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1952


« Povero mondo se non avesse la santa Messa! »


... - Mia figlia, luce e stella eucaristica! Sono stato reden­tore: sono morto per dare il cielo alle anime, Mi sono fatto loro alimento. Ti ho creata in modo somigliante a Me, ti ho scelta per vittima affinché continui la mia opera redentrice; ho messo nel tuo cuore l'amore, l'amore massimo per la Eucarestia; è per te, è alla luce di questo fuoco che hai lasciato accendere, che molte anime, guidate da questa stella da Me scelta, spinte dal tuo esempio, si trasformeranno in anime ardenti, anime veramente eucaristiche. Povero mondo senza la santa Messa, senza Eucarestia! Po­vero mondo senza le mie vittime, senza ostie immolate con Me continuamente!

lo voglio, figlia mia, di' che voglio un mondo nuovo, un mondo di purezza, un mondo eucaristico... - ... (diario, 5-1­1952).

... Mi pare che nessuno mi creda: tutti dubitano di me, tutti mi scherniscono e disprezzano. Ed io, poverella, spaventata dalle sofferenze, ho l'impres­sione tante volte di cadere nella disperazione. Di qui nasce la rivolta contro Dio, se Egli esiste. Senza volerlo, è vero, ma ho momenti di dubbio sulla Sua esistenza. Se esiste, è per me peggiore di un tiranno. Mi viene que­sta tentazione: come può Dio consentire che io soffra nel corpo e nell'anima per tanti anni? Poi ecco i dubbi circa l'eternità: meglio godere tutto in questo mondo perché dopo questa vita non v'è più nulla.

O mio Dio, quando lotto così, mi lancio in Gesù e Mam­mina, Li chiamo e, abbandonata in Loro, dico: - O Gesù, o Mammina, non permettete che io cessi di confidare e sperare in Voi!... Voglio essere vittima e fare la volontà del mio Si­gnore... -

[Finita la Passione sul Calvario], Gesù ha detto al mio cuore: - Quanti avvisi, quanti appelli del mediatore divino! Men­tre Gesù sta immolando la sua vittima e la crocifigge conti­nuamente, il mondo crudele continua i suoi sviamenti, continua nella opulenza, nella vanità, nella corruzione: povero mondo, senza la santa Messa, senza l'Eucarestia, senza le mie vittime!... Mia figlia, chiedi la misericordia, la compassione della San­tissima Trinità... Il Signore conta su di te. Dal dolore del tuo cuore sboc­ceranno nuovi virgulti come sono sbocciati dall'albero della croce. (diario, 10-1-1952).

Devo dare molti virgulti e far sì che crescano

... Ho fame del dolore dell'umanità. Quel dolore è tutto per me, senza essere a mio beneficio. Lo esige da me la Vita divina. lo, da me, mi scoraggio per non poter soffrire e muoio per non saper amare. Quando, nel deserto immenso, il cuore e l'anima mia gri­dano al Cielo per chiedere soccorso, senza riceverlo né da Dio né dagli uomini, rimango come disorientata e smarrita. Ma la fame della croce e dell'amore a Gesù sorge repen­tinamente, risvegliandomi nuovi ardori; mi abbraccio con più forza a quanto mi dà il Signore; mi indugio nella seguente riflessione: « Perdonami, Gesù, le mie sfinitezze; perdonami quanto può dispiacerti; dammi la grazia di non offenderti. Ti ho conosciuto così presto e non ho ancora incominciato ad amarti! Quanto sono ingrata! Voglio vivere una vita nuova. Abbi pietà di me ». Ho provato tanta nostalgia di alimentarmi. Senza volerlo, mi causa lacrime; tutto fa parte della mia croce. Benedetto sia il Signore!

Il sangue e gli strumenti dolorosi di Mammina, che Ella dal Suo Cuore ha passato al mio, sono sempre motivo di sof­ferenza infinita. Il mio cuore deve dare molti, molti virgulti e fare sì che crescano e fioriscano. Ma, poveretta, non sono capace di nulla. Che pena provo di non essere per Gesù e Mammina quello che Essi vogliono e desiderano!

Non so cosa sento inoltre nel cuore: mi pare che abbia dentro qualcuno che, come i pescatori, lancia reti e reti per catturare questo mondo Ammenso di anime'. Quante più reti escono dal cuore, tante più ne ha da lanciare. E quali ansie, infinitamente grandi, di averle tutte colme! Che compito! Che stanchezza incessante! Io abito nelle mie torri, in quelle torri di cui non parlo da molto tempo. Sono all'ultimo piano che è giunto all'altezza massima. Ho paura di abitarvi: là non esiste luce; tutto si spense, morì. Sento che nessuno sa della loro esistenza. Io sono ignorante e sono morte: l'ignorante, nulla dice, e la morte non parla. Che cosa mi aspetta, mio Dio!

Mi pare di avere orecchie in ogni parte della terra e da ogni parte odo voci di dolore e di paura spaventosa. Tutto il mio essere sembra venire punto da una pioggia di spine acute, che lo perforano. Il cuore e l'anima piangono colmi di agonia e la giustizia del Signore mi sotterra, mi sprofonda negli abissi, mi disfa sotto il suo peso.

Ieri passai la giornata fissando l'Orto e bramandolo. A notte, prostrata in agonia, dall'Orto vidi il Calvario, la croce ed i maltrattamenti che mi attendevano. Non mi preoccupava ciò che dovevo soffrire: bramavo volare incontro alla sofferenza per dare la vita. In queste ansie mi lasciai catturare, condannare; assunsi su di me ogni peccato e debito umano... (diario, 18-1-1952).

Tentazioni contro la fede


... Nella notte dal 28 al 29 ebbi una forte tentazione contro la fede, cioè contro l'esistenza di Dio ed altro che non spiego per il timore di scandalizzare. Non so come devo fare e nel­l'incertezza non dico altro. Molte volte mi venne l'idea di non fare la Comunione; ma come, mio Dio, se solamente Gesù è la mia forza! E poi la paura di dare scandalo nel non fare la Comunione! Ahimè, poveretto chi è così tanto solo!

... - Ascolta, figlia amata! Sta' in pace; riempiti della pace che ti dà Gesù. Quanto hai sofferto è stata riparazione che ho voluto da te affinché, in quella notte e in quell'ora, quel­l'anima non cadesse nell'inferno. Di' tutto: ti darò il coraggio. Sono lezioni mie, lezioni da imparare e da ricordare per sem­pre... - (diario, 1-2-1952).

