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1951


L'umanità senza vittime sarebbe un giardino senza fiori


... Ho ricevuto da Gesù due grandi regali: uno attraverso il mio padre spirituale e l'altro attraverso il nostro santo Car­dinale. Le parole dell'uno e dell'altro avrebbero dovuto essere mo­tivo di grande gioia, ma caddero nella mia morte e anch'esse morirono senza che io potessi gustarle. Oh, se almeno fossero di gioia per i Cuori divini di Gesù e di Maria! Sarebbe per me tutto. Che Gesù accetti questi indicibili desideri e mi dia come ricompensa il coraggio e la gioia nella mia croce, il conforto in questa notte tremenda di morte spaventosa di tutto il mio vivere. Parlano i miei occhi quando fisso Gesù e Mammina e quando li alzo e fisso il Cielo; parla questo cuore morto che si apre per mostrare al Signore quanto soffre e, anche così, quanto desidera amarlo. Solo il Cielo, solo Gesù possono e sanno dire come è do­loroso il mio calvario e quanto è triste il mio passaggio qui sulla terra. Sorrido a tutto per amore di Gesù e per Lui e in Lui tutto è gioia e contiene dolcezza... (diario, 5-1-1951).

... Sono 9 anni da quando è stato qui a celebrare e a con­fessarmi il mio padre spirituale. In quello stesso giorno rice­vette la proibizione di ritornare; quante sofferenze e angustie da quel giorno! O mio Dio, tutto per tuo amore: sopportato per Te, tutto è gioia, nulla è amaro. Ieri mattina ebbi per la seconda volta la santa Messa ce­lebrata dal figlio del mio buon medico; mi attorniavano alcune persone tra le più care; mi sentivo la più indegna. Come al solito, non sapendo assistere al santo Sacrificio, chiesi a Mam­mina di farlo per me: con la Sua sapienza, con i Suoi senti­menti, con il Suo amore. Io ero un cadavere in una tomba e tutto quanto avveniva si seppelliva in me: che tremendo martirio! Al momento della Comunione, Gesù entrò nel mio cuore: me lo trasformò; ero un'altra, più forte e illuminata da nuova luce. Udii la voce dolce e soave di Gesù dirmi: - Sono lo qui, sono entrato nel tabernacolo del tuo cuore e mio paradiso di delizie; vo­glio confortarti, rifornirti e animarti per maggior sofferenza. Soffri, anima eroica e generosa, soffri allegramente! Non negare nulla al tuo Gesù. Ti ringrazio per l'eroismo, per la generosità, per tutto quanto mi hai dato. Voglio ringraziare pure coloro che con te soffrono e ti aiutano nel più doloroso calvario per il trionfo della mia causa. ... Questo nuovo anno sarà per la causa divina anno di luce e di gloria per M: z. Non vi sono rose senza spine; tra le rose devono emergere le spine le quali dovranno ferire te e coloro che per Mio amore lavorano... - (diario, 6-1-1951).

... Abbandonata totalmente in Gesù e Mammina, cammino in Loro e con Loro fin dove vorranno. Sono al culmine del mio dolore e della mia afflizione. Il cuore e l'anima hanno sof­ferto e pianto assai. Frequentemente erompevano in grida che sembravano uscire dal più profondo del mio intimo ed echeg­giare come fossero voci e farsi udire da me. Sento il cuore profondamente aperto: vi cadono lacrime quasi costantemente; sovente queste lacrime intime spremono lacrime dai miei occhi; con fatica e grande sacrificio cerco di nasconderle. Nella mia ignoranza, non sapevo e non so giustificare la causa di queste lacrime. Sono lacrime che sgorgano da un es­sere infinito; perciò il dolore e l'agonia non sono miei: pas­sano attraverso di me; vengono dall'infinito e vi ritornano. Tutto viene da Dio e tutto va verso Dio... ... [Dopo la morte sul Calvario], Gesù mi disse: - L'abban­dono al Calvario ed alla croce è delle anime veramente vittime... L'umanità senza vittime sarebbe un giardino senza fiori, un cadavere senza vita, una vita senza luce... (diario, 12-1-1951) .

Aspetta, Gesù! Da' loro tempo!

... Lo stato della mia anima è doloroso e a volte insoppor­tabile. Allora grido subito al Cielo, chiamo Gesù e Mammina: - Aiutatemi perché non ne posso più, aiutatemi perché non mi vediate perduta eternamente! - Questo grido uscito dalla mia morte muore ed è seppellita prima di essere udito. Rimango spaventata. Per tale morte, tali tenebre, tale ignoranza, tremo e pare che con me tremi la terra. Gesù e Mammina non vengono di presenza, ma mi man­dano la Loro forza ed il Loro conforto. Respiro, più libera dal dolore, riprendo coraggio. Mi divorano nuove ansie e nuova sete di maggiore amore e di maggior dolore. Mi aggrappo in spirito nuovamente alla croce e dico: « Non ti lascerò più, ti voglio e ti amo per Gesù, ti voglio e ti amo per le anime ». ... Sento il cuore che non sta più nel petto, vuol venire a darsi al mondo, vuole possedere il mondo; vuole darsi inte­ramente e interamente possedere; non vuole vivere solo: non può vivere se non fra gli uomini. Come è tenero, dolce e ca­rezzevole questo « darsi »!

... [Dopo la Passione] ho udito Gesù: - Udite Chi vi parla! Udite Chi vi vuole! È Gesù che è la vostra Vita. Venite a Me tutti. Vi chiama, vi vuole il mio divin Cuore. Venite a Me tutti! Amatemi! Non peccate più! Presto, presto! Questo è invito di Gesù! Presto, presto! Più orazioni, più penitenza! Presto a rinnovare la vita e i costumi! Presto, figli miei! Ahi, per quanti è già tardi! Ho chiamato, invitato, prevenuto a tempo. Quanti e quanti hanno già rice­vuto la giustizia del Padre! Perché non hanno ascoltato la voce divina... - O Gesù, perché la tua premura? Per risparmiare i ca­stighi ai tuoi figli? Dimmi, ci libererai allora dai rigori della giustizia divina se tutto il mondo si rivolgerà subito a Te in un impeto di amore? - Mia figlia, perché ti ho posta in questo calvario? Per­ché fossi portavoce di Gesù in questi giorni tanto colmi di colpe e di pericoli. Per mezzo tuo Io ho invitato il mondo, per te il mio rappresentante sulla terra ha ascoltato le mie richieste; ha creduto, ha saputo che era Gesù [a richiedere] e ha parlato al mondo.

Non posso fare di più; Io li amo ed essi non Mi amano; Io li voglio ed essi non Mi vogliono; voglio perdonarli ed essi non vogliono ricevere il mio perdono. -

- Sì, o Gesù, che lo vogliono! Accetta tutte le sofferenze del mondo come fossero mie. Accetta tutto l'amore come fosse mio; tutto in unione ai dolori di Mammina e ai meriti della Tua santa Passione!... Tu dici « presto »; ora io dico: « aspetta, Gesù »; Tu dici « presto » affinché si convertano; io dico « aspetta, da' loro tempo », o Gesù; sono la tua vittima, sono la tua vittima e voglio perdono per il mondo... - ... (diario, 19-1-1951).

