gesù, che
si degnasse strapparla da quell'orribile miseria. Gesù mi rispose che
le avrebbe concesso la grazia, non per suo merito, ma per la mia
preghiera. Allora compresi quanto dovremmo pregare per i peccatori e
specialmente per le nostre educande. La nostra è una vita veramente
apostolica; non so immaginare una religiosa che viva nelle nostre case,
cioè nella nostra Congregazione, che non abbia spirito apostolico; lo
zelo per la salvezza delle anime dovrebbe ardere nei nostri cuori. O
mio Dio, come è dolce soffrire per Te, soffrire nel più segreto del
cuore, nel più grande nascondimento, immolandosi come vittima non
notata da alcuno, pura come il cristallo, senza alcuna soddisfazione ne
partecipazione affettiva. Il mio spirito arde per un amore attivo, non
perdo tempo per nessuna fantasticheria, prendo singolarmente ogni
istante, poiché questo è in mio potere; il passato non mi appartiene
più, il futuro non è ancora mio, procuro di utilizzare con tutta
l'anima il tempo presente.
4.I.1935.
Primo capitolo di Madre Borgia. In questo capitolo la Madre ha messo in
evidenza la vita di fede e la fedeltà nelle piccole cose. A metà del
capitolo ho udito queste parole: « Desidero
che nel momento presente ci sia in voi più fede. Che grande gioia Mi
procura la fedeltà della Mia sposa nelle piccole cose! ».
Ad un tratto rivolsi lo sguardo sul crocifisso e vidi che Gesù aveva il
capo rivolto verso il refettorio e che le Sue labbra si muovevano.
Quando ne parlai alla Madre Superiora, mi rispose: « Vede, sorella,
come Gesù esige che la nostra sia una vita di fede ». Quando la Madre
se n'era andata in cappella ed io ero rimasta a mettere in ordine la
stanza, tutto ad un tratto sentii queste parole: « Dì questo a tutte le Suore, che
esigo che vivano con spirito di fede nei confronti delle Superiore nel
momento attuale ». Chiesi al confessore di sciogliermi da
questo impegno. Quando parlai con una persona che avrebbe dovuto
dipingere l'immagine, ma per certi motivi non la dipinse, durante il
colloquio con lei sentii nel mio intimo questa voce: « Desidero che
essa sia più obbediente ». Compresi che anche i più grandi sforzi, se
non hanno il sigillo dell'obbedienza, non sono graditi a Dio; parlo di
un anima consacrata a Dio. O Dio, come è facile conoscere la Tua
volontà in un ordine religioso! Noi, anime consacrate, dal mattino fino
a notte abbiamo chiaramente indicata la volontà divina e nei momenti di
incertezza abbiamo i Superiori, attraverso i quali paria Iddio.
1934-1935.
Ultimo giorno dell'anno. Ho avuto il permesso di non andare a dormire,
ma di pregare in cappella. Una delle nostre suore mi ha pregato di
offrire per lei un'ora di adorazione. Le ho risposto di si ed ho
pregato per lei un'ora intera. Durante la preghiera Dio mi ha fatto
conoscere quanto Gli è cara quella piccola anima. La seconda ora di
adorazione l'ho offerta per la conversione dei peccatori e specialmente
in riparazione delle offese che nel momento presente vengono fatte a
Dio. Quanto viene offeso Iddio! La terza ora l'ho offerta secondo
l'intenzione del mio padre spirituale, ho pregato fervorosamente perché
venga illuminato in merito ad una questione particolare. Suonano infine
le dodici, l'ultima ora dell'anno, che ho finito nel nome della SS.ma
Trinità, come del resto nel nome della SS.ma Trinità ho cominciato la
prima ora dell'Anno Nuovo. Ho chiesto la benedizione ad ognuna delle
Persone ed ho guardato con grande fiducia all'Anno Nuovo, che non sarà
certamente avaro di sofferenze.
O Ostia Santa, in cui è contenuto il testamento della Divina
Misericordia per noi e specialmente per i poveri peccatori. O Ostia
Santa, in cui è contenuto il Corpo ed il Sangue del Signore Gesù, come
dimostrazione dell'infinita Misericordia verso di noi, ma specialmente
verso i peccatori. O Ostia Santa, in cui è contenuta la vita eterna e
l'infinita Misericordia elargita in abbondanza a noi, ma specialmente
ai poveri peccatori. O Ostia Santa, in cui è contenuta la Misericordia
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo verso di noi, ma
specialmente verso i poveri peccatori. O Ostia Santa, in cui è
contenuto il prezzo infinito della Misericordia, che ripagherà tutti i
nostri debiti, ma specialmente quelli dei poveri peccatori. O Ostia
Santa, in cui è contenuta la sorgente di acqua viva, che scaturisce
dalla Misericordia infinita per noi, ma specialmente per i poveri
peccatori. O Ostia Santa, in cui è contenuto il fuoco dell'amore più
puro, che arde dal seno dell'Eterno Padre, come da un abisso di
Misericordia infinita per noi, ma specialmente per i poveri peccatori.
O Ostia Santa, in cui è contenuta la medicina per tutte le nostre
debolezze, che sgorga dalla Misericordia infinita come da una sorgente,
per noi e specialmente per i poveri peccatori. O Ostia Santa, in cui è
contenuto il vincolo di unione fra Dio e noi, grazie all'infinita
Misericordia per noi e specialmente per i poveri peccatori. O Ostia
Santa, in cui sono contenuti tutti i sentimenti del Cuore dolcissimo di
Gesù verso di noi e specialmente per i poveri peccatori. O Ostia Santa,
nostra unica speranza in tutte le sofferenze e contrarietà della vita.
