TESTIMONIANZE
LE CAREZZE DELLA MADONNA
Avvicinare Luigina significava respirare la presenza vivificante di
Maria, tanto che, inevitabilmente, ti sentivi attratta da una Creatura
così eccelsa e non potevi fare a meno di amare, imitare e fare di
tutto, di più, per fare piacere a Gesù. Perchè capivi che era ciò che
voleva da te.
E' certamente una grande responsabilità che ci deve mettere nel cuore
l'ansia che ancora nulla o poco abbiamo fatto e se anche avessimo fatto
molto, moltissimo, avremmo fatto ancora nulla.
Questa è l'ansia di servire il Signore, quell'ansia di amore che quando
ami Maria non finisce mai.
Ma quanto più grande sarà la responsabilità di chi come me le è stata
ancora più vicina? Perchè da lei sono stata accolta con un generoso
affetto.
Luigina mi ripeteva spesso, e lo diceva anche agli altri, che da Lei mi
aveva condotta la Madonna e questo, per me, era un segno di attenzione
amorosa da parte di Maria e ne ero fortemente compiaciuta.
Un giorno questa "predilezione" si è fatta presente in maniera ancora
più chiara.
Mi trovavo in vacanza con Luigina presso le Suore Clarisse nel
Monastero di San Leonardo a Monte Falco e dividevo con Lei la stanza.
Era Ferragosto.
Tutti sapevamo che la Madonna aveva promesso a Luigina che sarebbe
stata sempre con Lei e che, per le sue feste, per quelle Grandi che la
Chiesa solennemente celebra, oltre che il primo sabato di ogni mese, si
sarebbe manifestata a lei visibilmente.
Fiduciosa in questa promessa pensavo fra me: "Questa volta la potrò
vedere anch'io, resterò sveglia tutta la notte, e chissà se potrò
sentirla e, magari, parlare con Lei?" Purtroppo, però, cedetti al
sonno.
Al risveglio, provai un grandissimo dispiacere ed una vergogna
indicibile non solo perché, come avevano fatto gli Apostoli con Gesù,
anch'io non ero stata capace di vegliare in preghiera, ma anche perchè
avevo perso un'occasione unica.
Luigina mi rasserenò dicendomi, “non ti preoccupare perché la Madonna è
venuta vicino a te, ti ha fatto una carezza.
Non avevo sognato Maria, ma ricordo che durante il sonno avevo
avvertito fisicamente la bellissima sensazione della perdita di peso e
di una indimenticabile beatitudine.
Quale Gioia immensa è stata per me sapere che la mano della Mamma Maria
mi aveva sfiorata. Come avrei voluto ricambiare questo gesto di
delicatezza amorosa, e soprattutto, di tenerezza materna. Ho sentito il
cuore dilatarsi e abbandonarsi ad una promessa e ad un impegno grande
nel volerla amare, nell' essere docile al suo amore e come Luigina,
farla amare tanto.
Ho capito e sperimentato che l'anima si eleva alla presenza di Maria,
non conosce ostacoli. Vorrei qui dire "Grazie Mamma per questo
bellissimo dono”.
La tua carezza non l'ho dimenticata ed ho compreso che non è solo
quella la carezza che ho ricevuto da Te "Maria"! Quante!...
Quella carezza che non risparmi a nessuno perché sono le tue carezze.
In quella occasione a fronte della gioia donatami dalla Mamma Celeste
ebbi una grande amarezza nel sapere che, invece, Lei era molto triste,
infatti era venuta vestita di nero e con una schiera immensa di bimbi
con la palma del martirio in mano.
A questa visione Luigina mi disse che era rimasta sconsolata e sorpresa
perché la Mamma si era presentata vestita, non come lei si sarebbe
aspettato, cioè con splendidi ornamenti, essendo quella una sua
grandissima festa: "l'Assunzione", con l'aspetto molto triste, e poi
tutti quei bimbi che le facevano corona, le richiamavano alla mente
quelli della strage degli innocenti.
Maria facendo chiarezza le disse che quelli erano i bimbi che non
avevano visto la luce ed avevano ricevuto il battesimo di sangue,
quindi, erano veri "Martiri".
La Madonna denunciava così quella che ora è divenuta una grave piaga
sociale, causa di tanti mali per l'umanità.
