INCONTRO ALLA LUCE
Nelle prime ore del pomeriggio del 17 Aprile 1978, Luigina Sinapi, ci
lasciava «in punta di piedi», come del resto era sempre vissuta, con il
volto rivolto verso la Cappellina, dove dimorava l'Amore Mistico e da
dove l'aveva accolta nella Sua Luce.
«Io aspetto, io aspetto» rispondeva al suo medico curante che, al
mattino, le chiedeva: «Quando finirà questa sofferenza?». Ed aspettava,
sofferente ma sorridente, l'arrivo di Gesù con la Mamma Maria, e poi
tutti i suoi più «cari amici»: Francesco, Chiara, Teresina, Gemma, Pio
XII, Padre Pio ed il suo Angelo Custode!
Era giunta finalmente alla cima del Calvario! Ora l'attendeva il gaudio
eterno: cioè stare per sempre con l'Amore per il quale aveva sempre
pregato, amato, sofferto ed offerto.
E tutto ciò, nel silenzio!
La sua dipartita ha però privato tante anime di una guida spirituale,
di un punto fermo di riferimento tra le incertezze di questo mondo,
sempre più turbolento, caotico ed insicuro.
Ma, se è scomparsa la figura fisica di Luigina non è però annullato il
suo insegnamento, la sua testimonianza.
Fra quanti l'hanno avvicinata, conosciuta, lei è più viva che mai.
Suscita in essi, con il ricordo della sua vita, la volontà inflessibile
di fare del bene, di non cedere alle lusinghe ed alle insidie del
mondo, continua a spronare, sulle proprie orme all'amore a Dio, alla
Chiesa, al Papa.
«Granellino di senape», con la sua esistenza è stata ed è «segno» e
realtà stessa della Chiesa. Il messaggio sofferto ed offerto di Luigina
in questi sette anni dalla sua scomparsa si è già diffuso e oramai
tante, moltissime persone traggono beneficio accostandosi a lei.
I carismi, doni dello Spirito Santo, non sono mai fine a se stessi.
Tanto meno sono doni riservati alle creature che li ricevono. Sono
grazie date «gratuitamente» da Dio per essere distribuite ai fratelli.
Soprattutto a quelli che più ne abbisognano nei momenti più difficili.
I messaggi, le grazie da lei ricevute, la sua stessa vita donata
interamente per la maggior Gloria di Dio, sono una tangibile
testimonianza utilissima a noi, uomini d'oggi, alla ricerca della vera
luce. Ogni giorno, infatti, l'umanità ha sempre più bisogno di scoprire
le meraviglie che solo il Signore sa compiere in creature semplici e
piccole.
Meraviglie che vuol compiere, malgrado la nostra ingratitudine, ancora
oggi fra noi.
Ed è necessario, per la nostra stessa vita spirituale, per infonderci
coraggio, sapere che tra tante «bocche che sbraitano sconcezze contro
il Cielo», ve ne sono anche altre pronte a pronunciare il «fiat» dell'abbandono ai voleri celesti ed a benedire e
glorificare il Nome Santo di Dio.
La bocca e soprattutto il cuore di Luigina hanno gustato la Sapienza di
Dio (Sal 36,30). La parola del Signore è stata il cibo che l'ha
sostenuta in questa vita attraverso le gioie e nel cammino della valle
oscura delle difficoltà (Sal 22,47).
Il sorriso di Luigina!
Era un sorriso che usciva dalla sua anima e s'irradiava dagli occhi e
dalle labbra, sempre carico di grazia, di consolazione, di speranza.
Il suo era un sorriso che non le veniva certo da eventi fortunati
soprattutto se consideriamo le sue continue e schiaccianti sofferenze
fisiche e morali.
Era un dono del Cielo! Dono offerto solo alle anime che si rendono
disponibili all'amore di Dio e alla salvezza dei fratelli. Un dono che
denota la gioia di essere cristiani veri e di vivere tutta l'esperienza
dell'Amore di Dio. L'esperienza del cuore puro, disponibile, che non è
lacerato dall'angoscia perché immerso nella misericordia del Padre
Celeste. La gioia che non è di questo mondo, è quella piena che Gesù
Cristo Risorto dà ai suoi fedeli.
Luigina attinse continuamente alla sorgente della gioia che è
Dio-Amore. Infatti Dio è la gioia di vivere, di fare qualcosa di buono,
di comunicare, di donarsi. E la gioia dei salvati che si sentono amati
da Lui che ci accoglie, ci ama, ci salva e ci vuole felici.
Ecco il segreto del sorriso di Luigina.
Ma, nella vita del cristiano, l'esperienza della gioia e del sorriso è
inseparabile da quella della Croce e del dolore.
E la Croce è la chiave di lettura della spiritualità di Luigina.
Abbiamo infatti visto che il motto fu sempre: «Soffrire ed offrire». E
Luigina conosceva in profondità la sapienza della Croce e poteva
ripetere con San Paolo: «Io non voglio altro sapere che di Cristo
Crocifisso». Perché il Crocefisso è la rivelazione dell'amore di Dio
che giunge a far dono di Sé e della propria vita.
La Passione è il momento culminante dell'amore misericordioso, perché
non c'è grazia più speciale ed essenziale di quella di essere associati
alla stessa Passione di Gesù.
E Luigina ebbe questa grazia e la visse con coraggio e donazione totale
e a questo riguardo annotava sul suo diario: «Queste lacrime le ho
volute incastonare nel Cuore di Mamma Maria per offrirle al Suo ed al
nostro Gesù - quali gemme - tutto a bene delle anime sacerdotali e
consacrate. Mi sono resa conto che tutta la forza di sopportazione e di
offerta non è stata mia, ma del mio Dio. A Lui debbo tutta la mia
riconoscenza. Mi sento davvero niente, proprio niente, nientissimamente
niente».
