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+ UNA PIÙ APPROFONDITA CONOSCENZA DI DIO ED IL TERRORE
DELL'ANIMA.
In principio Iddio si fa conoscere come santità, giustizia, bontà, cioè
Misericordia. L'anima non conosce tutto ciò ad un tratto, ma in singoli
momenti fra i lampi, cioè negli incontri con Dio. E questi non durano a
lungo, poiché non sopporterebbe quella luce. Durante la preghiera
l'anima percepisce un lampo di tale luce, che le rende impossibile
pregare come ha fatto fino ad allora. Può sforzarsi quanto vuole ed
imporsi di pregare come faceva prima; sarà tutto inutile. Diviene
assolutamente impossibile continuare a pregare come faceva prima di
aver ottenuto quella luce. Tale luce che ha colpito l'anima è viva in
lei e nulla può né soffocarla, né parzialmente oscurarla. Questo lampo
di conoscenza di Dio trascina la sua anima e l'infiamma d'amore per
Lui. Ma contemporaneamente quello stesso lampo fa conoscere all'anima
chi essa è e vede tutto il suo intimo in una luce superiore e si alza
inorridita e spaventata. Non rimane però in quello spavento, ma
incomincia a purificarsi, a umiliarsi, ad abbassarsi davanti al Signore
e quelle luci sono più forti e più frequenti; quanto più l'anima
diventa limpida come il cristallo, tanto più quelle luci sono
penetranti. Tuttavia se l'anima ha risposto fedelmente e con decisione
a queste prime grazie, Iddio ricolma l'anima con le Sue consolazioni,
si dona a lei in modo sensibile. L'anima a momenti entra quasi in
rapporti di intimità con Dio e gioisce enormemente; ritiene di aver già
raggiunto il grado stabilito di perfezione, poiché gli errori ed i
difetti sono assopiti in lei, ed essa pensa che non ci siano più.
Niente le sembra difficile, è preparata a tutto. Comincia ad immergersi
in Dio ed a gustare le delizie del Signore. E trascinata dalla grazia,
e non si rende affatto conto di ciò, del fatto che può arrivare il
tempo della prova e della lotta. Ed in realtà questo stato non dura a
lungo. Verranno altri momenti, ma debbo ricordare che l'anima risponde
più fedelmente alla grazia di Dio, se ha un confessore illuminato ed al
quale confida tutto.
+ Prove inviate da Dio ad un'anima a Lui particolarmente cara.
Tentazioni e tenebre. Satana. L'amore di quell'anima non è ancora tale
quale lo desidera Iddio. L'anima improvvisamente perde la presenza di
Dio. Si manifestano in essa diversi errori e difetti, coi quali deve
ingaggiare una lotta accanita. Tutti gli errori sollevano il capo, ma
la sua vigilanza è grande. Al posto della precedente presenza di Dio è
subentrata l'aridità e la siccità spirituale: non prova gusto nelle
pratiche di pietà; non può pregare, né come prima, né come prega
adesso. Si butta da ogni parte e non trova soddisfazione. Dio si è
nascosto a lei ed essa non trova soddisfazione nelle creature e nessuna
creatura sa confortarla. L'anima desidera Iddio appassionatamente, ma
vede la propria miseria, comincia a sentire la giustizia di Dio. Vede
come se avesse perso tutti i doni di Dio: la sua mente è come
annebbiata; il buio investe tutta la sua anima; comincia un tormento
inconcepibile. L'anima ha cercato di descrivere lo stato della propria
anima al confessore, ma non è stata compresa. Sprofonda in
un'inquietudine ancora maggiore. Satana dà inizio alla sua opera. La
fede rimane esposta al fuoco. La battaglia qui è accanita. L'anima
compie sforzi; persevera accanto a Dio con l'impegno della volontà.
Satana, col permesso di Dio, si spinge ancora più avanti; la speranza e
l'amore sono alla prova. Queste tentazioni sono tremende! Dio sostiene
l'anima come di nascosto - questo lei non lo sa - poiché diversamente
non potrebbe resistere. E Dio sa quello che può inviare ad un'anima.
L'anima è tentata di incredulità riguardo alle verità rivelate, di
insincerità di fronte al confessore. Satana le dice: « Guarda, nessuno
ti capirà; a che scopo parlare di tutto questo? ». Nelle sue orecchie
risuonano parole, da cui essa è terrorizzata e le sembra di
pronunciarle contro Dio. Vede cose che non vorrebbe vedere. Sente cose
che non vorrebbe sentire. Ed è una cosa tremenda in quei momenti non
avere un confessore esperto; sopporta da sola tutto il peso. Ma per
quanto è in suo potere dovrebbe procurarsi un confessore illuminato,
poiché può spezzarsi sotto tale peso e spesso si trova sull'orlo
dell'abisso! Tutte queste prove sono pesanti e difficili, ed Iddio non
le manda ad un anima che in precedenza non sia stata ammessa ad un più
profondo rapporto con Lui e che non abbia gustato le dolcezze del
Signore, ed anche in questo Dio ha i suoi scopi insondabili per noi.
Spesso Iddio in modo analogo prepara le anime per scopi futuri, per
grandi imprese, e le vuole provare come oro puro. Ma questa non è
ancora la fine della prova. C'è ancora la prova delle prove, cioè il
rigetto totale da parte di Dio.
+ LA PROVA DELLE PROVE, L'ABBANDONO ASSOLUTO, LA DISPERAZIONE.
Quando l'anima esce vittoriosa dalle prove precedenti e, sebbene forse
incespicando, continua a combattere valorosamente, e con profonda
umiltà grida al Signore: « Salvami,
che perisco! », ed è ancora abile alla lotta, allora un
buio tremendo avvolge l'anima. L'anima vede dentro di sé soltanto
peccati. Ciò che prova è tremendo. Si vede abbandonata completamente da
Dio; sente come se fosse oggetto del Suo odio ed è ad un passo dalla
disperazione. Si difende come può; tenta di risvegliare la fiducia, ma
la preghiera è per lei un tormento ancora maggiore: le sembra di
spingere Dio ad adirarsi di più. E come se fosse posta su di
un'altissima vetta che si trova sopra un precipizio: l'anima anela
fervidamente verso Dio, ma si sente respinta. Tutti i tormenti ed i
supplizi del mondo sono nulla in confronto alla sensazione in cui è
completamente immersa, cioè il rigetto da parte di Dio. Nessuno le può
arrecare sollievo. Vede che è tutta sola; non c'è nessuno in sua difesa.
Alza gli occhi al cielo, ma sa che non è per lei; tutto, per lei, è
perduto. Dalle tenebre cade in tenebre ancora più fitte. Le sembra di
aver perduto Dio per sempre, quel Dio che amava tanto. Questo pensiero
le procura un tormento indescrivibile; ma essa non si rassegna a ciò.
Prova a guardare verso il cielo - ma invano - ciò le procura un
tormento ancora più grande. Nessuno può illuminare una tale anima, se
Iddio vuole tenerla nelle tenebre. il rigetto da parte di Dio lo sente
in modo vivamente terrificante. Erompono dal suo cuore gemiti dolorosi,
così dolorosi, che nessun ecclesiastico confessore li comprende, se non
c'è passato lui stesso. Allora l'anima subisce ancora sofferenze da
parte dello spirito maligno. Satana la schernisce: « Vedi come sei
ridotta? Continuerai ad essere fedele? Eccoti la ricompensa: sei in
nostro potere ». (Però Satana ha tanto potere su quell'anima, quanto
Iddio gliene permette. Dio sa quanto possiamo resistere). « E cosa hai
guadagnato per esserti mortificata? E che ricavi ad esser fedele alla
regola? A che scopo tutti questi sforzi? Sei respinta da Dio! ». Quella
parola « respinta » diviene un fuoco che penetra in ogni nervo fino al
midollo delle ossa, trapassa da parte a parte tutto il suo essere.
Giunge ora il momento supremo della prova. L'anima non cerca più aiuto;
si chiude in se stessa e perde di vista tutto ed è quasi come se si
rassegnasse al tormento di essere respinta. E un momento questo che non
so definire. E l'agonia dell'anima. Quando quel momento cominciò ad
avvicinarsi a me la prima volta, ne fui liberata in virtù della santa
obbedienza. Fu la Maestra che vedendomi si spaventò e mi mandò a
confessarmi. Il confessore però non mi comprese; non provai nemmeno
un'ombra di sollievo. O Gesù, dacci dei sacerdoti esperti! Quando gli
dissi che stavo passando nell'anima le pene infernali, mi rispose che
era tranquillo per la mia anima, poiché vedeva nella mia anima una
grande grazia di Dio. Io però di questo non capii nulla e nemmeno un
piccolo raggio di luce penetrò nella mia anima. Ormai comincio a
sentire la mancanza delle forze fisiche e non riesco più a far fronte
ai miei doveri. Non posso più nascondere le sofferenze, benché non dica
nemmeno una parola su quello che soffro; il dolore tuttavia che si
riflette sul mio volto mi tradisce e la Superiora mi ha detto che le
suore vanno da lei e dicono che quando in cappella mi guardano provano
compassione per me, dato che ho un aspetto così spaventoso. Tuttavia,
nonostante gli sforzi, l'anima non è in grado di nascondere tale
sofferenza. Gesù, Tu solo sai come l'anima gema in questi tormenti,
immersa nelle tenebre; e tuttavia ha fame e sete di Dio, come le labbra
infuocate hanno sete di acqua. Muore e inaridisce; muore di una morte
che non fa morire, cioè non può morire. I suoi sforzi non sono nulla.
Essa sta in balia di una mano potente.
Ora la sua anima passa sotto il potere del Giusto. Cessano tutte le
tentazioni esterne, tace tutto ciò che la circonda, come un agonizzante
non ha più la percezione di quello che gli sta attorno: tutta la sua
anima è raccolta sotto la potenza del Giusto e tre volte santo Iddio.
Respinta per l'eternità. Questo è il momento più teso e soltanto Iddio
può provare un'anima in questo modo, poiché Lui solo sa che l'anima può
sopportarlo. Quando l'anima è stata compenetrata da parte a parte da
quel fuoco infernale, precipita quasi nella disperazione. La mia anima
sperimentò questo momento quando ero in cella tutta sola. Quando
l'anima cominciò a sprofondare nella disperazione, sentii che stava
giungendo la mia agonia. Allora afferrai un piccolo crocifisso e lo
strinsi spasmodicamente in mano. Sentii che il mio corpo si distaccava
dall'anima e, sebbene desiderassi andare dai Superiori, non avevo più
le forze fisiche. Pronunciai le ultime parole: « Confido nella Tua
Misericordia», e mi sembrò quasi di aver spinto Iddio ad un'ira ancora
più grande e sprofondai proprio nella disperazione e solo di tanto in
tanto erompeva dall'anima mia un lamento doloroso, un lamento
inconsolabile. L'agonia dell'anima. E mi sembrava che ormai sarei
rimasta in quello stato, dato che con le mie forze non avrei potuto
uscirne. Ogni ricordo di Dio è un mare indescrivibile di sofferenze,
eppure c'è qualcosa nella mia anima che anela fervidamente a Dio; ma a
lei sembra che abbia solo lo scopo di farla soffrire di più. Il ricordo
del precedente amore, che Dio le aveva elargito, è per lei un tormento
di nuovo genere. I Suoi occhi l'han trapassata da parte a parte e tutto
è stato bruciato nell'anima dallo sguardo di Lui. Fu un lungo momento
finché entrò nella cella una delle suore e mi trovò quasi morta. Si
spaventò e andò dalla Maestra, che in virtù della santa obbedienza mi
ordinò di alzarmi da terra ed all'istante sentii le forze fisiche e mi
sollevai da terra tutta tremante.
La Maestra conobbe subito in pieno lo stato della mia anima. Mi parlò
dell'insondabile Misericordia di Dio e disse: « Non si preoccupi
affatto, sorella; glielo ordino in virtù dell'obbedienza ». E mi disse
ancora: « Ora vedo che Iddio la chiama ad una grande santità. Il
Signore vuole averla vicino a Sé, dato che permette queste cose e così
presto. Sia fedele a Dio, sorella, poiché questo è un segno che la
vuole in alto nel cielo ». Io però non capii nulla di quelle parole.
Quando entrai in cappella sentii come se tutto si fosse staccato dalla
mia anima, come se fossi appena uscita dalle mani di Dio. Sentii
l'inafferrabilità della mia anima. Sentii che ero una piccola bimba.