Dal Calvario la salvezza (Momenti della Passione)


... Mi pare di non conoscere Dio e di non averne mai sen­tito parlare. Dove è andato, dov'è la Sua luce? Gesù, aiutami! Aiutami Mammina in così dolorose tenebre, in così tremenda morte! Sono sull'alto delle mie torri moribonde. I venti soffiano, le onde agitatissime del mare tentano sommergermi; pare che in mezzo al mare sia stata eretta la più alta e spaventosa montagna. Tutte le specie di belve se ne sono impadronite per divorarmi. Le onde agitate paiono toccare il cielo: coprono tutto, distruggono tutto; soltanto le fiere conservano il loro furore contro di me. Ho perso tutto, in me tutto è morto; sembra morta in me persino la fede. Abbandonata nei Cuori di Gesù e di Mam­mina, ripeto: « Non ho volere, voglio ciò che Essi vogliono; vado dove essi vogliono condurmi e sono certa di morire in Loro e di dare i miei conti a Gesù ». Dicendo questo, mi rinsaldo di più in Gesù e Mammina, mi aggrappo meglio ai Loro Cuori divini. Senza confidare, con­fido di più in Loro; senza amare, Li amo di più; senza vivere, vivo di più in Loro. È in Essi che mi voglio perdere. Voglio essere distrutta dalle onde del Loro amore. Ieri il mio cuore non poté cessare di sentire l'Orto e il Calvario: gli occhi dell'anima non potevano perdere di vista questa visione; non so quale forza mi tratteneva là. Era già pomeriggio e sentii come se fossi sempre andata lontana dal Calvario. Subito dopo, io, o Qualcuno per me, l'ha fatto rinverdire e fiorire. Io ero la giardiniera di molti, belli e svariati fiori; ardevo di amore per loro; li curavo e li innaffiavo con il sangue del mio cuore. Poco dopo vedevo che essi volevano inaridirsi: sperperavano il mio sangue. Una siepe di spine cinse il mio cuore: sentii un dolore di morte, dolore infinito e sul suolo dell'Orto sudai sangue, agonizzai e con le mie mani offersi all'Eterno Padre il calice traboccante dell'amarezza. Questa mattina... ho visto la montagna del Calvario e la croce issata senza nessuno. Gesù mi fece capire che era la mia, che vi salissi volentieri, e vi rimanessi sempre crocifissa. ... - Ascoltate con attenzione; è Gesù che parla. Parlo attraverso le labbra della mia vittima, come in altri tempi per bocca dei profeti. Attenzione! Accettate le richieste di Gesù. Voglio amore, amore puro, amore basato soltanto in Me. Il mio Cuore esige un amore completo... esige riparazione con­tinua... - ... (diario, 26-1-1951).

Tutto il mio essere è morte e tutte le cose cadono in fran­tumi, morte, disfatte presso di me. Io sono il sepolcro ove tutto viene seppellito. Che sepolcro immenso! Vi è sepolta tutta la mortalità umana. È un abisso di profondità. Quanta più mor­talità vi cade, tanto più ha posto per riceverne; non capisco perché la mia ignoranza non mi lascia comprendere né esprimere. Se da un lato sono sepolcro e ho posto per tutta la mor­talità, ho anche fame di essa, mi lancio verso questa immon­dezza, pazza e cieca per i piaceri... dall'altro lato sono vita, ho un cuore di amore, sguardi di compassione e tenerezza... I miei sguardi non reggono a fissare tanta immondezza, tanta morte. L'anima piange, sospira; il cuore non può cessare di amare. Ama tanto, ama infinitamente e scoppia di dolore; sente continue frecciate, rimane lacerato in sangue e calpestato, sputacchiato e disprezzato; ma non cessa di amare; è pazzo di amore. Come avesse braccia, le apre per abbracciare tutta questa immondezza e morte, per ricevere in sé quanti lo feri­scono senza guardare alla gravità con cui fu ferito. Solo esso è la medicina; solo esso può dare vita a quella morte: la sua stessa vita, trasformando tutto in sé. ... Ieri sfuggivo al Calvario o, meglio, sentivo che tutta la mia vita lo aveva fuggito, senza pensare né all'Orto né alla croce. Ero separata da Dio, mi pareva di odiarlo, Lui e la Sua legge. In questa separazione condussi una lunga vita. Quanto più fuggivo Gesù, tanto più la mia anima vedeva il suo divin Cuore seguirmi e comprendevo meglio l'amore con cui Egli mi amava; quanto più mi allontanavo e Lo facevo soffrire, tanto più Egli correva verso di me. Lo vedevo, nell'Orto, solo, prostrato nell'agonia a sudare sangue: fu allora che venni ad unirmi a Lui, in Lui mi rinnovai, in Lui vissi. A Lui mi associai per seguirlo e portare la mia croce. Passai la notte in grande unione con Lui, sempre triste, sempre nel dolore. Questa mattina sono andata verso il Calvario. La croce pe­sava sulle mie spalle piagate; il sangue, colando dalle spine, mi bagnava il viso; il cuore, di tanto in tanto, mandava alle labbra fiotti di sangue.

Erano tante le sofferenze, grande lo sfinimento, mortale la tristezza!

In cima alla montagna sono caduta esausta. Sono stata tra­scinata; nuove ferite si sono aperte nel mio corpo; già quasi moribonda, con sforzo sommo, mi sono rialzata.

Crocifissa, ho continuato a sentire che il mio corpo non era altro che un cadavere.

Gesù nel mio cuore, ma Lo sentivo come se fosse al mio fianco, era la Vita. Ero morta, ma con Lui stavo rivivendo. Il Suo divino Cuore in agonia beveva avidamente tutta la sofferenza nell'ansia di comunicarmi la sua Vita, di farmi vi­vere di lei: è quanto mi fece comprendere Gesù in tale do­lorosa sofferenza. È venuto il momento di spirare; ho cessato di sentire la vita di Gesù. Sono rimasta solo io morta; ma per poco tempo. Gesù è tornato, ma questa volta a vivere tutto in me, dan­domi la sua Luce: - Figlia mia, il tuo compito di vittima, la tua missione sublime è difficile, ma abbi coraggio: con la mia divina grazia vincerai tutto... ... Figlia mia, tutto ciò che faccio e opero nella tua anima, non è già per te perché Mi ami molto e vivi come Io voglio. Lo faccio per le anime, perché comprendano il mio amore e imparino a vivere di Me e per Me...

... Mi permetti, figlia mia, di crocifiggerti perché tu riman­ga sulla croce con tutti i supplizi sino al termine del santo tempo di Quaresima?... - Sì, mio Gesù, fa' come vuoi: il mio corpo è Tuo; cro­cifiggimi liberamente. - Sono venuti due angioli che portavano la croce; un altro portava i chiodi; un altro ancora la corona di spine; un ultimo la spugna e la lancia. Gesù stesso mi ha crocifissa, mi ha coronata di spine, mi ha trapassato il cuore con la lancia ed ha collocato la spugna sulle mie labbra... (diario, 2-2-1951).

«Andate alla conquista delle anime! Trascinatele al mio divin Cuore!»


... Nella notte tra martedì e mercoledì mi sentii molto vi­vamente inchiodata sulla croce. Vidi Gesù presso di me: - Figlia mia, lasciati crocifiggere di nuovo, lascia che lo affondi i chiodi perché i peccatori tentano di farlo a me continuamente. Coraggio e amore. -

Molte volte si era ripetuta questa scena, ma senza che io vedessi chi agiva...

Ad una certa ora della notte passò vicino a me Mammina, l'Immacolata Concezione, come chi va per la sua strada; non si fermò né disse nulla, ma era tanto bella! La sua bellezza è stata sufficiente a darmi conforto. Nei momenti più dolorosi, il ricordo di quella bellezza è per me balsamo e forza... Questa mattina sono andata verso il Calvario... Mi sono consegnata interamente al martirio, all'agonia, fino a spirare con Gesù sotto il peso delle umiliazioni. Poco dopo, con nuova vita e nuova luce del Cielo, ho udito la voce di Gesù in me: - Sono tanto dolci ed allo stesso tempo estremamente dolorosi gli inviti di Gesù. Ascoltatelo: è Lui con tutto il suo amore, con tutta la tenerezza del suo divin Cuore. Voglio il vostro amore, desidero ed esigo che andiate alla conquista delle anime... Lavorate, lavorate! Gesù lo vuole. La­vorate affinché avvenga una riforma completa, una vita nuova, ricca della vita di Cristo... - ... (diario, 9-2-1951).

... - Ascoltami, la croce è il sigillo del più alto valore, il segno delle anime elette, le anime vittime... Sei la prediletta, scelta da Gesù: la tua vita è la vita più completa di Cristo. Che ho fatto ai miei santi che non abbia fatto a te? Sono grandi e rare le meraviglie che opero nella tua anima. Ti ho resa simile a Me in tutto...