O Ostia Santa, nostra unica speranza fra le tenebre e le tempeste
interiori ed esteriori. O Ostia Santa, nostra unica speranza in vita e
nell'ora della morte. O Ostia Santa, nostra unica speranza fra gli
insuccessi e nell'abisso della disperazione. O Ostia Santa, nostra
unica speranza in mezzo alle menzogne ed ai tradimenti. Ostia Santa,
nostra unica speranza fra le tenebre e le empietà che sommergono la
terra. O Ostia Santa, nostra unica speranza in mezzo alla nostalgia e
al dolore, per il quale nessuno ci comprende. O Ostia Santa, nostra
unica speranza in mezzo alle fatiche ed al grigiore della vita di ogni
giorno. O Ostia Santa, nostra unica speranza quando le nostre
aspirazioni e le nostre fatiche vanno in fumo. O Ostia Santa, nostra
unica speranza fra i colpi dei nemici e gli assalti dell'inferno. O
Ostia Santa, confiderò in Te quando le difficoltà della vita
supereranno le mie forze ed i miei sforzi risulteranno inutili. O Ostia
Santa, confiderò in Te quando le tempeste sconvolgeranno il mio cuore
ed il mio spirito atterrito comincerà a piegarsi verso il dubbio che
corrode. O Ostia Santa, confiderò in Te quando il mio cuore comincerà a
tremare ed un sudore mortale mi bagnerà la fronte. O Ostia Santa,
confiderò in Te quando tutto si rivolgerà contro di me e la nera
disperazione s'insinuerà nella mia anima. O Ostia Santa, confiderò in
Te quando il mio sguardo si spegnerà per tutto ciò che è terreno, ed il
mio spirito vedrà per la prima volta mondi sconosciuti. O Ostia Santa,
confiderò in Te quando i miei impegni saranno al di sopra delle mie
forze e l'insuccesso sarà per me la sorte abituale. O Ostia Santa,
confiderò in Te quando l'osservanza delle virtù mi apparirà difficile e
la mia natura si ribellerà. O Ostia Santa, confiderò in Te quando i
colpi dei nemici saranno diretti contro di me. O Ostia Santa, confiderò
in Te quando le mie fatiche ed i miei sforzi non verranno approvati
dalla gente. O Ostia Santa, confiderò in Te quando sopra di me
risuonerà il Tuo giudizio; in quel momento confiderò nell'oceano della
Tua Misericordia.
+ O Santissima Trinità, confido nella Tua infinita Misericordia. Iddio
è mio Padre, quindi io, come Sua figliola, ho ogni diritto sul Suo
Cuore divino e quanto più grandi sono le tenebre, tanto più decisa
dev'essere la nostra fiducia. Non riesco a comprendere come si possa
non aver fiducia in Colui che può tutto. Con Lui tutto, senza di Lui
nulla. Egli, il Signore, non permetterà né lascerà che restino confusi
coloro che hanno posto in Lui tutta la loro fiducia.
10.1.1935.
+ Giovedì. La sera durante la benedizione, cominciai ad essere
tormentata da pensieri di questo genere: tutto quello che dico della
grande Misericordia di Dio, non è per caso una menzogna od
un'illusione?.., e volevo riflettere per un po' su questo argomento,
quando all'improvviso sentii nel mio intimo una voce forte e chiara: «Tutto quello che dici della Mia
bontà è vero e non ci sono espressioni sufficienti per esaltare la Mia
bontà ». Queste parole furono così piene di forza e così
chiare, che darei la vita per esse, per confermare che provenivano dal
Signore. Le riconosco dalla profonda serenità che in quei momenti mi
viene trasmessa e che mi rimane anche in seguito. Tale serenità mi dà
una forza ed un'energia così grandi, che nulla sono le difficoltà, le
contrarietà, le sofferenze e la morte stessa. Questa luce mi ha
sollevato un lembo di mistero, cioè mi ha fatto capire che tutti gli
sforzi che intraprendo perché le anime conoscano la Misericordia dei
Signore, sono molto graditi a Dio e da ciò è venuta alla mia anima una
tale gioia, che non so se in paradiso ce ne possa essere una maggiore.
Oh! se le anime volessero ascoltare almeno un po' la voce della
coscienza e la voce, cioè l'ispirazione dello Spirito Santo! Dico «
almeno un po' », dato che una volta che ci consegniamo all'influsso
dello Spirito di Dio, Egli stesso completerà quello che manca a noi.
+Capodanno 1935.
A Gesù piace partecipare alle più piccole circostanze della nostra vita
e soddisfa talvolta i miei desideri segreti, quelli che certe volte
nascondo anche a Lui, sebbene lo sappia che per Lui non ci può essere
nulla di segreto. A Capodanno da noi c'è l'usanza di estrarre il
Patrono particolare per tutto l'anno. La mattina, durante la
meditazione, mi venne uno di questi segreti desideri, e cioè che Gesù
Eucaristico fosse il mio Patrono particolare anche per quest'anno, come
per il passato. Nascosi però questo mio desiderio al mio Diletto;
parlai con Lui di tutto, ad eccezione del fatto che Lo volevo come
Patrono. Quando andammo in refettorio per la colazione, dopo aver fatto
il segno della croce, ebbe inizio l'estrazione dei Patroni. Appena mi
avvicinai alle immaginette sulle quali erano scritti i Patroni, ne
presi una senza pensarci e non la lessi subito. Volevo mortificarmi per
qualche minuto. All'improvviso sento nel mio intimo una voce: « Sono il tuo Patrono, leggi
». Allora guardai subito quello che c'era scritto e lessi: « Patrono
per il 1935 la Santissima Eucaristia ». il cuore mi sobbalzò dalla
gioia e mi allontanai alla chetichella dal gruppo delle suore ed andai
almeno per un momento davanti al SS.mo Sacramento e là diedi sfogo ai
sentimenti del mio cuore. Gesù però mi fece osservare in modo delicato
che in quel momento avrei dovuto essere con le consorelle. Andai
immediatamente, attenendomi alla regola. O Santa Trinità, Unico Dio,
insondabile nella grandezza della Misericordia verso le creature e
specialmente verso i poveri peccatori. Hai mostrato l'abisso
insondabile della Tua Misericordia, che nessuna mente, né umana né
angelica, è riuscita mai a scandagliare. Il nostro nulla e la nostra
miseria sprofondano nella Tua grandezza. O Bontà infinita, chi può
adorarti degnamente? Si trova un'anima che possa comprendere il Tuo
amore? O Gesù, tali anime esistono, ma non sono molte.