“I più vicini a te devono partecipare alla tua immolazione”


... Soffro per coloro che mi sono cari; soffro nel sentire che sono io, soltanto io, la loro rovina, la causa di tutti i loro mali... ... - Gesù ti prova duramente, ma non sono lo ad esigere: è il mondo in guerra, è il mondo con il suo incendio di cri­mini; sono quelle anime che tu sai, che ti ho fatto conoscere; sono esse che esigono tanta sofferenza, dal momento che sei vittima. Ti provo anche in questo modo; non sei tu che fai soffrire quelli che ti sono cari. Sono lo che lo voglio, sono lo che lo esigo e così lo permetto. E sai perché? Coloro che lo amo di più e sono vicini a te devono partecipare alla tua immo­lazione. La missione è nobile, è la più sublime. La riparazione che il mondo esige non poteva essere data soltanto da te... - Perdonami, Gesù! Sono tanto triste e in tale agonia che mi pare di non credere. Non credo, mio Gesù; ma è solo in me che non credo. Tu sei la verità, io invece sono nulla. - Coraggio, credimi! Quanto avviene in te, te l'ho pre­detto da molto: neppure con Me avrai luce, neppure con Me avrai la certezza che sono lo; avrai solo quella certezza e quella luce necessarie per resistere alla tua immolazione. Costa assai al mio divin Cuore e a quello della mia Madre benedetta il vederti soffrire così, il farti soffrire così. Ma sono tanto poche le anime che si lasciano crocifiggere!... (dia­rio, 8-2-1952).

Ho paura di Gesù, ho paura dei suoi colloqui e avrei de­siderio di dirgli che non li voglio.

Ho paura delle visite: vorrei essere sola nel raccoglimento, nel silenzio. La presenza delle persone mi causa a volte un senso di ribellione che quasi mi porta ad impazientirmi'. Mio Dio, la mia croce, il mio martirio! Il dolore è tanto grande ed io sono senza forza per soffrire. Quante volte mi pare che il corpo e l'anima non abbiano forza per soffrire di più!... Continuo ad avere paura di tutti e a sentire che quanto fanno per me viene fatto a malincuore. Continuo a sentire che sono causa di ogni sofferenza e di ogni male per quanti mi sono cari. Ho avuto varie e tremende tribolazioni, da portare il cuo­re e l'anima alla massima agonia. Quando giungo quasi a persuadermi che Gesù e Mammina, se esistono, non guardano verso di me, fisso le Loro immagini con la maggior fiducia che mi è possibile e dico: « O Gesù e Mammina, anche fossi io a praticare queste malvagità, vizi e crimini, è nel Vostro Cuore che li compirei. Non ne esco! Non vi sarà nessuno a strapparmi da Loro. Voi lo sapete bene che preferisco l'inferno eternamente che offendervi un solo istante: sono la vostra vittima ».

I virgulti sono qui nel mio cuore: crescono sempre. De­vono essere irrigati e fecondati con dolore e sangue. La tem­pesta non cessa: pare voglia saziarsi soltanto con la loro com­pleta distruzione... Ieri, verso notte, il mio cuore si trasformò come in una colomba che veniva dal cielo. Passò sull'uliveto dell'orto; sembrava prendere con il suo becco non so che cosa, forse il succo delle foglie e portava con sé molti, molti ramoscelli che coglieva in segno di pace. Voleva darsi, darsi e ricevere. E per questo scese al suolo e pazzo di amore si avvolse in tutta la terra: rimase tutto macchiato; in cambio, il mondo scaricò su di Lui ogni sorta di sofferenza. Mi piacerebbe dire quanto sentii in quella occasione: quella che pareva colomba era purezza, amore disceso dal cielo; l'an­sia di darsi era per dare tutta la felicità, il cielo... In cambio di tutto questo avrebbe ricevuto soltanto ingra­titudine e sofferenza... (diario, 29-2-1952).

« Io sono amore, amore infinito, amore eterno »


... È grande, molto grande, infinitamente grande la dolorosa agonia della mia anima. Mi pare persino di non essere io a sentire questa dolorosa agonia dentro di me. Se la mia igno­ranza sapesse parlare, quanto potrebbe dire! Si estende al mondo, o meglio, tutto questo mi viene dal mondo. E non posso consentire che tante cose vengano a ferire il mio caro Gesù dentro al mio cuore... Venite a Me tutti, voi tutti che soffrite; entrate nel mio divin Cuore. Venite a Me tutti voi che bramate amarmi e bevete a questa fonte che non si esaurisce. Io sono amore, amore in­finito, amore eterno. Venite a Me tutti! Consolate anche il mio divin Cuore! Ditemi costantemente che Mi amate e chiedetemi costantemen­te amore. II mio divin Cuore vuole darsi, vuole entrare in tutti i cuori. Figlia mia, figlia amata, fa' che lo sia amato. Soffro tanto, ricevo incessantemente offese. Sono crudelmente maltrattato, sacrilegamente offeso. Dammi la riparazione che ti ho chiesta. Fa', con le tue sofferenze, che il mondo sia a Me conquistato. Io voglio anime, tutte le anime. Voglio i cuori fuggitivi, voglio le anime che si allontanarono da Me. - ... (diario, 14-3-1952).

La messe e la vigna di Dio


... Ho in me, nel mio cuore, una messe immensa di grano; le spighe sono bionde, ma la tempesta tenta di distruggerle, tenta di annientarle. E la stessa cosa avviene per i polloni robusti che crescono dagli innesti. Voglio sostenerli affinché non cadano a terra, perché non siano danneggiati dalla furia tempestosa. Ma non faccio nulla: sono una inutile per tutto e per tutti... (diario, 21-3-1952). ... La messe immensa che ho nel cuore, schiantata dai venti, reclina al suolo le sue bionde spighe. Avvolte nel fango, sono rimaste quasi marcite. Sento la necessità infinita di rialzarle e di purificarle da ogni impurità. Devo dar loro colore e splendore. La stessa cosa avviene alla vigna già cresciuta e ben fiorita. Mio Dio, che tremenda tempesta vorrebbe distruggerla e sra­dicarla! Il mio cuore se ne cura, la lavora e la irriga con il suo sangue, perché le sue radici si interrino sempre più.

Continuo a dare al Signore la riparazione che penso ri­chiesta da Lui. Mi costa molto: è lotta spaventosa... (diario, 28-3-1952).

... Mi pare di non avere mai amato Gesù, di non sapere cosa sia l'Amore. La mia ignoranza non mi permette di espri­mere i sentimenti della mia anima tanto profondamente dolo­rosi. Penoso martirio! Calvario spaventoso!