Mi piace ricordare che a Fatima, la Madonna, preoccupata per queste
cose che sono "le mode che avrebbero offeso molto il suo Figlio" era
venuta a chiedere penitenze, preghiere, e offerte dei quotidiani
sacrifici, per avere la pace. Cosa dire a proposito delle manipolazioni
genetiche, delle violenze fisiche e morali, dei milioni di giovani che
vivono l'avventura terribile della droga solo per il tornacontismo di
gente senza scrupoli, dei matrimoni divisi, della pornografia e di
tanto altro ancora, che, anch'esse, sono mode perverse e crudeli?
Così pure a Luigina la Madonna presentandosi tanto triste, ha voluto
richiamarla ad una realtà che procura una minaccia per il destino
eterno dell'uomo: "l'inferno" che è ancora più catastrofico di tutte le
guerre messe insieme, di cui abbiamo tanto terrore.
La parola inferno non si vuole più pronunciare e si vorrebbe cancellare
anche dal pensiero dell'uomo, ma esso c'è e sarà una gravissima
sorpresa alla fine della vita.
Mi sovviene quando Luigina a proposito dell'inferno mi raccontò che una
volta il Signore aveva permesso ad un'anima dannata di manifestarsi a
Lei, per dirle che sarebbe stata disposta a ritornare sulla terra e
soffrire tutti i mali di tutti gli uomini di tutti i tempi fino alla
fine del mondo, pur di non stare all'inferno. Purtroppo ciò non era
possibile perchè quello era il suo destino eterno, senza possibilità di
ritorno.
Pensiamo allora cosa sono in confronto le nostre piccole o grandi
sofferenze che, comunque, finiranno con merito se le sapremo accettare
con amore e per amore, come faceva Luigina che le desiderava perchè
erano una ricchezza da offrire al Signore il quale non lascia nulla
senza ricompensa perchè Lui è il Signore, il Dio-Amore.
Maria Rosaria Calabrese
Le apparizioni della Madonna alle Tre Fontane a Luigina
Sinapi e a Bruno Cornacchiola
"Ora vai in san Pietro, lì troverai la sorella del Card. Pacelli. Porta
a lui il mio messaggio. Da questo luogo stabilirò in Roma il trono
della mia gloria"
II 12 aprile 1937, dieci anni prima dell'apparizione alle Tre Fontane a
Cornacchiola, la Vergine appare a Roma nel medesimo luogo ad una
giovane carismatica, Luigina Sinapi. II fatto è ormai noto. In quella
primavera del 1937 Maria emerge con le Sue forme divine dal fondo della
grotta, quasi dal grembo della terra. Proprio come a Lourdes, dove La
"Bella Signora" si fa vedere da Bernadette Subirous, apparendo nel cavo
della rupe solitaria di Massabielle, in una cornice di pietra dove
vegetano pochi arbusti, una rosa. Alla periferia di Roma, nella grotta
delle Tre Fontane, gli occhi della Vergine si posano soavi e tristi sui
miseri resti di un aborto, celati nel cuore della terra.
Si ricrea in quell'occasione il rapporto misterioso e sublime che c'è
tra la sostanza cosmica e la Madre di Dio: come Sole dalla terra, il
Frutto divino sorge dal Suo Grembo, dalle viscere sante del Suo Corpo.
Tra quella di Lourdes e questa, c'è la grande apparizione - tutta
celeste - del 1917, a Fatima. A Roma, la Madonna appare nel luogo
bagnato dal sangue dell'Apostolo Paolo; e non solo appare nel
circondario delle sue mura, ma guarda a Roma, si rivolge con le Sue
parole alla Sede e alla Cattedra di Pietro.
C'è un collegamento misterioso, ma certo, tra l'apparizione della Madre
di Dio alle Tre Fontane e la Sede di Pietro. II senso ecclesiale
dell'apparizione alle Tre Fontane sta nelle parole che Maria SS.ma
rivolge a Luigina Sinapi: "Ora vai in san Pietro, lì troverai la
sorella del Card. Pacelli. Porta a lui il mio messaggio. Da questo
luogo stabilirò in Roma il trono della mia gloria". La Madre di Dio la
indirizza come messaggera al futuro Pio XII, preannunciandogli anche
che salirà al Soglio di Pietro (come poi avverrà nel 1939). "Roma, il
trono della mia gloria" è il centro del Suo messaggio.