+ Un giorno, durante la meditazione del mattino, sentii questa voce: « Io Stesso sono la tua guida, sono
stato, sono e sarò; ma dato che Mi hai chiesto un aiuto visibile, te
l'ho dato. L'ho scelto Io Stesso ancor prima che Me lo chiedessi,
poiché l'esige la Mia causa. Sappi che le mancanze che commetti contro
di lui, feriscono il Mio Cuore. Guardati bene in modo particolare
dall'agire di testa tua; in ogni più piccola cosa ci sia il sigillo
dell'obbedienza». Col cuore contrito ed annientato chiesi
perdono al Signore Gesù per quelle mancanze. Chiesi perdono anche al
padre spirituale e feci il proposito di non far nulla, piuttosto che
fare molto e male. O Gesù buono, Ti ringrazio per questa grande grazia,
cioè per avermi fatto conoscere quello che sono per me stessa: miseria
e peccato, nient'altro. Da me stessa posso fare una cosa soltanto, cioè
offenderTi, o mio Dio, poiché la miseria non può fare nient'altro da se
stessa che offendere Te, o Bontà infinita.
+ Una volta mi venne chiesto di pregare per una certa amma. Decisi di
fare subito una novena alla Misericordia del Signore ed alla novena
aggiunsi una mortificazione, che consisteva nel tenere in entrambe le
gambe una catenella di ferro per la durata della santa Messa. Erano tre
giorni che facevo quella penitenza, quando andai a confessarmi e dissi
al padre spirituale che avevo intrapreso quella mortificazione col suo
permesso presunto. Pensavo infatti che il Padre spirituale non avrebbe
avuto nulla contro di ciò. Invece la risposta che ascoltai fu il
contrario, cioè che non dovevo far nulla di mia iniziativa, senza il
permesso. O mio Gesù, ecco ho agito di nuovo a mio arbitrio, ma non
perdo il coraggio a causa delle mie mancanze; so bene che sono miseria.
A motivo della salute non ottenni il permesso, ed il Padre spirituale
si meravigliò che avessi potuto sottopormi a maggiori mortificazioni
senza il suo permesso. Chiesi perdono per il mio comportamento
arbitrario, o meglio per aver agito con un permesso presunto e chiesi
che mi venisse cambiata quella penitenza in un'altra. il Padre
spirituale me la cambiò in una mortificazione interiore, invitandomi a
riflettere, durante la santa Messa, al motivo per cui Gesù volle essere
battezzato. Quella meditazione non fu una mortificazione per me, dato
che pensare a Dio è una delizia, e non una mortificazione; ma in quello
c'era la mortificazione della volontà, dato che facevo non quello che
piaceva a me, ma quello che mi era stato indicato ed appunto in questo
consiste la mortificazione interiore. Dopo che mi fui allontanata dal
confessionale e cominciai a fare la penitenza, udii queste parole: « Ho
concesso la grazia all'anima, per la quale Mi hai pregato, ma non per
la tua mortificazione, quella che ti eri scelta da sola, bensì solo per
l'atto di obbedienza totale verso il Mio Sostituto ho fatto grazia
all'anima, per la quale hai interceduto presso di Me e per la quale hai
mendicato la Misericordia. Sappi che quando annienti in te la tua
propria volontà, allora la Mia regna in Te ». O mio Gesù, abbi pazienza
con me. Ora starò più attenta per l'avvenire. Questo proposito non lo
baso su me stessa, ma sulla Tua grazia e bontà, che è così grande verso
di me tanto misera.
+ Una volta Gesù mi fece conoscere che quando Lo prego per qualche
intenzione, che talvolta mi viene raccomandata, è sempre pronto a
concedere le Sue grazie, solo che non sempre le anime le vogliono
accettare: « Il Mio Cuore
è stracolmo di tanta Misericordia per le anime e soprattutto per i
poveri peccatori. Oh! se riuscissero a capire che Io sono per loro il
migliore dei Padri; che per loro è scaturito dal Mio Cuore Sangue ed
Acqua, come da una sorgente strapiena di Misericordia; che per loro
dimoro nel tabernacolo e come Re di Misericordia desidero colmare le
anime di grazie, ma non vogliono accettarle. Vieni almeno tu il più
spesso possibile a prendere le grazie che essi non vogliono accettare e
con ciò consolerai il Mio Cuore. Oh! quanto è grande l'indifferenza
delle anime per tanta bontà, per tante prove d'amore! Il Mio Cuore è
ripagato solo con ingratitudine e trascuratezza da parte delle anime
che vivono nel mondo. Hanno tempo per ogni cosa; per venire da Me a
prendere le grazie non hanno tempo. E perciò Mi rivolgo a voi, a voi,
anime elette! Anche voi non comprendete l'amore del Mio Cuore? E anche
qui è rimasto deluso il Mio Cuore. Non trovo il completo abbandono al
Mio amore. Tante riserve! Tanta diffidenza! Tanta cautela! Per tua
consolazione ti dirò che ci sono anime che vivono nel mondo, che Mi
amano sinceramente; dimoro nei loro cuori con delizia. Ma non sono
molte. Anche nei conventi ci sono tali anime che riempiono di gioia il
Mio Cuore; in esse sono impressi i Miei lineamenti e per questo il
Padre Celeste guarda a loro con un compiacimento particolare. Esse
saranno la meraviglia degli angeli e degli uomini. Il loro numero è
molto piccolo. Esse costituiscono una difesa di fronte alla giustizia
del Padre Celeste ed impetrano la Misericordia per il mondo. L'amore di
queste anime ed il loro sacrificio mantengono l'esistenza del mondo.
