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PREMESSA

Luigina Sinapi avrebbe meritato che a stilare la sua prima biografia fosse uno di quegli scrittori esperti nel «raccontare di santi» i quali, con un'intuizione sapiente ed esatta, sanno cogliere anche le minime sfumature di un'anima così speciale. Invece è toccato a uno che, con la «deformazione professionale del giornalista» sa cogliere solo i fatti esterni per poi racchiuderli in una sintesi, il più delle volte, scarna e «telegrafica». Mi auguro però che, dopo questa breve vita di Luigina, qualche penna autorevole e prestigiosa ci possa dare un volume esauriente, in cui tutta la sua personalità, la sua ricchezza spirituale ed i suoi doni soprannaturali possano venire esposti con ordine e ricchezza come, appunto, Luigina merita.
Conobbi questa «piccola-grande donna» nell'autunno del 1972. Una sera le feci visita in compagnia di un Padre, molto amico mio, e ricordo che ne rimasi profondamente toccato. Il nostro fu, è vero, un incontro di pura conoscenza, ma bastò per suscitare in me l'impressione, quasi palpabile, di trovarmi di fronte ad un bel volto sorridente e a degli occhi dolci, intelligenti e buoni, dietro cui si nascondeva «un'anima di Dio». La rividi un'altra volta. Poi, dopo vane telefonate, alle quali mi si rispondeva che la signorina era sofferente, non mi feci più vivo.
Passarono pochi anni ed un giorno, incontrando un giovane che accompagnava spesso un sacerdote che portava l'Eucarestia a Luigina, seppi che essa era volata al cielo.
A distanza di sette anni eccomi davanti al compito, non facile, di tratteggiare il suo profilo. Fortunatamente le molte testimonianze a mia disposizione mi permettono di avvicinarmi più profondamente a questa «donna di Dio» per f tentare di scoprire la ricchezza in essa racchiusa.
Dopo aver attentamente analizzato tutto il materiale, lavoro che all'inizio mi sembrava impossibile, ne fui presto affascinato. Le idee si fecero sempre più chiare e cominciai a battere sulla tastiera della macchina da scrivere. La vita di Luigina è una di quelle «vicende umane» che riconciliano, specie oggi, con l'essere umano. Nascosta, riservata, «normale», è una vita ricca di mille sfaccettature singolari e meravigliose. Una cosa balza agli occhi innanzi tutto: Luigina ha saputo vivere le virtù cristiane e le ha vissute in sommo grado. Come si dice, quando si discute della vita di un «servo di Dio», ha vissuto le virtù in «grado eroico». Ed oltre la Fede, la Speranza, e la Carità, cioè le tre virtù teologali essenziali, ha vissuto eroicamente la pazienza, la prudenza, la fortezza e la temperanza. Il tutto poi non disgiunto dalla gioia di vivere e da un santo humor, tutto suo. I santi, infatti, quelli veri, non hanno mai il collo torto e tanto meno il viso triste! Dio è Amore ma è anche Gioia. Ed il profumo di Dio è sempre «sorridente».
Si legge nella vita di S. Francesco d'Assisi che, al termine della sua esistenza, non era più un uomo che pregava, ma la preghiera personificata. Qualche cosa di simile penso si dovrebbe dire quando si parla di Luigina Sinapi. Tutte le volte che ella si avvicinava per il colloquio con gli uomini sembrava che interrompesse il suo colloquio con il Cielo, con gli abitatori dell'aldilà. Vicino a lei il mondo invisibile, quasi, si confondeva con quello visibile.
E poi bastava entrare nella sua casa. Subito sembrava di entrare come in un Tempio, per l'atmosfera di sacro, di raccoglimento che ci circondava. E quella casa aveva un luogo che sembrava come il cuore dell'abitazione: la Cappellina, dove, quando si varcava la soglia, irresistibilmente ci si dirigeva. Dentro quella Cappellina pareva che il Cielo e la terra si dessero incontro. Si era come immersi in una atmosfera di gioia al di sopra di questa terra. Là, quante ore del giorno e della notte Lui gina trascorreva!
I suoi interlocutori celesti erano Gesù, la Madonna, l'Angelo Custode, S. Giuseppe, S. Teresina, S. Gemma Galgani e San Francesco, ecc...