Viene spontaneo chiederci: è mai possibile pensare alla sofferenza come
a un dono di elezione?
Luigina non solo lo pensava, ma lo desiderava ardentemente.
E raramente la sofferenza la lasciò!
Quasi al termine della sua vita terrena confidava: «Da anni non ricordo
cinque minuti di sollievo. Ma bastano pochi minuti a darmi la ricarica.
Sono veramente rari e ne rendo grazie al Signore. Ma nello stesso tempo
torna in me la sete di anime e con esse la sete di patire e di offrire.
Le anime costano il Sangue di Gesù ed ho la pena di far poco o nulla
per loro. Ed allora, rivolgendomi al mio Gesù gli domando se mi vuole
ancora bene.
Gliene chiedo un segno: il segno della sofferenza. »
Luigina aveva l'istinto della violetta che si nasconde tra le foglie,
ma aveva anche l'ansia di donare agli altri quanto dal Signore
riceveva. L'umile nascondimento si equilibrava perfettamente in lei con
il desiderio di andare verso gli altri per camminare insieme nella
carità.
Nel suo donarsi non c'era però l'esibizione, anzi c'era autentica
semplicità e tanta amorosa umiltà.
Un giorno, ad un sacerdote amico, confidò: «Tutti vengono a prendere e
se ne vanno lasciando le pene e portandosi via la serenità e la gioia.
Non me ne rammarico. Rendo sempre grazie al Signore ed alla Mamma
Maria, che torna ricordandomi di non chiedere nulla per me, perché come
«una venduta» sono Sua proprietà.
Scriveva sul diario: «Gesù stamani, nella Santa Comunione mi ha detto:
«
Gina coraggio! Non sei tu una violetta nel turbine? Vorresti negarmi
un po' del tuo profumo?» Oh no, ho risposto con tutte le mie povere
forze, che poi altro non sono che la forza che mi viene da Lui. La
forza che mi riconcilia alla Croce e me ne innamora».
Luigina ha vissuto la via mistica della Croce senza pose, senza drammi,
perché dalla Mamma Maria ha appreso giorno per giorno come si ama e
come si offre.
E giorno dopo giorno la Mamma l'avvierà alla comprensione del disegno
di Dio su di lei e, mano nella mano, la condurrà per la stessa strada
da Lei percorsa. E Luigina così apprenderà dal Suo Cuore come
valorizzare lo stillicidio del cuore.
«Ho sempre tanto sofferto», disse un giorno a un Sacerdote, «ma sento
che ora il Signore mi ha proprio voluto annientare».
Troviamo nel diario queste parole della Mamma Maria: «Tempo verrà in
cui le menti corrose dall'orgoglio di scoprire... contesteranno il
Vangelo perché Gesù non ha scritto, ma gli Apostoli, infiammati dal
Fuoco Divino, lo hanno scritto col sangue». Ed ha aggiunto: «Quello si sta spegnendo! La Chiesa tutta ha bisogno di una nuova
rinnovata Pentecoste». E raccomandando le anime sacerdotali ha
concluso: «Tu brucia ed lo incendio».
Luigina, durante tutta una vita avvolta e penetrata dalla sofferenza,
non cesserà di credere all'Amore. Mai si pentirà d'essersi data
totalmente al Suo volere.
Una vita, quella di Luigina, all'insegna dell'immolazione
nell'ordinario di ogni giorno, con semplicità evangelica: ad ogni
giorno il suo affanno!
L'amore si alimenta alla fiamma della fedeltà e la fedeltà si dimostra
soprattutto nelle piccole cose. E Luigina ci ha indicato un eroismo
possibile a tutti: l'eroismo dei piccoli, degli umili. «Facciamoci
santi», ripeteva sempre a se stessa ed agli altri, «camminando nel
sacrificio totale di noi stessi». E il sacrificio totale di se stessa
si compì quel 17 Aprile del 1978.
Luigina chiudeva la sua esistenza terrena nel segno del Volto Santo e
della Vergine Addolorata, sicura di un'imminente ripresa di vitalità
della Chiesa e della società.
Dopo le esequie, tenutesi nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme,
le sue spoglie furono riposte nel Cimitero del Verano, a Roma,
nell'area 50. La sua tomba, meta quotidiana di persone che vanno a
pregare ed ad intercedere luci e grazie è sempre coperta di splendidi
fiori freschi. Sono i fiori degli Amici di Luigina che con il passare
degli anni aumentano sempre più.
Altro luogo di pellegrinaggio «per ritrovare un poco di Luigina» è il
monastero San Leonardo di Montefalco, in Umbria. È qui che Luigina
passava lunghi periodi di silenzio, di preghiera e di sofferenze. Era
Terziaria Francescana e presso le sue Clarisse e non lontano da Assisi,
lei ritrovava tutta la sua pace nello spirito del Serafico Francesco.
Ed in questo Monastero il fratello Pietro e gli amici più cari di
Luigina hanno raccolto, in due stanze, le «cose», gli oggetti e le
suppellettili della Cappellina e della stanza dove ha sofferto, offerto
ed amato. Le due stanze sono state ricostruite come si trovavano a Roma
nell'appartamento di Via Urbino, perciò, visitandole, ci sembra di
essere ancora in compagnia di Luigina.
E così il suo sorriso, la sua bontà ed il suo amore sono ancora fra noi
e ci indicano la strada per raggiungerla, un giorno, in Cielo con Gesù
e la Mamma Maria.