Quello che ferisce più dolorosamente il Mio Cuore è l'infedeltà di un
anima che Io ho scelto in modo particolare. Quelle infedeltà sono come
lame taglienti che trafiggono il Mio Cuore ».
29.1.1935.
Questo martedì mattina, durante la meditazione, ho visto interiormente
il Santo Padre che celebrava la santa Messa. Dopo il « Pater noster »
si è messo a parlare con Gesù della causa, di cui Gesù aveva ordinato a
me di parlarGli. Benché io non abbia parlato di ciò personalmente col
Santo Padre, dato che l'argomento è stato trattato da qualcun altro, in
questo momento però io so, per conoscenza interiore, che il Santo Padre
sta riflettendo su tale questione, che in breve tempo si evolverà
secondo i desideri di Gesù. Prima degli esercizi spirituali di otto
giorni, andai dal mio direttore spirituale, a chiedergli il permesso
per certe mortificazioni da fare durante gli esercizi, tuttavia non
ottenni il permesso per tutto quello che avevo chiesto, ma solo per
alcune. Ottenni l'autorizzazione per un ora di meditazione sulla
Passione del Signore Gesù e per certi atti di umiliazione. Ero rimasta
però un po' insoddisfatta, per non aver ottenuto il permesso per tutto
quello che avevo chiesto. Quando tornammo a casa, entrai un momento in
cappella e subito udii nel mio intimo una voce: « Un'ora di meditazione
sulla Mia dolorosa Passione ha un merito maggiore di un anno intero di
flagellazioni a sangue. La meditazione sulle Mie Piaghe dolorose è di
grande profitto per te ed a Me procura una grande gioia. Mi stupisce
che tu non abbia ancora rinunciato completamente alla tua volontà, ma
gioisco enormemente pensando che tale cambiamento avverrà durante gli
esercizi spirituali ». Questo stesso giorno, mentre ero in chiesa ed
aspettavo di confessarmi, vidi gli stessi raggi che uscivano
dall'ostensorio e si propagavano per tutta la chiesa. Questo durò per
tutto il tempo della funzione. Dopo la benedizione si proiettarono su
entrambi i lati e poi rientrarono nell'ostensorio. Ad osservarli erano
chiari e limpidi come il cristallo. Chiesi a Gesù che si degnasse di
accendere il fuoco del Suo amore in tutte le anime indifferenti. Sotto questi
raggi il cuore si riscalda, anche se fosse freddo come un pezzo di
ghiaccio; se fosse duro come la roccia, si ridurrebbe in polvere.
+ G.M.G. Wilno, 4.11.1933
ESERCIZI SPIRITUALI DI OTTO GIORNI.
O Gesù, Re di Misericordia, ecco di nuovo un momento in cui rimango
faccia a faccia con Te. Per questo T'imploro per tutto l'amore di cui
arde il Tuo Cuore Divino, annienta in me completamente l'amor proprio
ed in cambio infiamma il mio cuore del fuoco del Tuo amore purissimo.
Verso sera, finita la predica, udii queste parole: « Io sono con te. Durante questi
esercizi spirituali consoliderò la tua pace e il tuo coraggio, in modo
che non vengano meno le tue forze nel dare attuazione ai Miei
propositi. Pertanto durante questi esercizi annullerai completamente la
tua volontà, mentre si compirà in te tutta la Mia volontà. Sappi che
ciò ti verrà a costare molto. Pertanto scrivi su una pagina bianca
queste parole: Da oggi in me non esiste la volontà propria, e
depennala. Su un'altra pagina scrivi queste parole: Da oggi faccio la
volontà di Dio ovunque, sempre, in tutto. Non spaventarti di nulla,
l'amore ti darà forza e te ne faciliterà l'esecuzione ».
Nella meditazione fondamentale sullo scopo, cioè sulla scelta
dell'amore, l'anima deve amare, ha bisogno di amare; l'anima deve
riversare il suo amore, non nel fango, non nel vuoto, ma in Dio. Come
gioisco quando rifletto su questo, poiché sento che nel mio cuore c’è
soltanto Lui. Gesù solo ed unico; e amo le creature in quanto mi
aiutano ad unirmi a Dio. Amo tutti gli uomini per questo, poiché vedo
in essi l'immagine di Dio.
G.M.G. Wilno, 4.11.1935
DA OGGI NON ESISTE LA VOLONTA’ PROPRIA.
Nel momento in cui m'inginocchiai per depennare la volontà come mi
aveva ordinato il Signore, udii nel mio intimo questa voce: «Da oggi non temere il giudizio di
Dio, poiché non sarai giudicata ». Da oggi, faccio la
Volontà di Dio, ovunque, sempre, in tutto.
G.M.G. Wilno, 8.11.1935.
Lavoro interiore particolare, cioè esame di coscienza. Sul rinnegamento
di se stessa, della propria volontà.
I. Rinnegamento dell'intelletto, cioè sua sottomissione all'intelletto
di coloro che per me qui in terra sostituiscono Dio.
II. Rinnegamento della volontà, cioè fare la volontà di Dio, che a me
si manifesta nella volontà di coloro che per me sostituiscono Dio e che
è contenuta nelle regole del nostro ordine.
III. Rinnegamento del giudizio, cioè accettare immediatamente senza
pensarci su, senza analizzarlo, senza discuterlo, ogni ordine che mi
viene dato da coloro che per me sostituiscono Dio.
IV. Rinnegamento della lingua. Non le darò la più piccola libertà; in
un solo caso gliela darò completa, cioè quando si tratta di proclamare
la gloria di Dio.
Ogni volta che mi accosto alla santa Comunione, prego che Gesù rafforzi
e purifichi la mia lingua, in modo che io non ferisca il prossimo con
essa. Per lo stesso motivo tengo nella massima considerazione la regola
che mi parla del silenzio. O Gesù mio, ho fiducia che la Tua grazia mi
aiuti a mettere in pratica questi propositi. Benché i punti suddetti
siano compresi nel voto di obbedienza, tuttavia desidero esercitarmi in
essi in modo del tutto particolare, in quanto costituiscono l'essenza
della vita religiosa. Gesù Misericordioso, Ti prego ardentemente,
illumina il mio intelletto, perché possa conoscere meglio Te, che sei
l'Essere Infinito, e possa conoscere meglio me stessa, che sono il
niente personificato. Della santa confessione. Dalla santa confessione
dovremmo ricavare due benefici. Alla confessione andiamo: primo, per
essere guariti; secondo, per essere educati.