Spreco tutti i momenti della mia vita pensando al male, ai mille modi di peccare, calpestando i diritti e la legge santa del Signore. E sempre Lo butto fuori dal mio cuore! Ho perduto Gesù e sento di averlo perduto per sempre. Nell'ora della più tremenda riparazione, in cui mi pareva di offendere Gesù più orribilmente, io, proprio io, stavo per cadere nell'inferno. Riuscii a gridare; fui salvata non so da chi. Braccia che presero le mie e mi strapparono da quel tremendo abisso di demoni, belve e fuoco. Parte del mio corpo vi era già dentro. Quando mi pareva di peccare così sacrilegamente, vedevo che tutto il mio essere era inferno; che non potevo più avan­zare di un solo passo perché sarei rimasta sepolta in orribili tormenti e fuoco. Fu allora che scivolai e fui salvata da quelle braccia e non so da chi. Ne uscii ma rimasi sempre sull'orlo: al più piccolo movimento sarei ricaduta. Ma non preoccupata di questo, senza alcun timore, continuai la mia vita vuota e criminale. Se da una parte sentivo un dolore infinito, dall'altra mi ribellavo contro quel dolore e tentavo aumentarlo ancor più con folli sbandamenti. Gesù, fuori dal mio cuore, perseguitato da me che Gli rinnovavo la Passione e la Morte, piangeva fissandomi con sguardi tenerissimi, ma addolorati in modo inimmaginabile; poi mi gridò: - Non sei ancora soddisfatta? Non la finisci di offendermi? Pensa quanto ti ho amata, quanto ho sofferto per te e per la missione per cui ti ho scelta. - Sempre perseguitato da me, fuggì, fuggì lontano; la sua Voce divina si perse come in un bosco, tra singhiozzi e sospiri profondi. Oh, come rimase la mia anima dopo questo! Quanto ha sofferto per l'impressione di aver peccato e maltrattato così il mio Signore!... E’ venuto Gesù con la sua Vita... - Nuova vita, nuovo trionfo di Gesù nella tua anima; lo trionfo e regno nel tuo cuore come allora trionfai e regnai sul Calvario. Trionfai e regnai sulla morte; trionfo e regno nelle tue sofferenze e nella tua croce. Coraggio, coraggio, fi­glia mia... Non dubitare; tieni sempre presente che fu Gesù a sceglierti per tutto questo: il tuo cuore, vittima eucaristica, è un abisso di amore nel quale lo abito con gioia e con il quale si incen­diano i cuori e le anime. Dammi la riparazione: non ti im­porti sotto quale forma ti è chiesta... - (diario, 4-4-1952).

II mondo non è risuscitato ha sempre nuove invenzioni di peccato


... Gesù è risuscitato [Pasqua]. E in me niente è risusci­tato: sono rimasta morta alla vita, alla grazia, a tutto quanto è del Signore. In me nascono e risuscitano da un istante all'altro solo il peccato, le malvagità. Pare che io abbia sempre in me nuove invenzioni per peccare e calpestare ogni legge santa di Gesù. La mia malizia, da me si comunica anche al mondo intero. - Non sono soltanto io veleno e odio, ma faccio che lo siano tutta la terra e tutti i cuori. Potesse parlare la mia ignoranza! È orribile e spaventoso questo sentimento di malvagità. Sulla terra e nell'atmosfera tutto è invenzione per offendere il Signore. Io uso verso di Lui ogni maltrattamento; Lo cro­cifiggo, Gli causo la morte nel mio cuore. Mi pare che il grido accorato e doloroso di Gesù stia nel mio udito e che il suo dolore infinito stia nel mio cuore. Il dolore è Suo perché l'offendo molto, non è mio per averlo offeso. I miei istinti sono peggiori di quelli delle belve; il cuore è più duro della roccia; in esso regna il demonio. Non posso, non so dire più nulla, ma avrei una infinità di cose da dire. La vigna di cui ho parlato è fiorita ed è cresciuta tanto; ha formato un pergolato. Ma la tempesta continua a volere abbatterla, distruggerla insieme alla messe bionda e agli arbu­sti fioriti. Oh, se la mia anima sapesse mostrare la cura che ha nel sostenerla e non consentire che cada a terra e, toccandola, si macchi! Gli occhi interiori non possono guardare il pericolo in cui si trova tutto questo. Tutto il mio essere fu segregato; sta carcerato nelle nere torri. Il mondo alzò muri, con forti manette [catene], attorno a me; non consente che in questa abitazione vi sia luce né entri un piccolo raggio di sole. Posso gemere, posso urlare: non sono udita. Nel piano superiore che tocca il cielo vi è una sapienza infinita, vi sono sguardi che tutto penetrano: penetrano e scru­tano nel più intimo di tutti i cuori; penetrano in tutti i luoghi della terra, del mare, dell'atmosfera e dei cieli. [Questa sapienza] ha una grandezza superiore a tutte le grandezze, un amore infinitamente superiore all'amore di tutti i cuori umani. Non so dire nulla di questa grandezza: io non sono neppure un verme al suo confronto; è superiore a tutto ciò che è esistito ed esisterà. ...Ieri, giovedì,... era già notte: il mio cuore si è trasfor­mato come in una colomba e il mondo in un piccolo globo. Questo globo entrò tutto nel cuore. E la Colomba con il becco confitto nella terra putrefatta incominciò a rimuoverla e a ta­gliare alla radice ogni albero cattivo e velenoso.

Il globo del mondo è tanto amato ed abbracciato in un abbraccio eterno. Però certi alberi non si lasciarono distruggere completa­mente; le loro radici velenose crebbero e si estesero. Di qui vennero per Gesù il sudore di sangue, i flagelli, la corona di spine e la morte. Più ancora: Gesù avrebbe avuto il calvario non di un giorno soltanto ma di molti e molti secoli. Tutto ciò avvenne in me e tutto soffersi con Gesù. Questa mattina ho percorso il Calvario: portavo la croce sulle spalle; il viaggio è stato molto spinoso, triste e silenzioso. La Colombina volava dolcemente e sopra di me batteva le ali, accompagnandomi sino alla cima della montagna: da lei rice­vevo tutta la forza...

Io vedevo ciò che il mondo era, ciò che verrebbe ad essere... Sono spirata... Poco dopo è venuto Gesù: - Figlia mia,... la tua vita non è inutile... Io vivo per darmi alle anime e tu vivi per condurle a Me ... Abbi sempre sempre presente la parola « vittima », la tua consegna totale al Signore. Assomigli in tutto alla vera Vittima del Golgota. Ti faccio sapere e comprendere solo una parte delle numerose e gravi offese a Me fatte: il tuo cuore, così fragile, così sen­sibile, non resisterebbe a tanto dolore. Non sopporteresti il sentimento e la visione totale delle offese fatte al tuo Gesù che ami tanto... - ... (diario, 18-4-1952).

« II mio Cuore è amore, solo amore per gli uomini »


- Il mio divin Cuore è amore, amore, solo amore per gli uomini. Ed essi mi ricambiano con ingratitudine, malvagità e crimini. Io sono amore e vengo a chiedere amore...

Come la farfalla impazzita gira attorno alla fiamma, così il mio Cuore va attorno ai cuori e batte alla loro porta... Alcuni mi rigettano perché pervertiti: le loro coscienze in­callite Mi rifiutano completamente. Altri non Mi ascoltano ancora perché vogliono continuare nelle loro passioni disordinate. Altri Mi rifiutano perché non Mi conoscono.