Hai per alimento il mio Sangue divino che scorre nelle tue vene e ti dà la vita.

Riposa ora vicino a Me. Mentre riposi e ricevi vita per maggior dolore, scenderà su di te lo Spirito Divino: così alla sua luce vedrai; ti farà credere che sei nella verità, che la tua vita è solo Mia. - Scese infatti una colomba bianca da cui partivano molti raggi di luce. Posò sul mio capo, introdusse in me, con il suo becco, non so che cosa, che mi riempì l'anima. I suoi raggi penetrarono ed illuminarono tutto il mio essere. Rimasi come addormentata, immersa in tutto questo... (diario, 16-2-1951).

... È in una angustia costante il mio cuore tanto squarciato dalla lancia che avviva ad ogni momento la ferita, tanto stretto da spine e attraversato da frecce.

- Mio Dio, Padre mio, ascolta il mio grido incessante. - Sono affissa alla croce; più volte i chiodi vengono stretti; il capo è trapassato dal casco di acutissime spine. L'agonia della mia anima ed il grido del mio cuore non cessano; l'a­nima piange di tristezza e di angoscia; il cuore grida sempre: - Mio Dio, mio Gesù, mio Signore, soccorrimi per il tuo amore; soccorrimi per la tua Santa Passione e Morte! - ... Stamattina ho percorso, nel mio sepolcro di morte, i cam­mini tristi e dolorosi del Calvario. Anche morta e dentro al mio sepolcro, ho sentito come se il Cielo mi schiacciasse e mi riducesse al nulla...

... Gesù mi ha fatta rivivere e ho udito la Sua voce: - Io sono la resurrezione e la Vita; lo sono la resurrezione e la Vita. Vieni e ascolta. Perché tanto scoraggiamento e timore di te stessa? Non sai che sono con te? Che veglio su di te e su tutto ciò che è Mio?

lo sono la resurrezione e la Vita. E tu, a somiglianza di Gesù tuo Sposo, sei resurrezione e vita di molte anime, di milioni di anime... - (diario, 23-2-1951).

... Questa mattina ho avuto la santa Messa nella mia ca­mera. Come ho già detto [per altre], non ho saputo assistervi. Ero su due mondi: su di uno partecipavo alla Messa anche se incapace, sull'altro camminavo sul Calvario. Nella Messa ho ricordato tutti e tutto e ho chiesto a Mam­mina i suoi sentimenti per assistervi e l'amore con cui Ella accompagnò Gesù. Mi sentivo molto umiliata e la più indegna delle presenti; ma il mio cuore ardeva nel fuoco, che mi pareva arrivasse fino al volto. Nel mondo che mi conduceva al Calvario io portavo Mam­mina; il mio cuore era la portantina della Mammina dei Dolori. Mi pareva di essere Gesù e di essere Lei, in un solo cuore, in un solo amore, in un solo dolore. Divina unione! Dire la grandiosità di questo amore, di questa unione, di questo do­lore, non posso, non so. ... - Mi servo di te, di questa nobile dimora per chiedere amore, per mostrare le esigenze del mio divin Cuore. Sono Gesù che ha dato la vita per i figli suoi. Anime care, andate alla conquista delle anime! Ho fame, ho sete; trascinatele al mio divin Cuore; formate nuovi cena­coli. Insegnate, conquistate, predicate la vita di Cristo. Io sono il Signore! Sono venuto sulla terra per compiere la volontà del Padre: in Suo nome chiedo riparazione e amore. - O Gesù, Tu mi dici che sei nel mio cuore; lo credo. Ma Ti sento tanto distante: che desolazione nell'anima mia! - Sai perché faccio questo? Perché tu senta e faccia sen­tire e conoscere il mio dolore: le anime stanno distanti da Me. Ho sparso il mio Sangue e fuggirono, si dimenticarono di Me. - O Gesù, ma io non sopporto questa assenza. Hai ra­gione di lamentarti, mio Amore, ma non sopporto questa se­parazione. Anch'io Ti sono fuggita?... - Mai, mai, figlia mia; sei sempre vissuta presso di Me come un agnellino vicino alla mamma... Mostra, mostra chia­ramente che cosa è questa assenza: sono Io che non posso vivere più tempo separato dalle anime che sono mie. Che cosa è mai l'amore divino, l'amore infinito! - Vedo, Gesù, vedo e comprendo. È amore infinito, è dolore infinito... - ... (diario, 2-3-1951).

Fuggivo dal Suo Sangue più che dalla morte (Momenti della Passione)


...Ieri, giovedì, sentii in me un orgoglio, una sovranità tanto grande: mi pareva di essere il re del mondo, di avere dominio su tutti, persino su Dio stesso. Incurante dell'Orto e del Calvario, calpestavo Gesù e la sua legge. Ero ribelle con­tro il Cielo, maltrattavo e sputacchiavo Gesù; Lo disprezzavo in tutto, ero padrona di me stessa. Mentre avevo questi sentimenti di odio e di malvagità, mi venne un dolore molto grande che mi attraversò il cuore e mi prostrò nell'agonia dell'Orto. Nuovo fuoco si accese nel cuore; per sopportarlo dovetti ricorrere ai panni bagnati sul petto. Ebbi ansie infinite di darmi, di essere ostia per cibo e sangue per bevanda. Gesù mi fece comprendere che questo fuoco era l'amore dell'Eucarestia. Durante la notte mi passò davanti Gesù nella figura do­lorosissima dell'« ecce Homo »: in che stato di sofferenza vidi il mio amato Signore! Questa mattina se da un lato sfuggivo [il Calvario] dal­l'altro il mio cuore tristissimo, portando la croce, andava per le vie dell'amarezza. Ho sentito le cadute di Gesù durante la salita al Calvario... Consegnato il mio spirito al Padre, è trascorso un po' di tempo nel distacco e nel silenzio della morte. È venuto poi Gesù, mi ha dato la sua Luce, ha portato con sé nuove vampate di fuoco con cui ha trapassato tutto il mio essere e mi ha detto: - Figlia mia, Gesù regna, Gesù trionfa nel tuo cuore. La vittima è la copia del suo Maestro. Gesù ha impresso nel tuo cuore tutte le sofferenze del suo divin Cuore; vi ha infuso il suo fuoco ardente: è fuoco che ama e consuma, è l'amore che lo voglio ed esigo che tu dia alle anime. Ho sete, ho sete di cuori... - ... (diario, 9-3-1951).

... Non ho parole per esprimere quanto costa la morte delle mie orazioni, mortificazioni, atti di carità; di tutto, mio Dio, di tutto... Non sono capace di nulla. Sono sfinita...

Il mio cuore arse per giorni in dolorose e ardenti fiamme di fuoco... Talvolta sento il letto e le vesti in fiamme; mi spavento: mi pare di stare per cadere nell'inferno... Non so se è il mio amor proprio che mi porta a soffrire per molte cose tanto piccole, per le quali non dovrei soffrire così. Chiedo allo Spirito Santo che mi illumini e a Gesù e alla cara Mammina che mi insegnino a soffrire bene. Ieri pomeriggio mi pareva di essere fuori di me dal dolore. Mi sentivo dominata dall'orgoglio e mi pareva che in tutta la mia vita avessi calpestato Gesù ed ogni sua legge. Non po­tevo pensare a Lui né udirne parlare. Fuggivo dal suo Sangue divino più che dalla morte. Tutto questo mi portò all'Orto... Questa mattina sono salita al Calvario... Dopo la morte è venuto Gesù nuovamente con la sua Vita: - Sono qui, sono qui. Quante lacrime, quanti sospiri per il mio divin Cuore! Il mondo, i peccatori rinnovano il mio Cal­vario. O figlia, dammi la tua riparazione, dammi l'amore di sposa e di vittima... Quante confessioni nulle, quante Comunioni sacrileghe, e da parte di coloro che per Me avrebbero dovuto esser tutto, perché da loro lo mi aspettavo tutto!... L'aumento del tuo dolore mi ha asciugato le lacrime; il fuoco del tuo cuore mi ha evitato gli amari sospiri. Confida: chi ti parla è Gesù. Il tormento infernale che hai sentito è stata la riparazione per le confessioni nulle e le Comunioni sacrileghe... - ... (diario, 16-3-1951).