La nostra anima ha bisogno di essere educata continuamente, come un
bambino. O mio Gesù, comprendo profondamente queste parole e so per
esperienza che un'anima con le proprie forze non arriva lontano, si
affatica molto, non fa nulla per la gloria di Dio; sbaglia
continuamente, poiché la nostra mente è ottenebrata e non riesce a
distinguere i fatti suoi. Avrò un'attenzione particolare per due cose:
la prima è quella di scegliere per la confessione quello che mi umilia
di più, anche se si tratta di una piccola cosa, che però mi costa e per
questo ne parlerò; la seconda è quella di esercitarmi nella
contrizione; non solo prima di confessarmi, ma in ogni esame di
coscienza cercherò di suscitare in me il dolore perfetto e ciò
soprattutto prima di mettermi a riposare. Ed una parola ancora: l'anima
che desidera veramente progredire sulla via della perfezione, deve
attenersi scrupolosamente ai consigli che le vengono dati dal direttore
spirituale. Tanta è la santità, quanta la dipendenza. Una volta, mentre
parlavo col direttore della mia anima, in un lampo più veloce di quello
di un fulmine, vidi interiormente la sua anima in una grande
tribolazione, in un tale tormento, che sono poche le anime che Iddio
prova con tale fuoco. Tali sofferenze gli provengono da quest'opera.
Verrà un momento nel quale quest'opera, che pure Dio raccomanda tanto,
sembrerà in completo sfacelo ed all'improvviso seguirà l'azione di Dio
con grande energia, la quale darà testimonianza alla verità. Essa,
l'opera, sarà un nuovo splendore per la Chiesa, sebbene esistesse già
da molto tempo in essa. Che Dio sia infinitamente misericordioso,
nessuno può negarlo. Egli desidera che questo lo sappiano tutti, prima
che torni come Giudice; vuole che le anime Lo conoscano prima come Re
di Misericordia. Quando si verificherà questo trionfo, noi saremo già
nella nuova vita, dove non ci sono sofferenze. Ma prima la tua anima
sarà saziata d'amarezze al vedere la distruzione dei tuoi sforzi.
Questa distruzione però sarà soltanto apparente, poiché Iddio non
cambia quello che ha stabilito una volta. Ma anche se la distruzione
sarà apparente, le sofferenze invece saranno reali. Quando ciò avverrà,
non lo so; quanto durerà, non lo so. Ma Dio ha promesso una grande
grazia specialmente a te e a tutti « quelli che proclameranno la Mia
grande Misericordia. Io Stesso li difenderò nell'ora della morte, come
Mia gloria ed anche se i peccati delle anime fossero neri come la
notte, quando un peccatore si rivolge alla Mia Misericordia, Mi rende
la gloria più grande ed è un vanto della Mia Passione. Quando un'anima
esalta la Mia bontà, allora satana ne trema e fugge nel profondo
dell'inferno ».
Durante un'adorazione, Gesù mi promise: « Con le anime che ricorreranno
alla Mia Misericordia e con le anime che esalteranno e faranno
conoscere ad altre la Mia grande Misericordia, nell'ora della loro
morte Mi comporterò secondo la Mia Misericordia infinita. Il Mio Cuore
è addolorato - ha detto Gesù - perché anche le anime elette non
comprendono quanto sia grande la Mia Misericordia. I loro rapporti con
Me sono in un certo modo espressione di diffidenza. Oh! quanto questo
ferisce il Mio Cuore! Ricordatevi della Mia Passione e, se non credete
alle Mie parole, credete almeno alle Mie Piaghe». Non
faccio alcun movimento, alcun gesto perché piace a me, perché sono
vincolata dalla grazia; continuamente attendo a ciò che è più gradito a
Gesù. Durante una meditazione sull'obbedienza udii queste parole: « In questa meditazione il
sacerdote in via eccezionale parla per te. Sappi che Io prendo in
prestito la sua bocca ». Cercai di ascoltare con la
massima attenzione ed applicai tutto al mio cuore, come faccio per ogni
meditazione. Quando il sacerdote pronunciò queste parole, che un anima
obbediente si riempie della forza di Dio, udii quanto segue: “Si, quando sei obbediente, mi
prendo la tua debolezza ed al suo posto ti do la Mia forza. Sono molto
stupito che le anime non vogliano fare questo scambio con Me.”
Io dissi al Signore: «
Gesù, illumina Tu la mia anima, poiché diversamente capirò ben poco di
queste parole ».
So che non vivo per me, ma per un gran numero di anime. So che le
grazie date a me, non sono soltanto per me, ma anche per le anime. O
Gesù, l'abisso della Tua Misericordia si è riversato nella mia anima,
che è l'abisso stesso della miseria. Ti ringrazio, Gesù, per le grazie
e le piccole croci che mi dai in ogni momento della vita. All'inizio
degli esercizi spirituali sul soffitto della cappella vidi Gesù
crocifisso che guardava alle suore con tanto amore, ma non a tutte.
C'erano tre suore, alle quali il Signore guardò con uno sguardo severo.
