LA PASSIONE DI GESU’ RIVELATA ALLA SERVA DI DIO SUOR MARIA COSTANZA ZAULI
L'Agonia di Gesù nell'Orto del Getsemani
Appena prostrato in atteggiamento di profondissima adorazione, il divino Maestro per prima cosa ringrazia il Padre per il dono immenso che sta per fare all'umanità; lo ringrazia di averlo fatto giungere a quell'ora nella quale gli sarà dato di glorificarlo, e in questo atto prevale lo slancio, l'ardore dell'offerta. Ma nessun segno di compiacimento viene dal cielo; la tenerissima paternità di Dio non si fa sentire che ammantata di terrore. Il rigore della giustizia punitrice sta per abbattersi su colui che volontariamente si è caricato dei peccati di tutti. Il Figlio dell'uomo, il divin Redentore, freme di ribrezzo per l'ombra di morte che lo sovrasta. Nel pieno vigore della sua fiorente giovinezza, la morte, e quel genere di morte, non poteva che ingenerare nella delicatissima sensibilità di lui un senso di ripugnanza invincibile. Quale utilità avrebbe portato la sua morte? Vede la perdita di tante anime, prima fra tutte quella di Giuda. Un tedio opprimente lo attanaglia, lo stringe sotto il peso dei più nauseanti peccati, fino a spremergli un copiosissimo sudore di sangue che inzuppa il terreno. Preso dal più acuto spasimo; nella sottrazione di ogni conforto dall'alto, Gesù, a cui pesala solitudine, cerca la compagnia dei suoi fidi discepoli e li trova addormentati.La Flagellazione
Gesù vuole che comprenda bene la preziosità della grazia: dono al quale dobbiamo gli effetti di luce all'intelletto, la forza alla volontà, l'ardore di carità a1 cuore. Colma di gratitudine, mentre ringraziavo effusamente il Signore di questo dono, ne domandavo la massima abbondanza per tutti, specialmente per i Sacerdoti e le persone consacrate a Dio. A questa mia domanda, il divino Maestro ha voluto farmi intendere a quale prezzo ci abbia ottenuto questo dono inestimabile; e mi ha posto sotto gli occhi la scena raccapricciante della sua flagellazione. In passato mi erano state date varie illustrazioni sulla Passione, ma non me ne comunicavano la profonda conoscenza che ne ricavo al presente, in cui mi si apre il segreto delle intime disposizioni di Gesù in tutta la sua grande immolazione. Quale ardore di amore nel Cuore divino per il Padre suo! Che zelo bruciante per la sua gloria! Quante volte lo ringraziava di aver voluto l'Incarnazione, dandogli così la possibilità di offrirsi a Lui in olocausto d'amore, di riparazione, di impetrazione, di lode! Erano questi i sentimenti di Gesù allorché il vile Pilato lo volle sebbene riconosciuto innocente - condannare alla flagellazione. Mentre quegli infuriati strumenti di satana sfogavano il loro odio crudele sulle sue carni immacolate, Egli implorava per essi, come poi avrebbe fatto per i crocifissoti: « Padre, perdona loro... ». Gli tornò quanto mai tormentosa quella spogliazione che lo esponeva, velato solo del suo Sangue, agli sguardi irriverenti e ai dileggi della folla. Cercava, per quanto potevano permetterlo le legature, di conservarsi nell'atteggiamento più composto, nonostante che ciò rendesse più spietati quei forsennati flagellatori. Nessuna parte del corpo venne risparmiata: dal capo fino alle dita dei piedi, ogni membro ebbe il suo spasimo. I flagelli terminavano con pallottole di piombo uncinato che percuotendo laceravano fino a scoprire le ossa. Gli Angeli, ai piedi della colonna, raccoglievano il Sangue divino. La natura umana di Gesù era tutta un fremito di rivolta e ad ogni percossa avrebbe gridato di venire risparmiata, ma l'amore per il Padre e per noi gli dava la forza di ripetere con gaudio: « Per te, per soddisfare la tua giustizia, per pagare il debito dei miei poveri fratelli ed ottenere loro il dono della tua grazia! ». Mentre Gesù offriva il suo Sangue, intendeva unire alla sua l'offerta di tutte quelle anime generose che lungo il corso dei secoli avrebbero accettato l'immolazione con la stessa carità e per gli stessi fini. Ed offrì per ottenere ad esse ampiezza di grazia e forza per restare coraggiose e serene fino al « consummatum est ». (232-1950).La coronazione di spine