Altri ancora non Mi ricevono perché non vogliono soffrire: vogliono fiori senza spine, vogliono gioie senza tristezze. Io sono Gesù e vengo a chiedere, a mendicare. Ascoltate, accogliete questo Mendicante divino! Vengo a riscaldarmi ai vostri cuori. Datemi amore, fate che lo sia amato. Figlia mia, Gesù è nel tuo cuore, all'ombra di arbusti fio­riti, come il giardiniere zelante che si cura dei fiori e se ne delizia. Qui sto bene; non mi delizio per il tuo dolore, mi delizio per il frutto della tua sofferenza. Non voglio farti soffrire, ma voglio salvare i miei figli. Dammi il tuo dolore. Consenti che lo faccia di tutto il tuo essere una pallina dolorante, ferita, in ogni momento del giorno e della notte, poiché ti sei data a Me con tutta la generosità e con tutto l'eroismo... - Va bene, mio Gesù, va bene; tutto ciò che fai è ben fatto: è per amore. - (estasi, 2-5-1952).

... [dice Gesù] - Madre mia benedetta, vieni: la nostra figlioletta è esausta! Vieni ad arricchirla perché si fortifichi. Vieni ad accarezzarla affinché affronti il suo dolore con mag­gior coraggio. - [dice Mammina] - Mia figlia, mia figlia, dammi le tue mani: voglio collocarvi le mie grazie. Sei messaggera di Gesù e di Maria; distribuisci le ricchezze del nostro amore; per mezzo tuo le anime sono arricchite. - Mammina, già mi sento un'altra: è apparso il sole splen­dente. Il peso delle tue grazie è tanto che solo con Te posso sopportarlo. - [dice Mammina] - Prendile, distribuiscile; arricchisci tutti. Dalle in primo luogo a chi ti circonda, a chi ami con tutto il cuore e con tutta l'anima. Tutto il tuo amore per que­sti cuori è frutto del nostro amore: amali perché anche Noi li amiamo.

Dalle a tutti coloro che si avvicinano a te; distribuiscile al mondo intero.

Sii sempre seminatrice di tutte le ricchezze celesti: già lo sei sulla terra e presto continuerai ad esserlo in cielo. Sei la seminatrice del Re di amore e della Madre sua benedetta. (estasi, 3-5-1952, 1° sabato).

... - Riparate questo Cuore divino... La guerra delle pas­sioni si è scatenata: il mondo crudele non cessa di offendermi con la disonestà, le passioni, l'ambizione, l'avarizia, i balli, i cinema. Non dico altro, figlia mia, non voglio rattristare il tuo cuore già tanto sofferente... - O mio addolorato Gesù, non vuoi rattristarmi; non vuoi aumentare la mia sofferenza e io sento che non posso soffrire di più... - ...

- Coraggio, figlia mia, rimani immersa in questo abisso di dolore infinito, di notte tenebrosa, di amarezza senza fine. È la sofferenza del tuo Gesù; è lo stato in cui Lo riducono gli uomini; è la ricompensa a tanto amore... - (estasi, 9-5-1952).

Rimango sgomenta per la mia inutilità


Pare che il mio cuore debba buttar sangue per dettare que­ste righe, tanto è il mio sacrificio. Tutto il mio vivere è diventato inutile`. Ciò che sente la mia anima è un orrore. Non so come non mi sia disperata, ma lo so: il Signore dà il martirio, mi immola come Gli piace, ma contemporaneamente viene a sostenermi, a vincere in me e a far sì che tutto il mio soffrire sia beatitudine. È gaudio senza consolazione, ma è gaudio perché non so né posso vivere fuori della sofferenza. Il cuore e l'anima sanguinano e allo stesso tempo tutta la mia letizia è nell'amarezza, è nel calvario. Mi sforzo di coprire quanto soffro con il sorriso; questo mio sorriso, questa mia letizia non viene dal di fuori, ma dal di dentro. L'amore e la letizia per la sofferenza sono legati alle molte sofferenze, al doloroso martirio che si svolge in me. Però tutto questo soffrire è inferiore all'amore intenso che ho per il do­lore. Non posso vivere senza dolore... (diario, 16-5-1952).

... Dico molto e in conclusione sento che non è niente: è solo la mia inutilità in tutte le cose del Signore; in tutto potrei ripararlo, consolarlo e amarlo. Sento come se questa inutilità sia da sempre. Mi pare che per me fu inutile la venuta di Gesù in terra, la Sua vita, il Suo Calvario. Non ho la minima cosa da dargli. Tutto il mio soffrire dei giovedì e dei venerdì era inutile: andavo forzata ad accompagnare Gesù nelle varie stazioni... Egli mi aiutava a portare la croce e io me ne liberavo: la aborrivo e non volevo l'aiuto di Gesù... Venerdì, immersa nella mia inutilità, mentre sentivo ri­pugnanza, se pur non ero odio, verso il Calvario, sentii una grande umiliazione nel vedermi attorniata da persone. Mi ve­niva alla mente e provavo il sentimento di essere una strega, anche se non so cosa sia`. Ma accettavo tutto e amavo per amore di Gesù e delle anime... (diario, 23-5-1952).

Ho paura e rimango talvolta sgomenta per la mia inutilità: è un tormento di morte, e di morte disperata. Invoco con le labbra, più volte con il cuore solamente, i nomi di Gesù e di Mammina; conto su di Loro; è con l'amore e la forza dei Loro Cuori che io combatto. Confido in Loro... Non sono però inutile per il peccato: sono sempre folle per i piaceri e le passioni. L'anima sente ed ha visioni, so­vente orribili, di tutte le malvagità con la conoscenza della gravità di tutte le azioni. Non voglio peccare, dico di voler l'inferno piuttosto che offendere Gesù e allo stesso tempo mi dispiace quando non soddisfo ai miei desideri, quando non pecco con quella sod­disfazione cui mi porta la passione disordinata, la malizia in­fernale. Mi pare che voglio peccare e, per varie circostanze, sono interrotta nel peccato; rimango disorientata e penso soltanto a ciò che tentai e non ho potuto attuare. Pare che voglia tutto, in realtà non voglio. Oh, no! Non voglio peccare contro il Signore... (diario, 30-5-1952). L'enorme sacrificio di dettare fa parte della mia inutilità. Tuttavia non voglio cessare di provare il mio amore a Gesù... Non voglio sentire né sapere se sono utile o inutile: ciò che voglio è obbedire e fare in tutto la volontà del mio Si­gnore, a qualunque costo... Dopo una tremenda lotta... chiesi aiuto a Gesù e a Mam­mina perché non volevo offenderli. Senza sentire gli effetti della Loro protezione, rimasi abbrutita, ebbra, fuori di me, tanta è stata la follia disordinata alla quale mi abbandonai. Non pensavo al pentimento, ad emendarmi. Fu allora che un dolore infinito mi invase il cuore: era cosa da morire se Gesù non fosse la mia forza. Dentro di me Egli mi ha parlato e fatto comprendere che quel dolore era Suo e che erano i peccati a farlo soffrire così... (diario, 6-6-1952).