Non so, non so per quali motivi, so soltanto che è una cosa terribile
vedere uno sguardo simile che è lo sguardo del Giudice severo. Quello
sguardo non riguardava me, eppure allibii per lo spavento, mentre
scrivo tremo ancora tutta. Non ebbi il coraggio di dire una sola parola
a Gesù, mi vennero a mancare le forze fisiche e pensavo che non avrei
resistito fino alla fine della predica. Un giorno dopo vidi la stessa
cosa, come la prima volta, e osai proferire queste parole: « Gesù, quanto è grande la Tua
Misericordia! ». Il terzo giorno si ripeté ancora lo
stesso sguardo su tutte le suore con grande amabilità, ad eccezione di
quelle tre suore. Allora presi il coraggio che proveniva dall'impulso
verso l'amore del prossimo e dissi al Signore: « Tu sei la Misericordia
personificata, come Tu stesso mi hai detto, Ti scongiuro quindi per la
potenza della Tua Misericordia, rivolgi il Tuo sguardo benigno anche su
quelle tre suore, e se ciò non s'accorda con la Tua sapienza, Ti prego
di fare uno scambio: il Tuo sguardo benevolo verso la mia anima, sia
per loro, e il Tuo sguardo severo verso le loro anime, sia per me.
». All'istante Gesù mi disse queste parole: « Figlia Mia, per il tuo amore
sincero e generoso concedo loro molte grazie, benché esse non le
chiedano, ma per la promessa che ho fatto a te ». E subito
avvolse le tre suore con uno sguardo misericordioso. Alla vista della
bontà di Dio, il cuore mi cominciò a battere per la grande gioia.
Quando feci l'adorazione dalle 9 alle 10 erano rimaste anche altre
quattro suore. Mentre mi avvicinavo all'altare e meditavo sulla
Passione del Signore Gesù, in quello stesso momento un dolore tremendo
inondò la mia anima, a causa dell'ingratitudine di un gran numero di
anime che vivono nel mondo, ma mi addolorava specialmente
l'ingratitudine delle anime scelte in modo particolare da Dio. Non c'è
modo di esprimerla, né di confrontarla. Alla vista di quella
ingratitudine, che è la più nera, sentii come se il cuore mi si
schiantasse, mi vennero a mancare completamente le forze fisiche e
caddi con la faccia a terra, senza nascondere un pianto dirotto. Ogni
volta che rievocavo la grande Misericordia di Dio e l'ingratitudine
delle anime, il dolore trafiggeva il mio cuore e comprendevo quanto ciò
ferisse il Cuore dolcissimo di Gesù. Con cuore ardente rinnovai il mio
atto di offerta per i peccatori. Con gioia e desiderio ho accostato le
mie labbra al calice dell'amarezza, che prendo ogni giorno dalla S.
Messa. La piccola porzione, che Gesù mi ha assegnato per ogni momento,
anche quella non la cederò a nessuno. Conforterò continuamente il
dolcissimo Cuore Eucaristico; suonerò canti di riconoscenza sulle corde
del mio cuore; la sofferenza è il tono più armonioso. Cercherò con cura
di capire con che cosa posso rallegrare oggi il Tuo Cuore. I giorni
della vita non sono uniformi; quando le nuvole nere mi copriranno il
sole, cercherò come l'aquila di attraversare la loro barriera, per far
conoscere agli altri che il sole non si spegne. Sento che Iddio mi
permette di scostare i veli, affinché la terra non abbia dubbi sulla
Sua bontà. Iddio non va soggetto ad eclissi, né a cambiamenti; rimane
per l'eternità Uno e sempre lo Stesso. Niente può opporsi alla Sua
volontà. Sento in me una forza sovrumana, sento il coraggio e l'energia
che mi viene attraverso la grazia che dimora in me. Comprendo le anime
che soffrono perché prive di speranza, poiché ho provato su di me
questo tormento. Iddio però non dà prove al di sopra delle forze.
Spesso ho vissuto di speranza contro ogni speranza ed ho spinto la mia
speranza fino alla totale fiducia in Dio. Avvenga di me quello che ha
stabilito dall'eternità.
MASSIME GENERALI. Sarebbe
molto brutto, se una suora cercasse sollievo nella sofferenza. Ecco
quello che ha fatto la grazia e la meditazione del più grande
criminale. Colui che muore, ha un grande amore. Ricordati di me quando
sarai in paradiso. Il pentimento sincero trasforma immediatamente
un'anima. La vita spirituale va praticata con serietà e sincerità.
L'amore dev'essere reciproco. Dato che il Signore Gesù per me ha bevuto
il fiele fino in fondo, io Sua sposa, per dimostrargli il mio amore,
accetterò tutte le amarezze. Chi sa perdonare si prepara molte grazie
da parte del Signore. Ogni volta che guarderò la croce, perdonerò
sinceramente. L'unione con le anime l'abbiamo ottenuta nel santo
battesimo. La morte rafforza l'amore. Devo essere sempre d'aiuto per
gli altri. Se sarò una buona religiosa sarò utile non solo alla
Congregazione, ma anche a tutta la Patria. Il Signore Dio concede le
grazie in due modi: con le ispirazioni e con le illuminazioni. Se
chiediamo una grazia, Iddio ce la dà, ma dobbiamo volerla accettare, ma
per accettarla occorre abnegazione. L'amore non è fatto di parole, né
di sentimenti, ma di azioni. E un atto della volontà, è un dono, cioè
una donazione; l'intelletto, la volontà ed il cuore, ecco le tre
facoltà che dobbiamo esercitare durante la preghiera. Risorgerò in
Gesù, ma prima debbo vivere in Lui. Se non mi distacco dalla croce,
allora si manifesterà in me il Vangelo. Tutte le mie insufficienze le
colma in me Gesù con la Sua grazia, che agisce incessantemente. La
SS.ma Trinità mi trasmette la Sua vita abbondantemente col dono dello
Spirito Santo. Le Tre Persone divine dimorano in me. Se Iddio ama, lo
fa con tutto Se stesso, con tutta la potenza del Suo Essere. Se Iddio
mi ha amato a questo modo, come debbo corrispondere io a questo, io, la
Sua sposa? Durante una predica Gesù mi disse: «Nel piccolo grappolo
scelto tu sei il dolce acino; desidero che il succo che circola in te
venga trasmesso alle altre anime». Durante la rinnovazione dei voti
vidi Gesù dal lato dell'epistola, con una veste bianca ed una cintura
d'oro ed in mano teneva una spada terribile. Durò fino al momento in
cui le suore cominciarono a rinnovare i voti. All'improvviso vidi un
bagliore inimmaginabile. Davanti a quel bagliore vidi un piano formato
da una nuvola bianca a forma di bilancia. In quel momento Gesù si
avvicinò e pose la spada su di un piatto e questo con tutto quel peso
si abbassò fino a terra, per poco non la toccò completamente. Proprio
allora le suore finirono di rinnovare i voti. E subito vidi degli
angeli che prendevano qualche cosa da ogni suora dentro un vaso d'oro,
vaso che aveva la forma come di un incensiere Dopo che ebbero terminata
la raccolta da tutte le suore e posto il vaso sull'altro piatto della
bilancia, questo immediatamente prevalse sul primo, sul quale era stata
posta la spada. All'istante dall'incensiere si sprigionò una fiamma,
che raggiunse il bagliore della luce. Inaspettatamente udii una voce
proveniente da quel bagliore: «Rimettete la spada al suo posto,
l'offerta è maggiore». In quel momento Gesù ci diede la benedizione e
tutto quello che avevo visto scomparve. Le suore avevano già cominciato
ad accostarsi alla santa Comunione. Quando anch'io mi comunicai, la mia
anima fu inondata da una gioia così grande, che non riesco proprio a
descrivere.