Con quale dignità Gesù subiva gli strazi e le umiliazioni della Passione! Coronato di spine, percosso e ingiuriato; ingiustamente condannato, Egli teneva un atteggiamento dolce e mansueto. E non è a dirsi quanto lo ferissero nella sua dignità le volgarità che si permettevano i suoi aguzzini! (3-4-1943).La Via crucis
Sempre, dai primi palpiti della vita terrena, ma particolarmente nell'ultima ardua ascesa verso il Calvario, Gesù trovò nel cuore della Madre sua un riposo d'amore che addolciva ogni sua pena.La morte di Gesù in Croce
Parla Maria: « Quando Gesù, la mansuetissima Vittima, l'immacolato Agnello, fu disteso sulla croce, vi si adagiò guardando sua Madre... Da quel momento i suoi occhi cercarono sempre i miei, comunicandomi silenziosamente parole di vita. Fra i nostri cuori era una comprensione massima, che li teneva indissolubilmente uniti. Se mi fossi potuta distendere con Lui sulla croce, il mio patire sarebbe divenuto una gioia: dovetti subire tutta la crocefissione mantenendomi eretta accanto a Gesù. Quattro esseri inumani, posseduti da odio satanico, si gettarono violentemente sopra il mio Figlio per fissarlo al tronco fatale. Lo stirarono così che tutti i nervi si rattrappirono, riducendo quel Corpo adorabile, perfettissimo, come verme della terra. Presero il braccio destro e, slogandolo alle giunture, lo stirarono finché rilassati i muscoli e i nervi, arrivò al punto ove volevano fissare il chiodo. Il Sangue preziosissimo scorreva a rivoli, e veniva calpestato con disprezzo e indifferenza... Conficcate le mani, gli furono sul corpo e per distenderlo, lo pigiarono brutalmente coi ginocchi sul costato. Non è possibile descrivere tutti i particolari di questa scena straziante... Lui mi guardava sempre. Finalmente, come fu confitto, andarono per interrare la croce, ma nel sollevarla, incespicarono in un rialzo del terreno, e per non rimanere essi sotto il peso lasciarono cadere la croce con appeso il mio Gesù. Al colpo ché fece, mi si oscurarono gli occhi e fui sul punto di venir meno. Ma mi ripresi e andai a vedere. La croce era caduta in una fossa ed il suo peso aveva fatto franare la terra in maniera che Gesù ne era rimasto quasi interamente sepolto, con la terra che aderiva alle sue Piaghe sanguinanti... Solo gli occhi erano rimasti liberi e col destro, che riuscivo a vedere, mi guardava ancora, dicendomi interiormente: Come sono preziose le anime! Quale dimenticanza di sé; che generoso amore! Allorché la croce fu innalzata, vi fu un'attimo in cui ai nostri cuori balenò il compiacimento del Padre per la prossima riabilitazione del genere umano. Ma fu immediatamente seguito dall'abbandono, e prima del ‘consummatum est’, Gesù sperimentò anche il dolore della separazione dalla Madre sua che non vedeva più... Per ciascuna anima in particolare il Figlio mio ha tanto sofferto e ha versato il suo Sangue. Il mio cuore di Madre avrebbe avuto l'impulso irresistibile, di strappare il mio Figliolo dalle mani di quegli spietati carnefici, ma lo sguardo di Lui mi ricordava la mia missione, la mia maternità di dolore, dandomi la forza di rimanere ferma, mentre risentivo anche nel mio fisico tutti gli spasimi che distruggevano quell’immacolato, perfettissimo Corpo...» (28-8-1939).La ferita del Cuore
Per esigenze di espiazione in ordine ai suoi fini il Signore mi tiene in una immolazione profonda. Troppi sono i delitti che si moltiplicano e tanto gravi da pesarmi sull'anima in maniera quanto mai tormentosa. Ieri mattina avevo iniziato davanti all'altare del grande Crocifisso l'offerta delle sette effusioni del preziosissimo Sangue (pratica che torna tanto gradita al Padre) ed ero forse a metà della preghiera quando mi sono sentita improvvisamente mutata, avvertendo quel senso di interiore soavità che viene prodotto in me dalla presenza di Gesù. Dopo un atto di profonda umiliazione, alzando gli occhi sono rimasta quasi abbagliata dalla luce che si effondeva dal Crocifisso. Non era più il simulacro quello che vedevo, ma la realtà; e Gesù sullo sfondo della Croce si presentava in tutto lo splendore della sua Umanità gloriosa con le Piaghe splendenti, lasciando uscire da quella del sacro Costato uno sprazzo abbagliante che pareva andare a formare un baluardo di difesa al Vaticano (ora che tanto si avversa la Chiesa!).