... Sono inutile per tutto ciò che è del Signore, inutile per servirlo ed amarlo... Sono utile a satana e a tutte le sue opere, seguo le sue orme, percorro soltanto le strade dell'inferno. In una lotta tremenda, quando mi dibattevo, ubriaca nelle passioni, stavo proprio per cadere nell'inferno. Non so come vi sia stato qualcuno che si lanciò verso di me e non mi lasciò cadere là dentro,... mi strappò da quelle fiamme e dagli arti­gli di satana. Dopo questa scena spaventosa, sentii il dolore infinito di Gesù, le Sue lacrime e i Suoi sospiri, udii i Suoi lamenti: - Mi rigetti dal tuo cuore? Che male ti ho fatto? Perché Mi ferisci così? È stato il mio amore che ti ha condotta a tanta cattiveria e a tanta ingratitudine? Cambia strada! Il Mio Cuore vuole possederti, vuole perdonarti. - Non avrei resistito a questo dolore infinito, grande come Dio, senza la forza di Gesù e la protezione di Mammina, che invocai con tutta l'anima. Nello stesso momento il mio cuore prese le sembianze di un nido con numerosi e affamati uccellini dal becco aperto; io li alimentavo non so con che cosa, li curavo con tutto l'a­more senza risparmiarmi sacrifici.

Scomparvero questi sentimenti come nube che si dilegua ed io rimasi di nuovo nella mia dolorosa sofferenza, nella mia spaventosa inutilità. Non posseggo grandi cose: approfitto di tutte le briciole di mortificazioni e di sacrifici da offrire a Gesù, attraverso il Cuore immacolato di Mammina, per molte intenzioni e a gloria Sua e per il bene delle anime. Ma entra sempre in tutto la mia inutilità... (diario, 13-6-1952).

... Il mio Orto, tanto differente da quello che fu in altri tempi, non ebbe altro se non inutilità. Io fui morte per l'Orto e l'Orto fu morte per me: così avvenne perché io non ho vo­luto approfittare della vita che mi offriva. E Gesù, ai cui sguardi tutto era presente, soffriva un dolore infinito: mi fece provare lo stesso dolore, mostrandomi e fa­cendomi sentire contemporaneamente quanto mi amava, quanto amava le anime. In quel momento mi immersi in Lui, mi persi in Lui, scom­parvi come goccia d'acqua sperduta nell'universo. Oggi, nella santa Comunione, non dico di avere avuto con­solazione; ma mi sono nuovamente perduta in questo oceano come goccia di rugiada che con il sole scompare. L'anima è rimasta forte: con questa forza ha vinto l'inutilità del Calvario. Durante il viaggio, nel sentirmi venir meno per così spa­ventosa inutilità, il mio cuore ha gridato spontaneamente: - Soc­corrimi, Gesù! Sono perduta se non mi aiuti. - Ho potuto giungere alla cima: anche se inutile, sono ri­masta crocifissa. Il mio cuore ha continuato a gridare inces­santemente: - Io sono inutile, ma Tu, Gesù, sei utile per tutti. Padre, Padre mio, vieni in mio aiuto! - E con questo grido sono caduta nel sonno della morte. Ho sentito come se l'anima morisse nella più densa oscurità... (diario, 20-6-1952).

Invece del cielo ho nel mio cuore l'inferno. Ove dovrebbe regnare Gesù, regna il demonio. Tutto il mio essere è inferno: latrati, odii, urla, disperazione e fuoco. Io sento tutto questo e le mie orecchie odono tutto. R un terrore e, in alcuni mo­menti, pare che io mi lanci nella disperazione. Ho paura di me, ho paura del mondo. Io sono l'inferno e il mondo viene a mettersi dentro, ad affondare e a perdersi in esso. Potessi scolpire, in modo che tutti potessero vedere, i sen­timenti e l'immagine dell'inferno, vorrei farlo affinché tutti i peccatori comprendessero ciò che li attende nella eternità, se non cambiano strada. Sento una gran pena per le anime: vorrei soccorrerle ad ogni costo. Ma come, mio Gesù, se io sono l'in­ferno e faccio di tutto per rovinarle?... Passo la mia vita ad avvelenare tutta l'umanità: i miei gesti, i miei sguardi maliziosi sono sempre alla ricerca di luoghi e di persone con cui peccare e soddisfare i miei desideri... Per questo vivo, per questo solo sono utile. Per il bene, per Gesù, sono inutile...

Sia benedetta la croce che Gesù mi dà... Che sarebbe di me in questa sofferenza, in questa inutilità, se io non posse­dessi la Sua santa pace! Sono inutile, è vero, ma ho nostalgie fortissime del cielo... (diario, 27-6-1952).

Ho una fame divoratrice di anime


Passo la mia vita, spreco il mio tempo nella inutilità: di qui mi sorgono spine, tante ferite, tanta amarezza. Ho sete di darmi, di consumarmi nell'amore di Gesù, di dedicarmi tutta al Suo servizio, di non riposare un momento senza fare del bene alle anime. Ho fame, una fame divora­trice, infinita, di chiuderle tutte nel mio cuore per introdurle e chiuderle così per sempre nel Cuore divino di Gesù. Ma sento che è vano questo sentimento. La mia inutilità non mi consente di essere utile, neppure un istante, alla vita del Signore, al bene delle anime. Il mio cuore è in un mare di sangue: è tutto piaghe e ferite; non lo si può toccare. Il suo dolore arriva al Cuore di Gesù. La mia povera natura non ha forza né coraggio per altro. La volontà vuol salire, salire sempre: non vuole cessare di darsi, di abbandonarsi totalmente alla divina Provvidenza. Ma l'inutiltià impedisce tutto questo. Non valgo nulla, non sono nulla, se non miseria e corruzione.

Gesù, Mammina, siate la mia forza! Mi abbandono in Voi così come sono. Tutta la mia fiducia è in Voi. In questo ab­bandono vi è tutta la mia donazione, la mia accettazione... (diario, 11-7-1952).

Non posso, è impossibile resistere a tanta fame e a tanto dolore, a meno che non sia sempre Gesù, il vincitore di tutte le cose, a resistere in me. Ho fame di darmi, di darmi tutta, interamente. Ho fame di possedere, ma non qualsiasi cosa: voglio possedere i cuori della umanità intera. Ma oh, questa fame non è mia! Tutto questo sentimento insaziabile di darmi e di possedere non è mio: è un non so che di infinito. Questo dare si dà interamente e va a compenetrarsi in tut­to; si dà con tutta la grandezza e si dà con tutta la purezza e tutto l'amore; si dà con tutta l'essenza: è un dare divino, è l'essenza di Dio.

Questa fame di possedere è infinita; vuole possedere in sé tutto quello che Gli appartiene e vuole impossessarsene con la stessa grandezza, con la stessa vita e lo stesso amore.

Due vite in un solo essere. Parla, parla, mia ignoranza!... Bramo che le mie tenebre spaventose si trasformino esclu­sivamente in luce per tutta l'umanità, anche se io, solo io, do­vessi rimanere per tutta la vita nell'enorme abisso delle mie tenebre.