Da Braga una schiarita


La mia anima non ebbe alleluja: le pare che non si sia celebrata la resurrezione di Gesù... I rintocchi delle campane, gli alleluja furono per me dolore, agonia mortale. Il giorno 27 fu il nono anniversario del mio digiuno. An­che questo aumentò il mio dolore. Tutto questo rubò la vita alla mia vita senza vita. Non seppi vivere la esultanza del Cielo. Mi unii in spirito, ai festeggiamenti celesti, ma senza godimento: tutto fu notte, tristezza e morte. Soltanto la volontà si mantenne fedele: rimasi contenta sulla croce...

... Sull'alto della croce, tutto il mio essere si trasformò in Cristo. Fui talmente da Lui imbevuta, che non vi era in me nulla che non fosse Suo. Mi pare che Gesù sia entrato in me con più intensità di quella dei raggi del sole attraverso una vetrata. Io non avevo occhi, udito, pensieri, labbra, cuore che non fossero di Gesù. Soffrivo con Lui; o, meglio, Egli soffriva in me: soffriva soltanto Lui. Con un grido dolorosissimo fissai gli occhi al Cielo; il cuore pronunciò la parola « consummatum est » e consegnai al Padre il mio spirito... (diario, 30-3-1951).

Dirò poco, perché non posso; non è solo per la mia igno­ranza, ma per le forze che non mi permettono nulla. Sono in preda ad una nuova crisi. Ahi, quanto soffre questo povero corpo che non è neppure un cencio!... L'amore fu sepolto nella mortalità immensa che ho in me e che vedo fuori di me. Sono sulla croce. Non vi è nulla nel mio corpo che non partecipi della croce. I chiodi sono molto sovente ribattuti; la corona della testa viene schiacciata e le spine battute perché penetrino di più. Spesso mi pare di non resistere a tanto dolore. Il cuore, ridotto in una massa di san­gue, ha la lancia, le spine e le frecce; è pieno di strumenti che lo feriscono. Queste ferite non possono cicatrizzarsi; di tanto in tanto sono ravvivate. Nulla dico, mio Gesù, e chissà che non dica troppo e che questo non sia un lamentarsi esagerato. O mio re d'amore, Tu lo sai: il mio fine non è di la­mentarmi, ma di obbedire. Non posso parlare d'altro perché non ho altra cosa se non dolore... Gesù mi ha fatto un regalo che avrebbe dovuto conso­larmi; ma, come tutti i doni che io ricevo, si è dissolto, mi ha lasciato solo un po' di conforto.

... Spero fiduciosa e abbandonata nelle braccia della Prov­videnza... (diario, 6-4-1951).


«Mio buon padre [Pinho], ... oggi il padrino` è andato per una radiografia. Il medico suppone che abbia un cancro al fegato; se è così, vivrà ben poco tempo. Anche la mamma sta assai male. Deolinda sta curandosi il cuore. Regali di Gesù! E io? Mi pare che il do­lore mi disfi il corpo e l'anima. Il dolore, soltanto il dolore si è impossessato di tutto il mio essere... I miei occhi fissano il Cielo; il mio cuore grida incessan­temente nella più triste e dolorosa agonia... Ma non v'è soc­corso per me dal Cielo. E sulla terra mi pare siano morti tutti gli amici: ne ho tanti e mi pare di non averne nessuno.

Il Cardinale continua a inviarmi parole di conforto. Il sacerdote dott. Sebastiano Cruz, segretario dell'arcivesco­vo, è venuto qui varie volte. La settimana scorsa mi ha detto che ritornerà in questi 15 giorni con più tranquillità per par­lare delle mie cose; che ora tratterà del mio caso. Gli occhi mi si sono riempiti di lacrime e gli ho detto che non volevo essere di nuovo messa in pubblico perché lo sono già troppo... » (lettera a p. Pinho, 27-4-1951).

Non sopporto il pensiero delle visite. Non è soltanto l'ec­cesso di stanchezza che mi fa soffrire tanto: talvolta sento in me una tale ripugnanza, una tale avversione per le visite che mi fa aumentare immensamente il mio soffrire. Non vorrei questo sentimento perché voglio e amo la croce per amore di Gesù e delle anime; ma ciò ripugna alla mia povera natura. Cosa viene a vedere in me questa gente? Se in certi momenti questa riflessione perdura, provo tale umiliazione e mi appare così grande e insopportabile il mio nulla da darmi la impressione di sprofondare sotto milioni di mondi che mi ca­dono sopra.

... Sono nulla e non ho nulla; ma Tu, o Gesù, sei tutto. ... Oh se mi concedessero di rimanere in questo silenzio di morte! Di non dire nulla, proprio nulla! Non so, ma mi pare che proverei gioia, nonostante la grande necessità ed an­sietà che il mio cuore ha di parlare del cielo, di Gesù, del Suo amore, della Sua misericordia. Sì, il cuore brama di uscire dal mio petto e volare per il mondo, di possedere una voce che, ad ogni momento, inces­santemente, si faccia udire a tutta l'umanità chiedendo ad ogni creatura di non peccare, di venire a Gesù. Potessi convincere tutti di quanto Egli ci ama, e che soltanto Lui è buono!... (diario, 4-5-1951).

Sento nelle mie mani un peso infinito


... Venne Mammina: mi mostrò il suo Cuore Immacolato circondato da spine.

Le chiesi di darle a me, perché non volevo vederla soffrire... Mi prese in braccio, mi colmò di carezze e passò tutte le spine al mio cuore e mi disse: - Ti chiedo ciò che ti chiese Gesù: « dolore e riparazione »; consolaci sempre e chiedi alle anime pie di infervorarsi e di amarci e ai peccatori chiedi che si convertano e non ci offendano.

Come premio del tuo soffrire e per poter dare alle anime le grazie celesti e modellare i cuori come ha fatto Gesù, ti eleggo depositaria delle mie grazie. -

Le mani di Mammina erano piene di grazie che pendevano da esse come raggi di sole. Unì le sue Mani alle mie, palmo a palmo, e mi disse: - Le mie grazie sono tue. Ripartiscile a chi vuoi. Dalle a coloro che ti sono cari; voglio così perché anch'io li amo; dalle al mondo intero. Ti faccio ricca delle mie ricchezze e di quelle di Gesù... - ... (diario, 5-5-1951, 1° sabato). ... Sono in croce e non me ne distacco. Di tanto in tanto viene qualcuno a stringere i chiodi; non vedo chi sia. Ma pure con le mani inchiodate sulla croce, le sento piene [di grazie] ; sento che dispensano quelle grazie che nel lo sabato ricevetti dalle mani di Mammina. Ad onore e gloria di Gesù e di Lei e per il bene delle anime vorrei parlare di queste grazie. L'anima ed il cuore vogliono aprirsi, sentono necessità di parlarne; ma la mia triste e cieca ignoranza non mi consente; ciò che so e posso affermare è che sento nelle mani un peso infinito: ha la grandezza del Cielo; pare che mi disgiunga i nervi. Queste grazie scorrono fuori dalle mie mani più rapide ed abbondanti che le acque dei fiumi verso il mare. È il Cielo che si disfa in grazie attraverso le mie mani e vi rimangono sempre le stesse grazie, lo stesso Cielo.

Non dissi nulla e non so dire di più... (diario, 11-5-1951).

.. Sento che le grazie ricevute da Mammina si diffondono e accompagnano ovunque il grido del cuore e come questo vanno a mendicare e a offrirsi contemporaneamente. Ma sono respinte. Oh, la pena che provo! Non posso consentire tanta ingratitudine.

Il mio cuore soffre, deve soffrire e non so soffrire; non so vivere puramente e santamente... Quante volte invoco Gesù e Mammina e con gli occhi sulle Loro immagini chiedo com­passione. Solo il Cielo, Gesù e Mammina mi possono liberare dal cadere nella disperazione... (diario, 18-5-1951).