All'improvviso vidi interiormente il Signore, il quale mi disse: « Non temere, figlia Mia, Io sono
con te ». In quello stesso momento svanirono tutte le
tenebre e le angosce, i sensi furono inondati da una gioia
indescrivibile, le facoltà dell'anima ripiene di luce. Voglio ricordare
ancora che, sebbene la mia anima fosse già sotto i raggi del Suo amore,
le tracce del supplizio passato rimasero ancora per due giorni nel mio
corpo. Il volto pallido come quello di una morta, gli occhi iniettati
di sangue. Solo Gesù sa quello che ho sofferto. In confronto alla
realtà, è sbiadito quello che ho scritto. Non so come esprimermi. Mi
sembra di essere tornata dall'aldilà. Provo disgusto per tutto ciò che
è creato. Mi stringo al Cuore del Signore come un lattante al petto
della madre. Guardo alle cose con occhi diversi. Sono consapevole di
quello che ha fatto il Signore con una parola nella mia anima; di
questo vivo. Al solo ricordo del martirio passato, mi vengono i
brividi. Non avrei creduto che si potesse soffrire così, se io stessa
non l'avessi passato. E una sofferenza completamente spirituale.
Tuttavia in tutte queste sofferenze e battaglie non ho mai tralasciato
la S. Comunione.
Quando mi sembrava che non avrei dovuto comunicarmi, prima della S.
Comunione andavo dalla Maestra e le dicevo: « Non posso andare alla S.
Comunione; mi sembra che non dovrei andarci ». Essa però
non mi permetteva di tralasciare la S. Comunione e io andavo e mi sono
resa conto che solo l'obbedienza mi ha salvato. La Maestra stessa, in
seguito, mi disse che quelle mie esperienze erano finite presto, «
soltanto perché lei è stata obbediente. È dovuto solo alla potenza
dell'obbedienza che lei ne è uscita così valorosamente ». E vero che il
Signore stesso mi ha tirato fuori da quel supplizio, ma la fedeltà
all'obbedienza Gli era piaciuta. Benché queste siano cose spaventose,
tuttavia nessun'anima dovrebbe spaventarsene eccessivamente, poiché Dio
non dà prove al di sopra di quello che possiamo. E d'altronde forse mai
permetterà su di noi simili tormenti. Ma lo scrivo perché se al Signore
dovesse piacere condurre qualche anima attraverso simili tormenti, non
si spaventi, ma sia in tutto, per quanto dipende da lei, fedele a Dio.
Iddio non fa torto all'anima, poiché è l'amore stesso, e per questo
amore incomprensibile ci ha chiamato all'esistenza. Però quando mi son
trovata in quella tremenda afflizione, questo non lo comprendevo. O Dio
mio, ho conosciuto che non sono di questa terra; me l'ha impresso
nell'anima in modo energico il Signore. I miei rapporti di familiarità
sono più col cielo che con la terra, benché non trascuri in nulla i
miei doveri. In quei momenti non avevo un direttore spirituale e non
conoscevo nessuna direzione.
Pregavo il Signore e non mi dava un direttore. Gesù stesso è stato il
mio Maestro dall'infanzia fino ad ora; mi ha condotto attraverso tutte
le foreste ed i pericoli. Vedo chiaramente che soltanto Iddio poteva
condurmi attraverso così grandi pericoli senza alcun danno, senza
discapito; per questo l'anima mia è rimasta intatta ed ho vinto sempre.
Da tutte le difficoltà, che sono state inimmaginabili, uscì. Tuttavia
il Signore mi diede un direttore spirituale, ma più tardi. Dopo quelle
sofferenze l'anima è di una grande limpidezza di spirito ed in una
grande vicinanza con Dio, benché debba ancora ricordare che in quei
tormenti spirituali essa è vicina a Dio, ma è cieca. Lo sguardo della
sua anima è avvolto dalle tenebre, ma Dio è più vicino ad una tale
anima sofferente, solo che tutto il segreto sta proprio in questo, che
essa non lo sa. Essa afferma non solo che Dio l'ha abbandonata, ma che
essa è oggetto del Suo odio. Che grave malattia della vista dell'anima
che, abbagliata dalla luce di Dio, afferma che Dio è assente, mentre è
così forte che la rende cieca. In seguito però ho conosciuto che Dio le
è più vicino in quei momenti che in qualsiasi altra circostanza, poiché
con l'aiuto normale della grazia non potrebbe superare quelle prove.
Qui opera l'onnipotenza divina ed una grazia straordinaria, perché
diversamente si spezzerebbe al primo urto. O Divino Maestro, questo è
soltanto opera Tua nella mia anima. Tu, o Signore, non hai paura di
mettere un'anima sull'orlo di una spaventosa voragine, dove essa è
spaventata e terrorizzata e la richiami nuovamente a Te. Questi sono i
Tuoi incomprensibili misteri. Quando durante quei supplizi dell'anima
cercavo di accusarmi nella santa confessione delle più piccole inezie,
quel sacerdote si meravigliò che non commettessi mancanze più gravi e
mi disse queste parole: « Se lei, sorella, in questi tormenti è così
fedele a Dio, la cosa in sé mi dà la prova che Iddio la sostiene con la
Sua grazia particolare ed il fatto che lei non comprenda questo è anche
bene ». Strano però che i confessori non abbiano potuto né capirmi, né
tranquillizzarmi in quelle cose fino all'incontro con P. Andrasz ed in
seguito con Don Sopocko.
+ Alcune parole sulla
confessione e sui confessori. Ricorderò soltanto ciò che
ho sperimentato e vissuto nella mia anima. Ci sono tre cose per cui
l'anima non ricava profitto dalla confessione in quei momenti
eccezionali. La prima è che il confessore conosce poco le vie
straordinarie e mostra meraviglia se un'anima gli svela i grandi
misteri che Dio compie nell'anima. Questa sua meraviglia già mette in
allarme un'anima delicata: essa nota che il confessore è indeciso
nell'esprimere il suo parere e non si rassicura, ma ha ancora più dubbi
dopo la confessione di quanti ne avesse prima, poiché essa sente che il
confessore la tranquillizza ma lui stesso non è sicuro. Oppure, cosa
che mi è capitata, il confessore, non riuscendo a penetrare alcuni
misteri di un'anima, le rifiuta la confessione, mostra un certo timore
all'avvicinarsi di quell'anima alla grata. Come può un'anima in tale
stato attingere tranquillità nel confessionale, dato che essa è così
sensibile ad ogni parola del sacerdote? A mio parere in tali momenti di
speciali visite di Dio ad un'anima, se il sacerdote non la comprende
dovrebbe indicarle un confessore esperto ed illuminato, od attingere
egli stesso lumi, in modo che possa dare all'anima ciò di cui ha
bisogno, e non addirittura rifiutarle la confessione, poiché in questo
modo l'espone ad un grande pericolo e più di un'anima può abbandonare
la strada sulla quale il Signore voleva averla in modo particolare.
Questa è una cosa di grande importanza, poiché io stessa ne ho fatto
l'esperienza, cioè che già cominciavo a barcollare, nonostante questi
straordinari doni di Dio. E sebbene Dio stesso mi tranquillizzasse,
tuttavia desideravo sempre avere il sigillo della Chiesa. La seconda
cosa è il fatto che il confessore non permetta di svelare tutto
sinceramente, che dimostri impazienza. L'anima allora ammutolisce e non
dice tutto e per ciò stesso non ricava profitto, e tanto meno ricava
profitto, quando capita che il confessore cominci a sottoporre a prove
l'anima; e, siccome non la conosce, invece di giovarle, le arreca
danno. E questo perché essa sa che il confessore non la conosce, dato
che non le ha permesso di svelargli completamente, sia per quanto
concerne le grazie, sia per quanto concerne la sua miseria. E per
questo motivo la prova non è appropriata. Ho avuto alcune prove, che mi
hanno fatto ridere. Esprimerò meglio lo stesso concetto con queste
parole: il confessore è il medico dell'anima; pertanto come può un
medico che non conosce la malattia prescrivere una medicina
appropriata? Nemmeno a pensarci; poiché o non avrà alcun risultato
positivo, oppure la darà troppo forte ed aggraverà la malattia e
talvolta - Dio ce ne scampi - può procurare la morte, appunto perché
troppo forte. Parlo per esperienza, dato che in certi casi mi ha
trattenuto addirittura il Signore stesso. La terza cosa è questa:
capita che il confessore talvolta faccia poco conto delle piccole cose.
Non c'è nulla di piccolo nella vita spirituale. Talvolta una cosa
piccola in apparenza fa scoprire una cosa di grande importanza, e per
il confessore è un fascio di luce per la conoscenza di un'anima. Molte
sfumature spirituali si nascondono nelle piccole cose. Non sorgerà mai
un fabbricato magnifico, se gettiamo via i mattoni piccoli. Iddio da
qualche anima esige una grande purezza; per questo le invia una più
profonda conoscenza della propria miseria. Illuminata dalla luce che
viene dall'alto conosce meglio ciò che piace a Dio, e ciò che non
piace. Il peccato è secondo la conoscenza e la luce dell'anima; lo
stesso anche le imperfezioni, benché essa sappia che ciò che riguarda
strettamente il sacramento è il peccato... ma queste piccole cose hanno
una grande importanza per chi tende alla santità e non può un
confessore tener poco conto di questo. La pazienza e la mitezza del
confessore aprono la via ai più profondi segreti di un'anima: l'anima
quasi senza accorgersene svela la sua abissale profondità. E si sente
più forte e più resistente. Ora lotta più valorosamente; si dà
maggiormente da fare, poiché sa che deve renderne conto. Ricorderò
ancora una cosa per quanto riguarda il confessore. Egli deve talvolta
sperimentare, deve mettere alla prova, deve esercitare, deve conoscere
se ha a che fare con della paglia, o con del ferro, o con dell'oro
puro. Ognuna di queste tre anime ha bisogno di esercitarsi in modo
particolare.
Il confessore deve necessariamente formarsi un'opinione chiara su
ognuna, in modo che sappia quello che può sopportare in determinati
momenti, circostanze e casi. Per quanto mi riguarda, in seguito, dopo
molta esperienza, quando mi resi conto di non essere compresa, non
svelai più la mia anima e non mi guastai la tranquillità. Questo però
avvenne solo quando tutte queste grazie furono sotto il giudizio di un
saggio, istruito ed esperto confessore. Ora so come comportarmi in
certi casi. E desidero nuovamente dire alcune parole all'anima che
vuole tendere decisamente alla santità e riportare frutto cioè
vantaggio della confessione. La prima, totale sincerità e apertura. Il
più santo ed il più saggio dei confessori non può infondere a viva
forza in un'anima ciò che desidera, se l'anima non è sincera ed aperta.
Un'anima insincera, chiusa, si espone a grandi pericoli nella vita
spirituale e lo stesso Gesù non si dona ad una tale anima in modo
superiore, perché sa che essa non ricaverebbe vantaggi da queste grazie
speciali. La seconda parola, l'umiltà. Un'anima non ricava adeguati
vantaggi dal sacramento della confessione, se non è umile. La superbia
tiene l'anima nelle tenebre. Essa non sa e non vuole penetrare
esattamente nel profondo della sua miseria: si maschera e fugge da
tutto ciò che dovrebbe guarirla. La terza parola è l'obbedienza.
Un'anima disobbediente non riporterà alcuna vittoria, anche se fosse
Gesù stesso a confessarla direttamente. Il confessore più esperto non
può essere di alcun aiuto ad una tale anima. Un'anima disobbediente si
espone a grandi sventure e non progredirà affatto nella perfezione e
non se la caverà nella vita spirituale. Iddio ricolma di grazia nel
modo più abbondante le anime, ma le anime obbedienti.
+ Oh! quanto sono graditi gli inni che sgorgano da un'anima che soffre!
Tutto il cielo rimane estasiato di fronte ad una tale anima,
specialmente quando è provata da Dio. Essa indirizza verso di Lui i
suoi nostalgici lamenti. La sua bellezza è grande, perché proviene da
Dio. Va attraverso il deserto della vita ferita d'amore divino. Essa
tocca la terra con un piede solo.