Sono certa, confido, credo ciecamente che Gesù e Mam­mina hanno da vincere in me in tutti i momenti della mia vita, giorno e notte, guidandomi per mano al porto della sal­vezza... (diario, 1-8-1952).

Sono in un universo di pace e di amore (Momenti della Passione)


... Questa mattina,... nella mia inutilità, là sul Calvario, sono stata crocifissa con Gesù. Nell'agonia, mentre il cuore e l'anima gridavano, lo spirito ricordava il grande giorno del­l'Assunzione di Mammina. Le ho chiesto che, in memoria della Sua coronazione, mi coronasse con il Suo amore, con le Sue grazie, e facesse Sue le mie preghiere per portarle al trono di Dio. Durante tutta l'agonia di Gesù io andavo lontano, molto lontano, con la mia inutilità; mentre il mio cuore crocifisso con Gesù si apriva in un vulcano di fuoco, di un fuoco che era solo amore, amore infinito, amore divino.

Questo amore era nel mio cuore, ma non mi apparteneva: era l'amore di Gesù. Era Lui che amava, si immolava e dava la vita. Egli ha consegnato lo Spirito al Padre. Anch'io ho sentito come se perdessi la vita per qualche momento. ... Sono rivissuta con la Sua Vita all'udire la Sua voce: - Figlia mia, Gesù è in cielo, Gesù è nel tuo cuore... Sono qui, figlia cara... Voglio confortarti, voglio prepararti perché tu possa con più forza e con maggiore eroismo sopportare mol­to dolore... Il cielo è in te; in te vi è Dio in tutta la Sua pienezza. - - O Gesù, come sono grande! Quanto è grande il mio cuore! È vero: io sento di essere il Cielo, sento di avere in me l'azzurro chiaro del firmamento. Vale la pena di soffrire una vita intera per godere questi deliziosi momenti. O Gesù, quanto è bello il Cielo!... - Sono in un universo infinito di pace e di amore. È di qui che io grido, è di qui che io imploro: - O Gesù, o Mam­mina, o Padre, o Spirito Santo, ascoltate le mie suppliche, le mie preghiere! Gesù, Mammina, mia Trinità adorabile, non le pronuncio, ma Vi mostro il mio cuore: sono in esso molto presenti; accettale, Gesù, per quell'amore che Ti ha indotto a portare Mammina in cielo in corpo ed anima. - ...

- Sì, sì, figlia mia, il Cielo legge nel tuo cuore; il Cielo accoglie i tuoi desideri, le tue richieste, le tue ansie... Ma tu non cessare di chiedere penitenza, orazione, emen­damento di vita. Coraggio! Va' in pace e da' al mondo la Mia pace. - ... (diario, 15-8-1952).

« Mio buon padre [Pinho], ... Oh, se tutti comprendessero la vita di Gesù nelle anime e la loro necessità di un sostegno, di una guida, di una luce che le illumini; le illumini nelle vie del Signore, affinché diano allo stesso Signore quanto Egli aspetta da loro!

Se ciò fosse compreso, noi non avremmo sofferto tanto. Ma, siccome la sofferenza è la cosa più gradita a Gesù, ciò che importa è che gliela diamo con tutto l'amore, con tutta la perfezione. Ho paura di tutto e di tutti, fino al punto che se mi dices­sero: "Domani il tuo padre [Pinho] sarà qui vicino a te per rimanervi fino alla fine della tua vita, che non deve essere lontana, e per essere il tuo sostegno e la tua luce, forse non sentirei questo sostegno e non vedrei questa luce e lo temerei, perché Gesù mi ha tolto tutto, tutto.

Non ho consolazione in nulla; tuttavia bramo quel giorno... Però, padre mio, non ne abbia pena, perché nonostante la mia indicibile sofferenza, la mia mancanza di tranquillità, la mia paura, il mio sgomento di tutto e di tutti, nonostante l'abbandono in cui mi trovo nella morte e nella oscurità spa­ventose, la mia inutilità per la terra e per il cielo, che è mar­tirio dolorosissimo e tremendo, la mia anima si mantiene in pace: pace del Signore, la più intima. L'inquietudine è solo alla superficie: è come il sughero sulle onde agitatissime del mare. Vivo senza sentire la vita, abbandonata nelle braccia di Gesù e Mammina... » (lettera a p. Pinho, 26-8-1952).

... La mia sete è ardente: ho sete di tutti i cuori di tutta l'umanità. Mi sento bene soltanto a darmi, a darmi infinita­mente e a possedere infinitamente. Soltanto così potrò dire: « amo e sono amata, amo e mi è ricambiato l'amore ». Ho occhi che penetrano la terra, il cielo, l'inferno: vedono tutto, conoscono tutto. E ne ho altri che vedono soltanto il mondo, vedono soltanto il peccato con tutti i suoi strumenti maliziosi.

Il mio cuore in superficie vuole solo questo: la follia ed il piacere. Nell'intimo, molto nell'intimo, vuole soltanto amare Gesù con la massima follia d'amore; non offenderlo mai e dargli tutte le anime. L'inutilità mi ruba tutti i desideri, le ansie e tutto ciò che è bene. Ieri, per tutta la giornata, sentii nel mio corpo tutte le ferite di Gesù. Perfino il volto era piagato ed il capo coronato di spine. A notte rimasi avvolta, come in un mantello, nel suolo del­l'Orto. Questo mantello mi copriva esternamente e internamente; tutto il mio essere diventò Orto e diventò sangue. Venne la rivolta; mi separai dal Sangue del Signore. So­pravvenne l'inutilità; nella mia rivolta avanzai come se fosse la più alta montagna; nella mia inutilità rimasi separata da Gesù come da una spaventosa barriera. Durante la notte sono stata più volte nella prigione con Gesù; ma fuggivo subito attraverso i sentieri della inutilità. Al mattino sono andata al Calvario: ero io e non ero io; avevo due vite: una percorreva il Calvario, l'altra il mondo inutile. Pazza per il peccato, ho avuto una tremenda lotta; di­cevo a Gesù: « non voglio peccare ». Chiedevo a Mammina di offrire a Gesù la mia riparazione per coloro che Lo offen­dono con i piaceri... - Va' in pace, figlia mia; soffri, soffri; non negare a Gesù il tuo dolore, dammelo sempre con un sorriso. Rimani in croce, rimani nella tua inutilità: è questa che dà utilità a tante anime smarrite. Coraggio, coraggio, figlia mia: la tua oscurità è luce, la tua inutilità è utile, la tua morte è vita... (diario, 29-8-1952).