La malattia sta distruggendomi sempre più


... Non voglio né posso pensare alle ore dolorose tristi ed amare di questi giorni. Ed io sola, senza nessuno con cui sfogarmi! - Gesù, soccorrimi! Mammina, mostrami che mi sei Ma­dre! - Nei momenti di maggiore sfinimento ho ripetuto molte volte questa invocazione. Per la misericordia del Signore, penso di non averlo offeso con questo scoraggiamento perché la mia volontà è rimasta sempre fedele alla divina volontà di Gesù. Pazza dal dolore, senza un raggio di luce né il minimo conforto, quando invocavo soccorso dal Cielo chiedevo anche l'aiuto del mio padre [Pinho] e di quelle persone che nella mia vita mi sono state di sostegno e di conforto. La tempesta non si calmò. Era tutto rovina. Mi sembrava di essere un albero fecondo, carico di frutti che la furia della tempesta ha distrutto portandone via i frutti, i rami e perfino il tronco, ma tanto lontano da non vederne le tracce. Rimase soltanto il dolore... Il dolore fu tanto violento che non potevo sopportare il minimo rumore o mormorio: tutto mi si rifletteva talmente nel cuore, da non poterne più. O Gesù, o Mammina, sia tutto per Vostro amore: fate che queste sofferenze servano di riparazione ai vostri Cuori e per placare la giustizia di Dio...

Da che cosa nacquero tutte queste sofferenze? Io non lo so. Sarà colpa mia? Saranno le mie imperfezioni? Sarà perché non so soffrire e sono molto suscettibile? Perdono, mio Si­gnore, Tu sai le vere cause... - O Gesù, mio dolce amore, ho sofferto tanto e Tu sei ancora triste? Per quale motivo? Perché non ho saputo soffrire o perché a me parve molta la sofferenza e non fu nulla? - Potessi vedere ciò che è scritto in Cielo! Solo per le sofferenze di questi giorni fu molta la riparazione che hai dato al mio Eterno Padre, furono tante le anime cui hai evitato l'inferno. - Credo, Gesù, perché Tu lo dici. Ma allora perché sei triste? Ahi, l'inferno, Gesù! Che fiamme nere! Non piangere, Gesù, lascia piangere me ... - ... (diario, 25-5-1951).

« Mio buon padre [Umberto], molte volte ho pensato ed espresso il desiderio di dettare alcune parole per darle notizie: non mi fu possibile farlo. Mio Dio, cosa è mai la nostra vita! Sembra che abbiamo rotto le nostre relazioni, ma non è così. Quanto più il tempo passa, tanto più aumentano le no­stalgie ed il ricordo della santa amicizia dispensataci e del grande appoggio dato alle nostre anime. Dimenticarla? Mai! Non vogliamo essere ingrate. Abbiamo avuto malattie: il padrino, la mamma e Deolinda. È calvario, solo calvario. Ed io? Non c'è da meravigliarsi: la malattia sta distrug­gendomi sempre più; malattia e moltitudini che si uniscono qui in pellegrinaggio... Gli amici sono sempre amici, tanto nostri come suoi. Tutti la ricordano con rimpianto. Verrà nelle vacanze? Chi non vuole non promette. L'aspettiamo con le persone di cui parla. Ab­biamo tanta nostalgia! Ho sofferto molto per non averle potuto scrivere. Sono sempre la stessa inconvertibile: piena di buoni desideri e buoni propositi, ma non vado oltre. Se sapesse lo stato della mia anima! Non so neppure spie­garlo. Che tremenda ignoranza! Ho tante cose di cui la devo ringraziare. Mi diceva in una sua lettera alcune frasi che non com­prendo, perciò non so cosa risponderle. Rimasi a pensare che si sia smarrito qualche cosa. Sarà permissione di Dio o qual­che scherzo dello "zoppetto" [il diavolo] ? Pazienza! Una cosa è certa che Gesù è contento di ciò che lei fa perché è tutto per grazia Sua e per Lui. Mi domanda il motivo della mia gioia a riguardo del Car­dinale. Mi manda a dire sovente buone parole incoraggianti; promette di visitarmi. Ma piuttosto che qualcuno ce l'abbia a male, preferisco soffrire sola e non vederlo se non in cielo.

Penso che in agosto avrò nuovi interrogatori da parte del sacerdote dott. Sebastiano Cruz, segretario dell'arcivescovo. Mi è molto amico; è venuto a visitarmi molte volte. Avvenga ciò che Dio vuole; io non desidero altro... » (lettera a d. Umberto, 11-6-1951).

II mio dolore è immerso in un mare infinito di un altro dolore


... Un pomeriggio di questa settimana sentii come se la mia carne stesse abbrustolendo e il corpo bruciasse nelle fiamme. Non ero sola e una persona presente` disse: - Che puzza di cenci bruciati! - Mia sorella corse in cucina a domandare alla mamma se aveva acceso il fuoco da qualche parte; ella rispose di no. Questo odore intenso e sgradevole era in camera mia. Ad un certo punto non sentii più le fiamme consumatrici e la puzza scomparve. Mio Dio, un letto in fiamme senza che io potessi uscirne! Che sarà mai l'inferno? Che eternità di disperazione!... (diario, 15-6-1951).

... Ieri, giovedì, ancora molto presto, senza che io lo volessi, il mio cuore mi disse: arriva il venerdì, il venerdì crudele! Sei tu, o giovedì ingrato, che me lo porti`. Lo sgomento si impossessò di me; rimasi come morta sulla umanità. Ero un cadavere ghiacciato, trasformato in roccia`. Non potevo sop­portare di vedermi né sentirmi in quello stato.

Caddi agonizzante nell'Orto. Volevo, a costo del sangue e della vita, dare nuova vita al mio cadavere immenso. Si ruppero le vene, sudai sangue, il mio cuore ricevette i più dolo­rosi e crudeli maltrattamenti; lo spavento mi accompagnò con­tinuamente; ed il cuore era sempre ansioso di darsi: dare fino a morire di amore. Stamane sono andata al Calvario con gli stessi sentimenti, le stesse ansie... (diario, 22-6-1951).

... Ho vergogna di lamentarmi sempre. Ma, mio Dio, sic­come devo obbedire, sono obbligata a dire ciò che avviene nella mia anima. Che posso dire altro, se tutto il mio essere è sofferenza? Non ho nulla in me che non sia dolore. E tutto il mio dolore è immerso in un mare infinito di un altro dolore. Ed è questo dolore che ferisce Gesù; è stato questo dolore che ha toccato e ferito il suo divin Cuore. Io svengo; non sopporto tanto dolore, questo dolore che non è umano: è solo di Gesù. Non resisto e non ammetto le offese fatte a Lui, non ammetto tanta cattiveria.

Soffro per non poterlo consolare; per non avere vita e cuore per amarlo. Devo tanto al mio Signore... (diario, 20-7-1951). Mi pare di essere crocifissa per abitudine; mi pare di non fare nessun sacrificio, di non aver meriti, di non amare Gesù e di soffrire nulla per Lui. È una vita senza valore, una vita che non sa vivere. Tutto è morte: quanti dolori, quanti sospiri nascosti e soffocati! Sono sotto il mondo ed è questo stesso mondo che soffoca in me i sospiri e nasconde i miei dolori. Nessun mio grido arriva al Cielo: di là non si ascolta nessun gemito, non si vede nessuna lacrima. Che abbandono, mio Gesù! Questo peso mondiale mi ha ridotta come uno straccio im­mondo e nauseante e mi ha fatta sparire. Non sono polvere, non sono nulla; non esiste neppure l'ombra del mio passato; non so se sono vissuta, se ho qualche volta conosciuto la vita.

Mio Dio, quanto costa, come è penoso passare attraverso que­sto esilio!...