Dieci anni dopo, Ella appare nella medesima grotta a colui che si
preparava ad uccidere il Papa, Bruno Cornacchiola.
C'è una traiettoria sicura voluta dalla Madonna, una prima volta nel
1937 e una seconda volta nel 1947, dieci anni dopo, che lega le Tre
Fontane alla Sede di Pietro: "Vai dal Papa, - dice la Madonna a Bruno -
consegna a Lui il pugnale con il quale avresti voluto ucciderlo".
La grotta bassa sulla collinetta di eucalipti, quasi una tenda tra lo
stormire delle foglie, è il luogo dove Maria si presenta a Roma con un
appellativo mai prima udito. Tenendo tra le mani il Libro della Verità
divina si rivela: Sono la Madonna della Rivelazione. Compie la
rivelazione fatta a Lourdes, piena di verità insondabile: Sono
l'Immacolata Concezione.
Le due apparizioni della Madre di Dio sotto il cielo di Roma alle Tre
Fontane, avvenute a distanza di dieci anni l'una dall'altra, bisogna
leggerle insieme, e non si può non farlo, se l'oggetto dello sguardo di
Colei che prende l'iniziativa - la Vergine - è sempre uno: la Sede di
Pietro. "Vai a San Pietro - dice la Madonna a Luigina -, vi incontrerai
la sorella del Card. Pacelli, parla a Lui"; "Vai dal Papa - dirà nella
seconda apparizione a Bruno Cornacchiola - porta a Lui il pugnale con
il quale avevi deciso di ucciderlo".
II destinatario del "vai" della Vergine la prima come la seconda volta
è uno solo, il Papa.
E il Vicario di Cristo risponde con la Sua fede alle attenzioni della
Madre di Dio: crede. E - cosa straordinaria nella storia della Chiesa -
con il suo credere il Papa consacra quasi la verità delle apparizioni
ai veggenti, dandone segni visibili ed inequivocabili. Memore del
messaggio ricevuto dalla Vergine tramite Luigina Sinapi nella primavera
del 1937, dieci anni dopo riceve Bruno Cornacchiola, e, allorché questi
gli confesserà di avere desistito, per l'apparizione della Vergine, dal
proposito di ucciderlo, gli risponderà: "lo già sapevo". Ma benedì, il
Papa, anche la statua della Vergine della Rivelazione in processione a
Roma, per essere portata alla grotta dove si trova attualmente, nel
settembre del 1947.
C'è una divina traiettoria di sapienza che lega, a Roma, le Tre Fontane
alla Sede di Pietro: in questa divina traiettoria Luigina Sinapi rimase
tutta la vita. Nata ad Itri, visse e morì a Roma, divenne romana. La
giovane donna alla quale la Madre di Dio aveva comandato di andare a
San Pietro, per incontrare sotto la cupola e vicino all'altare della
Cattedra la sorella del futuro Pontefice, ed essere introdotta a Lui,
rimase per tutta la vita, con umile e religiosa dedizione, legata al
Papa, ai Papi. Di Paolo VI ci piace ricordare un appellativo
delicatamente paterno nei confronti di lei: Luigina Sinapi era per lui
"la lumachina"; umile e lenta, lasciava una "scia" luminosa.
Dei sacerdoti Luigina parlava alla Madonna come delle "pupille dei Tuoi
occhi", echeggiando evidentemente parole di Lei.
Tutta la vita di Luigina può venire letta in questa chiave.
L'incantevole semplicità del suo rapporto con i suoi interlocutori
divini - Gesù e Maria - non spegne in Luigina il palpito
dell'adorazione verso la Maestà di Dio, ma lo alimenta al profondo,
conferendo alle sue parole la vibrazione, l'incanto della realtà vista
e udita, che ella trasmetteva agli altri esprimendosi con pudica grazia.
Analogo il suo modo di relazionarsi al Vicario di Cristo. Qualcuno
sapeva della sua presenza non infrequente nei Palazzi Apostolici, della
paterna condiscendenza verso di lei del Vicario di Cristo. La Madre di
Dio continuava, infatti, ad essere l'anello di congiunzione tra lei e
la Persona del Santo Padre.