+ Un'anima che è uscita da quei tormenti è profondamente umile. La
limpidezza della sua anima è grande. Essa, senza bisogno di rifletterci
in certo modo, conosce meglio che cosa in un dato momento occorra fare
e che cosa tralasciare. Avverte il più piccolo tocco della grazia ed è
molto fedele a Dio. Essa riconosce Iddio da lontano e gode di Dio
ininterrottamente. Essa in pochissimo tempo scopre Iddio nelle anime
degli altri, in genere in quanti le stanno attorno. L'anima viene
purificata da Dio stesso. Dio come puro Spirito introduce l'anima in
una vita puramente spirituale. Iddio stesso aveva preparato quest'anima
in precedenza e l'aveva purificata, cioè l'aveva resa idonea ad uno
stretto rapporto di intimità con Sé. Secondo un modo spirituale essa ha
rapporti di intimità col Signore in un riposo amoroso. Si rivolge a Lui
senza l'uso dei sensi. Iddio riempie l'anima con la Sua luce. La sua
mente illuminata vede chiaramente e distingue i gradi in questa vita
spirituale. Vede quando si univa a Dio in modo imperfetto, quando vi
prendevano parte i sensi e lo spirito era unito ai sensi, sebbene già
in maniera superiore e speciale, però imperfetta. Vi è un'unione col
Signore superiore e più perfetta: è quella intellettuale. Qui l'anima è
più riparata dalle illusioni; la sua spiritualità è più profonda e più
pura. In una vita, in cui ci sono i sensi, li si è più esposti alle
illusioni. L'accortezza sia dell'anima stessa che dei confessori
dovrebbe essere maggiore. Vi sono momenti nei quali Iddio introduce
l'anima in uno stato puramente spirituale. I sensi si spengono e sono
come morti. L'anima è unita a Dio nella maniera più stretta: è immersa
nella Divinità. La sua conoscenza è totale e perfetta; non dettagliata,
come prima, ma generale e completa. Gioisce per questo. Ma ora voglio
parlare ancora dei momenti della prova. In quei momenti è necessario
che i confessori abbiano pazienza con tale anima provata. Ma la più
grande pazienza deve averla l'anima con se stessa. O mio Gesù, Tu sai
quello che prova la mia anima al ricordo di quelle sofferenze. Talvolta
mi son meravigliata che gli angeli ed i santi restino silenziosi mentre
un'anima sopporta simili sofferenze. Tuttavia essi ci amano in modo
particolare in quei momenti. L'anima mia certe volte ha gridato verso
Dio, come un bambino quando la madre nasconde il suo volto ed egli non
può riconoscerla e grida con quante forze ha. O Gesù mio, per queste
prove d'amore sia onore e gloria a Te. Grande ed insondabile è la Tua
Misericordia! O Signore, tutto quello che hai progettato nei riguardi
della mia anima, è pervaso della Tua Misericordia.
Ricordo questa cosa: coloro che vivono insieme non dovrebbero
aggiungere sofferenze esterne, poiché in verità quando un'anima ha il
calice pieno fino all'orlo, talvolta proprio la goccia che gettiamo noi
nel suo calice sarà esattamente quel di più, che farà traboccare il
calice dell'amarezza. E chi risponde per quell'anima? Guardiamoci bene
dall'aggiungere sofferenze agli altri, poiché questo non piace al
Signore. Se le suore oppure i superiori sapessero o supponessero che
una certa anima sta attraversando tali prove e, ciò nonostante, da
parte loro le aggiungessero altre sofferenze, peccherebbero mortalmente
e Dio stesso rivendicherebbe quell'anima. Non parlo qui di casi che per
loro natura costituiscono peccato, ma parlo di una cosa che in un altro
momento non sarebbe peccato. Stiamo attenti a non avere quelle anime
sulla coscienza. E un grave difetto della vita religiosa e della vita
in genere, che quando si vede un'anima che è nella sofferenza, si tende
sempre ad aggiungerne ancora di più. Non parlo di tutti, ma ci sono
persone che si comportano così. Ci permettiamo di esprimere giudizi di
ogni genere e parliamo là dove non avremmo mai dovuto dire quello che
abbiamo detto. La lingua è un organo piccolo, ma provoca cose grosse.
La religiosa che non rispetta il silenzio, non giungerà mai alla
santità, cioè non diventerà santa. Non s'illuda. Se per caso accade che
per suo mezzo parla lo Spirito di Dio, allora non è lecito tacere. Ma
per poter ascoltare la voce di Dio bisogna avere la quiete nell'anima
ed osservare il silenzio: non un silenzio tetro, ma il silenzio
interiore, cioè il raccoglimento in Dio.
Si possono dire molte cose e non interrompere il silenzio, ed al
contrario si può parlar poco ed infrangere continuamente il silenzio.
Oh! che danni irreparabili provoca l'inosservanza del silenzio! Si
fanno molti torti al prossimo, ma soprattutto alla propria anima.
Secondo il mio pensiero e la mia esperienza, la regola del silenzio
dovrebbe essere al primo posto. Iddio non si dona ad un anima ciarliera
che come un fuco nell'alveare ronza molto, ma non produce miele.
Un'anima che chiacchiera molto è vuota nel suo interno. Non ha né virtù
fondamentali, né intimità con Dio. Non è il caso di parlare di una vita
più profonda, della soave pace e tranquillità nella quale abita Iddio.
Un'anima che non ha gustato la dolcezza della quiete interiore, è uno
spirito inquieto, e turba la tranquillità degli altri. Ho visto molte
anime negli abissi infernali per non aver osservato il silenzio. Loro
stesse me l'hanno detto, quando ho chiesto loro quale era stata la
causa della loro rovina. Erano anime consacrate. O mio Dio, quale
dolore! Eppure avrebbero potuto non solo essere in paradiso, ma essere
perfino sante. O Gesù, Misericordia, tremo quando penso che debbo
rendere conto della mia lingua. Nella lingua c'è la vita, ma anche la
morte. E talvolta con la lingua uccidiamo, commettiamo dei veri
omicidi; e possiamo ancora considerare ciò una piccola cosa? Per la
verità non riesco a comprendere tali coscienze.
Ho conosciuto una persona, che avendo saputo da un'altra una certa cosa
che si diceva di lei... si ammalò gravemente e di conseguenza versò
molto sangue e molte lacrime e poi avvenne la dolorosa conclusione che
fu causata quindi non dalla spada, ma dalla lingua. O mio Gesù
silenzioso, abbi misericordia di noi. Sono passata al tema del
silenzio, ma non voglio parlare di questo, bensì della vita dell'anima
con Dio e della sua risposta alla grazia. Dopo che l'anima è stata
purificata ed il Signore ha rapporti di intimità con lei, ora con tutte
le forze tende verso Dio. Però essa da sola non può niente. Qui
soltanto Iddio dispone tutto; l'anima lo sa; ne è consapevole. Essa
vive ancora in esilio e sa molto bene che possono esserci ancora
giornate nuvolose e piovose; ma essa guarda a tutto ciò con un
atteggiamento diverso da quello tenuto finora. Non si rifugia in una
pace falsa, ma si slancia nella lotta. Essa sa di essere di una
progenie cavalleresca. Ora si rende conto meglio di tutto. Essa sa di
essere di stirpe regale: tutto ciò che è grande e santo la riguarda.
+ Una serie di grazie che Dio riversa sull'anima dopo quelle prove di
fuoco. Gode di una stretta unione con Dio. Ha molte visioni sensibili
ed intellettuali. Sente molte parole soprannaturali e talvolta degli
ordini precisi. Ma nonostante queste grazie, non basta a se stessa.
Proprio in quanto Iddio la visita con queste grazie, è esposta a
diversi pericoli e può facilmente cadere nella illusione. Ora dovrebbe
pregare Dio perché le mandi una guida spirituale; e non solo pregare
per la guida, ma bisogna darsi da fare e cercare un tale condottiero,
che conosce le cose, come il condottiero deve conoscere le strade,
attraverso le quali deve condurre i suoi soldati in battaglia. Un'anima
che è unita a Dio, bisogna prepararla a grandi ed accaniti
combattimenti.
+ Dopo questa purificazione e queste prove, Iddio tratta con l'anima in
modo particolare, ma l'anima non collabora sempre con queste grazie.
Non perché essa stessa non voglia collaborare, ma perché incontra così
grandi difficoltà esterne ed interne, che ci vuole veramente un
miracolo, perché quell'anima si mantenga su quelle altezze. Ora ha
necessariamente bisogno di un direttore spirituale. Queste difficoltà
spesso riempirono la mia anima di dubbi e talvolta anch'io ero
spaventata poiché pensavo fra me: « Dopo tutto sono una povera
ignorante: molte cose non le conosco, e tanto meno le cose spirituali
». Però se i dubbi aumentavano, cercavo luce presso un confessore o
presso le Superiore. Ma non ottenevo quello che desideravo. Quando mi
aprii alle Superiore, una di esse conobbe la mia anima e la via
attraverso la quale il Signore mi vuole condurre. Quando mi uniformai
alle sue indicazioni cominciai a progredire rapidamente sulla via della
perfezione. Purtroppo però la cosa non durò a lungo. quando aprii più a
fondo la mia anima, non ottenni quello che desideravo; ed alla
Superiora quelle grazie sembrarono inverosimili, quindi non potei
attingere più nulla da lei. Mi disse che non era possibile che Dio
avesse rapporti di tale intimità con una creatura. « Io ho paura per
lei, sorella, che si tratti di un'illusione. Si consigli con un
sacerdote ». Ma il confessore non mi capì e disse: « È meglio che lei
parli di queste cose con le Superiore ». E così andavo dalle Superiore
al confessore e dal confessore alle Superiore e non trovavo pace.
Queste grazie divine cominciarono a essere per me una grande
sofferenza. Dicevo talvolta direttamente al Signore: « Gesù, io ho paura di Te. Non
sei per caso un fantasma? ». Gesù mi tranquillizzava
sempre, ma io non sempre mi fidavo. La cosa strana era che più io non
mi fidavo, e più Gesù dava dimostrazione di essere Lui l'artefice di
queste cose.
+ Quando mi resi conto che non ottenevo alcuna tranquillità dalle
Superiore, decisi di non parlare più con loro di queste cose puramente
interiori. Per l'esterno cercai, da buona religiosa, di parlare di
tutto con le Superiore; ma per quanto riguarda la necessità dell'anima,
d'ora in poi parlerò solo in confessione. Per molti ed assai
ragionevoli motivi ho capito che una donna non è portata a discernere
questi misteri. Mi sono esposta a tante sofferenze che avrei potuto
evitare. Per molto tempo sono stata ritenuta invasata dallo spirito
maligno e venivo guardata con commiserazione. La Superiora poi aveva
messo in atto certi accorgimenti cautelativi nei miei confronti. Era
giunto alle mie orecchie che le suore mi tenevano d'occhio come tale,
come indemoniata. E tutt'attorno mi si oscurò l'orizzonte. Cominciai ad
evitare quelle grazie divine, ma che potevo fare? Dopotutto non era in
mio potere. Improvvisamente fui presa da un così profondo raccoglimento
che, malgrado la mia volontà, sprofondai in Dio ed il Signore mi
trattenne presso di Sé. Nei primi momenti la mia anima è sempre un po'
spaventata, ma poi viene riempita da una calma e da una forza singolare.
+ Tutto ancora era da sopportare. Infatti quando il Signore chiese che
dipingessi quell'immagine, allora cominciavano veramente a parlare di
me ed a guardarmi come se fossi un'isterica od un'esaltata e la cosa
cominciò a propagarsi un po' di più. Una delle suore venne da me, per
parlarmi in confidenza. E cominciò a commiserarmi. Mi dice: « Sento che
dicono di lei che è un'esaltata, che ha delle visioni. Povera sorella,
si difenda da ciò ». Era sincera quell'anima e mi disse sinceramente
quello che aveva sentito dire. Ma cose simili dovetti ascoltarle ogni
giorno. Che tormento sia stato per me, Dio solo lo sa. Decisi però di
sopportare tutto in silenzio e di non dare spiegazioni quando mi
venivano rivolte domande. Alcune suore erano irritate dal mio silenzio,
specialmente le più curiose; le altre, più riflessive, dicevano: « Di
certo Suor Faustina dev'essere molto vicino a Dio, dato che ha la forza
di sopportare tante sofferenze ». E vedevo davanti a me quasi due file
di giudici. Mi preoccupai di avere il silenzio interno ed esterno. Non
dicevo nulla che riguardasse la mia persona, sebbene venissi
interrogata direttamente da alcune suore. La mia bocca si chiuse.
Soffrii come una colomba senza lamentarmi. Alcune suore però provavano
quasi piacere nel darmi fastidio in qualsiasi modo. Le irritava la mia
pazienza, ma Dio mi diede tanta forza interiore, che sopportai tutto
ciò con serenità.
+ Mi ero resa conto che in quei momenti non potevo essere aiutata da
nessuno e cominciai a pregare ed a chiedere al Signore un confessore.
Desideravo ardentemente che un sacerdote mi dicesse quest'unica parola:
« Stai tranquilla, sei sulla buona strada ». Oppure « Butta via tutto,
perché non viene da Dio ». Purtroppo però un sacerdote così deciso, che
mi dicesse quelle parole chiare in nome del Signore, non riuscivo a
trovano. Perciò andavo avanti nell'incertezza. O Gesù, se è la Tua
volontà che io viva in tale incertezza, sia benedetto il Tuo Nome. Ti
prego, Signore, dirigi Tu stesso la mia anima e resta con me, perché da
sola sono nulla. Ecco, sono già stata giudicata da ogni lato: non c'è
più nulla in me che sia sfuggito al giudizio delle suore. Ma ormai
tutto in un certo senso si è esaurito ed hanno cominciato a lasciarmi
in pace; la mia anima martoriata ha potuto prendersi un po' di riposo.