Mi resta la fiducia: credere, credere sempre! Ho una eter­nità intera per amare il mio Gesù, per amare i miei Amori. E in quella vita senza fine io proverò tutto e avrò tutto per dare a Loro: amore, amore, sempre, eternamente amore... Lungo il Calvario ho sentito Gesù come Signore onnipo­tente ridotto nella più grande miseria, coperto delle mie ini­quità. Non riesco a pensare come Gesù, tanto grande, tanto puro e santo, potesse essere tanto piccolo, tanto umiliato e ri­dotto ad un cencio immondo. Piccolo e umiliato, ma era grande nella sua grandezza e amava infinitamente, come infinitamente soffriva.

- Che dolore, mio Gesù! È grande come Te! - - È grande, infinito, perché è Mio, ed è l'umanità che ferisce il Cuore di un Dio... - ... (diario, 27-7-1951).

«Ero venuto dal cielo a trasformarmi in un verme della terra»


E’ impossibile descrivere il martirio di questa settimana. Le sofferenze furono molte e varie, ma il tormento dell'inferno fu tremendo, spaventoso. lo vi ero sopra, le fiamme mi toc­cavano e l'anima sentiva gli orrori infernali. Vedevo i demoni, udivo le loro urla e i gemiti di molte anime. La disperazione era completa: perdere Dio! Non vedere mai più Dio! Le fiam­me e le sofferenze mi trapassavano come vento furioso, come tempesta distruggitrice. Tutto il mio essere era trafitto come la vetrata è trapassata dai raggi del sole infuocato. Non vi era nulla in me che non provasse questi orrori. In me e nel mondo intero tutto era inferno. Sentivo che tutta l'umanità, con poche eccezioni, era su questo tremendo e spaventoso abisso. Mi offrivo a Mammina affinché Ella, con la sua sapienza e con il suo valore, mi offrisse a Gesù per così grande ripa­razione...

- Anime, molte anime, figlia mia, sono negli artigli di Satana. Soltanto a costo di molto dolore, molto sangue, molta immolazione possono essere liberate...

Ricevo il tuo dolore, ricevo il tuo martirio, prendo la tua mano e vado con te, nascosto, a strapparle a Satana; ma sol­tanto con la tua cooperazione. - Le vedo, Gesù, la mia anima le vede bene: sono tanti i demoni ed esse nelle loro grinfie come negli artigli di leoni. Poverette! Non risparmiare a me sofferenze, ma risparmia a loro le pene eterne. - ... (diario, 3-8-1951).

...Ieri passai un giorno doloroso, fu un giovedì difficile da trascorrere. Mi pareva di essere venuto" dal cielo a tra­sformarmi in un verme della terra. In questa trasformazione io ero un verme schifoso, putrefatto, corroso che camminava forando sempre tutta la terra immonda. Nell'Orto sentii come se fossi vissuta nascosta senza aver compreso chi io ero e da dove ero venuta. Ero venuto dal Cielo e venivo ad aprire un cammino per dar vita a tutti co­loro che erano morti, affinché lo seguissero. Al vedere che ero la vita e che non volevano accettare la mia vita, tremai, mi sgomentai, agonizzai e sudai sangue. Stamani sono andata verso il Calvario, triste, umiliata, sem­pre lo stesso verme ad aprire il cammino, senza perdere la vita del Cielo. Giunta sulla cima, terminato il viaggio, è stata issata la croce ed io vi sono stata crocifissa con Gesù. Ho continuato ancora ad essere il verme corroso, ma responsabile verso l'E­terno Padre per l'umanità colpevole. Mio Dio, che vergogna nel vedermi davanti a Lui, piena di malvagità e di crimini: tutta miseria, tutta putredine! Se non vedevo me davanti all'Eterno Padre, si vedeva Gesù dentro al mio cuore ed io soffrivo con Lui e con Lui gridavo così forte che pareva echeggiarne tutta la terra. Ma l'Eterno Padre non dava ascolto: la mia anima Lo ve­deva respingermi e io Lo sentivo. Mio Dio, che agonia! Ma non per questo il cuore cessò di vibrare d'amore. Le fiamme [di amore] si alzavano, giungevano al cielo. Gesù vo­leva darlo alle anime. Gesù è spirato, ed io con Lui... (diario, 17-8-1951).

Ancora di più se posso sopportare di più


- Avanti, avanti, eroina! Dopo il mio, è questo il calvario più doloroso sulla terra. Avanti, vittima e sposa mia! Oggi ho posto da parte il tuo calvario, la tua croce. Sono stato lo il camminatore. E sai perché? - Io non so, Gesù, perché non me l'hai ancora detto; e non lo desidero neppure sapere. Io voglio solo quello che vuoi Tu e mi basta che sappia Tu la croce che sto soffrendo. - Ho capito, figlia mia: nella mia sapienza divina ho vi­sto che debbo risparmiarti la sofferenza della Passione di oggi: quella del tuo corpo è giunta al colmo. Il fine è grande, infi­nitamente grande. Sono state le anime, prezzo del mio Sangue, che Mi hanno indotto a darti tanto dolore. O soffrire così, o dovevo aprire l'inferno e precipitarle là. Esse abusano della misericordia divina. - O Gesù, ancora di più, di più, se io posso sopportare di più. Sii benedetto! Benedetto per questo Tuo grande mezzo di salvezza. Non è stato merito mio; non sono stata io a soffrire; non sono stata io a vincere. Hai trionfato Tu sul Calvario, ed hai trionfato nel mio corpo. Io non ho nulla, Gesù, proprio nulla. Tutto è tuo, tutto. - Non hai nulla ed hai tutto; non hai nulla perché ricevi tutto da Me; hai tutto perché Mi possiedi. Povero mondo, figlia mia! È quasi trasformato in un in­ferno di peccato, di vizi e delitti. O anime amanti del mio divin Cuore, fate tutto per Me! Fate che molte anime Mi amino e che evitino i loro crimini.

Non fermatevi! Lanciate la semente che vi è data attra­verso questa vittima. Andate! Conquistate! Portate anime a mi­gliaia, a milioni, al Mio Cuore divino, aperto per riceverle. (estasi del 24-8-1951).

... Rinnovo la mia croce, vado al mio tormento. Obbe­disco perché bramo amare Gesù, obbedisco perché voglio sal­vargli anime; obbedisco perché, a qualunque costo, voglio solo ciò che Lui vuole. Se non fosse così, non detterei le cose della mia anima, non parlerei di me, della mia sofferenza. Mio Dio, che martirio! Ho sofferto momenti spaventosi per i sentimenti della separazione da Dio. A volte mi convinco che mi separai da Lui per sempre, tale è l'assenza, tali sono le cause che mi portarono a questa separazione... Ahi, l'inferno, l'inferno! È necessario soffrire tutto perché le anime non vi cadano... Gesù merita tutto: è degno di tutta la mia immolazione. O Gesù, sento molta pena del Tuo divin Cuore e del Cuore Immacolato di Mammina. So e comprendo perché me lo hai fatto comprendere... ma Voi non avete bisogno della mia com­passione. Non avete affatto bisogno di me; ma le anime hanno bisogno delle mie povere sofferenze. Arricchiscile, o Gesù, af­finché sia maggiore la riparazione che Ti do... (diario, 31-8-1951).

« Voglio le mie pecore smarrite »


... Gesù mi disse: - Io sono il Buon Pastore; vengo alla ricerca del mio gregge. Vengo al prato fiorito e vezzoso del tuo cuore per invitarlo a venire a Me; Io sono il Buon Pastore, voglio le mie pecore, voglio quelle smarrite. Invitatele, invi­tatele, voi che Mi attorniate [persone che assistono all'estasi] ; dite loro che Gesù le chiama; dite che Gesù le vuole. Figlia mia, portavoce del Pastore divino, del Re di amore, porta a Me, al mio divin Cuore le pecore smarrite. Il tuo grido dolente è quello di Gesù: voglio le anime; bramo, sospiro le anime... - ... (diario, 7-9-1951).

... Mi pare che per mia volontà ai giovedì non voglio ri­cordare l'Orto: fuggo da Gesù e dai Suoi meriti più che dalla morte e vado pazza a cercare i piaceri. Così mi successe ieri. Era già notte e Gesù entrò nell'Orto; aprì le braccia per accogliermi. Mi indicò il suo Cuore per mio rifugio e mi fece sentire quanta sofferenza affrontava per me.