15.II.35 Partenza
per la casa paterna per alcuni giorni, in visita a mia madre morente.
Quando venni a sapere che mia madre era gravemente malata, ormai
prossima alla morte e mi chiedeva di andare a trovarla, perché
desiderava incontrarsi con me ancora una volta prima di morire, in quel
momento mi si risvegliarono tutti i sentimenti del cuore. Come figlia
sinceramente affezionata alla propria madre, desideravo ardentemente
esaudire il suo desiderio, ma lasciai a Dio la decisione e mi rimisi
completamente alla Sua volontà. Non tenendo conto del dolore del mio
cuore, mi affidai alla volontà di Dio. La mattina del giorno del mio
onomastico, il 15 febbraio, la Madre Superiora mi consegnò un'altra
lettera della mia famiglia e mi diede il permesso di andare a casa, per
esaudire il desiderio della madre morente. Cominciai subito a
prepararmi per il viaggio e la sera partii da Wilno. Offrii tutta la
notte per mia madre gravemente ammalata, affinché Dio le concedesse la
grazia che le sofferenze che stava attraversando non perdessero nulla
del loro merito. Durante il viaggio ebbi una compagnia molto piacevole,
infatti nello stesso scompartimento viaggiavano alcune signore
appartenenti ad un sodalizio. Mi resi conto che una di esse soffriva
molto e che nella sua anima si stava svolgendo una lotta accanita.
Cominciai a pregare mentalmente per quell’anima.
Alle undici quelle signore passarono in un altro scompartimento per
fare conversazione e nel frattempo nello scompartimento rimanemmo solo
in due. Sentii che la mia preghiera aveva provocato in quell'anima una
lotta ancora più accesa. Non cercai di confortarla, ma pregai con
fervore ancora maggiore. Finalmente quell'anima si rivolse a me e mi
chiese di dirle se era obbligata a mantenere una certa promessa che
aveva fatto a Dio. In quello stesso momento conobbi interiormente quale
era quella promessa e le risposi che era assolutamente obbligata a
mantenere quell'impegno, diversamente sarebbe stata infelice per tutta
la vita. Questo pensiero non le darà pace. Stupita da questa risposta,
mi apri tutta la sua anima. Si trattava di una maestra che, prima di
affrontare gli esami, aveva promesso a Dio che, se fosse stata promossa
si sarebbe dedicata al Suo servizio, cioè sarebbe entrata in un
convento. Però, dopo aver dato gli esami con esito molto favorevole,
«ora mi sono lasciata prendere dal vortice del mondo e non voglio
entrare in convento, ma la coscienza non mi dà pace e, nonostante i
divertimenti, sono sempre scontenta». Dopo una lunga conversazione,
quella persona era cambiata completamente e dichiarò che si sarebbe
subito interessata, per entrare in convento. Mi chiese di pregare per
lei ed io sentii che Dio non le avrebbe lesinato le grazie.
La mattina arrivai a Varsavia ed alle otto di sera ero già a casa. È
difficile descrivere quale grande gioia fu per i miei genitori e per
tutta la famiglia. La salute di mia madre migliorò un po', ma il medico
non diede alcuna speranza di una completa guarigione. Subito dopo
esserci salutati, ci inginocchiammo tutti, per ringraziare Dio per
esserci potuti incontrare ancora una volta tutti in questa vita. Quando
osservai come pregava mio padre, mi vergognai molto, dato che io che
ero vissuta tanti anni in convento non sapevo pregare con tanta
sincerità e tanto fervore. Perciò ringrazio continuamente Iddio di tali
genitori. Oh, come tutto è cambiato in questi dieci anni! Non mi ci
oriento più. L'orto è molto più grande, è irriconoscibile, come non
riconosco più i fratelli e le sorelle, che erano così piccoli ed ora
sono tutti cresciuti e sono rimasta stupita di non averli trovati come
quando ci siamo separati. Stasio mi accompagnava ogni giorno in chiesa.
Sentivo che quella cara anima era molto gradita a Dio. L'ultimo giorno,
quando non c'era più nessuno in chiesa, andai con lui davanti al
Santissimo Sacramento e recitammo insieme il Te Deum.