Come le altre grandi "romane" di elezione - Caterina di Siena, Brigida
di Svezia - Luigina Sinapi non solo pregava "forte forte" "per la
Chiesa, per il Papa, per i Sacerdoti e tutte le anime consacrate laiche
e regolari", avvalorando la sua "offerta di vittima" con l'apporto dei
sacrifici quotidiani - il suo "stillicidio del cuore" - ma faceva suo
il carico delle Sue cure universali, viveva nel suo cuore giorno per
giorno la vita della Chiesa. Meraviglioso spettacolo che i nostri occhi
hanno visto e che abbiamo toccato con mano! L'amore forte e delicato di
Luigina Sinapi per la Sede di Pietro e per tutta la Chiesa vale un
intero trattato di Ecclesiologia. Era, il suo, un esempio operante.
Chi scrive ricorda un piccolissimo episodio molto significativo:
l'interessamento convinto e silenzioso con cui partecipò - nella sua
casa, seduta al tavolo del suo salotto - alla semplice stesura di
alcuni bigliettini di auguri indirizzati alla Città del Vaticano. Un
atto che ella non compiva in ossequio alle consuetudini, ma conferendo
a quel minimo gesto un valore molto più grande, visibile nel come
procedeva, con deferenza e attenzione.
La sua vera famiglia erano loro, Gesù e Maria, che essa chiamava
teneramente "la Mamma", e, con Loro, la sua famiglia in terra era la
Chiesa: il Santo Padre, i Sacerdoti, i Missionari. E mai amore
"familiare" apparve tanto nobile, tutto intriso della divina presenza e
pagato con la vita.
Chi non ricorda come essa, Luigina Sinapi, era materna ma rispettosa
insieme con i giovani sacerdoti?
Avrebbe potuto essere chiamata, da loro, con il medesimo appellativo
con cui i discepoli si rivolgevano alla senese Caterina: "Mamma". Ma
insorgeva in lei, in modo palese, il senso di una religiosa e profonda
deferenza, di un rigoroso rispetto per tutti, dal più giovane
consacrato al membro autorevole della Segreteria di Stato: tuttora per
tutti una indimenticabile lezione.
Ciò si evidenzia a tutto tondo nelle pagine dell'Epistolario,
indirizzato a un Servo di Maria che le fu vicino "come un fratello". II
rapporto con il sacerdote è per Luigina un'ascesa in comune, passo dopo
passo, per i più aspri sentieri dello spirito ("una via spinosa e
strettissima dove tante volte per ascendere bisogna andare con un piede
dopo l'altro, un altare alla vetta"); una comune offerta sulla Croce
("un adagiarsi sulla "Bilancia della compensazione"); una continua
dedizione agli altri ("rendersi particella viva manovrata per tutti i
bisogni della Chiesa e del mondo dal Divino Artefice"): il perdono dato
anche se il cuore sanguina.
Una viva testimonianza del come l'anima vicina a Dio possa vivere
spiritualmente accanto al consacrato: sulla scia di Teresa D'Avita e
Teresina di Lisieux. II modo con cui Luigina Sinapi viveva la sua
intima dedizione alla Chiesa e al Santo Padre lo si può senz'altro
considerare esemplare: dei suoi forti sentimenti, custoditi nel
silenzio, si percepiva come un indistinto chiarore: non inerte, però,
ma trascinante.
Vicina alla Sede di Pietro, la sua vicinanza non era fisica quanto
morale, la vita della Chiesa era la sua vita. E i gesti più eclatanti,
come l'andare in uno dei "Paesi soggiogati dal dominio rosso", in
bilocazione, per incontrare un Cardinale e compiere un atto al servizio
della Chiesa, o il rispondere al telefono alla voce del Papa, in questo
contesto erano atti che venivano semplicemente al seguito delle
tantissime Ave Maria, delle notti insonni passate in preghiera,
dell'offerta della sofferenza. Come Brigida di Svezia, che era di
stirpe regale, Luigina Sinapi che pure non lo era, seguiva ad horas,
con sguardo acuto e penetrante, il raggio dell'azione universale del
Papa sulla scena del mondo. Partecipava con animo filiale al travaglio
materno della Chiesa.