Mistiche piaghe


... Il giovedì mi portò un Orto doloroso al massimo. Gesù venne al mio incontro non per darmi consolazione ma per im­primere in me tutte le Sue piaghe. Tutto il mio essere divenne Cristo, la vita sofferente di Cristo. I chiodi che trapassavano le Sue mani ed i Suoi piedi tra­passarono i miei; la ferita della lancia e il dolore del Suo divin Cuore divennero miei. Né i chiodi né la lancia erano di ferro, ma di fuoco che bruciava e trapassava tutto. E così, tutta Cristo, caddi sul suolo dell'Orto e mi avvolsi in esso.

Scomparve tutta la vita di Cristo per rimanere il fango e la immondezza più nauseante.

Discese su di me il peso della giustizia divina; fu il calice della più tremenda amarezza... (diario, 5-9-1952).

Meglio non accusare nessuno e soffrire nel silenzio

... Si avverò il presentimento della mia anima che da tempo mi corrodeva. Aspettavo qualcosa, senza sapere quale. Avevo ed ho paura di tutto e di tutti e con ragione. Le sofferenze nascono talora da chi meno ci si aspetta; tuttavia questa volta le presentivo da dove sono venute: intervenne un'altra proi­bizione... Il primo sabato, dopo il colloquio con Gesù e con Mam­mina, rimasi convinta dalle parole divine che sarebbe venuta qualche nuova sofferenza. Tuttavia, la mia anima era forte e cantava in attesa di ciò che Gesù le avrebbe inviato. Fu verso sera che una lettera mi comunicò la proibizione. Mi trapassò il cuore; più ancora: rimasi soggetta al rigore della tempesta, spaventosamente sbattuta dai venti, come se quel pugnale fosse impigliato negli alberi ed io con esso.

Non piansi. Con lo sguardo al Cielo, lodavo e benedicevo il Signore. Nelle ore più agitate, con il cuore, perché con le labbra non lo potevo, dicevo: « Mio Dio, mio Gesù, Mammina, soccorretemi! Sono la vostra vittima! Almeno soffrissi sola, ma quanti soffrono per me! ». La mia vita mi pareva ancor più quello che sento sempre: soltanto illusione, inganno, falsità. Ma tutto questo contro la mia volontà. Non sentivo nessuno dalla mia parte, né in cielo né in terra. Presa la risoluzione di darne notizia al mio santo medico perché mi pareva un sollievo se egli partecipasse al mio dolore, mi venne un'altra idea. Fu un impulso fortissimo dell'anima e del cuore: scriverò al Santo Padre e al Cardinale; racconterò loro la mia vita; dirò loro quanto soffro; chiederò la loro be­nedizione; chiederò che abbiano compassione di me e che mi prendano come figlia, che mi diano la loro amicizia e si met­tano dalla mia parte. Mio Dio, io non voglio accusare nessuno. Voglio soffrire sola, con Te, nel silenzio, abbandonata e ignorata da tutti. Non vorrei più scrivere [il diario], non ricevere mai più visite, vivere sola, proprio sola in questa notte di tenebre, nella notte completa, nella inutilità di tutto. Mentre soffrivo così, non sentivo consolazione, ma nell'in­timo della mia anima regnava la pace; nasceva come nasce il sole, cresceva, mi invadeva tutta... Mi costò desistere dalla riso­luzione presa di non scrivere più. Ho obbedito per amore e continuerò fino a che piacerà al Signore. Dissi perfino ad uno [dott. Azevedo] : - Se mi vuol bene non mi obblighi più a scrivere. - L'amore di Gesù ha vinto. Che Egli perdoni i miei scoraggiamenti! Domenica, dopo la Comunione, quando nel mare della mia amarezza chiedevo a Gesù di non permettere che mi ingan­nassi né ingannassi altri, mi parve di udire da Lui queste parole: - Figlia mia, non sono lo il Cammino, la Verità e la Vita? Confida! lo sono la Verità suprema. Vivi di Me, vivi la Mia vita, non ti inganni... Confida, abbi coraggio!... - (diario, 12-9-1952).

... Ho voglia di fuggire ove non possa essere veduta. Rimango abbattuta, umiliatissima nel vedermi visitata e cir­condata da persone. Molti vedono in me ciò che non ho e mi giudicano quello che non sono, per la misericordia e la grazia del Signore, non per merito mio. Ma molti, e in numero assai più elevato, pensano di vedere in me le virtù e la santità che non ho, ma che desidererei avere, perché è volontà del Signore che diventiamo perfetti e santi. Questi, senza volerlo, mi fanno soffrire di più dei primi.

Non ho mai pensato, grazie a Dio, di volere apparire buo­na, passare per virtuosa agli occhi del mondo. Sì, io voglio essere quella che Gesù vuole e nulla più; voglio amare Gesù e Mammina e dare Loro le anime. Sono le mie brame e aspi­razioni. Ma non faccio nulla; ogni momento sono derubata dalla inutilità... (diario, 3-10-1952).

... - Coraggio, figlia mia, ascolta la voce di Gesù che ti ama e desidera che tu Lo faccia amare; soffri con gioia, soffri con eroismo... Tu sei nascosta perché pochi vedono in te le meraviglie che vi ho racchiuse. Sei un sole splendente coperto da una leggera nube che si squarcerà affinché i raggi luminosi penetrino ed illuminino tutti i cuori attraverso i tempi. La tua vita giungerà da un polo all'altro del mondo, come il regno di Cristo cro­cifisso... - (diario, 10-10-1952).

Credo senza credere, confido senza confidare


Mi pare di non avere fede. Talvolta vivo come se mai l'a­vessi avuta né la conoscessi; altre volte come se l'avessi avuta e la perdessi. Questa vita, nella sua brevità, mi dà tempo a tutto, pro­prio a tutto ciò che serve per il peccato. Sono un mondo di malvagità, vizi, odio; un mondo di offese al Signore, un mondo di perdizione. Ho tempo per tutto ciò che è male: ho in me tutto il ve­leno e mi pare di conoscere tutte le qualità di crimini; ho tutta la malizia circa il modo con cui sono praticati. Per ciò che è buono, mio Dio, per servirti ed amarti, non ho un mo­mento... Il giorno 13, nell'ascoltare la trasmissione da Fatima, alle invocazioni non disperai perché Gesù e Mammina vegliarono su di me. Quando udivo « Mio Dio, io credo in Te, ma au­menta la mia fede » mi pareva che dentro di me si ripetesse « non credo, non credo! non ho fede! ». Sentivo che non v'era nessuno al mondo come me; non avevo forza per chiamare Gesù e Mammina. Le lacrime spun­tarono nei miei occhi, tentarono di vincermi, scesero sulle mie guance; l'abbandono del cielo e della terra prevalsero in me. Il martirio del corpo è continuo, ma l'agonia dell'anima non è meno presente e costa assai di più. La tempesta non cessa. Le onde agitatissime del mare continuano ad accavallarsi portandomi verso gli abissi. Le tenebre della notte, unite alla inutilità, sono terribili. Tuttavia, nel più intimo del cuore e dell'anima si accentua la pace. L'inferno, la disperazione sono alla superficie; per alcuni momenti coprono soltanto la tranquillità e la pace che dimora nello scompartimento più profondo. Quando avviene questo, tremo perché mi pare di essere buttata nell'abisso del­la perdizione. Viene dall'alto, non so da dove, come una corda che mi attira a sé. Pare che le mie braccia l'afferrino e, come vi fos­sero dei gradini, di tanto in tanto ne salgo uno, nonostante sia sempre nello stesso posto. Questo sentimento è balsamo per le ferite fatte dalle tante pugnalate e spine. Mio Gesù, quanto è vasto il giardino delle Tue sofferenze... (diario, 17-10-1952).