Nulla mi commosse; non Lo accompagnai alla prigione. E oggi non volevo proprio saperne di Lui. Non so se devo dire che non volevo, perché io non voglio e voglio allo stesso tempo. Se da un lato odio e disprezzo Cristo, dall'altro Lo amo e voglio possedere solo Lui. Egli camminava verso il Calvario e a me pareva di cam­minare lontano, tanto lontano; mi pareva di camminare al di fuori del mondo. Ma il dolore dell'amorosissimo Gesù, nel vedermi così, mi ha trapassato il cuore. Sarebbe stato mortale, se Egli non mi avesse fatto vivere. Le sue lacrime e gocce di Sangue causate dalla corona di spine cadevano su di me; il suo divin Cuore ferito si è tra­piantato nel mio e sono rimasta a soffrire con Lui. La croce era sua ed era mia. Sono stata crocifissa. Gesù si è separato; sono rimasta sola. Non ho sentito altro se non il dolore infinito del suo divin Cuore, il suo abban­dono, la sua tristezza e totale agonia. Mi è costato immensa­mente, infinitamente resistere a tanto dolore. Gesù non è morto perché non era in me, ma la mia anima si è consegnata al Padre. Sono spirata. Gesù ha aspettato assai a parlarmi e quando l'ha fatto fu da lontano, molto da lontano. Non mi pareva che fosse in me. È stato un colloquio doloroso davvero. L'ho udito dirmi: - Che allontanamento! Mia figlia, come sono lontane le anime! Non sopporto questa lontananza; non sopporto tanti peccati. Mia figlia, vittima del Portogallo, vittima del mondo intero, soccor­rile!... (diario, 14-9-1951).

... Ho vissuto i miei momenti tormentosi sospesa sull'inferno. Quelle disperazioni, quelle fiamme sono un tormento spaven­toso. Povere anime che vi cadono! Oh, come dobbiamo evitare il peccato! Anzitutto perché è offesa a Gesù,... poi perché ci fa cadere in quelle pene eterne... La Mammina Addolorata sta con le Sue frecce conficcate nel mio cuore... Quanto soffre Mammina! Sento che soffre tanto insieme a Gesù. Ho passato tre giorni senza Comunione [per l'assenza del parroco] ; ne ho sentita la mancanza, ma non quella pena che vorrei. Soffrivo perché non soffrivo. Ricevendo qualche spina, sentivo la mancanza della Comunione per sopportarne il do­lore. Ma alla fine della giornata, ricordandomi di non essermi comunicata, sentivo un vuoto tanto grande che soltanto Gesù poteva colmare... (diario, 28-9-1951).

« È unito a voi come non mai »


Detto oggi, 17, quanto avrei dovuto dettare venerdì, 12. Fin dal l° sabato (giorno 6) la mia anima ha sofferto un tormento indicibile. Preavvisata da Mammina che sarebbe ve­nuta presto a prendere il mio padrino, ho dettato quanto Ella mi disse...

... Mercoledì alle ore 23 Gesù lo chiamò alla Sua divina presenza.

Dopo molte lacrime abbiamo recitato nuovamente il « Ma­gnificat », come si è fatto sempre nei momenti più dolorosi. Il mio Orto di giovedì fu: lacrime, dolore, nostalgia. Gesù non me ne diede un altro, come non mi diede al ve­nerdì un altro calvario.

Venerdì, con la salma del padrino in casa, si è celebrata la Messa in camera mia: non ho saputo proprio assistervi. Ho raddoppiato le mie suppliche a Mammina di farlo per me. Le ho chiesto di essere di conforto a me e ai miei cari.

È venuta l'ora del congedo: mi sono ricordata di Mam­mina Addolorata quando ha perduto il suo Gesù. Abbiamo di nuovo recitato il « Magnificat ».

Sono rimasta in questo dolore e talmente acuto che, a mo­menti, non potevo sopportarlo. Mi sono portata in spirito al Cielo per vedere là il mio padrino: fu un balsamo efficace al mio dolore. Alle ore 15 Gesù mi ha unito al Suo divin Cuore e mi ha detto: - Figlia mia, oggi vengo soltanto per confortare il tuo cuore, per rallegrarti l'anima e darti buone notizie. Coraggio! Gioia e fiducia! Il tuo caro padrino è in cielo: è andato di­rettamente là a cantare incessantemente le lodi al Signore. Ral­legratevi come se fosse tra voi; più ancora. È unito a voi come non mai... È morto della stessa malattia di cui sarebbe morto 10 anni or sono se non fossi Io intervenuto con un grande miracolo. Dico « morto » perché voi dite così: è passato alla eternità; ha cominciato a vivere la vera vita... . ... (diario, 12-10-1951).

Dio sia lodato! Sia fatta la Sua volontà! Tutto per Suo amore. Furono queste le parole che le mie labbra balbettarono molte volte nei momenti di grande angoscia e penso di con­tinuarle sempre nei momenti di profonda nostalgia. Sono molto imperfetta... Mi pare che il Signore non possa operare tante grazie nella mia miseria... Dubito, dubito davvero. Temo il mio vivere, ma voglio solo ciò che il Signore vuole: mi sono abbandonata in Lui. Spero e confido soltanto in Lui. Ho tentazioni contro la fede. Il demonio a volte tenta di persuadermi che, dopo questa, non vi è altra vita; che la separazione dai nostri cari è eterna; che tutto finisce; che non ci vedremo mai più! Quanto costa il mio calvario! L'amore di Gesù vinca in me perché io non posso... (diario, 19-10-1951).

«Sono amore, mi do in amore, chiedo amore»


Quanto è afflitta la mia anima! Nascondo la mia agonia. I miei sfoghi più prolungati sono con Gesù e Mammina. Quei Cuori amorosi comprendono bene quanto soffro; vedono le spine e i pugnali che attorniano e trapassano il cuore; sanno le mie intenzioni; sanno che è per amore, solo per amore Loro e per le anime.

Povera me, se il mondo fosse il mio giudice! Soffro in silenzio, nascondo il più possibile il mio dolore e lo faccio per amore. Soffro sotto tutti gli aspetti; soffro e scopro che mi lamen­to: ho scrupolo a dire ciò che soffro. Soffro e temo la soffe­renza; mi spaventa; sento di non poter sopportare il minimo aumento di martirio.

Attorno a me tutto è dolore: sono come se fossi sola in mezzo al mondo che mi martirizza. Approfitto anche dei più piccoli sacrifici per offrirli a Gesù per varie intenzioni e per il buon esito della missione che si sta svolgendo [in parrocchia].

... - Dammi forza, o Gesù; voglio soffrire tutto, non sol­tanto per consolarti, per salvare le anime, ma per il mondo intero e perché si converta tutta la mia parrocchia, incomin­ciando da me ... - (diario, 2-11-1951).

...Ieri abbracciai l'Orto o Qualcuno lo abbracciò nel mio cuore: fu un abbraccio eterno.

Gesù, con la sua Luce, mi fece vedere e comprendere che era il Suo abbraccio con le anime, che era la sua Vita eterna di amore con loro. Lo stesso abbraccio è avvenuto oggi sul Calvario e la stessa luce mi ha fatto vedere e comprendere che soltanto at­traverso l'Orto e il Calvario avremmo potuto avere il Cielo, avremmo potuto vivere eternamente nell'amore divino. Gesù mi ha fatto sentire l'unione delle anime con Lui in cielo e l'infinito amore delle anime con Lui. Che unione in­dicibile! Che amore inesprimibile!

... - Io sono amore, mi do tutto in amore e chiedo amore. Sono amore perché amo; mi do in amore perché sono soltanto amore; chiedo amore perché voglio essere amato. Amatemi, amatemi, o cuori puri, e fate che lo sia amato. Ho sete, ho sete e sono così pochi coloro che vogliono amarmi. Voglio essere amato e voglio che le anime Mi posseggano interamente. Lavorate, lavorate, amati dal mio Cuore. Conducete a Me mi­lioni di anime, tutte le anime... - ... (diario, 9-11-1951).