Se la Madonna alle Tre Fontane nel 1937 aveva indirizzato Luigina
Sinapi alla Basilica di San Pietro e al Card. Pacelli, la Sede di
Pietro e la Cattedra di Pietro Luigina Sinapi non le abbandonerà più in
tutta la sua vita. II comando della "Mamma" rimarrà in lei sempre
operante.
Prof.ssa Giuseppina Cardlllo Azzaro
LUIGINA PER ME
Ho conosciuto Luigina Sinapi in un momento particolare della mia vita
ed in circostanze singolari.
Ricordo che ero andata con la mia Parrocchia a fare un pellegrinaggio
ad Assisi; approfittai dell'occasione per chiedere a San Francesco
(Patrono dell'Ecologia) un aiuto per la mia tesi di laurea che,
appunto, riguardava i problemi dell'ambiente naturale e, data la novità
dell'argomento, non mi era possibile reperire facilmente materiale
idoneo.
Ritornando ci fermammo a Collevalenza dove scendendo dal pullman,
incontrai una mia amica di Fidenza, Maria, la quale insistette perchè
rimanessi con lei e con altre ragazze per un breve periodo di ritiro.
Non cedetti alle insistenze e tornai a Roma. Alle undici di sera
ricevetti una sua telefonata: mi riproponeva l'invito. Vista
l'insistenza pensai che era il Signore a volerlo, quindi le promisi che
l'avrei raggiunta il giorno dopo.
Fui molto felice perchè in quella circostanza ho avuto l'occasione di
conoscere Madre Speranza e le altre ragazze del gruppo, fra cui Laura
Marengo la quale mi parlò di una signorina che viveva a Roma, che
soffriva molto e che vedeva la Madonna: Luigina Sinapi. Pensando che mi
potesse interessare, si offrì per farmela conoscere. Risoluta, dissi
che non mi interessava conoscere persone dotate di tali carismi perchè
la mia fede era unicamente rivolta al Signore. Laura insistette tanto,
ma non riuscì a convincermi.
Dopo qualche tempo, sempre con il problema assillante della tesi,
tornai a Collevalenza con un pellegrinaggio organizzato dalla mamma di
Laura, la quale, come la figlia, nuovamente insistette nel volermi fare
conoscere Luigina. Io, imperterrita, risposi che la cosa non mi
interessava perchè volevo avere una fede pura e temevo gli imbrogli.
Si avvicinava il tempo di concludere la mia tesi e stavo veramente
male; vedevo vanificati tanti sacrifici fatti per raggiungere il
traguardo della laurea. Ritornai in pellegrinaggio a Collevalenza per
chiedere aiuto a Gesù Misericordioso. Compagna di viaggio fu una
signora con la quale parlai di tante cose, quindi anche dei miei
problemi. Questa signora mi parlò di Luigina e insistette molto nel
volermi dare, oltre l'indirizzo, anche il numero di telefono, che,
ancora, risolutamente, rifiutai; anzi provai una vera ribellione
interiore perchè non desideravo assolutamente conoscerla.
Alcune settimane dopo fui presa da un vero e proprio sconforto, non
sapevo più a quale Santo affidare la mia causa riguardante la tesi,
quando, svuotando la mia borsa, venne fuori un biglietto con su scritto
un numero di telefono ed il nome di Luigina. A quel punto cedetti,
formai il numero e mi rispose proprio Lei: "Finalmente! E' da tanto
tempo che ti stavo aspettando! Vieni, ma prima vai da Padre Raffaele e
chiedi a Lui il permesso".
Così feci. Questi mi chiese per quale motivo desideravo andare da
Luigina. Mi guardai bene dal dirgli perchè vedeva la Madonna. Gli dissi
solo perchè era un'anima di preghiera e perchè era illuminata.
Così ho incontrato Luigina che diceva che lì mi aveva portata la
Madonna. Da quel momento non l'ho più lasciata. La tesi la conclusi in
pochissimi giorni. Seppi, poi, che quel numero di telefono non lo
conosceva nessuno, perchè corrispondeva ad un apparecchio telefonico
che teneva sempre staccato.
Non ho mai riflettuto abbastanza nel considerare che cosa Luigina sia
stata per me; ma posso ormai, a distanza di tempo, affermare che da
quando è comparsa sulla mia strada la mia vita ha avuto una svolta
inaspettata, insolita e decisiva. Mi ha svelato il senso della vita
che, a volte, riconosco non sapere di logica umana, e che io stessa
trovo difficile da accettare e da comprendere, soprattutto per ciò che
riguarda il problema della sofferenza.