Ma la parte preponderante dei suoi colloqui, dei suoi trattenimenti con gli abitatori del cielo, era riservata soprattutto alla Madonna, o meglio, come Luigina amava chiamarla: la Mamma Maria.
La chiamava sempre così Questo dolce titolo: la Mamma Maria, lo pronunziava con un sorriso così bello, pieno di dolcezza, pieno di affettuosità che subito ci si accorgeva che doveva esserci un filo conduttore diretto tra lei e la Madre del Cielo.
Era un filo reale, un filo di cui tante volte si avvertiva la presenza.
E la Mamma Maria era tutto per Luigina. Era lei che l'aiutava, era Lei che la consigliava, era Lei che dava i messaggi o meglio quelle risposte che Luigina, è vero, riceveva per consegnare a quanti ricorrevano a lei. Molte persone hanno potuto così imparare come bisogna camminare nella strada di questa vita per poter essere figli della Mamma Celeste.
La Madonna era ed è, lo insegnava Luigina, una Mamma piena di dolcezza, piena di bontà, e con il Cuore pieno di misericordia verso i più bisognosi, verso i più peccatori. Tuttavia la Madonna è una mamma la quale non favorisce la pigrizia dei suoi figli. Voleva che si lavorasse, voleva che si pregasse, voleva soprattutto che i suoi figli fossero educati alla scuola della Croce.
Ed ecco allora un'altra caratteristica della spiritualità e del messaggio di Luigina: la sofferenza. La sua vita fu un continuo Calvario, un continuo martirio. Una continua sofferenza, interrotta ogni tanto da qualche breve pausa.
Luigina ha sofferto sempre.
E a questo proposito non si può fare a meno di riportare il brano di un discorso di Papa Pio XII, quando, durante l'anno 1954, l'Anno Mariano, diresse un messaggio per gli ammalati di tutto il mondo. In quel messaggio, per 'poter incoraggiare gli ammalati a valorizzare la loro sofferenza, volle prendere per esempio proprio una signorina. E noi sappiamo che quella persona citata da Pio XII, e lo sappiamo da testimonianze certe, era proprio la nostra Luigina. Ecco come si espresse Pio XII dopo aver parlato di coloro che rifiutano, si ribellano alla sofferenza: «Ma non è sempre così, diletti figli, non sempre vi sono anime ribelli, anime che imprecano sotto la pressione della sofferenza. Vi sono, grazie =a Dio, anime -rassegnate alla Divina Volontà. Vi sono -"me serene, liete. Anime che hanno perfino positivamente cercato la sofferenza.
«Di una, ed era Luigina Sinapi, in particolare Noi udimmo un giorno la storia nel radioso Anno Santo, quando i Nostri figli accorrevano straordinariamente numerosi a Noi da ogni parte del mondo. Era una giovane di venti anni, modesta di origine, a cui il Signore aveva donato tanta freschezza ed insieme tanto candore. Tutti ne sentivano il fascino perché ella spargeva intorno a sé il profumo di una vita incontaminata. Ma un giorno ella temette di poter diventare occasione di peccato e, avendone avuto quasi un'interiore certezza, andò a ricevere Gesù e in un impeto di generosità gli chiese dì toglierle ogni bellezza e perfino la salute. Dio esaudì, accettando l'offerta di quella vita per la salvezza delle anime».
«Ma sappiamo, Noi sappiamo, che vive ancora, anche se arde e si consuma come una lampada viva davanti al Trono della Giustizia e dell'amore di Dio. Ella non impreca, non mormora, non chiede a Dio «perché. ha sempre il sorriso sul volto, mentre conserva perenne nell'anima la calma e la gioia. Bisognerebbe chiedere a lei perché accetta di soffrire, perché ne gode, perché ha cercato i patimenti, e come a lei bisognerebbe chiederlo a migliaia di anime che si offrono a Dio in silenzioso olocausto.
Non poteva Luigina avere una testimonianza più autorevole.
Gli amici intimi hanno visto sempre Luigina sofferente, giammai triste. Nella sofferenza il suo volto sapeva sorridere. Era il volto di chi gioisce soffrendo, perché soffre per amore e con amore. Quel volto sorridente era, diciamo così, come la spiegazione di un'offerta che lei aveva fatto di sé, nella vita.
Ringrazio gli amici di Luigina che hanno permesso, con le loro precise e giurate testimonianze, di mettere a disposizione tanto prezioso materiale.

17 Aprile 1985 Chino Bert