... Il mio dubbio e la grande tentazione contro la fede sono quasi costanti: mi pare di non credere alla esistenza di Dio, ai Suoi misteri, alla Sua dottrina, alla Sua legge. Dubito di me, di tutto il mio vivere e mi pare di avere questo dubbio anche a riguardo della vita e della esistenza di Gesù. Credo senza credere, confido senza confidare, che non sarà così, che non offenderò Gesù per questi dubbi e sentimenti... (diario, 24-10-1952).

« La tua vita è una sintesi della Mia »


... Mi pare di aver perduta la mia fiducia in Dio e che non sia vero ciò che spero dalla Sua infinita misericordia. Odio il Signore e la Sua legge, se Egli esiste; odio il Suo amore; non lo voglio accettare e allo stesso tempo bramo amarlo e perdermi in Lui. Amo il peccato, lo abbraccio, ne sono l'au­trice... Mio Dio, che orrore! Che mondo infinito di malvagità e che dolore infinito io sento nel cuore contemplandolo! Questa visione è di Gesù, non è mia. A me pare di non avere cuore: Quello che soffre in me è di Gesù...

Non giungo a vedere né a possedere nulla... Ieri, nel terreno dell'Orto, si alzò una torre di odio, di in­vidia, di orgoglio e di ogni sorta di peccati. Questa torre era immensa ed io vi regnavo. Non soddisfatta del dominio del mondo, tentavo il dominio di Dio. Volevo essere più di Lui. Mi offersi per tutto all'eterno Padre e subito discesi alla terra; la abbracciai in un eccesso di amore; predicai, evange­lizzai. In quello stesso luogo, come su una nube, scendeva l'eterno Padre. La nube si sfasciava su di me. Era nube di giustizia schiacciante... Mi offersi nuovamente all'eterno Padre. Oh quanto Gesù amava!

... Gesù mi ha detto: - Mia figlia, gioia del Cielo, soste­gno della giustizia divina, se i sapienti della Chiesa santa stu­diassero e comprendessero la missione per cui il Signore ti ha scelta, la riparazione in tutto il senso della parola che ti è affidata dall'Altissimo, non si opporrebbero alla Mia divina volontà. Tutto ciò che in te avviene, tutte le meraviglie divine che opero in te sono lezione per il mondo, per coloro che sanno di più, che leggono di più, che comprendono di più. È una sintesi della vita di Cristo, della vita riparatrice di Cristo, della vita re­dentrice di Cristo... - ... (diario, 31-10-1952).

« Chi ama soffre! Il dolore arricchisce »


... La inutilità mi ruba tutto... A mani vuote, senza nulla, nulla per il mio Signore, completamente abbandonata dalla terra e dal cielo, a volte giungo a dire a me stessa, improv­visamente, senza volerlo: « Ma io vivo? il mondo esiste? e il Cielo esiste? ». Sussulto a questi sentimenti di abbandono e a queste domande che io non so donde vengano. Sì, Gesù, io vivo per Tua grazia. Il mondo esiste e io non sono abbandonata da tutte le creature. Il Cielo esiste perché Tu esisti e non abbandoni nessuno dei tuoi figli. Credo, credo e confido! Gesù, sono la Tua vittima. L'ultima proibizione circa il mio caso, non c'è già più. Durò poco. Fosse avvenuta la stessa cosa riguardo la proibi­zione al mio padre spirituale [Pinho], di circa 10 anni fa! Sia benedetto il Signore. Seppi domenica scorsa di questa ritrattazione. Mi dissero di non pensarci più. Uscì da me un peso che mi opprimeva. Oh, se tutti comprendessero e avessero lo zelo per il buon nome dei propri simili! Io non sapevo né so come ringraziare il Signore. Chiesi a Mammina di farlo per me. Questa notizia fu come un inie­zione che fortificò la mia anima. Ma il conforto scomparve ben presto e ritornai al giogo del mio calvario... (diario, 28-11-1952).

... Dopo la notte, il giorno; dopo tanto soffrire, Gesù venne ad aggiustare tutto. Ebbi nuovamente la Messa in camera mia. Fu il giorno 22 in cui ebbi questo dono dal Cielo: gli uomini vengono soltanto quando Gesù lo permette. Doveva essere un giorno di consolazione e di gioia, ma il mio Amato non lo permise. Lo benedissi e Lo lodai per tutto. Egli ama quando consola e ama quando ferisce: è sempre amore, amore senza pari.

Non sapendo partecipare alla Messa, come al solito, inte­ressai il Cielo, chiesi a Mammina di parteciparvi per me con i Suoi sentimenti e non con i miei, di accompagnare Gesù, di far Sue le mie intenzioni e di offrirmi unita a Gesù all'E­terno Padre nella stessa immolazione. Cominciai in tale stato a preparare la culla al Bambino Gesù per il giorno di Natale; ma il presepio che Gli preparai fu assai peggiore di quello di Betlemme... La notte fu talmente spaventosa e la tristezza e l'agonia così tremende che mi in­dussero a pensare molto seriamente se questo fosse il mio ultimo Natale sulla terra. Avvenga ciò che Gesù vuole. Gli preparai la culla con spine: la mia infedeltà e la mia imperfezione. Tutto questo mi faceva soffrire tanto... Gli rin­novai il mio completo abbandono e Gli chiesi che fosse il più perfetto possibile. In tutto questo, nella morte di tutto, mentre per gli altri tutto era vita e gioia, ebbi una cosa in mio favore: la pace del Signore regnava nella mia anima... ... - Mia figlia, depositaria del mio divin Cuore e di tutto ciò che è Mio: il Calvario è dolore, è immolazione, sacrificio, salvezza. Chi ama, soffre; chi soffre è ricco. Il dolore arric­chisce, dà nobiltà al cuore e all'anima.

Oh, se il mondo lo sapesse, se le anime comprendessero il segreto, il vero segreto della perfezione e dell'amore! È il mezzo più efficace per attirare le misericordie del Signore: amare, soffrire; soffrire e amare. È il segreto della perfezione; è il maggior mezzo di salvezza. Il dolore non deve separarsi dall'amore. Poveretto chi soffre senza amare! Io ho sofferto molto perché ho amato molto. È sta­to l'amore che Mi ha portato a soffrire... Io ho fatto, figlia mia cara, in modo che tu comprendessi i Miei segreti: il do­lore e l'amore... - ... (diario, 26-12-1952).