Se cerco di penetrare il senso della sua vita, comprendo che per
salvare le anime occorre dare se stessi, mettersi sulla croce insieme a
Gesù, SOFFRIRE E OFFRIRE (così come diceva Lei). Con le sole parole non
si ottiene nulla: "solo rumore di parole".
Comprendo che non si può essere sempre come delle pecorelle guidate da
pastorelli generosi, occorre che la pecorella diventi anche lei
pastore. Quando cioè avrà i segni della passione, della sofferenza
offerta con amore, e, per averli occorre andare dal Buon Pastore e
mettersi alla sua scuola fino ad identificarsi con Lui.
Questa era Luigina: una pastorella che si era offerta con generosità al
Buon Pastore che, con altrettanta generosità, l'aveva ricolmata di
sofferenze riofferte, poi, con gioia.
Vorrei qui ricordare un episodio che può dare un'idea di quanto Luigina
abbia sofferto "mali" a noi incomprensibili. II Signore mi ha fatto il
dono di provare una minima parte della misura delle sue sofferenze.
Mi ero recata da lei, così come ero solita fare ogni giorno, ma, a
causa del suo male, non venni ricevuta (cosa che non era mai accaduta,
mi ripeteva sempre, infatti, che la mia presenza in casa sua non
sarebbe mai stata rifiutata in quanto lì mi aveva portata la Madonna).
Rimasi turbata ma non dispiaciuta, avendo compreso che doveva stare
veramente male, più del solito. Mi sono quindi trattenuta nella sua
Cappellina per pregare e per confidare a Gesù la mia pena per Luigina e
per chiederGli di alleggerire i suoi dolori, anzi, se lo riteneva, di
darne un poco a me, dal momento che non mi sembrava giusto che
soffrisse tanto, soprattutto perché ero consapevole che la causa,
eravamo noi, con i nostri problemi, le nostre preoccupazioni, le nostre
angosce. Luigina si caricava tutto sulle spalle con una generosità
nascosta.
II giorno dopo, tornata dall'Ufficio pensavo già di andare da Lei,
subito dopo aver pranzato, quando, all'improvviso, mi venne un male di
testa tale che, a distanza di anni, posso con certezza affermare di non
averne mai avuto un altro simile, né prima, né dopo.
Questa sofferenza mi costrinse a letto senza neppure pranzare, al buio,
con un fazzoletto legato stretto alle tempie, così come solitamente
faceva Luigina. Non disponevo neppure di una pillola. II forte dolore
mi procurava altri disturbi e sofferenze che mi riesce difficile
descrivere nei minimi particolari. Ricordo che ero sola in casa e che
era impossibile procurarmi una medicina, in quanto, dato l'orario, le
farmacie erano chiuse.
Tutto durò circa due ore (vero martirio), poi, all'improvviso, passò
come se nulla avessi avuto. Ero pienamente ristabilita. Andai quindi da
Luigina come desideravo. Venne proprio lei ad aprirmi la porta, (cosa
che non faceva mai). Mi guardò negli occhi penetrandomi fino nel
profondo e mi disse: "Non lo fare più!". Lì per lì non compresi, ma
subito mi venne in mente la richiesta che avevo fatta a Gesù il giorno
prima e tutto mi fu chiaro.
Questa testimonianza, anche se potrà sembrare banale, aiuterà a
comprendere quanto grande sia stata la sofferenza di questa
meravigliosa creatura, per la quale tutti noi che la frequentavamo, era
come una mamma che, con amore, ci sapeva aiutare anche senza essere
richiesta, offrendo le sue sofferenze per il nostro bene.
Mi viene spontaneo riflettere cosa sia stata la sua vita. Aveva fatto
suo l'impegno di S. Paolo: "lo poi molto volentieri mi consumerò' e mi
lascerò' totalmente consumare per le anime vostre (2° Cor. 12,15) :
"era il chicco di grano che cade sotto terra, per risorgere nella
germinazione, e alimentare la vita degli altri". Come era solita
definirsi: un piccolo seme in un solco di Roma. Era una Cristiana vera,
autentica, totale, capace di trascendere il contingente per portare
tutto e tutti a Gesù. Era ponte di Luce proiettato verso il Cielo.