Ma ho constatato che proprio durante quella tribolazione il Signore mi
è stato quanto mai vicino. La tregua però è durata pochino. È scoppiata
di nuovo una violenta tempesta. Adesso i sospetti di un tempo, son
diventati per loro, a quanto pare, certezza e bisogna ascoltare di
nuovo la stessa musica di prima. Così piace al Signore. La cosa strana
però è che anche diverse faccende esterne han cominciato ad andare per
traverso. Ciò ha provocato molte svariate sofferenze, note soltanto a
Dio. Ad ogni modo ho cercato, come ho potuto, di fare ogni cosa con
l'intenzione più pura. Ora m'accorgo di essere sorvegliata come una
ladra ovunque: in cappella, quando svolgo il mio lavoro, in cella. Ora
so che, oltre alla presenza di Dio, ho la continua presenza umana, che
francamente qualche volta mi mette in grave imbarazzo. Ci sono stati
dei momenti in cui sono rimasta indecisa se spogliarmi o meno, per
potermi lavare. A proposito, anche il mio misero letto è stato
controllato parecchie volte.
Qualche volta m'è venuto da ridere, quando son venuta a sapere che non
lasciavano in pace nemmeno il letto. Una suora mi ha detto lei stessa,
che ogni sera mi sorvegliava dentro la cella, per vedere come mi
comportavo. Tuttavia i Superiori son sempre i Superiori. E sebbene mi
abbiano personalmente umiliata e talvolta imbottita di numerosi dubbi,
tuttavia mi hanno sempre permesso quello che voleva il Signore,
quantunque non come avevo chiesto, ma in altro modo hanno aderito alle
richieste del Signore e mi hanno autorizzata a fare certe penitenze e
mortificazioni. Un giorno una delle Madri si adirò contro di me e mi
umiliò talmente, che pensavo proprio non l'avrei sopportato. Mi disse:
« Stravagante, isterica, visionaria, vattene dalla mia stanza, non
voglio conoscerti! ». Una gragnola di rimproveri si scaricò sul mio
capo. Quando arrivai nella mia cella, caddi con la faccia a terra
davanti al crocifisso e guardai Gesù; non ero in grado di pronunciare
nemmeno una parola. E tuttavia nascosi il fatto agli altri e feci finta
che non fosse successo nulla fra di noi. Satana però approfitta sempre
di queste circostanze. Cominciarono a venirmi pensieri di
scoraggiamento: « Ecco la ricompensa per la tua fedeltà e sincerità!
Val la pena esser sincera, quando si è capiti a questo modo? ». « Gesù,
Gesù, sono sfinita! ». E caddi nuovamente a terra sotto quel peso;
cominciai a sudare ed una certa paura cominciò ad impadronirsi di me. E
pensavo: « Non ho nessuno che mi dia un appoggio morale ». E subito
sentii una voce nell'anima: « Non
temere, Io sono con te »; ed una singolare luce illuminò
la mia mente e compresi che non dovevo arrendermi a quelle malinconie e
mi sentii piena di forza ed uscii dalla cella con rinnovato coraggio
per andare incontro ai patimenti.
Tuttavia cominciai a lasciarmi un po' andare. Non facevo caso a quelle
ispirazioni interiori; cercavo di distrarmi. Però, nonostante il
chiasso e le distrazioni, vedevo quello che avveniva nella mia anima.
La parola divina è eloquente e nulla può soffocarla. Cominciai ad
evitare l'incontro del Signore con la mia anima, perché non volevo
essere vittima di illusioni. Ma il Signore in certo qual modo m'insegui
con i Suoi doni ed in verità ho provato a turno sofferenze e gioie. Non
ricordo qui le varie visioni e grazie, che Dio mi ha concesso in quel
tempo, perché le ho annotate altrove; ma ricorderò che quelle mie
molteplici sofferenze avevano ormai raggiunto il colmo e io decisi di
farla finita con questi dubbi prima dei voti perpetui. Durante tutto il
tempo della probazione pregai perché venissero concessi lumi al
sacerdote, al quale dovevo svelare completamente tutta la mia anima. E
pregai Iddio, perché Lui stesso mi aiutasse in questo e mi facesse la
grazia di poter raccontare le cose più segrete che ci sono fra me ed il
Signore e di rendermi così disponibile che, qualunque cosa quel
sacerdote decidesse, l'avrei considerata come decisa da Gesù stesso.
Non importa quale giudizio darà su di me. Io desidero soltanto la
verità ed una risposta precisa a certe mie domande. Mi sono rimessa a
Dio completamente e l'anima mia desidera la verità. Non posso più
continuare a vivere nel dubbio, benché nell'anima abbia una così grande
certezza che queste cose provengono da Dio, che darei la mia vita per
esse. Ma al di sopra di tutto questo ho posto l'opinione del confessore
ed ho deciso di comportarmi secondo quanto egli riterrà giusto
indicarmi. Vedo il dato momento come quello che deciderà il mio
comportamento per tutta la vita. So che dipenderà tutto da esso. Non ha
importanza se si pronuncerà secondo le mie ispirazioni oppure in modo
del tutto opposto: questo ormai non m'importa. Io desidero conoscere la
verità e seguirla. O Gesù, Tu puoi aiutarmi. E già da qui ho
cominciato: nascondo [sic!] tutte le grazie nell'anima ed aspetto colui
che il Signore mi manderà. Senza alcun dubbio nel mio cuore, ho pregato
il Signore, perché Egli si degni di aiutarmi in questi momenti ed un
certo coraggio è entrato nella mia anima.
Debbo ancora ricordare che ci sono alcuni confessori che aiutano
l'anima e sono, per quanto ciò può apparire, dei veri padri spirituali,
ma fino ad un certo punto: fino a che tutto va bene; ma quando un'anima
si trova in più gravi difficoltà, allora sono indecisi e non possono,
oppure non vogliono capire quell'anima; cercano di liberarsene al più
presto. Tuttavia se l'anima è umile, ne ha pur sempre qualche piccolo
vantaggio. Dio stesso talvolta invia un raggio di luce nel profondo
dell'anima, per la sua umiltà e fiducia. Talvolta il confessore dice
cose che non intendeva affatto dire ed egli stesso non se ne rende
conto. L'anima crede realmente che queste sono parole del Signore
stesso, sebbene dobbiamo credere che ogni parola in confessionale
proviene da Dio, ma quello che ho ricordato sopra, è qualcosa che viene
proprio direttamente da Dio. E l'anima sente che il sacerdote non
dipende da se stesso: dice cose che non vorrebbe dire. Ecco, in questo
modo Dio ricompensa la fede. L'ho sperimentato parecchie volte su me
stessa. Un certo sacerdote molto istruito e grandemente stimato - m'è
capitato qualche volta d'andare a confessarmi da lui - era sempre stato
severo e contrario a me in queste cose, ma una volta mi disse: «
Sappia, sorella, che se Iddio vuole che lei faccia questo, non bisogna
opporvisi. Iddio talvolta vuoi essere lodato in questo modo. Stia
tranquilla. Iddio, come ha cominciato, così, terminerà. Ma le dico,
fedeltà a Dio e umiltà e ancor una volta umiltà. Ricordi quello che le
ho detto oggi ». Mi rallegrai pensando che forse quel sacerdote mi
aveva capita. Però le circostanze furono tali, che non ebbi più
occasione di confessarmi da lui.
+ Una volta mi chiamò una delle Madri anziane e furono fulmini e saette
a ciel sereno, senza che mi rendessi conto di cosa si trattasse. Ma
poco dopo capii che si trattava di cosa che non dipendeva affatto da
me. Mi disse: « Lei, sorella, si levi bene dalla testa che Gesù tratti
così familiarmente con lei, con una persona così misera e così
imperfetta. Gesù ha rapporti di confidenza solo con anime sante,
ricordatelo [sic!] bene ». Riconobbi che aveva pienamente ragione
dicendo che sono misera, ma confido nella Misericordia divina. Quando
m'incontrai col Signore, mi umiliai davanti a Lui e dissi: « Gesù, a quanto si dice, Tu non
tratti con persone misere ». Mi rispose: « Sta' tranquilla, figlia Mia;
proprio per mezzo di una simile miseria voglio mostrare la potenza
della Mia Misericordia». Compresi che la Madre aveva
inteso soltanto umiliarmi.
+ O mio Gesù, mi hai sottoposta a molte prove in questa mia breve vita.
Molte cose le ho capite, alcune delle quali ora mi lasciano
meravigliata. Oh! quanto è bene affidarsi in tutto a Dio e permettere a
Dio di agire pienamente nella nostra anima. Durante la terza probazione
il Signore mi fece capire che dovevo offrirmi a Lui, in modo che
potesse fare di me quello che Gli piaceva. Debbo stare sempre davanti a
Lui come vittima. In un primo momento mi spaventai sentendomi
infinitamente misera e conoscendo bene me stessa. Risposi al Signore
ancora una volta: « Sono la miseria personificata; come posso essere
una vittima? ». « Oggi questo non lo comprendi. Domani te lo farò
comprendere durante l'adorazione». Il cuore mi tremò e l'anima. Queste
parole mi s'impressero profondamente nell'anima. La parola divina è
viva. Quando giunsi all'adorazione, sentii nell'anima che ero entrata
nel tempio del Dio vivente, la cui Maestà è grande ed insondabile. Ed
il Signore mi fece conoscere quello che sono anche i più puri spiriti
di fronte a Lui. Benché all'esterno non vedessi nulla, la presenza di
Dio mi trapassò da parte a parte. In quel momento la mia mente venne
illuminata in maniera singolare. Davanti agli occhi della mia anima
passò una visione, come quella di Gesù nell'Orto degli Ulivi.
All'inizio le sofferenze fisiche e tutte le circostanze che le
aumentano; le sofferenze morali in tutta la loro estensione e quelle di
cui nessuno saprà mai nulla. In questa visione entra tutto: sospetti
ingiusti, perdita del proprio buon nome. Ho descritto questa cosa in
modo molto succinto, ma la conoscenza che ne ebbi fu talmente chiara
che quello che in seguito sopportai non fu per nulla diverso da quello
che avevo conosciuto in quel momento. il mio nome deve essere: «
vittima ». Quando la visione terminò un sudore freddo mi scendeva dalla
fronte. Gesù mi fece conoscere che, anche se non avessi dato il mio
consenso per tutto ciò, avrei potuto egualmente salvarmi e non avrebbe
diminuito le grazie che mi aveva concesso e che avrebbe continuato a
rimanere con me negli stessi rapporti di intimità; insomma che, anche
se non avessi consentito a quel sacrificio, la generosità di Dio non
sarebbe diminuita per questo. Ed il Signore mi fece capire che tutto il
mistero dipendeva da me, dal mio consenso volontario a tale sacrificio
con piena consapevolezza della mia mente. In quest'atto volontario e
consapevole c'è tutta la sua potenza ed il suo valore di fronte alla
Sua Maestà. Anche se non mi capitasse nulla di quello a cui mi sono
offerta, davanti al Signore è come se tutto fosse già avvenuto. In quel
momento compresi che entravo in unione con la Maestà incomprensibile.
Sentii che Dio attendeva una mia parola, il mio consenso.
Ad un tratto il mio spirito sprofondò in Dio e dissi: « Fa' di me
quello che Ti piace: mi sottometto alla Tua volontà. Da oggi la Tua
santa volontà è il mio cibo. Con l'aiuto della Tua grazia, sarò fedele
alle Tue richieste. Fa' di me quello che Ti piace. Ti scongiuro,
Signore, resta con me in ogni momento della mia vita». All'improvviso,
dopo che avevo dato il consenso a quel sacrificio con la volontà e col
cuore, la presenza di Dio penetrò in me da parte a parte. La mia anima
venne immersa in Dio ed inondata da una felicità così grande, che non
riesco a descriverla nemmeno parzialmente. Sentivo che la Sua Maestà mi
fondeva in modo mirabile con Sé. Vidi la grande compiacenza di Dio
verso di me ed a mia volta il mio spirito s'immerse in Lui. Consapevole
di questa unione con Dio, sento di essere amata in modo particolare ed
a mia volta amo con tutte le forze della mia anima. Un grande mistero è
avvenuto durante quell'adorazione: un mistero fra me ed il Signore; e
mi sembrava di dover morire d'amore mentre mi guardava. Ho parlato a
lungo col Signore, ma senza nemmeno una parola. E il Signore mi disse: « Sei la delizia del Mio Cuore. Da
oggi ogni più piccola azione trova compiacenza dinanzi ai Miei occhi,
qualunque cosa farai». In quel momento mi sentii
consacrata. L'involucro del corpo è lo stesso, ma l'anima e un altra:
in essa dimora Iddio con tutta la Sua predilezione; non un sentimento,
ma una consapevole realtà, che niente mi può offuscare.