Suffragare le anime per mezzo di Maria


... Sul Calvario Gesù è spirato e io con Lui. La Sua anima santissima è volata ed io sono rimasta nel silenzio della morte. È passato un po' di tempo, sono rivissuta con la vita di Gesù e L'ho udito nel mio cuore: - La tua morte, figlia mia, fa vivere alla grazia milioni di anime; la tua sofferenza, le tue preghiere, con il voto perpetuo che hai fatto di tutto`, la donazione alla Mia Madre benedetta strapparono dal Purga­torio tante anime...

Fa' sì, figlia mia, che molte persone facciano questo voto di offrire tutto, azioni, preghiere, sofferenze, per le anime del Purgatorio e che sia fatta questa donazione per mezzo della Mia Madre celeste, regina di tutte le anime.

Pregarla per i peccatori, per le anime del Purgatorio, è ciò che più consola e rallegra il Suo Cuore santissimo. La preghiera per i peccatori non perde il suo valore se offerta in suffragio delle anime: al contrario, acquista valore. Prometto di facilitare la conversione di un peccatore quando mi è richiesta in nome di quelle anime le quali sospirano di godermi e di amarmi eternamente. - O Gesù, ciò che ho sofferto e dato e se qualche bene ho fatto, non sono stata io a farlo, sei stato Tu che hai mosso il mio cuore. È quindi per Te l'amore e la gratitudine delle anime. - Sì, ti ho mossa al bene e tu hai cooperato; però quante anime lo muovo, quante ispirazioni ricevono dallo Spirito Santo e tutto respingono, tutto Mi rifiutano e non fanno nulla! E le anime soffrono nel purgatorio e i peccatori si perdono. (diario, 16-11-1951).

II Cuore di Gesù è un abisso: è Dio


... Ho sete, ho sete di darmi al Signore, di possederlo eter­namente. Ma non voglio soltanto darmi; la mia brama è ap­partenergli e possederlo. Il mio cuore è un pozzo senza fondo. Io voglio, sospiro, bramo che l'umanità intera venga a questo pozzo con tutti i cuori infiammati di amore, a inabissarsi in questo abisso sen­za limiti.

Io so, conosco e sento che questo pozzo è il Cuore divino. di Gesù, che questo abisso è Dio, perché queste ansie non sono mie, sono infinite, sono superiori alle mie forze. Sono di Gesù, è Gesù che vince, è Lui che soffre, è Lui che ama, è Lui che vive.

Io, da me, sono miseria, tenebre e morte; sempre quel niente che non giunse mai ad esistere, sempre quel niente che mai sbocciò, che mai seppe cosa è la luce, che mai seppe che cosa è la vita, cosicché non diede mai nulla a Gesù, né un sorriso né un sospiro d'amore... ... - Come sempre sono nel tuo cuore, ma adesso in un modo più sensibile. Tu vivi con la Mia vita; soffri con il Mio dolore, ami con il Mio amore. Vivi con la Mia vita perché con essa ti faccio vivere; soffri il Mio dolore perché te lo faccio sentire: sei vittima per ripararmi. Ami con il Mio amore, perché l'ho infuso nel cuore affin­ché con esso Mi ami e faccia che lo sia amato... - (diario, 23-11-1951).

Vittima con Gesù e Maria Sa vivere chi sa soffrire


... Il giorno della Immacolata Concezione, titolo che io amo di più, fu triste per me: molto triste e doloroso. Senza saper vivere e parlare con Lei rinnovai con frequenza il mio voto di purezza. Lo faccio tutti i giorni, ma in questo, non so se posso dirlo, lo feci con più amore, senza sentire consolazione e senza sentire che L'amavo...

Oggi ho avuto la santa Messa in camera: ho chiesto a Mammina di assistervi per me e Le ho detto: - Sono certa che mi porti con Te e così accompagno, come devo, Gesù nella rinnovazione della sua Santa Passione e Morte sul Cal­vario. - Durante il viaggio, il dolore del cuore mi ha fatto varie volte venire agli occhi lacrime amare... La Mamma addolorata ed agonizzante presso la croce mi straziava il cuore con il Suo dolore, creando radici tanto profonde che i nostri cuori non si sono più separati. Ella ed io avevamo lo stesso dolore ed ambedue lo stesso dolore di Gesù.

In questa mutua unione di dolore, amore ed agonia, Gesù è spirato. Mi è parso che il mio corpo sia rimasto senza anima. È passato un po' di tempo in questa separazione.

Ho ricevuto di nuovo la vita ed ho udito la voce di Gesù: - Abbiate compassione dei Cuori addoloratissimi di Gesù e di Maria. Abbiate compassione! È un dolore infinito. Ripa­rate per tanti crimini e iniquità... Mia figlia, la tua vita è la Mia; è la vita di Cristo crocifisso. Io fui vittima; fui vittima dell'umanità con la mia Madre benedetta. Tu continui ad es­serla con Lei e con Me. E' il motivo del tuo soffrire. (diario, 14-12-1951).

« Mio buon padre [Umberto], non sono degna di perdono perché ho con lei molti debiti... Il nostro doloroso calvario non ci consente quasi mai di compiere il nostro dovere. Dopo quattro mesi di sofferenze, Gesù è venuto a prendere l'anima del nostro caro zio e padrino: se ne è partito il 10 ottobre, alle ore 23.

Grandissima la nostra sofferenza: è stata la perdita di un padre. Grazie a Dio è morto come un santo, ben disposto e rassegnato; ed è in cielo. Ma non per questo i nostri cuori hanno cessato di sanguinare e i nostri occhi di piangere. Siamo umane e tanto fragili.

Qui tutto come al solito: sempre dolore, sempre croce in questo calvario ben doloroso.

Ma chi non deve conformarsi e rallegrarsi nella volontà del Signore?... Mi rimane soltanto la speranza nel Signore e l'ab­bandono nei Cuori di Gesù e di Mammina.

Bramo di essere liberata da questo esilio, ma non vedo il modo di maturare e sarà per questo che Gesù non si affretta. E lei, quando viene in Portogallo? La aspettiamo tutti con ansietà. Sa a chi sto dettando [questa lettera] ? Ad Irene, la figlia maggiore del dott. Azevedo s°, che è qui da noi da oltre un mese, perché ammalata; ella chiede preghiere e saluta, così co­me il signor dottore e tutti. Saluti, molti saluti da mia madre, da Deolinda, dalle mie cugine e Sāozinha. Non ci dimentichi presso il Signore. Chiedo perdono e la benedizione » (lettera a d. Umberto, 19-12-1951).

... Ah, potessi far capire ciò che è la giustizia del Signore su di noi! Potessi mostrare a tutte le creature ciò che è un'of­fesa fatta al Signore e quanto meritiamo di essere castigati! Non posso pensare alla mia sfrontatezza quando pecco con­tro il Signore.

Peccare è crocifiggerlo; è rinnovare la sua Passione. Non voglio essere crudele; non voglio più peccare e voglio soffrire tutto per evitare il peccato, voglio non consentire più che una sola spina vada a ferire il Cuore divino del mio Gesù...

- Mia figlia, ama molto chi molto soffre; sa vivere chi sa soffrire. Figlia cara, il mio divin Cuore è grande, infinita­mente grande. E ha reso grande, infinitamente grande anche il tuo. Nel mio Cuore ci sta il mondo intero, vi è posto per tutti i cuori. Ed il tuo, che resi tanto somigliante al mio, serve loro di rifugio. Più ancora: attraverso il tuo cuore passano cuori erranti, cuori che fuggono da me, cuori che hanno smar­rito il mio divin Cuore. Per le tue sofferenze, per il tuo martirio, ritornano a Me, giungono a ritrovarmi. Oh, se sapessi, se comprendessi la mis­sione sublime per cui Gesù ti ha scelta, moriresti di gaudio... - (diario, 28-12-1951).