Faceva sentire il fascino di Dio, della Verità, della Vita vera.
Metteva un'ansia irresistibile e faceva fremere di gioia. Mostrava il
vero senso della vita, che si chiama "GRAZIA": VITA DI DIO IN NOI,. che
è purezza, trasparenza. "Era una perfetta immagine di Gesù". Infatti,
alla scuola del Crocifisso, aveva imparato a donarsi con gioia a tutti.
II suo motto: "Offrire tutto! E, quando non si ha niente, offrire
niente, perchè Gesù, che crea dal niente, può anche trasformarlo!".
Ogni volta che si aveva un incontro con lei era sempre come una spinta
spirituale, un pungolo, una iniezione di fervore.
Accoglieva tutti, ma in modo particolare i sacerdoti, pupilla degli
occhi di Dio, e le anime consacrate. Ad ognuno sapeva dire parole di
conforto, ad ognuno sapeva dare consigli appropriati.
Dalla sua presenza si andava via sempre migliorati, sempre fortificati
nei propositi con il desiderio di vivere più santamente e di amare di
più il Signore e la Madonna; si andava via più sereni, più lieti.
Luigina viveva la sua vita straordinaria nell'ordinario di tutti i
giorni. Era amabile e chiunque l'avvicinava se ne partiva con tale
carica interiore e con una gioia profonda che nessun altro sapeva dare.
Tutti andavamo a svuotare il nostro sacco e lei prendeva tutto sulle
sue spalle, felice nel vedere gli altri sollevati, rasserenati,
rassegnati.
In qualche contrarietà ripeteva: "Gesù vuole così. Mettiamo tutto nelle
sue mani. Offriamo tutto, ci penserà Lui!"
Un fatto straordinario riguarda un giovane "capellone drogato" che si
era recato da Luigina per avere un colloquio. Non potendolo ricevere
perchè non si sentiva bene, lo fecero accomodare nella cappellina
attigua alla cameretta. II visitatore, non assuefatto ad anticamere,
figuriamoci, poi, davanti al tabernacolo. Dopo una breve attesa, se ne
andò, portandosi via la Bibbia.
Luigina informata del furto, disse: "Visto che io non ho potuto
parlargli, parlerà la Bibbia per me".
Passò del tempo, quando un giorno, suonò alla porta un giovane, tutto
ordinato, ben vestito e con la Bibbia sotto il braccio.
"Sono venuto, disse, per restituire il libro e per raccontare un fatto
che ha lasciato un segno nella mia vita".
Nell'aprire la Bibbia, ebbi come una visione: un prato verde con delle
goccioline di rugiada e; tutto intorno, poi, una zona piena di fango
con acqua stagnante e putrida. Nello sfondo del quadro, un sole
sorgente mentre giungeva a me una voce misteriosa: "Dove credi che lo
assorba l'acqua per trasformarla in goccioline di rugiada, benefica per
le piante, se non da questo stagno fetido? Sono Io che trasformo
quest'acqua. Sono io che posso trasformare anche te".
Quel giovane si è arreso alla grazia e, assetato di verità, di luce, di
pace, ha cambiato la propria via al seguito di quel Sole Divino, che
solo può appagare ogni desiderio di bene.
Riconosco che per narrare le vicende di un'anima mistica come quella di
Luigina, occorre penetrare nei misteri e, per non sciuparle, andrebbero
sottaciute, ovvero descritte in modo sfiorante, nel senso, cioè, da
lasciare come un velo su quell'atmosfera mistica perchè, solo in essa,
possono trovare accoglienza ed essere giustificate. Comunque sia, la
loro descrizione altro non è che la storia di una vita meravigliosa che
non pochi vorrebbero vivere, ma per viverla occorre scomparire a se
stessi e trasformarsi in Gesù.
Vorrei dirti grazie Luigina per quanto bene ci hai voluto perchè ora
insieme al tuo Gesù ed alla Mamma Maria non ci hai dimenticati ma ci
ami ancora di più poichè il tuo amore, ora, è purificato, limpido,
trasparente: perché ci ami nel Dio Amore.
Maria Rosaria Calabrese