Un grande mistero si è intrecciato fra di me e Dio. Nella mia anima
sono rimasti il coraggio e la forza. Quando sono uscita
dall'adorazione, ho guardato negli occhi con serenità a tutto ciò che
prima mi faceva tanta paura. Quando uscii nel corridoio, mi toccò
subito una grande sofferenza ed umiliazione da parte di una certa
persona. L'accettai con rassegnazione alla volontà del cielo e mi
strinsi profondamente al Sacr.mo Cuore di Gesù, il Signore, dimostrando
di essere pronta a quello per cui mi ero offerta. La sofferenza spuntò
quasi da sotto terra; la stessa Madre Margherita se ne meravigliò. Alle
altre passano lisce molte cose, ed in verità non vale la pena farci
caso; ma a me non se ne salva una: ogni parola è analizzata, ogni passo
controllato. Una suora mi disse: « Si prepari, sorella, ad accettare
una piccola croce che l'attende da parte della Madre Superiora. Quanto
mi dispiace per lei! ». Ed io nel mio intimo sono contenta di questo e
vi sono preparata già da parecchio tempo. Quando vide il mio coraggio,
rimase stupita per questo. Adesso vedo che l'anima da sola può ben
poco, ma con Iddio può tutto. Ecco quello che può la grazia di Dio!
Sono poche le anime sempre attente alle ispirazioni di Dio, ma ancora
di meno sono quelle che eseguono fedelmente le ispirazioni divine.
Un'anima fedele a Dio però non può da sola prendere decisioni sulle sue
ispirazioni: deve sottoporle al controllo di un sacerdote molto colto e
saggio e, finché non ha la certezza, deve mantenere un atteggiamento
d'incredulità. Non dia di propria iniziativa la sua fiducia a queste
ispirazioni ed a tutte le grazie superiori, poiché può esporsi a molti
danni. Sebbene l'anima distingua subito le false ispirazioni da quelle
che provengono da Dio, tuttavia sia prudente perché ci sono molte cose
dubbie.
Dio è contento e si rallegra quando l'anima non presta fede a Lui
Stesso, per Lui Stesso: perché Lo ama, è prudente ed interroga, e
chiede aiuto per accertare che chi opera in lei è veramente Dio. E dopo
averne avuta la conferma tramite un confessore illuminato, stia
tranquilla; si metta nelle mani di Dio secondo le Sue indicazioni, cioè
secondo le indicazioni del confessore. L'amore puro è capace di grandi
imprese e non l'annientano né le difficoltà, né le contrarietà. Come
l'amore è forte nelle grandi difficoltà, così è perseverante nella
grigia, noiosa vita quotidiana. Essa sa che, per piacere a Dio, una
cosa è necessaria: fare con grande amore le cose più piccole. Amore e
sempre amore. L'amore puro non sbaglia; esso ha singolarmente molta
luce e non fa nulla che non debba piacere a Dio. E attento nel
prevedere ciò che è più caro a Dio e non c'è nulla che lo eguagli; è
felice quando può annientarsi ed ardere come un sacrificio puro. Quanto
più dà di sé, tanto più è felice. Inoltre nessuno meglio di lui riesce
ad avvertire i pericoli da tanto lontano; ha il fiuto per togliere la
maschera e sa con chi tratta.
+ I miei tormenti giungono ormai alla fine. Il Signore mi dà l'aiuto
promesso. Lo vedo in due sacerdoti, cioè in Padre Andrasz e in Don
Sopocko. Nel corso degli esercizi spirituali prima dei voti perpetui,
per la prima volta venni tranquillizzata completamente ed in seguito
venni guidata nella stessa direzione da Don Sopocko. Così si realizzò
la promessa del Signore. Dopo che fui tranquillizzata ed istruita sul
modo di procedere sulle vie di Dio, il mio spirito si rallegrò nel
Signore e mi sembrò non di camminare, ma di correre. Mi erano state
sciolte le ali per il volo e cominciai a volteggiare verso l'ardore del
sole e non tornerò in basso fino a quando riposerò in Colui, nel Quale
è annegata la mia anima per l'eternità. E mi abbandonai completamente
all'influsso della grazia. Grandiosi sono gli abbassamenti divini alla
mia anima! Da parte mia non mi ritiro, né mi rifiuto, ma m'immergo in
Lui, come nell'unico mio Tesoro. Sono una cosa sola col Signore: in un
certo modo scompare l'abisso che c'è fra noi, il Creatore e la
creatura. Per alcuni giorni la mia anima è stata quasi continuamente in
estasi: la presenza di Dio non mi ha abbandonato nemmeno per un
istante, e la mia anima ha perseverato in una continua amorosa unione
col Signore. Ciò tuttavia non mi ha impedito di adempire i miei doveri.
Sentivo che ero stata trasformata in amore; ardevo tutta, ma senza
riportare danni. M'immergevo continuamente in Dio. Iddio mi attirava a
Sé con tale forza e potenza che in certi momenti non mi rendevo nemmeno
conto di essere sulla terra. Per tanto tempo avevo ostacolato la grazia
di Dio e ne avevo avuto paura. Adesso Iddio Stesso tramite Padre
Andrasz aveva tolto ogni difficoltà. Il mio spirito era stato
indirizzato verso il sole e sbocciò ai suoi raggi per Lui Stesso. Già
non capì [qui la frase è interrotta e non è stata completata].
+ Nonostante Iddio mi attirasse a Sé con tale veemenza che spesso non
ero in grado di oppormi alla Sua grazia, sprecavo molte grazie di Dio
perché avevo sempre paura delle illusioni. Quando all'improvviso venivo
immersa in Lui, in quei momenti Gesù mi riempiva della Sua pace in
maniera che, in seguito, anche se avessi voluto allarmarmi, non avrei
potuto. Ad un tratto sentii nel mio intimo queste parole: « Perché tu sia tranquilla, che
sono Io l'autore di tutte le richieste fatte a te, ti darò una
tranquillità così profonda che, se anche volessi inquietarti ed
allarmarti, ciò oggi non sarà in tuo potere, ma l'amore inonderà la tua
anima fino a farti dimenticare te stessa ». In seguito
Gesù mi diede un altro sacerdote, al quale mi ordinò di svelare la mia
anima. In un primo momento lo feci con una certa esitazione; ma un
severo richiamo da parte di Gesù procurò una profonda umiltà alla mia
anima. Sotto la sua direzione la mia anima progredì celermente
nell'amore di Dio e molte delle richieste del Signore vennero eseguite
in concreto. Talvolta il suo coraggio e la sua profonda umiltà mi hanno
fatto riflettere. Oh! quant'è misera la mia anima che ha dissipato
tante grazie! Sfuggivo a Dio ed Egli m'inseguiva con le Sue grazie. Il
più delle volte le grazie di Dio mi venivano elargite, quando meno me
l'aspettavo. Dal momento in cui il Signore mi ha dato un direttore
spirituale, sono più fedele alla grazia per merito dello stesso
direttore e della sua vigilanza sulla mia anima. Ho conosciuto
veramente quello che è una direzione spirituale e come la considera
Gesù: per ogni minima mancanza Gesù mi ammoniva e mi faceva presente
che le questioni, che io sottoponevo al confessore, le giudicava Lui
Stesso. « Ed ogni mancanza contro di lui colpisce Me direttamente ».
Quando la mia anima sotto la sua direzione cominciò a gustare
profondamente il raccoglimento e la pace, udii spesso nell'anima queste
parole, talora ripetute varie volte di seguito: « Fortificati per la lotta!
».
+ Gesù mi fa conoscere spesso quello che non Gli piace nella mia anima
e qualche volta mi ha rimproverato per cose che sembravano minuzie, ma
che in realtà avevano una grande importanza. Egli mi ha messo in
guardia e mi ha esercitato come un Maestro. Per molti anni mi ha
educata Lui Stesso, fino al momento in cui mi ha dato un direttore
spirituale. In precedenza era Lui che mi faceva conoscere quello che
non capivo ed ora mi ordina di chiedere tutto al confessore e spesso mi
dice così: « E Io ti
risponderò tramite la sua bocca; sta' tranquilla». Non mi
è ancora capitato di ricevere una risposta in contrasto con ciò che il
Signore mi chiedeva e che io avevo fatto presente al mio direttore
spirituale. Anzi qualche volta, ma non spesso, mi è capitato che Gesù
mi ha raccomandato determinate cose di cui nessuno potrebbe essere
stato al corrente, ma, quando mi sono avvicinata alla grata, il
confessore me le ha raccomandate anche lui.
+ Quando l'anima ha ottenuto per lungo tempo molta luce e molte
ispirazioni e dopo che i confessori le hanno assicurato sia la
tranquillità sia la provenienza delle ispirazioni, se il suo amore è
grande, in tal caso Gesù le fa conoscere che è tempo che metta in
pratica ciò che ha ricevuto. L'anima viene a conoscere che il Signore
conta su di lei e questa conoscenza le dà forza. Essa sa che per
restare fedele dovrà talvolta esporsi a varie difficoltà; ma essa
confida in Dio e, grazie a tale fiducia, giunge là dove Iddio la
chiama. Le difficoltà non la spaventano; sono per lei come il pane
quotidiano; non la spaventano affatto, né l'intimoriscono, come i colpi
di cannone non spaventano il cavaliere che è continuamente sui campi di
battaglia. Essa è ben lungi dallo spaventarsi, però rimane in ascolto
per capire da che parte attaccherà il nemico. Per riportare la vittoria
non fa nulla alla cieca, ma indaga, riflette profondamente e, non
contando su di sé, prega fervorosamente ed attinge consigli da
cavalieri esperti e saggi, e comportandosi così, vince quasi sempre. Ci
sono degli attacchi nei quali l'anima non ha il tempo né per
riflettere, né per chiedere consigli, né per nient'altro. In quei casi
bisogna combattere per la vita o per la morte. Qualche volta è bene
rifugiarsi nella ferita del Cuore di Gesù, non rispondendo nemmeno una
parola: per quell'atto stesso il nemico è già sconfitto. In tempo di
pace l'anima si sottopone a sforzi come fa in tempo di battaglia. Deve
esercitarsi e molto; diversamente nemmeno parlarne di vittoria. il
tempo di pace lo considero come il tempo di preparazione alla vittoria.
Deve vigilare continuamente. Vigilanza e ancora una volta vigilanza!
L'anima che riflette ottiene molta luce. Un'anima dissipata si mette da
sola in pericolo di cadere e non si meravigli se poi cadrà. O Spirito
Divino, guida dell'anima: saggio è colui che Tu trasformi. Ma affinché
lo Spirito Divino possa agire in un'anima, occorre silenzio e
raccoglimento.
La preghiera. Con la preghiera l'anima si prepara ad affrontare
qualsiasi battaglia. In qualunque condizione si trovi un'anima, deve
pregare. Deve pregare l'anima pura e bella, poiché diversamente
perderebbe la sua bellezza. Deve pregare l'anima che tende alla
purezza, altrimenti non vi giungerà. Deve pregare l'anima che si è
appena convertita, diversamente cadrebbe di nuovo. Deve pregare l'anima
peccatrice, immersa nei peccati, per poter risorgere. E non c'è anima,
che non abbia il dovere di pregare, poiché ogni grazia arriva tramite
la preghiera. Ricordo che la luce l'ho ricevuta in massima parte
durante l'adorazione di mezz'ora, che facevo ogni giorno durante tutta
la Quaresima, stando distesa a forma di croce davanti al SS.mo
Sacramento. In quel tempo conobbi più a fondo me stessa e Iddio, anche
se per fare quella preghiera incontrai molti ostacoli, nonostante
avessi il permesso dei superiori. L'anima deve sapere che, per pregare
e perseverare nella preghiera, deve armarsi di pazienza e superare
coraggiosamente le difficoltà esteriori ed interiori. Le difficoltà
interiori: lo scoraggiamento, l'aridità, l'indolenza, le tentazioni.
Quelle esteriori: il rispetto umano e la necessità di rispettare i
momenti destinati alla preghiera. Io stessa ho sperimentato che, se non
dicevo le preghiere nel tempo stabilito, dopo non le dicevo più, perché
i doveri me l'impedivano; e se pure le dicevo, ciò avveniva con gran
fatica, perché il pensiero andava ai doveri da compiere. Mi è capitata
anche questa difficoltà: se l'anima aveva recitato bene le preghiere e
ne era uscita con un profondo raccoglimento interiore, gli altri la
contrastavano per tale raccoglimento; perciò ci vuole pazienza per
perseverare nella preghiera. Più di una volta mi è capitata una cosa di
questo genere: quando la mia anima era più profondamente assorta in Dio
ed aveva riportato maggior profitto dalla preghiera e la presenza di
Dio l'aveva accompagnata durante il giorno e sul lavoro aveva
dimostrato più concentrazione, più esattezza e più impegno, proprio
allora ho avuto il maggior numero di rimproveri con l'accusa di essere
negligente ed indifferente a tutto e questo perché le anime meno
raccolte vogliono che anche le altre siano come loro, perché
costituiscono per loro un rimprovero continuo.