Dopo un momento di silenzio offrii quella cara anima al Cuore
dolcissimo di Gesù. Quanto ho potuto pregare in quella chiesetta! Mi
sono tornate in mente tutte le grazie che avevo ricevuto in quel luogo
e che allora non comprendevo e di cui così spesso avevo abusato e mi
sono meravigliata io stessa di essere stata tanto cieca. Mentre
riflettevo su queste cose e mi rammaricavo per la mia cecità,
improvvisamente ho visto Gesù nello splendore di una bellezza
indicibile, che mi ha detto amabilmente: «O Mia eletta, ti concederò
ancora maggiori grazie, affinché tu sia testimone per tutta l'eternità
della Mia Misericordia infinita». Quei giorni a casa li ho passati in
mezzo a tanta compagnia, poiché ognuno voleva vedermi e scambiare
qualche parola con me. Spesso ho contato fino a 25 persone. Erano
incuriositi dai miei racconti sulla vita dei santi. Immaginavo che la
nostra casa appartenesse veramente a Dio, dato che ogni sera vi si
parlava soltanto di Dio. Quando, stanca di raccontare e desiderosa di
un po' di solitudine e di silenzio, la sera mi appartavo nel giardino
per poter parlare un po' a tu per tu con Dio, anche questo non mi
riusciva, poiché venivano subito i fratelli e le sorelle e mi
riportavano a casa, dove dovevo continuare a parlare e con tanti occhi
fissati su di me. Per fortuna riuscii a trovare il modo per riprendere
fiato. Pregai i fratelli che cantassero per me, dato che avevano
magnifiche voci e per di più uno suonava il violino ed un altro il
mandolino. Allora potei dedicarmi alla preghiera mentale senza
allontanarmi dalla loro compagnia. Un'altra cosa che mi costò molto, fu
quella di dover baciare i bambini. Venivano le conoscenti coi loro
bambini e mi pregavano di prenderli almeno un momento in braccio e di
baciarli. Lo consideravano un gran favore e per me era un'occasione per
esercitarmi nella virtù, poiché più di uno era abbastanza sporco ed
allora per vincermi e non mostrare avversione, se il bambino era sporco
lo baciavo due volte.
Una conoscente mi portò il suo bambino malato agli occhi, che aveva
pieni di pus e mi disse: «Sorella, prendilo un momentino in braccio».
La natura provava un senso di ripugnanza, ma senza badare a nulla, lo
presi in braccio e lo baciai due volte proprio sugli occhi infiammati e
pieni di pus e pregai Dio che io facesse guarire. Ebbi molte occasioni
di esercitarmi nelle virtù. Ascoltai tutti quelli che mi vollero
raccontare i loro guai e notai che non c'era un solo cuore gioioso,
perché non c'era un cuore che amasse sinceramente Iddio e non me ne
meravigliai affatto. Mi dispiacque immensamente che non potei
incontrarmi con due delle mie sorelle. Sentivo nel mio intimo in che
grande pericolo erano le loro anime. Mi si stringeva il cuore dal
dolore al solo pensare a loro. In un momento in cui mi sentii molto
vicina a Dio, chiesi fervorosamente al Signore la sua grazia per loro
ed il Signore mi rispose: “Concedo
loro non solo le grazie necessarie, ma anche grazie particolari“.
Compresi che il Signore le avrebbe chiamate ad una più stretta unione
con Sé. Godo enormemente al pensiero che nella nostra famiglia regna un
così grande amore.
Quando salutai i genitori e li pregai di benedirmi, sentii la potenza
della grazia di Dio che scendeva nella mia anima. Mio padre, mia madre
e la madrina del battesimo, mi diedero la loro benedizione piangendo e
mi augurarono la massima fedeltà alla grazia di Dio e mi dissero di non
dimenticare mai le tante grazie che Dio mi aveva concesso, chiamandomi
alla vita religiosa. Mi chiesero di pregare per loro. Nonostante che
piangessero tutti, io non versai neppure una piccola lacrima. Cercai di
essere forte e li consolai tutti come potei, ricordando loro il
paradiso, dove non ci saranno più separazioni. Stasio mi accompagnò
all'auto. Gli dissi quanto Dio ami le anime pure e l'assicurai che Dio
era contento di lui. Quando gli parlai della bontà di Dio e di quanto
si preoccupi per noi, si mise a piangere come un bambino e non ne fui
sorpresa per lui, perché è un'anima pura, perciò conosce facilmente
Dio. Quando presi posto nell'auto, diedi sfogo al mio cuore e piansi
anch'io di gioia come una bambina, per le tante grazie che Dio aveva
concesso alla nostra famiglia e poi m immersi in una preghiera di
ringraziamento. La sera ero già a Varsavia. Prima di tutti salutai il
Padrone di Casa e poi salutai tutta la comunità. Quando, prima di
andare a riposare, entrai dal Signore per la buonanotte e chiesi
perdono al Signore per aver parlato tanto poco con Lui durante il mio
soggiorno a casa, ad un tratto nel mio intimo sentii una voce: «Sono
molto contento di questo, che tu non abbia parlato con Me, ma che tu
abbia fatto conoscere la Mia bontà alle anime e le abbia sollecitate ad
amarMi».
La Madre Superiora mi disse che l'indomani saremmo andate entrambe a
Jozefinek «E così lei, sorella, avrà la possibilità di parlare con la
Madre Generale. Mi rallegrai enormemente per questo. La Madre Generale
è sempre la stessa, piena di bontà, di serenità e di spirito di Dio.
Parlai a lungo con lei. Andammo alla funzione pomeridiana. Vennero
cantate le litanie al Cuore dolcissimo di Gesù. il Signore Gesù venne
esposto nell'ostensorio. Un momento dopo vidi Gesù Bambino, che usciva
dall'Ostia e venne a riposare proprio Lui fra le mie braccia. Questo
durò un attimo. Una gioia immensa inondò la mia anima. Il Bambino Gesù
aveva lo stesso aspetto di quando entrai nella cappellina assieme alla
Madre Superiora, e già mia Maestra di noviziato, Maria Giuseppina. Il
giorno dopo ero già nell'amata Wilno. Oh, com'ero felice d'essere già
tornata nel nostro convento! Mi sembrava quasi d'essermi fatta
religiosa una seconda volta; non finivo di gustarmi la quiete ed il
silenzio, in cui l'anima s'immerge così facilmente in Dio, tutti
l'aiutano in questo e nessuno la disturba.