+ Un'anima nobile e delicata può essere anche la più semplice, ma di
sentimenti delicati; una tale anima cerca di vedere Iddio in ogni cosa.
Lo trova ovunque, riesce a trovare Iddio anche nelle cose più
insignificanti. Tutto per lei ha un significato. Apprezza grandemente
tutto. Ringrazia Dio per ogni cosa. Da ogni cosa ricava profitto e
rivolge a Dio ogni lode. Confida in Lui e non s'impressiona quando
viene il tempo della prova. Essa sa che Iddio è sempre il migliore dei
padri e tiene poco conto delle considerazioni umane. Segue fedelmente
anche il più piccolo soffio dello Spirito Santo; gioisce per questo
Ospite spirituale e si aggrappa a Lui come un bimbo alla madre. Dove le
altre anime s'arrestano e si spaventano, essa va avanti senza paura e
senza difficoltà. Quando il Signore stesso vuole stare accanto ad
un'anima e guidarla, allontana da lei tutto ciò che c'è all'esterno.
Quando mi ammalai e venni trasferita in infermeria, ebbi molti
dispiaceri per questo motivo. Eravamo in due ricoverate in infermeria.
Da Suor N. andavano in visita le suore; da me non s'affacciava nessuno.
Per la verità l'infermeria è una sola, ma ognuna ha la propria cella.
Le serate invernali erano lunghe. Suor N. aveva la luce e la cuffia per
la radio ed io per mancanza della luce non potevo nemmeno preparare la
meditazione. Dopo che erano passate così all'incirca due settimane, una
sera mi lamentai col Signore: « Ho molti dispiaceri e non posso nemmeno
preparare la meditazione, dato che non ho la luce ». Ed il Signore mi
disse che sarebbe venuto Lui ogni sera e mi avrebbe dato i punti per la
meditazione dell'indomani. I punti si riferivano sempre alla Sua
dolorosa Passione. Mi disse: « Medita la Mia Passione davanti a Pilato
». E così, punto per punto, per un'intera settimana meditai la Sua
dolorosa Passione. Da quel momento una grande gioia entrò nella mia
anima e non desiderai più né visite, né luce; mi bastava Gesù per ogni
cosa. Per la verità l'interessamento delle Superiore per le ammalate
era notevole; tuttavia il Signore dispose in modo tale che mi sentii
abbandonata. Egli, il migliore dei Maestri, per poter agire
direttamente su un'anima allontana da lei tutto ciò che è creato. Più
di una volta fui bersaglio di così numerose vessazioni e sofferenze che
la stessa Madre M. mi disse: « Sulla sua strada, sorella, le sofferenze
spuntano direttamente da sotto terra ». Mi disse ancora: « Io guardo a
lei, sorella, come se fosse crocifissa, ma ho notato che il Signore
Gesù in qualche modo c'entra in questo. Sorella, sia fedele al Signore
».
+ Desidero annotare un sogno che feci su Santa Teresa del Bambino Gesù.
Ero ancora novizia ed avevo certe difficoltà, che non mi riusciva di
risolvere. Erano difficoltà interne collegate con difficoltà esterne.
Avevo fatto parecchie novene a vari santi, ma la situazione diveniva
sempre più pesante. Le mie sofferenze per questa ragione erano talmente
grandi, che non sapevo più come continuare a vivere, ma improvvisamente
mi venne l'idea di pregare Santa Teresa del Bambino Gesù. Cominciai la
novena a questa santa, poiché prima di entrare in congregazione avevo
molta devozione per lei. Adesso l'avevo un po' trascurata, ma
trovandomi in questa necessità, di nuovo cominciai a pregarla con
grande fervore. Il quinto giorno della novena sogno Santa Teresa, ma
come se fosse stata ancora sulla terra. Mi nascose la consapevolezza
che era santa e cominciò a dirmi parole di conforto; che non mi
rattristassi a motivo di quella questione, ma avessi più fiducia in
Dio. Mi disse: « Anch'io ho sofferto molto ». Ma io non ero molto
convinta che lei avesse sofferto molto e le dissi: «A me sembra che tu
non soffra per niente ». Ma Santa Teresa rispose assicurandomi che
aveva sofferto molto e mi disse: « Sappia, sorella, che fra tre giorni
lei risolverà la sua questione nel modo migliore». Dato che io non ero
molto propensa a crederle, tutto ad un tratto si fece conoscere come
santa. Allora la gioia inondò la mia anima e le dissi: « Tu sei santa?
». Ed essa mi rispose: « SI, sono santa ed abbi fiducia che quella
questione la risolverai fra tre giorni ». E io le dissi: « Santa
Teresina, dimmi, andrò in paradiso? ». Mi rispose: « Sorella, lei andrà
in paradiso ». « E sarò santa? ». Mi rispose: « Sarai santa ». « Ma,
Teresina, sarò santa come te, sugli altari? ». Ed essa mi rispose: «
Sì, sarai santa come me, ma devi avere molta fiducia in Gesù ». E poi
le chiesi se mio padre e mia madre andranno in paradiso, se [frase non
ultimata]. Mi rispose: « Ci andranno». E domandai ancora: « E le mie
sorelle ed i miei fratelli andranno in paradiso? ». Mi rispose che
dovevo pregare molto per loro e non mi diede una risposta precisa.
Compresi che avevano bisogno di molte preghiere. Questo è un sogno e
come dice un proverbio polacco « Sen mara, a Bég wiara - il sogno è una
chimera, mentre Dio è certezza ». Però, come mi aveva detto, il terzo
giorno risolsi quella difficile questione con grande facilità. Per
quanto concerne quella questione, si avverò tutto alla lettera come mi
aveva detto. Questo è un sogno, ma ha avuto un suo significato.
+ Mi trovavo, una volta, in cucina con suor N. e questa si adirò un
poco contro di me e per penitenza mi ordinò di stare seduta su un
tavolo, mentre solo lei continuò a darsi molto da fare; riassettò e
strofinò ed io me ne stavo seduta sul tavolo. Le altre suore, che
andavano e venivano, si stupivano nel vedermi seduta a quel modo.
Ognuna diceva la sua. Una disse che ero una fannullona; un'altra, che
ero stramba. A quel tempo ero postulante. Altre dicevano: « Che razza
di suora sarà mai costei? ». Io però non potevo scendere dal tavolo,
perché quella suora m'aveva imposto, sotto obbedienza, di restar seduta
fino a che non m'avesse detto di scendere. Dio solo sa quanti atti di
mortificazione feci in quell'occasione. Pensavo di prender fuoco per la
vergogna. Dio Stesso talvolta così permise per la mia formazione
interiore, ma il Signore poi mi ricompensò per quella umiliazione con
una grande gioia. Durante la benedizione Lo vidi sotto un aspetto di
grande bellezza. Gesù mi guardò amabilmente e disse: « Figlia Mia, non aver paura delle
sofferenze. Io sono con te». Una notte ero di turno e
soffrivo molto interiormente per il fatto di dover dipingere
quell'immagine e non sapevo proprio che decisione prendere, dato che
era un continuo volermi far credere che si trattava di un'illusione,
mentre un sacerdote aveva detto che forse Iddio voleva essere adorato
per mezzo di quella immagine; quindi bisognava darsi da fare per
dipingerla. Ma la mia anima era molto stanca. Quando entrai nella
cappellina, avvicinai il capo al tabernacolo, e bussai dissi: « Vedi, Gesù, quante difficoltà ho
nel dover dipingere quell'immagine ». E sentii una voce
dal tabernacolo: « Figlia
Mia, le tue sofferenze non dureranno a lungo ».
Un giorno vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di
fiori, piena di allegria, di musica e di vari passatempi. La gente
andava per quella strada ballando e divertendosi. Giungono alla fine,
ma non s'accorgono che è finita. Alla fine di quella strada c'era uno
spaventoso precipizio, cioè l'abisso infernale. Quelle anime cadevano
alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano
dentro. E ce n'era un così gran numero, che era impossibile contarle. E
vidi un'altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e
cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada
aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano
sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della
strada c'era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte
quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano
i loro dolori.
Quando ci fu l'adorazione dalle Suore della Famiglia di Maria, di sera
con una delle nostre Suore andai a quell'adorazione. Subito, appena
entrai nella cappella, la presenza di Dio s'impadronì della mia anima.
Pregai così, come in certi momenti, senza dire una parola. Ad un tratto
vidi il Signore che mi disse: « Sappi
che, se trascuri di dipingere quell'immagine e tutta l'opera della
Misericordia, nel giorno del giudizio risponderai di un gran numero di
anime ». Dopo queste parole del Signore, una certa
apprensione entrò nella mia anima e anche timore. Non riuscivo a
tranquillizzarmi da sola. Quelle parole mi risuonavano nelle orecchie.
« Si, nel giorno del
giudizio universale dovrò rispondere non solo di me stessa, ma anche di
altre anime». Queste parole mi erano penetrate
profondamente nel cuore. Quando tornai a casa entrai nel piccolo Gesù,
caddi con la faccia a terra davanti al SS.mo Sacramento e dissi al
Signore: « Farò tutto
quello che è in mio potere, ma Ti prego, Tu rimani sempre con me e
dammi la forza di fare la Tua santa volontà, poiché Tu puoi tutto ed io
da sola niente ».
+ Da qualche tempo mi capita di sentire nell'anima quando qualcuno
prega per me; lo sento immediatamente e a sua volta quando qualche
anima mi chiede preghiere, sebbene non me lo dica, io lo sento
egualmente nell'anima. Lo sento in questo modo: avverto
un'inquietudine, come se qualcuno mi chiamasse; poi quando prego
riacquisto la pace.
+ Una volta avevo un gran desiderio di accostarmi alla S. Comunione, ma
avevo un certo dubbio e non mi accostai. Per questo motivo soffrii
tremendamente. Mi sembrava che il cuore mi si spezzasse dal dolore.
Quando mi dedicai ai miei impegni col cuore pieno d'amarezza, Gesù
apparve improvvisamente accanto a me e mi disse: « Figlia Mia, non tralasciare la S.
Comunione, se non quando sei ben consapevole di essere caduta
gravemente. All'infuori di ciò non ti trattenga alcun dubbio
dall'unirti a Me nel Mio mistero d'amore. I tuoi piccoli difetti
spariranno nel Mio amore, come una pagliuzza gettata in un grande
incendio. Sappi questo, che Mi rattristi molto quando ometti di
riceverMi nella S. Comunione ».
+ La sera, quando entrai nella piccola cappellina udii nell'anima
queste parole: « Figlia
Mia, medita su queste parole. “ed in preda all'angoscia, pregava più a
lungo”» (cfr. Lx 22,44). Quando cominciai a riflettere più
a fondo, molta luce penetrò nella mia anima. Compresi di quanta
perseveranza nella preghiera abbiamo bisogno e che da tale faticosa
preghiera dipende talvolta la nostra salvezza.
+ Quando andai a Kiekrz a sostituire per poco tempo una consorella, un
pomeriggio attraversai l'orto e mi fermai sulla riva del lago e rimasi
a lungo assorta pensando a questo elemento della natura. Ad un tratto
vidi presso di me Gesù, che mi disse amabilmente: « Ho creato tutto questo per te,
Mia sposa, e sappi che tutte le bellezze sono nulla in confronto a
quello che ti ho preparato nell'eternità». L'anima mia fu
inondata da una gioia così grande, che rimasi là fino alla sera e mi
sembrò d'esserci rimasta solo un breve momento. Quel giorno l'avevo
libero e destinato al ritiro spirituale di un giorno, perciò avevo
piena libertà di dedicarmi alla preghiera. Oh! quanto è infinitamente
buono Dio; c'insegue con la Sua bontà. Il più delle volte mi capita che
il Signore mi concede le grazie più grandi, proprio quando io non me le
aspetto affatto.
+ O Ostia santa, Tu sei chiusa per me nel calice d'oro, affinché nel
gran deserto dell'esilio, io transiti pura, immacolata, intatta; me lo
conceda la potenza del Tuo amore. O Ostia santa, dimora nell'anima mia,
amore purissimo del mio cuore, la Tua luce disperda le tenebre. Tu non
rifiuti le grazie ad un cuore umile. O Ostia santa, delizia del
paradiso, sebbene nasconda la Tua bellezza e Ti presenti a me in una
briciola di pane, la fede forte squarcia questo velo.
+ Il giorno della crociata, il quinto di ogni mese, è capitato il primo
venerdì. E il mio giorno, quello in cui debbo stare di guardia davanti
a Gesù. In quel giorno ho il compito di riparare per tutti gli insulti
e le mancanze di riguardo verso il Signore, di pregare perché in quel
giorno non venga commesso alcun sacrilegio. Il mio spirito in quel
giorno era infiammato di un amore particolare verso l'Eucaristia. Mi
sembrava di essere trasformata in una fiamma. Quando, per prendere la
S. Comunione, mi avvicinai al sacerdote che mi dava Gesù, una seconda
Ostia finì su di una mia manica e io non sapevo quale prendere. Essendo
io rimasta un attimo sopra pensiero, il sacerdote spazientito fece un
movimento con la mano perché la prendessi. Quando presi l'Ostia che mi
porgeva, l'altra mi cadde nelle mani. Il sacerdote andò dall'altra
parte della balaustra a distribuire la S. Comunione e io tenni Gesù
nelle mie mani per tutto quel tempo. Quando il sacerdote si avvicinò di
nuovo, gli diedi l'Ostia caduta perché la mettesse nella pisside, dato
che in un primo momento, quando avevo preso Gesù, non avevo potuto
dirgli che un'altra era caduta, prima d'aver inghiottito. Mentre tenevo
l'Ostia nelle mani, sentii un tale impeto d'amore, che per tutto il
giorno non potei né mangiare, né riprendere conoscenza. Dall'Ostia
sentii queste parole: « Desideravo
riposare nelle tue mani, non solo nel tuo cuore » e
all'improvviso in quel momento vidi Gesù Bambino. Ma quando si avvicinò
il sacerdote, vidi di nuovo l'Ostia. O Maria, Vergine Immacolata, Puro
cristallo per il mio cuore, Tu sei la mia forza, o àncora potente, Tu
sei lo scudo e la difesa dei deboli cuori. O Maria, Tu sei pura ed
impareggiabile, Vergine e Madre insieme. Tu sei bella come il sole,
senza alcuna macchia, Nulla è paragonabile all'immagine della Tua
anima. La Tua bellezza ha affascinato il Tre volte Santo, Sceso dal
cielo, abbandonando il trono della Sua sede eterna, E prese corpo e
sangue dal Tuo cuore, Nascondendosi per nove mesi nel cuore della
Vergine. O Madre, o Vergine, nessuno riesce a comprendere che l'immenso
Iddio diventa uomo, Solo per amore e per la Sua insondabile
Misericordia. Per merito Tuo, o Madre, vivremo con Lui in eterno. O
Maria, Vergine Madre e Porta del cielo, Attraverso Te ci è venuta la
salvezza, Ogni grazia sgorga per noi dalle Tue mani E solo la Tua
fedele imitazione mi farà santa. O Maria, o Vergine, o Giglio più
bello, il Tuo Cuore è stato il primo tabernacolo per Gesù sulla terra,
Perché la Tua umiltà è stata la più profonda e per questo sei stata
innalzata sopra i cori degli angeli e sul santi. O Maria, dolce Madre
mia, Affido a Te l'anima, il corpo ed il mio povero cuore. Sii la
Guardiana della mia vita E soprattutto nell'ora della morte,
nell'ultima battaglia. G.M.G. Gesù confido in Te. Anno 1937, mese I,
giorno I. Annotazione per il controllo dell'anima. Esame particolare:
unirmi a Cristo misericordioso. Pratica: il silenzio interiore, stretta
osservanza del silenzio.
LA COSCIENZA. Gennaio. Dio e l'anima, silenzio. Vittorie, 41,
sconfitte, 4. Giaculatoria: E Gesù taceva! Febbraio. Dio e l'anima,
silenzio. Vittorie, 36, sconfitte, 3. Giaculatoria: Gesù confido in Te!
Marzo. Dio e l'anima, silenzio. Vittorie, 51, sconfitte, 2.
Giaculatoria: Gesù infiamma d'amore il mio cuore. Aprile. Dio e
l'anima, silenzio. Vittorie, 61, sconfitte, 4. Giaculatoria: Con Dio
posso tutto. Maggio. Dio e l'anima, silenzio. Vittorie, 92, sconfitte,
3. Giaculatoria: Nel suo Nome è la mia forza. Giugno. Dio e l'anima,
silenzio. Vittorie, 64, sconfitte, 1. Giaculatoria: Tutto per Gesù!
Luglio. Dio e l'anima, silenzio. Vittorie, 62, sconfitte, 8.
Giaculatoria: Riposa Gesù nel mio cuore. Agosto. Dio e l'anima,
silenzio. Vittorie, 88, sconfitte, 7. Giaculatoria: Gesù Tu sai...
Settembre. Dio e l'anima, silenzio. Vittorie, 99, sconfitte, 1.
Giaculatoria: Gesù nascondimi nel tuo Cuore. Ottobre. Dio e l'anima,
silenzio. Vittorie, 41, sconfitte, 3. Giaculatoria: O Maria, uniscimi a
Gesù. Novembre. Dio e l'anima, silenzio. Vittorie, sconfitte,
Giaculatoria: Gesù mio, misericordia. Dicembre. Dio e l'anima,
silenzio. Vittorie, sconfitte, Giaculatoria: Ti saluto, Ostia viva.
G.M.G. Anno 1937
ESERCITAZIONE GENERALE:
+ Per ogni volta che il mio petto respira, per ogni volta che batte il
mio cuore, per ogni volta che pulsa il sangue nel mio organismo, per
altrettante migliaia di volte desidero esaltare la Tua Misericordia, o
Trinità Santissima.
+ Desidero trasformarmi tutta nella Tua Misericordia ed essere il
riflesso vivo di Te, o Signore. Che il più grande attributo di Dio,
cioè la Sua incommensurabile Misericordia, giunga al mio prossimo
attraverso il mio cuore e la mia anima. Aiutami, o Signore, a far si
che i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai
sospetti e non giudichi sulla base di apparenze esteriori, ma sappia
scorgere ciò che c'è di bello nell'anima del mio prossimo e gli sia di
aiuto. Aiutami a far si che il mio udito sia misericordioso, che mi
chini sulle necessità del mio prossimo, che le mie orecchie non siano
indifferenti ai dolori ed ai gemiti del mio prossimo. Aiutami, o
Signore, a far si che la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai
sfavorevolmente del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di
conforto e di perdono. Aiutami, o Signore, a far sì che le mie mani
siano misericordiose e piene di buone azioni, in modo che io sappia
fare unicamente del bene al prossimo e prenda su di me i lavori più
pesanti e più penosi. Aiutami a far sì che i miei piedi siano
misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo,
vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza. il mio vero riposo sta
nella disponibilità verso il prossimo. Aiutami, Signore, a far si che
il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le
sofferenze del prossimo. A nessuno rifiuterò il mio cuore. Mi
comporterò sinceramente anche con coloro di cui so abuseranno della mia
bontà, mentre io mi rifugerò nel Misericordiosissimo Cuore di Gesù. Non
parlerò delle mie sofferenze. Alberghi in me la Tua Misericordia, o mio
Signore.
+ Tu Stesso mi ordini di esercitarmi nei tre gradi della misericordia.
Primo: l'opera di misericordia di qualunque genere essa sia. Secondo:
la parola misericordiosa; se non potrò con l'azione lo farò con la
parola. il terzo grado è la preghiera. Se non potrò dimostrare la mia
misericordia né con l'azione, né con la parola, posso sempre farlo con
la preghiera. La preghiera l'estenderò anche là, dove non posso
giungere fisicamente. O Gesù mio, trasformarmi in Te Stesso poiché Tu
puoi fare tutto. [A questo punto nel manoscritto ci sono 4 pagine in
bianco: 79-82]
+ G.M.G.Varsavia, anno 1933 LA PROBAZIONE PRIMA DEI VOTI PERPETUI.
Quando venni a sapere che dovevo partire per la probazione, la gioia
esplose nel mio cuore di fronte ad una grazia così inesplicabile, quale
è quella dei voti perpetui. Andai davanti al Santissimo Sacramento e
quando m immersi nella preghiera di ringraziamento, udii nell'anima
queste parole: « Bambina
Mia, tu sei la Mia delizia; tu sei il refrigerio del Mio Cuore. Ti
concedo tante grazie, quante riesci a reggerne. Ogni volta che vuoi
procurarMi una gioia, parla al mondo della Mia grande ed
incommensurabile Misericordia ». Alcune settimane prima
che mi venisse annunciato che ero stata ammessa alla probazione, un
giorno che entrai un momento in cappella, Gesù mi aveva detto: « In questo momento i Superiori
annunciano quali Suore debbono pronunciare i voti perpetui. Non tutte
otterranno questa grazia, però le escluse ne hanno esse stesse la
colpa. Chi non approfitta delle piccole grazie, non ottiene le grandi.
Ma a te, bambina Mia, questa grazia è stata concessa ». Un
gioioso stupore s'impadronì della mia anima e questo perché alcuni
giorni prima una suora mi aveva detto: « Lei, sorella, non sarà ammessa
alla terza probazione. Lo stessa farò in modo che lei non sia ammessa
ai voti ». Non avevo risposto nulla a quella suora, ma la cosa per me
era stata molto spiacevole; però cercai, nei limiti del possibile, di
tener nascosto il mio dolore.
O Gesù, com'è mirabile il Tuo operare! Ora vedo che gli
uomini da soli valgono ben poco; infatti alla probazione sono stata
ammessa, proprio come mi aveva detto Gesù. Nella preghiera trovo sempre
luce e forza per lo spirito, benché talvolta ci siano dei momenti
pesanti ed assai incresciosi, tanto che certe volte non si riesce a
comprendere come cose di questo genere possano avvenire in un convento.
Per ragioni misteriose Iddio lo permette, ma questo avviene sempre
affinché venga messa in risalto la virtù di un'anima o perché la stessa
si tempri bene. Per questo ci sono i dispiaceri.
Oggi novembre 1932 sono giunta a Varsavia per la terza probazione. Dopo
un cordiale saluto con le care Madri, sono entrata un momento nella
piccola cappellina. Ad un tratto la presenza di Dio ha investito la mia
anima ed ho udito queste parole: « Figlia
Mia, desidero che il tuo cuore sia modellato secondo il Mio Cuore
misericordioso. Devi essere totalmente imbevuta della Mia Misericordia
». La cara Madre Maestra mi domandò subito se quest'anno avevo fatto
gli esercizi spirituali. Le risposi di no. « E perciò lei deve fare
prima almeno tre giorni di esercizi spirituali ». Grazie a Dio a
Walendòw c'erano gli esercizi di Otto giorni, quindi potei
approfittarne. Cominciarono però le difficoltà quando si trattò di
andare a quegli esercizi. Una certa persona era molto contraria a
questo e già non dovevo partire più. Dopo pranzo andai in cappella per
una adorazione di cinque minuti. All'improvviso vidi Gesù che mi disse:
« Figlia Mia, ti sto
preparando molte grazie, che riceverai durante gli esercizi spirituali
che comincerai domani ». Risposi: « Ma, Gesù, gli esercizi sono già
cominciati e io non debbo andare ». E mi disse: « Tu preparati, perché domani
comincerai gli esercizi spirituali; e in quanto alla tua partenza ci
penso Io coi Superiori ». E all'improvviso Gesù scomparve.
Cominciai a pensare a come ciò sarebbe avvenuto. Ma dopo un momento
abbandonai ogni pensiero su ciò e dedicai quel po' di tempo alla
preghiera, chiedendo luce allo Spirito Santo, per conoscere tutta la
mia miseria. E dopo un momento uscii dalla cappella per riprendere le
mie occupazioni. Poco dopo la Madre Generale mi fa chiamare e mi dice:
« Sorella, oggi stesso lei va a Walendow con Madre Valeria, in modo che
già da domani possa cominciare gli esercizi. Si è verificata
l'occasione che c'è qui Madre Valeria, quindi partite assieme ». Dopo
nemmeno due ore ero già a Walendow. Riflettei un momento dentro di me e
dovetti riconoscere che le faccende a questo modo le poteva risolvere
soltanto Gesù. Quando mi vide quella persona, che si era così
tenacemente opposta al fatto che io facessi gli esercizi spirituali,
mostrò il suo stupore e la sua irritazione. Io però, come se niente
fosse, la salutai inchinandomi cordialmente ed andai a far visita al
Signore, per avere indicazioni su come dovevo comportarmi durante gli
esercizi spirituali.
Il mio colloquio col Signore prima dell'inizio degli esercizi. Gesù mi
disse che quegli esercizi sarebbero stati un po' diversi dagli altri. «
Nel trattare con Me cerca
di mantenere una calma profonda. Eliminerò tutte le incertezze a questo
riguardo. Io so che ora sei tranquilla, mentre sto parlando con te; ma
appena smetterò di parlare, comincerai a tirar fuori i dubbi; ma sappi
che rafforzerò talmente la tua anima che, sebbene volessi metterti in
agitazione, non sarà in tuo potere. E come prova che sono Io che ti
parlo, il secondo giorno degli esercizi andrai a confessarti dal
sacerdote, che tiene gli esercizi. Andrai da lui appena terminata la
meditazione e gli esporrai i tuoi dubbi, quelli che hai riguardo a Me e
Io ti risponderò con la bocca di lui ed allora finiranno i tuoi timori.
Durante questi esercizi osserva un silenzio così rigoroso, come se
attorno a te non esistesse niente. Parlerai solo con Me e col
confessore; alle Superiore chiederai soltanto le penitenze
». Mi rallegrai tanto perché il Signore Gesù mi aveva dimostrato in tal
misura la sua benevolenza e si era abbassato fino a me. Primo giorno
degli esercizi. Al mattino cercai di essere la prima a giungere in
cappella. Prima della meditazione ebbi ancora un momento di tempo per
una preghiera allo Spirito Santo ed alla Madre SS.ma. Pregai
ardentemente la Madonna perché mi ottenesse la grazia di essere fedele
a queste ispirazioni interiori e perché adempissi fedelmente ogni
volontà di Dio. Iniziai questi esercizi con uno strano coraggio.
+ Lotta per mantenere il silenzio. Come capita normalmente, agli
esercizi vengono suore da varie case. Una di queste suore, che non
avevo visto da parecchio tempo, venne nella mia cella e mi disse che
aveva qualche cosa da comunicarmi. Non le risposi niente ed essa si
accorse che non volevo rompere il silenzio. Mi rispose: « Non sapevo,
sorella, che lei fosse un tipo tanto stravagante », e se ne andò.
Compresi che quella persona non aveva verso di me altro interesse se
non l'appagamento del suo curioso amor proprio. O Dio, mantienimi
fedele. Il Padre che predicava gli esercizi veniva dall'America.
Era venuto in Polonia per poco tempo e le circostanze fecero sì che
venisse da noi a predicare gli esercizi. Da quell'uomo emanava la
sensazione di una profonda vita interiore. Il suo aspetto rivelava
grandezza d'animo; la mortificazione ed il raccoglimento erano le
caratteristiche di quel sacerdote. Tuttavia, nonostante le grandi virtù
che quel sacerdote possedeva, provavo un'enorme difficoltà a svelargli
la mia anima per quel che riguarda le grazie, poiché per quanto
riguarda i peccati è sempre facile; ma per le grazie debbo veramente
impormi un grande sforzo ed anche così non dico tutto.
Tentazioni di satana.
Durante la meditazione fui stranamente presa dalla paura che quel
sacerdote non mi avrebbe capita e poi che non avrebbe avuto tempo, in
modo che io gli potessi esporre tutto. « Ma come gli parlerò di tutto
questo? Se si trattasse di Padre Bukowski mi sarebbe più facile, ma
questo padre gesuita lo vedo per la prima volta ». Allora mi venne in
mente un consiglio di Padre Bukowski, il quale mi aveva detto che,
quando facevo gli esercizi spirituali, dovevo prendere nota anche
brevemente dei lumi che il Signore mi inviava e che almeno di quello
dovevo rendergli conto, pur brevemente. « O mio Dio, un giorno e mezzo
è passato così facilmente per me; ora invece comincia la lotta per la
vita e per la morte. Fra mezz'ora ci deve essere la meditazione e poi
devo andare a confessarmi. Satana mi spinge a credere che, se i
Superiori hanno detto che la mia vita interiore è un'illusione, a che
scopo chiedere ancora al confessore e affliggerlo per niente?». « Dopo
tutto te l'ha detto M. X. che Gesù non ha rapporti di quel genere con
anime così misere. La stessa cosa ti dirà il confessore. A che scopo
devi parlare di queste cose? In fin dei conti non sono peccati e Madre
X. D'altronde ti ha detto chiaro e tondo che tutti questi contatti con
Gesù sono un sogno, un puro isterismo. Perché devi parlarne con questo
confessore? Fai meglio se respingi tutto come un'illusione. Guarda
quante umiliazioni hai già dovuto subire e quante ne dovrai subire
ancora e anche le Suore lo sanno che sei un'isterica ». « O Gesù! »
gridai con tutta la forza dell'anima. Proprio in quel momento il Padre
venne per tenere la sua conferenza. Parlò brevemente, come se avesse
fretta. Terminata la conferenza, si mise in confessionale. Guardai.
Nessuna suora si alzò per andare.
Mi staccai decisamente dall'inginocchiatoio e in un attimo mi trovai
davanti alla grata. Non ci fu tempo per nessuna riflessione. Invece di
parlare al Padre dei dubbi che mi erano stati insinuati in merito ai
rapporti con Gesù, cominciai a raccontare tutte le tentazioni che sono
descritte sopra. Ma il confessore si rese subito conto di tutta la mia
situazione e disse: « Lei non si fida di Gesù, perché con lei si
comporta con tanta amabilità. Ma come sarebbe, sorella? Lei deve essere
pienamente tranquilla. È Gesù il suo Maestro, sorella, ed i rapporti di
familiarità che ha con Gesù non sono un isterismo, né un sogno, né
un'illusione. Sappia, sorella, che è sulla buona strada. Sia fedele a
queste grazie: non le è permesso sfuggirle. Non è necessario che lei
parli di queste grazie interiori con le Superiore, se non per un ordine
preciso di Gesù e prenda prima accordi col confessore. Ma se Gesù
richiede qualche cosa che è o deve avvenire all'esterno, in tal caso,
dopo aver preso accordi col confessore, lei deve fare quello che Gesù
chiede, dovesse costarle qualunque prezzo. Ma d'altra parte lei,
sorella, deve parlare di tutto col confessore. Non c'è assolutamente
un'altra via per lei. Preghi, sorella, per ottenere un direttore
spirituale, poiché diversamente sprecherebbe questi grandi doni di Dio.
Le ripeto ancora una volta di stare tranquilla; lei è sulla buona
strada. Non badare a niente, ma essere sempre fedele al Signore Gesù,
nonostante ciò che può dire di lei questo o quello. Proprio con tali
anime misere il Signore Gesù intrattiene rapporti di familiarità e più
lei si umilierà e più il Signore Gesù si unirà a lei». Quando mi
allontanai dalla grata, una gioia inconcepibile aveva inondato la mia
anima, tanto che mi isolai in un posto appartato dell'orto, per
nascondermi di fronte alle suore e permettere al mio cuore di sfogarsi
liberamente con Dio. La presenza di Dio mi investi da parte a parte e
in un attimo tutto il mio nulla s'immerse in Dio e in quell'attimo
sentii, cioè distinsi le tre Persone Divine che abitavano in me ed
avevo nell'anima una pace così grande, che io stessa mi stupii per il
fatto che m'era stato possibile essere inquieta nel passato.
+ Proposito. Fedeltà alle ispirazioni interiori, qualunque cosa possa
costarmi. Non far nulla da sola senza un accordo preventivo col
confessore.
+ Rinnovazione dei voti. Fin dal primo mattino, da quando mi sono
svegliata, il mio spirito è sprofondato interamente in Dio, in un
oceano d'amore. Sentivo che ero completamente immersa in Lui. Durante
la S. Messa il mio amore per Lui ha raggiunto una grande intensità.
Dopo la rinnovazione dei voti e la S. Comunione ad un tratto ho visto
Gesù, che mi ha detto amabilmente: « Figlia Mia, guarda il Mio Cuore
misericordioso ». Quando guardai quel Cuore SS.mo uscirono
gli stessi raggi che sono nell'immagine, come sangue e acqua e compresi
quanto è grande la Misericordia del Signore. E di nuovo Gesù mi disse
amabilmente: « Figlia
Mia, parla ai Sacerdoti della Mia insondabile Misericordia. Le fiamme
della Misericordia Mi bruciano: voglio riversarle sulle anime ma le
anime non vogliono credere alla Mia bontà ».
All'improvviso Gesù spari. Ma per tutta la giornata il mio spirito fu
immerso nella sensibile presenza di Dio, nonostante il chiasso e le
conversazioni, che seguono di solito dopo gli esercizi spirituali. La
cosa però non mi disturbò affatto. il mio spirito era immerso in Dio,
nonostante che all'esterno prendessi parte alle conversazioni è andassi
perfino a visitare Derdy. Oggi cominciamo la terza probazione. Ci siamo
riunite tutte e tre presso Madre Margherita, poiché le altre Suore la
terza probazione l'hanno iniziata nel noviziato. Madre Margherita ha
cominciato con una preghiera, ha spiegato in che cosa consiste la terza
probazione ed ha ricordato quanto è grande la grazia dei voti perpetui.
Tutto ad un tratto diedi in un pianto dirotto. In un momento mi erano
apparse davanti agli occhi dell'anima tutte le grazie del Signore e mi
ero vista tanto misera ed ingrata di fronte a Dio. Le consorelle
cominciarono a rimproverarmi: « Perché s'è messa a piangere a quel
modo? ». Ma la Madre Maestra mi difese e disse che non se ne
meravigliava. Terminata l'ora, andai davanti al SS.mo Sacramento e,
come la più grande miseria e nullità, Lo pregai di aver misericordia e
di degnarsi di guarire e purificare la mia povera anima. D'un tratto
udii queste parole: «
Figlia Mia, tutte le tue miserie sono state bruciate nel fuoco del Mio
amore, come una pagliuzza gettata in un immenso incendio. E con questo
umiliarti attiri su di te e su altre anime tutto il mare della mia
Misericordia ». E risposi: « Gesù, plasma il mio povero cuore
secondo il Tuo Divino compiacimento». Per tutto il periodo
della probazione il mio compito fu quello di aiutare la Suora
responsabile del guardaroba. Questo compito mi fornì molte occasioni di
esercitarmi nelle virtù. Talvolta andai per tre volte di seguito a
portare la biancheria a certe Suore e non fu sufficiente per
accontentarle. Ma ebbi modo di conoscere anche la grande virtù di
alcune Suore, che chiedevano sempre di dar loro I quello che c'era di
più scadente nel guardaroba. Ho avuto modo di ammirare il loro spirito
di umiltà e mortificazione.
+ Durante l'Avvento si risvegliò nella mia anima un grande desiderio di
Dio. Il mio spirito anelava a Dio con tutta la forza del suo essere. In
quel tempo il Signore mi elargì molta luce per farmi conoscere i Suoi
attributi. Il primo attributo che il Signore mi fece conoscere è la Sua
Santità. Tale Santità è così grande, che davanti a Lui tremano tutte le
Potenze e le Virtù. I puri spiriti nascondono il volto e si sprofondano
in una incessante adorazione. E l'unica espressione della loro
adorazione senza limiti è: « Santo... ». La Santità di Dio è
distribuita sulla Chiesa e su ogni suo membro, ma non in uguale misura.
Ci sono delle anime completamente divinizzate, ma ci sono anche anime
che vivono a malapena. Il secondo attributo che il Signore mi fece
conoscere è la Sua Giustizia. La Sua Giustizia è così grande e
penetrante che raggiunge fino in fondo l'essenza delle cose e tutto
davanti a Lui è nella sua nuda realtà e nulla potrebbe continuare a
sussistere. Il terzo attributo è l'Amore e la Misericordia. E compresi
che l'Amore e la Misericordia è [sic!] l'attributo più grande. Esso
unisce la creatura al Creatore. L'amore più grande e l'abisso della
Misericordia li riconosco nell'Incarnazione del Verbo, nella Redenzione
da Lui operata. E da ciò compresi che questo attributo è il più grande
in Dio.
Oggi ho riassettato la camera di una Suora. Nonostante che mi fossi
impegnata a riordinarla con la massima cura, quella persona per tutto
il tempo che ho impiegato a pulire, mi è venuta appresso e diceva: «
Qui c'è un po' di polvere, là c'è una macchiolina sul pavimento ». Ad
ogni suo cenno sono passata e ripassata anche dieci volte nello stesso
punto, pur di accontentarla. Non è il lavoro che stanca, ma le
chiacchiere e le pretese oltre ogni ragionevole misura. E non le è
bastato il martirio a cui mi ha sottoposta per tutto il giorno, ma è
andata anche a lamentarsi dalla Madre Maestra: « Non le dico, Madre,
che sorta di suora è, sbadata, non si sbriga mai! ». Il giorno dopo,
senza una parola di spiegazione, andai a fare lo stesso lavoro. Quando
mi prese nelle sue spire, pensai fra me: « Gesù, si può essere martiri
silenziosi. Le forze vengono a mancare non per il lavoro, ma per questo
continuo martirio». Ho capito che certe persone hanno il dono
particolare di tormentare le altre. Le tengono sotto pressione a più
non posso. Povera quell'anima che capita sotto di loro. Non conta
nulla; anche le cose migliori vengono giudicate a rovescio.